sabato 14 aprile 2012

Nuovi amori ..Nuovi amici, e un gran pasticcio per il mio cuore. 5


5 Tra le sue braccia, la pace.


Hermione era stata condotta in una delle grandi stanze del Manor, una camera grande e spaziosa con tende di seta morbida dai colori tenui, un grande letto a baldacchino al centro, celato da leggerissime tende bianche come bianco era il piumino che lo ricopriva.
Sorretta da Ginny, avanzò lentamente al suo interno, il respiro era ancora agitato, le mani tremanti, gli occhi colmi di lacrime.
La sua amica, l’aveva condotta nel bagno adiacente alla stanza e aiutata a cambiarsi con degli abiti che Narcissa le aveva offerto.
-Non sono niente di che- aveva detto la Lady, -ma sono comodi-, ammise la donna, Hermione, la guardò un attimo ringraziandola con lo sguardo.
Quando finalmente le due amiche furono lasciate sole, Ginny cercò di comprendere quello che era successo con suo fratello nel giardino dei Malfoy, dalle urla di sdegno di Draco non era riuscita a intendere, anzi, non voleva crederci.
Ron, suo fratello Ron non aveva potuto compiere quel deprecabile gesto, nemmeno sotto imperio, nemmeno dopo una colossale sbronza.
-Herm, ti prego dimmi qualcosa? – chiese disperata la rossa Weasley.
Hermione invece si era come chiusa in se stessa, la sua mente si rifiutava di pensare, si era messa la lunga veste da strega che Narcissa Malfoy le aveva portato e si era distesa sul letto portando le gambe al petto, rannicchiandosi in posizione fetale.
Si sentiva come una foglia, caduta dal ramo immersa nel vortice di una tempesta, ma quello che più la faceva star male che non riusciva a reagire.
 Non sentiva nulla, nemmeno la voce di Ginny le giungeva.
Solo un brusio lontano, un brusio che non le interessava.
Nella sua mente non vi era altro che il ricordo dei momenti che poco prima aveva vissuto.
Momenti che doveva dimenticare, ma non ci riusciva.
Ricordava il tanfo di alcol e sudore, le mani goffe, viscide di Ron su di se.
Una morsa allo stomaco, lo schifo di essere stata quasi violentata da uno che credeva un amico, dall’uomo che meno di un anno prima era il suo fidanzato, dall’uomo che da adolescente voleva come compagno di vita.
Si sentì sporca.
Era colpa sua se era successo, era stata lei ad aver dato a Ron fiducia.
Lei a d averlo considerato ancora un amico.
Le si mozzò il respiro quando sentì la porta della stanza aprirsi di scatto sentì Ginny alzarsi in piedi e si girò piano per guardare due uomini che si guardavano con odio davanti al suo letto.
Un biondo e un moro che mai sarebbero andati d’accordo, nemmeno in quel momento quando lei aveva bisogno di loro dei suoi miglior amici, tanto diversi e tanto uguali.
-Hermione- disse Harry –devi dirmi cosa è successo-secco e deciso era il tono del capo auror
-Potter, te l’ho detto io cosa è successo. Lei...- replicò Draco Malfoy digrignando i denti rabbioso nei confronti del nemico di sempre.
Harry si girò sdegnato verso il serpeverde.
-smettetela- disse Ginny interrompendoli, lanciando poi uno sguardo di rimprovero al marito e uno schifato a Malfoy.
-Ginny! tu non sai cosa ha insinuato- si giustificò il marito, mentre Ginny si era come bloccata a osservare il biondo ex serpeverde.
Draco le sembrò strano, era da molto che non lo vedeva, forse tre anni. Certo tutti chiacchieravano su di lui anche se da quanto aveva saputo, non lavorava a Londra. Le sue conquiste, le donne, che passavano nel suo letto arricchivano ogni giorno di dettagli sulle sue doti amatorie le pagine della gazzetta del profeta. Si era stupita, quando conobbe Narcissa, la sua classe era assoluta e pensare che da quella donna fosse nato un tale essere le faceva drizzare i capelli.
-Draco- disse impercettibilmente Hermione e lui attirato a lei come una calamita ridusse le distanze arrivando alla donna che ora lo guardava con gli occhi colmi di lacrime.
Harry e Ginny assistettero alla scena stupiti.
 Impossibile era un sogno, un incubo, pensava Harry mentre la sua migliore amica guardava Malfoy come se fosse l’unico sulla terra.
Draco si sedette sul letto, non riusciva a toccarla per paura che si spezzasse, ora la coraggiosa e inflessibile Hermione Granger non esisteva. Quella davanti a lui era una ragazza impaurita, una donna che lui amava più di se stesso e che aveva rischiato di perdere.
