Il
Giardino Segreto.
Pioveva forte quella notte. Il buio era talmente
fitto che non si scorgeva nemmeno l’angusto viale, che composto di piccole
pietre bianche, portava alla casa in cui la donna si trovava.
Le nuvole che coprivano il cielo si diradarono
quando un lampo squarciò il cielo illuminando a giorno, facendo intravedere un calesse
nero guidato da quelli che a primo sguardo parevano dei thestral.
“ Che cosa ci facevano dei thestral, lì
nell’Yorkshire?” Si domandò la giovane
donna.
Hermione aguzzò la vista all’ennesimo lampo che
lacerò in due il cielo, nessuna carrozza e nemmeno un thestral apparvero ai
suoi occhi.
Tristemente chiuse le tende, quella forse era stata
una stupida fantasia. L’ennesimo inganno che la sua mente le riservava per
sentirsi ancora legata a quel lontano mondo.
Aveva lasciato il mondo della magia subito dopo aver conseguito il
diploma alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. La guerra l’aveva
privata di tutto: degli amici più cari, morti in battaglia per salvare quel
mondo; della giovinezza e spensieratezza, che una ragazza di ventisette anni
doveva avere; dei suoi cari, che aveva privato di ogni ricordo spedendoli in
Australia, cercando così di proteggerli dalla furia di vendetta dei
mangiamorte.
Aveva perso tutto Hermione, l’unica cosa che l’era
rimasta era la sua cultura che elargiva a chi ne aveva bisogno.
Il ruolo d’insegnante, seppur part -time, la rendeva
felice. Istruire giovani menti riempiva la sua giornata, però quelle misere
sterline, non le bastavano per sopravvivere. Quindi si rimboccava le maniche e
all’occorrenza, diventava una barista per una locanda del vicino paese o una
cameriera per il motel accanto all’autostrada. Non si risparmiava Hermione e
caparbiamente andava avanti nonostante le difficoltà.
****
Allentò la cravatta, sganciando il primo bottone
della perfetta camicia che disegnava il suo petto. Si versò con infinita calma
un altro bicchiere di pregiato vino elfico e con eleganza attraversò per intero
il suo studio, sedendosi infine, nella poltrona in pelle nera che faceva bella
mostra davanti al camino.
-
Draco sei qui! – disse con voce
ammiccante Daphne avvicinandosi con passo sinuoso all’uomo che ora osservava un
grosso ceppo ardere dentro il cammino.
-
Ti ho cercato per tutto il Manor – disse
la donna dai lunghi capelli biondi, coperta da una lunga vestaglia in seta che
lasciava intravedere un striminzito babydoll di pizzo.
-
Ero qui Daphne - rispose Draco Malfoy
sollevando appena lo sguardo verso la donna.
-
Lo vedo – rispose osservandolo
attentamente. – non starai ancora pensando a tua madre? – domandò, senza
ricevere risposta.
Draco reclinò la testa all’indietro cercando di
estraniarsi da tutto ciò che lo circondava, sperando che anche Daphne
scomparisse e con lei la sua voce irritante.
-
Hai fatto bene Draco, Scorpius è tuo
figlio e come tale, sei tu che devi decidere per lui – gli ricordò per
l’ennesima volta Daphne, la figlia più grande dei Greengrass.
Draco portò una mano sui capelli cercando di
ravvivarli un poco perdendosi nei ricordi del passato.
Astoria,
la madre del piccolo Scorpius, era morta anni prima a causa di un incidente a
cavallo, lasciando i due soli nel grande e immenso Manor. Daphne, la sorella
maggiore da sempre innamorata di Draco, si era offerta come prezioso aiuto per
crescere il piccolo e aiutare Draco.
Il suo intento era ben altro, infatti, pian
piano Daphne si era insinuata nella vita di Draco silenziosa e sinuosa come
solo una serpe sa essere, diventando pesto la sua amante e concubina.
La
presenza di un piccolo da accudire divenne stancante per una donna frivola e
civettuola come Daphne. Così, fu lei
stessa a spingere affinché il piccolo erede fosse spedito per un po’ in Scozia
dove Narcissa e Lucius Malfoy si era stabiliti alla fine della guerra. Furono
loro che fino alla mattina prima accudivano e viziavano Scorpius, ma un piccolo
incidente e uno scambio di vedute tra Narcissa e suo figlio Draco stravolsero
la routine del giovane rampollo.
-
Vedrai come si troverà bene nello
Yorkshire. Io e Astoria adoravamo andare lì. Quando eravamo delle bambine -,
disse Daphne con voce fintamente dolce.
Forse,
anche Scorpius adorerà la vecchia villa dei Greengrass.
Pensò Draco .
Forse
non mi odierà, come insinua mia madre per averlo allontanato prima da me e ora dai
suoi nonni. Forse ...
Queste erano le mille domande che un padre si
faceva. Avrebbe dovuto accompagnarlo in quel viaggio infondo aveva solo cinque
anni. Invece, affidò ancora una volta questo compito alla sua vecchia balia Whitby
Abbey. Sua madre aveva ragione a reputarlo un cattivo padre.
-
Tu non lo meriti un figlio come
Scorpius- le aveva urlato in un moto d’ira lady Narcissa a stento trattenuta da
Lucius suo marito.
Draco ricordò perfettamente quel discorso con i suoi
genitori, come ricordò la risata.
-
Detto da voi, che mi avete venduto come
carne da macello a un vecchio pazzo è alquanto divertente - aveva risposto.
Lo schiaffo che sua madre gli diede ancora bruciava
nelle viscere. Draco non l’avrebbe mai scordato.
Daphne lo guardò attentamente perso nei suoi
pensieri, sapeva che stava pensando a quel piccolo microbo. Un ghigno si
dipinse sul viso a prima vista angelico della donna, con un gesto misurato
slacciò la vestaglia facendola scivolare a terra, rimanendo con il solo
babydoll.
Draco non si
accorse di nulla, perso nei suoi pensieri. La donna si mise sopra di lui
ridestandolo dal torpore in cui era caduto e senza indugiare oltre sbottonò la
camicia baciandogli il petto.
Daphne sapeva
come prendere Draco, sapeva che con le giuste carezze lui si dimenticava di
tutto: così era riuscita a cancellare Astoria dal suo cuore e relegare Scorpius
lontano dalla sua casa. Con carezze e buon sesso Daphne aveva in pugno il
grande pozionista Draco Malfoy, lei era riuscita, dove molte altre avevano
fallito.
Draco non l’amava ma se fosse riuscita a dargli un
figlio tutto loro, ne era certa, l’avrebbe sposata. Mettendo così, a tacere
tutte le malignità che Narcissa Malfoy diceva sul suo conto.
**
Come ogni mattina Hermione si recava al piccolo
ufficio dove sperava di trovare il lavoro perfetto che avrebbe cambiato per
sempre lo stato delle sue finanze.
Entrò spedita nell’angusto locale, salutando con un
gesto della mano Marta, una delle due segretarie dell’ufficio comunale, che
sorridente come al solito lavorava alla sua scrivania. Non indugiò oltre
arrivando spedita dinanzi alla bacheca degli annunci. I suoi occhi grandi e
scuri scrutavano tutta la superficie ricoperta di fogliettini svolazzanti, alla
ricerca dell’annuncio ideale.
Il cuore le si arrestò quando notò una pergamena
scritta con una calligrafia fine e sinuosa.
Cercasi precetto per giovane mago di anni cinque.
Capacità richieste:
Elevata cultura;
Doti magiche eccelse;
Pazienza e devozione all’alunno.
Astenersi perditempo e magonò.
-
Offresi vito e alloggio, più congruo compenso
Sabato sera libero
Si attende risposta per concordare colloquio.
Hermione strabuzzò gli occhi, impossibile si disse.
Si girò da una parte all’altra, cercando di capire
se qualcuno all’interno del piccolo ufficio la stesse guardando. Per fortuna
c’era una sola vecchietta, e questa era più preoccupata a guardarsi il fondo
delle scarpe che osservare lei armeggiare con gli annunci di lavoro.
Così strappò velocemente la pergamena dalla bacheca
infialandola in un delle due tasche dello spesso cappotto che indossava.
Uscì furtivamente e quando arrivò alla porta,
sobbalzò.
-
Trovato qualcosa d’interessante? – le
chiese Marta con un enorme sorriso stampato sul viso.
Hermione si girò lentamente, osservando la ragazza
che abitava a pochi isolati da casa sua.
-
Forse – rispose titubante.
-
Oh allora incrocio le dita – disse la
segretaria, mostrandole le dita delle mani incrociate in segno scaramantico.
Hermione
distese le labbra in un sorriso e finalmente uscì all’aria aperta.
Corse a perdifiato fino a quando raggiunse la sua
piccola casa e solo lì, al sicuro da occhi indiscreti, tolse la pergamena dalla
tasca leggendola più volte con avidità.
Dopo l’ennesima lettura dovette considerare che
quella era una pergamena incantata e che lì, in quella valle sperduta ,c’era
una famiglia magica sicuramente purosangue che cercava un’insegnante per il suo
bambino.
Hermione osservò ancora un poco la lettera, che ora
si trovava solitaria sul tavolo della cucina.
Indecisa se rispondere o no.
Si guardò intorno soffermandosi sulle innumerevoli
bollette da pagare e mossa da non so quale coraggio afferrò nuovamente la
pergamena alla ricerca dell’indirizzo.
-
Accetto- si disse e in quell’istante la
pergamena mutò.
***
Domani, alle prime luci dell’alba verrà una carrozza a
prenderla per condurla alla castello. Mi aspetto da lei massima discrezione.
Le ricordo inoltre di portarsi dei cambi, se come mi auguro,
sarà la scelta, inizierà subito a esercitare.
In fede: Whitby Abbey.
****
Hermione sbiancò osservando la pergamena che , come
il vecchio diario di Tom Riddle, presentava
un’anima propria e pensante.
Questo, non era il massimo visto la pericolosità di
quel tipo di magia, ma non poteva fare la schizzinosa.
No, non poteva proprio, pensò guardando ancora una
volta la pila di bollette sulla credenza. Così senza pensare oltre ai mille
pro, ma soprattutto ai mille contro iniziò a preparare la sua solita borsetta
di perline.
Lì, come per
il grande viaggio che l’aveva vista protagonista con Harry e Ron, ci sarebbe
stato tutto ciò che desiderava portare con se. Fu con quel dolce e straziante
ricordo che iniziò a liberare la vecchia casa della nonna materna che per anni
l’aveva ospitata.
Ora, Hermione
Granger riprendeva in mano la sua vita iniziando una nuova ed emozionante
avventura . Non sapeva per chi avrebbe lavorato, non conosceva il piccolo mago a cui avrebbe fatto da
insegnante, ma questo non le importava . L’unica cosa che sapeva era quella di
aver una gran voglia di confrontarsi ancora una volta con quello strano mondo
che da troppo tempo aveva relegato infondo al suo cuore.