-scusami- disse sussurrando a fil di labbra.
-ero talmente offeso con te da non essermi nemmeno reso conto che ti aveva seguito. Se ti avesse...- cercò di dire Draco ma le parole gli morirono in bocca. Hermione aveva posato una mano su essa e l’aveva azzittito.
-Non voglio sentire niente. Voglio dimenticare tutto- rispose, appoggiando la testa al petto di Draco che pian piano prese ad accarezzarle i capelli.
Tra le sue braccia si sentì nuovamente bene, erano accoglienti, calde. Poteva sentire il suo cuore battere, il suo profumo, sandalo e menta, aveva la particolarità di rasserenarla. Solo vicino a Draco si sentiva bene, ma non volle pensarci, non volle indugiare ancora su quel sentimento che la legava al biondo amico. In quel momento voleva solo dimenticare tutto, tra le sue braccia ci sarebbe riuscita almeno quella notte, ma sapeva che purtroppo quella ferita sarebbe stata indelebile sulla sua pelle come quella maledizione che tempo prima una donna crudele le aveva inferto.
Si era addormentata, cullata da quel profumo e dalle sue carezze lui l’aveva adagiata sui comodi guanciali del letto a baldacchino e coperta con un morbido piumino e poi era uscito seguito da Harry e Ginny che lo guardavano con occhi indagatori.
-Che volete? – disse stizzito Draco, facendo sobbalzare Ginny.
-l’unica cosa che dovevate fare e tenere quell’insetto lontano da lei e non ci siete riusciti-
-che cosa c’è tra voi- Harry lo guardava con rabbia e senza indugiare oltre aveva chiesto spiegazioni, quel tarlo ronzava da troppe ore nella sua testa e doveva avere una risposta e pregò, pregò di non sentirlo pronunciare quelle cinque parole.
-Non vedo come possa interessarti cosa c’è tra me e la Granger – disse secco volgendo ora le spalle ai due.
-Malfoy!- urlo Harry brandendo ora la bacchetta.
-Dimmelo-
Draco rise ma non si girò, sentiva che dietro di lui Potter impugnava la bacchetta ma non se ne curò s’incamminò lentamente con la sua solita camminata verso le sue stanze e giunto alla porta si girò verso i due ex grifondoro.
-Amici Potter, siamo amici e no, non me la porto a letto. Solo insinuare questo fa capire quanto poco la conosci e rispetti – disse il biondo entrando poi nella sua stanza chiedendo con un tonfo secco la porta.

Nuovi amori ..Nuovi amici, e un gran pasticcio per il mio cuore. 4


4- Raccolta Fondi e brutte sorprese .


Avanzarono lentamente all’interno della grande sala dispensando sorrisi e strette di mano.
Hermione aveva le mani sudate per l’agitazione e non sentiva più i piedi, le capitava sempre così quando era tesa.
Harry si bloccò di colpo facendola sbandare un poco, ma si ricompose in un attimo giusto il tempo per alzare lo sguardo e impallidire appena i suoi occhi incontrarono quelli della padrona di casa: Narcissa Malfoy.
La donna, vestita con un lungo e raffinato abito nero, strinse calorosamente la mano a Harry e poi a Ginny, quando si girò verso di lei, parve sorpresa ma glissò, sorridendo affabile.
-Signorina Granger! Che piacere averla qui-disse con tono melodioso.
Hermione non riuscì a far altro che sorridere, ma in quel momento il suo cuore stava battendo come un forsennato.
Non aveva più visto la donna dalla fine della guerra, il figlio le aveva parlato molto di lei e Hermione aveva imparato ad apprezzarla, quello che però la ragazza non sapeva era che anche Narcissa era affascinata dai racconti del figlio sulla ragazza, infatti, Draco aveva raccontato a sua madre e a tutti i suoi amici della sintonia e amicizia con la nemica di sempre Hermione Granger, solo lei ancora teneva il segreto.
-Pensavo che anche quest’anno evitasse questo baraccone- disse senza alcuna vergogna Narcissa stringendole la mano delicatamente.
Hermione la guardò preoccupata sgranando leggermente gli occhi.
-In effetti, voleva svignarsela- disse Ginny interrompendo Lady Malfoy che distese le labbra in un pallido sorriso,
-ma sono stata più lesta di lei e l’ho portata qui con la forza-
Narcissa rise divertita alla battuta di Ginny.
-Allora signora Potter può andarne fiera. È riuscita, dove in molti hanno fallito, io stessa lo scorso anno ho inviato una lettera d’invito scritto di mio pugno, senza ricevere risposta- ricordò l’anziana strega.
Hermione divenne rossa, al ricordo di quella mancanza.
-Mi scusi, io- si affretto a dire la Granger
-Suvvia, tranquilla, sono felice che oggi sia qui e spero che si diverta- disse invitandola a entrare la donna.
Hermione annuì e si allontanò alcuni passi seguita da Ginny, mentre Harry si era fermato a parlare con alcuni uomini del ministero.
-Certo che anche tu Hermione sei assurda, come ti salta in mente di non rispondere a Narcissa Malfoy-disse sottovoce Ginny tenendola per un braccio e dirigendola verso una parte sgombra di ospiti.
-Me ne sono scordata-disse prendendo un bicchiere di acqua viole che bevette in un sorso.
Ginny scosse il capo sconsolata.
-Tu e la mondanità non andate d’accordo- disse sbuffando la signora Potter.
-Sopravvivo uguale- rispose piccata Hermione, ma Ginny non la degnò di risposta intenta a osservare l’élite magica presente all’evento.
-Bene- disse Ginny allargando le fini labbra in un sorriso.
-Vediamo un po’ quanti scapoli sono presenti – disse senza vergogna.
-Ginny!- la riprese Hermione -abbassa la voce-finì la Granger agguantando un altro bicchiere questa volta di champagne.
-Ecco Zabini- disse Ginny guardando il moro ex serpeverde avanzare nella sala al braccio della bellissima e chiacchierata madre.
-Fa il legismago ed è molto bravo, cosi dice Harry, pare che la sua parcella sia di 100.000 galeoni-aggiunse Ginny con fare saccente.
-Cavolo- disse Hermione stupita, non immaginava che Zabini fosse così richiesto lei se lo ricordava non meno di due mesi prima a rincorrere due ragazze per Les Champs-Élysées per chiedere loro il numero di telefono.
-Comunque, non fa per te è troppo...- iniziò a dire Ginny,
-Sciupafemmine- conclusero in coro le due amiche ridendo.
-Oh bene-, disse Ginny battendo con la mano sul braccio di Hermione,
-Oliver Baston, mi sembra uno perfetto- concluse Ginny.
-Certo, se non fosse che odio il quidditch e lui è sempre via per lavoro- rispose Hermione, mentre Ginny sbuffò ma il suo malumore durò poco.
- Su Roger Davies, non puoi dire nulla- disse soddisfatta Ginny.
-è intelligente, colto, bello e fa il medimago al san mungo-disse soddisfatta Ginny per aver trovato un tipo giusto
-Medimago?- disse sorpresa Hermione.
-si, ha seguito Fleur quando è nata Vic- disse
-e Bill non era geloso?- chiese scettica Hermione.
-in effetti- rispose sbuffando Ginny.
-non voglio uno scarto di Fleur- disse subito dopo la Granger lanciando uno sguardo all’amica che stava già guardando un altro possibile pretendente al cuore della bella mora al suo fianco.
-anche Adrian Pucey è un buon partito-, disse seria Ginny mentre Hermione sgranava gli occhi.
La sua amica riteneva un serpeverde un buon partito? Il mondo stava per finire.
-lavora con mio padre al ministero ed è un ottimo ragazzo. La mamma l’ha invitato qualche volta a cena- disse Ginny sconvolgendola.
-Non mi piace- disse Hermione buttando lo sguardo nella folla alla ricerca del ragazzo cui Ginny aveva appena rivolto il saluto.
-Sei difficile- rispose Ginny prendendo anche lei un flûte.
-Oh bene-, disse poi Ginny- Ecco l’entrata trionfale del padrone di casa-
Hermione si girò di scatto seguendo lo sguardo di Ginny e per lei in quel momento fu come ricevere una secchiata di acqua gelata in viso.
-Draco Malfoy e la sua nuova puttana. Povera Parkinson pare che gli scaldi ancora il letto, ma non vi è una volta che la inviti a un galà-
Concluse Ginny.
Hermione era come ghiacciata, sapeva che l’avrebbe visto quella sera, ma non s’immaginava che la sua entrata le facesse questo effetto.
Se avesse accettato il suo invito sarebbe stata lei quella su cui tutti ora chiacchieravano?
Si , senza dubbio.
Nessuno avrebbe immaginato che tra loro vi era solo una semplice amicizia. Tutti avrebbero pensato che era diventata la sua amichetta, ma nonostante questo non riuscì ad essere sollevata dal fatto di aver rifiutato l’invito.
-Oh guarda! c’è anche Theodor Nott. Non puoi dirmi che lui è brutto- disse Ginny ma Hermione non la stava più ascoltando i suoi occhi erano catturati da Draco e la misteriosa mora al suo fianco.
 Misteriosa e bellissima mora, vestita con un bellissimo abito blu cobalto che le faceva risaltare le morbide forme.
Bella, troppo bella per solo pensare di competere.
Oddio voleva competere con una ragazza per Draco?
-Hermione?- la richiamò Ginny.
-chi è?- chiese infischiandosene di tutto .
-chi è chi?- chiese Ginny.
-Chi è la donna con Malfoy?-chiese ancora Hermione.
-La figlia del console Australiano- disse Harry raggiungendole in quel preciso momento.
-si tratta bene – aggiunse Ginny proprio nel momento in cui il biondo alzò lo sguardo verso i tre e Hermione si sentì improvvisamente senza fiato.
Draco assottigliò lo sguardo e contrasse la mascella non appena notò chi era accanto ai coniugi Potter ma con la consueta maschera celò i suoi sentimenti alzando il calice all’indirizzo dei tre.
-Pallone gonfiato- sbiaccicò Ginny e Harry sorrise lievemente alla frase della moglie.
-Ho bisogno di aria- disse invece Hermione avanzando a passo svelto verso l’uscita sotto lo sguardo attento di tutti i serpeverde presenti, tutti quelli che sapevano della sua amicizia con il padrone di casa.
Draco dal canto suo non fece una piega quando Hermione passò veloce accanto a lui, anzi strinse di più a sé, la misteriosa mora che rise alla successiva battuta del biondo.
***
Uscì quasi correndo dalla sala del grande manor dei Malfoy il cuore le batteva forte e le lacrime combattevano per uscire, non sapeva perché si trovava in quello stato.
Tristezza?
Rabbia?
Gelosia?
Queste erano le emozioni che provava in quel momento Hermione Granger.
 Appena uscì nel giardino del manor alzò la testa guardando il cielo nero privo di stelle e spalancò la bocca incamerando aria.
Il giorno dopo sarebbe stata a letto, per l’influenza poiché non si era messa nulla sopra le spalle, ma in quel momento non le importava.
Nulla le importava.
Oddio cosa le stava succedendo?
-Hermione- disse una voce alle sue spalle una voce familiare anche se un poco strana.
Si girò di scatto guardando ora l’uomo alto e dai lunghi capelli rossi che con occhi vacui la osservava stralunato.
-che ci fai qui, in questa casa schifosa?- chiese Ron Weasley ed Hermione rimase incredula.
-Hai bevuto Ron?- chiese già sapendo la risposta.
Lui rise e si grattò il capo, come faceva sempre. Quanto era buffo quando faceva così.
-un poco- ammise il rosso- ti va di fare una passeggiata?- chiese infine il suo ex fidanzato.
Hermione guardò oltre la porta, da lì a mala pena arrivava il suono melodioso della musica.
-va bene- disse. Infondo, quello era Ron, non ci sarebbe stato alcun problema.
Camminarono un poco per il grande giardino.
Ron, non la smetteva di parlare, le aveva raccontato del lavoro, della casa, del suo nuovo gufo e infine aveva affrontato l’argomento Lavanda.
-Abbiamo ripreso a vederci, così per caso- disse il rosso sfiorandole appena la spalla.
-lei era libera, io , bè io ero libero così da una burrobirra, siamo passati a una cena e poi bè a quello-disse Ron guardando verso la fontana ghiacciata che abbelliva il giardino della grande villa.
Hermione era imbarazzata, non sapeva cosa dire, ora sentiva freddo, avrebbe voluto interrompere Ron per rientrare dentro ma non vi era verso, lui, continuava a raccontarle tutto sulla sua relazione con la sua fidanzata Lavanda.
-Sai- disse girandosi verso Hermione che si trovò ora tra Ron e il muro.
-lei è diversa da te- enunciò il rosso avanzando di un passo arrivando cosi a meno di un millimetro dal viso di Hermione tanto che la riccia riusciva a sentire l’odore dell’alcol uscire dalla bocca dell’ex fidanzato.
-lei, non ha il tuo sorriso- disse Ron sfiorandole il viso tanto che Hermione si irrigidì.
-non ha la tua pelle- continuò il rosso facendo indietreggiare.
Hermione, ora si stava preoccupando, doveva allontanarlo, doveva levarsi Ron da sopra.
-lei non è te- disse il rosso gettandosi letteralmente a valanga sulla donna che cercava in tutti i modi di divincolarsi dalla presa.
-Ron ti prego lasciami- urlava Hermione, ma la sua forza era nulla in confronto a quella di Ron che non la ascoltava più preso dalla foga.
Le sue mani da polpo la toccavano, insinuandosi senza riguardo sotto il vestito , la sua bocca la baciava con forza, desiderio barbaro, tutto quello che stava succedendo la disgustava.
-Lasciami- continuava a ripetere Hermione mentre le lacrime scendevano sulle sue gote begandole fino a quando sentì il peso di Ron non gravare più su di se.
-Cosa cazzo stai facendo?- urlò il suo salvatore.
Il suo cuore esultò appena senti la voce di Draco.
-Fatti i cazzi tuoi Malfoy- rispose Ron accecato di rabbia.
Hermione cadde a terra esamine, mentre i due sia affrontarono in duello alla babbana, attirarono attorno a quel pessimo scenario tutti i partecipanti al galà.
Se le dettero di santa ragione, fino a quando Harry Potter da una parte e Blaise Zabini dall’altra non gli separarono.
Hermione nel mentre, fu soccorsa da una preoccupata e pallida Ginny che guardava schifa la scena.
Suo fratello si dibatteva, cercando di svincolarsi dalla presa di due uomini per poter nuovamente prendersi a pugni con Malfoy, che per la prima volta Ginny vide umano.
-schifoso!- urlava. –sei un lurido bastardo. Solo così la puoi avere fallito, sei un fallito Weasley-.
-Cosa è successo?-chiese infine la rossa e Hermione non riuscì nemmeno a parlare, guardò l’amica e scoppiò in un pianto inconsolabile tra le braccia di Ginny.
Lady Narcissa ,accorse subito, offrì uno scialle e accompagnò la ex Grifondoro in una stanza del grande manor, lasciando gli uomini ancora  a discutere sull’accaduto.

venerdì 13 aprile 2012

La Nuova Vita 18


18-Un incontro inaspettato.

Il discorso fatto a Ron l’aveva in un certo senso liberata da un peso, si guardò la mano che ancora rossa le ricordò lo schiaffo che solo un’ora prima aveva dato al suo ex marito.
Non l’aveva mai fatto, nemmeno quando si sentiva privata dalla sua intimità. Mai l’aveva schiaffeggiato. Ma quella mattina Ron aveva decisamente superato il limite.
“Sei diventata la sua puttana?”, questo gli aveva detto, mancandole di rispetto. Insinuando qualcosa di sporco, qualcosa che un uomo che si professa innamorato di te non dovrebbe mai dire, nemmeno pensare.
Sporca, ecco quello che pensava: Se non sei mia, sei sporca.
Quello era l’uomo con cui avrebbe dovuto continuare a vivere, quello era l’insensibile egoista che aveva sposato.
No, non sarebbe mai potuta tornare indietro e non era Draco a trattenerla. No, era il suo orgoglio di donna. Quello non era un uomo era solo un parassita che non capiva nulla, che considerava la donna come una schiava dedita a sfornare figli, pulire casa e preparare la cena.
Lei non era quel genere di donna non lo sarebbe più stata, ora che aveva ripreso in mano la sua vita non avrebbe mai più fatto gli errori del passato, mai più.
-Tutto bene Mamma?- chiese Rose preoccupata.
-Si tesoro, -rispose Hermione accarezzando dolcemente i capelli rosso ramato della figlia.
I tre, camminarono fianco a fianco per le strade piene di gente di Diagon Alley, tutti si erano riversati nella strada principale della Londra magica alla ricerca degli ultimi regali per l’imminente Natale.
-ecco la zia Ginny- disse felice Hugo. Hermione seguì con lo sguardo il punto in cui suoi figlio stava guardando e finalmente scorse la sua migliore amica seduta al tavolo di Fortebraccio insieme ai suoi tre figli, Lily la piccola, Albus e James il maggiore.
-cavolo, finalmente siete arrivati-. Disse Ginny – oggi è difficile anche camminare per questa strada, non so perché la gente impazzisca in prossimità del Natale- Hermione si morse la lingua osservando la pila di pacchi e pacchetti che Ginny aveva accuratamente riposto dietro alla sua sedia.
-già chissà perché, la gente impazzisce per il Natale- affermò infine scoccando uno sguardo divertito a sua figlia rose che contraccambiò osservando con la coda dell’occhio i regali dei Potter.
I tre dopo essersi accomodati ordinarono tre cioccolate fumanti e ascoltarono tranquilli le mille novità di casa Potter.
Hugo ascoltava estasiato i racconti di James che era senza alcun dubbio il cugino preferito. Rose e Albus, amici inseparabili parlavano fitto fitto lanciando di tanto in tanto uno sguardo ostile a James e uno compassionevole a Lily che si rigirava nelle mani uno strano anellino.
Ginny, invece, illustrava a Hermione il menù della vigilia ma la Granger fingeva di ascoltarla anche lei interessata alla fedina di Lily.
L’aveva già vista ma dove? Si chiedeva.
-Mamma, zia Hermione- disse James alzandosi in piedi -Possiamo andare a vedere le nuove scope da corsa?- chiese esibendo i migliori occhioni da cucciolo ereditati dal padre Harry. Ginny non seppe resistere.
-Hugo- disse Hermione, - non combinare guai- aggiunse prima che il figlio sparisse dalla sua visuale.
-mamma, possiamo andare anche noi a fare un giro?-Chiese Rose interrompendo sua madre.
- Dobbiamo ancora comprare un regalo per un nostro amico- aggiunse Albus .
-Va bene- dissero le due.
-Lily, vuoi venire?- chiese Rose sorprendendo sia le due donne sia la ragazzina.
Lily arrossì, e annuì felice alzandosi. Salutò con un leggero bacio sulla guancia sua madre e raggiunse con un balzò elegante la cugina e dopo pochi secondi sparirono anche loro in mezzo alla folla.
-Stanno crescendo a vista d’occhio- disse Ginny sbuffando, - ed io invecchio- aggiunse accarezzandosi preoccupata il viso.
-Dovrei ricorrere a quella magia babbana, come si chiama chirurgia estetica, pare faccia miracoli. Astoria Granger, la moglie di Malfoy ne ha fatti diversi di interventi-disse Ginny seria.
-Peccato che non hanno aiutato a migliorare il suo cervello- disse piccata Hermione.
-Ai siamo gelose, vedo-la riprese l’amica
-Oh no, assolutamente-ammise Hermione.
-Da quello sguardo furbo, deduco che tu sai qualcosa che io non so- disse curiosa Ginny strizzando l’occhio affinché l’amica spifferasse tutte le sue informazioni sulla donna più chiacchierata dell’élite magica.
-So solamente che è una pessima madre-disse Hermione.
-Oh pensavo che sapevi chi sa cosa- disse Ginny abbandonandosi scompostamente sulla sedia.
-Albus è il miglior amico di Scorpius e questo è l’unico segreto che sono riuscito a scucire a quel simpaticone di mio figlio-
-Beh è un ottimo amico. dovresti essere fiera di lui-enunciò seria Hermione.
-Già. Ma io lo sai bene Mione sono curiosa-disse Ginny sconsolata.
-Davvero! Non l’avrei mai detto- la canzonò l’amica.
-Scema- disse di rimando Ginny fingendosi offesa.
Hermione la guardò un secondo per poi scoppiare a ridere insieme alla rossa.
-Per fortuna che esisti Ginevra Weasley, se non ci fossi tu, impazzirei- disse tutto d’un tratto Hermione stupendo l’amica che contrasse la mascella un secondo dopo.
-Cosa cazzo ha combinato quel troll di mio fratello?-chiese la signora Potter
-lascia perdere-rispose la Granger
-No. Voglio saperlo?-chiese ancora Ginny
Hermione girò il capo guardandosi attorno assicurandosi che tutte le persone che avevano attorno non la conoscessero e poi iniziò a parlare.
-Capisci secondo lui, io sono una puttana se sto con un altro che non è lui. Mi ha detto se ero diventata la sua puttana-disse Hermione.
Ginny si mise una mano nella bocca e farfugliò qualcosa.
-quindi immagino che quando è venuto a Washington per la riunione straordinaria abbia intuito qualcosa. Cosa di preciso lo ignoro, poiché non parlo con Draco da più di tre settimane-disse sconsolata Hermione.
-Draco- ripeté Ginny. – sei carina quando pronunci il suo nome sorridi come non ti capita da qualche tempo. Sicura che?-replicò Ginny.
-sicurissima- rispose prontamente Hermione.
-va beh, cosa dirti mia cara amica. Finalmente ti sei liberata di mio fratello questo è un evento da festeggiare che ne dici di fare un salto nella boutique qua all’angolo pare ci siano nuovi modelli della collezione autunno inverno della Parkinson, sai è diventata una stilista-concluse Ginny.
Hermione annuì all’idea dell’amica, non sapeva come dirle che Pansy era diventata sua amica, soprattutto quando la mente le ricordò che tra le due non scorreva buon sangue.
Le due donne dopo aver pagato si avviarono nel negozio, questo era decisamente elegante.
Una commessa arrivò subito dopo il loro ingresso, richiamata dalla campanellina nella porta e dispensò loro un ampio e finto sorriso.
-Diamo solo uno sguardo- disse subito Hermione e la donna andò via in un lampo.
-Io veramente volevo acquistare qualcosa, anche solo una sciarpa- disse offesa Ginny.
Hermione la guardò storto.
-lo so lo so potrei arricchire quella vacca di Pansy, ma se non hai un suo capo non sei nessuno qui a Londra-
-Io- cercò di dire Hermione ma Ginny non la lasciava parlare.
-Certo non potrei certo indossare questo- disse ancora la rossa mostrando all’amica un abito nero interamente in pizzo tranne che nella gonna dovevi erano delle piume anch’esse nere.
-Vorrei incontrarla la donna che si può permettere quest’abito-.
Hermione arrossì e girò immediatamente lo sguardo cercando di non sembrare imbarazzata .
-Fidati Weasley, vi sono donne che portano con disinvoltura quest’abito come un paio di jeans basta avere classe- disse Pansy facendo girare di scatto le due ex grifondoro.
-Parkinson- disse Ginny allibita, osservando la donna davanti a lei totalmente diversa dall’oca che ricordava durante gli anni di Hogwarts.
-Weasley. Granger- rispose Pansy scoccando uno sguardo serio verso la rossa e uno divertito all’indirizzo di Hermione.
-Io..., complimenti i tuoi abiti sono stupendi- disse Ginny imbarazzata per quella dichiarazione.
-Grazie- rispose stupita Pansy. – hai trovato qualcosa che ti piace?- chiese curiosa.
-Oh si molte cose, disse abbandonandosi al dialogo con l’ex nemica Pansy.
-Ma non posso certo permettermi certe mise, io sono una mamma-ammise Ginny orgogliosa.
-Oh anche io, ma ci sono occasioni in cui anche le mamme possono sfoggiare certi abiti. Tu non trovi Granger?-chiese Pansy con un sorrisino sul viso.
-Io, si certo-rispose prontamente Hermione preoccupata per la situazione in cui si trovava, ma questo non fu nulla in confronto a quello che successe dopo.
La campanella della porta annunciò l’entrata nel negozio di altri clienti. Ginny che si trovava vicino al bancone osservando estasiata un paio di scarpe si girò un attimo impallidendo, Pansy invece sorrise radiosa.
-Finalmente pensavo ti fossi perso. Quanto ci vuole per liberarsi di quella sanguisuga di tua moglie- disse senza alcun riguardo la Parkinson.
Hermione che si trovava all’estremità del negozio si girò un secondo dopo aver sentito nell’aria il suo profumo.
-Pansy- disse freddo- ti sembra il caso...-disse Draco Malfoy fasciato in un abito grigio che faceva risaltare i suoi occhi di ghiaccio.
Ginny era a bocca aperta.
-Bah chi se ne frega- rispose incurante Pansy. Ginny guardò prima la Parkinson e poi Malfoy e infine preoccupata guardò verso il punto in cui sapeva si trovava Hermione.
Malfoy incuriosito fece lo stesso e il sorriso sghembo gli morì in viso quando incontrò lo sguardo di Hermione.
Pansy sorrise soddisfatta, ma la sua soddisfazione durò un secondo Draco si girò nuovamente e uscì dal negozio.
-Mamma! non lo reggo quando fa così- imprecò Pansy. – Hermione ti vuoi muovere o vuoi che ti lanci io al suo inseguimento- aggiunse Pansy, meravigliando ancora una volta Ginny che non sapeva cosa dire, soprattutto quando vide la sua migliore amica uscire dalla porta del negozio alla ricerca di Draco Malfoy.








La Nuova Vita 17


17- Chiariamo un poco le cose.
I primi due giorni a Londra furono per Hermione una vera e propria tortura e non era certo colpa dei ragazzi.
Non era più abituata a rassettare la casa, preparare la cena e alla fine dedicava al suo importantissimo lavoro solo briciole di tempo che la rendeva ancora più frustrata. Rose, si rendeva utile per le prime due mansioni, ma era Ron quello che più le complicava la vita.
In quei giorni era assillante, non vi era momento in cui non posasse le sue mani da polipo o su una gamba o sul fianco e Hermione non sapeva fino a quanto avrebbe resistito a schiantarlo.
Il bicchiere era ormai colpo e la sua pazienza al limite, non sapeva bene cosa gli passasse per la testa ma così non poteva continuare, lei non avrebbe continuato.
La mattina del ventidue dicembre, dopo aver preparato la colazione ed essersi assicurata che tutta la casa fosse finalmente in ordine si sedette al tavolo della cucina aspettando che uno a d uno tutti e tre: Rose, Hugo e Ron si alzassero per fare un discorso.
-Buongiorno- disse alle undici esatte quando, l’ultimo dei tre, il suo ex marito decide di mettere finalmente i piedi a terra.
-‘Giorno- sbiaccicò il rosso ancora con la bocca impastata dal sonno. Hermione lo guardò perplessa, mentre con poca grazia si stiracchiava e afferrava la busta del latte.
-Ron- per favore usa il latte nella caraffa- lo anticipò Hermione prima che l’ex marito ingurgitasse il latte direttamente dalla busta con sommo disgusto delle due donne presenti.
-Già, scusa Mione- disse subito Ron, prendendo la caraffa tra le mani mentre Hugo li porgeva la tazza nella quale versarlo.
-Bene- disse Hermione prendendo nuovamente la parola.
-Oggi, volevo farvi un piccolo discorso- disse la donna guardano uno a uno, le tre persone davanti a lei, - ho rimandato un po’ per farlo, ma ora credo sia giunto il momento-enunciò.
Hugo si mosse piano sulla sedia, Rose guardava sua madre senza emettere fiato e Ron , beh Ron, beveva rumorosamente il suo latte.
-Come ben sapete, io e vostro padre siamo separati- disse Hermione e Ron quasi si strozzò ma questo a Hermione non importò poi molto.
-Siamo separati e come tali ci comportiamo. Ma questo non cambia nulla, vi amiamo sempre e per noi siete e sarete sempre le persone più importanti-. Hermione prese fiato e riprese a parlare.
-Se siamo qui riuniti e perché io e vostro padre, siamo rimasti in buoni rapporti tanto da condividere, nei vostri momenti di vacanza, lo stesso tetto- disse Hermione guardando ora Ron che pallido rispondeva al suo sguardo.
-Pensavo che questo avrebbe aiutato sia voi, sia noi a superare la cosa ma pare che nulla sia cambiato da quando vivevamo sempre sotto lo stesso tempo-.
-Infatti, nulla deve cambiare-, disse prontamente Ron accattivandosi il consenso del figlio.
-Qui ti sbagli-, disse Hermione.
-Siamo tutti grandi abbastanza da renderci conto che io non sono la serva di nessuno. Quindi! gradirei da voi collaborazione. Quando dico voi, non intendo certo Rose che fa già molto, ma intendo te Ron-disse Hermione guardandolo seriamente.
-Dovresti sprecare le tue energie a riordinare quello che lasci in giro ogni istante. Pare che il disordine sia nato con te-.
-Io, sono un uomo che lavora- si scusò lui, Hermione non gradì. Assottigliò lo sguardo serrò la mascella.
-Sai, anch’io lavoro, ma questo a te non importa. A te importa esclusivamente avere un pasto caldo quando torni a casa, spaparanzarti sul divano mettendo in due minuti a soqquadro la casa dopo che io c’ho messo tutta la mattina a pulirla da tutto quello che lasci in giro-disse ora trattenendo a stento la rabbia.
-Sai-, disse offeso Ron, - questo sembra un discorso solo per il sottoscritto-enunciò il rosso auror.
-No se per quello ne ho anche per Hugo- disse Hermione volgendo lo sguardo verso il figlio.
-Ti proibisco di giocare a quidditch fino a quando la tua media non sarà almeno accettabile-disse seria a suo figlio.
-Mamma!-disse con tono acuto il piccolo Hugo Weasley
-Hermione- la riprese Ron cui Hermione riservò uno sguardo carico d’astio.
-Non voglio sentire nessuno. Recupera e giocherai, fatti bocciare e ti porto a Washington con me- disse.
-Washington, non vorrai ritornare a lavorare lì spero?- disse Ron sbalordendo Hermione.
Rose sgranò gli occhi e Hugo fece altrettanto, mentre la loro mamma stringeva i pugni.
-Ragazzi andate di sopra a prepararvi, tra meno di un’ora andremo a Diagon Alley , solo noi tre. Ci aspetta zia Ginny-disse infine Hermione e i due lentamente si alzarono dalla tavola e salirono le scale, non appena le due porte delle rispettive stanze si chiusero. Hermione imperturbò la cucina e iniziò il suo discorso a Ronald Bilius Wesley.
Un discorso che il rosso non prese per niente bene, ma questo non importò per nulla alla dottoressa Hermione Granger, lei aveva scelto una nuova vita e lui non aveva più voce in capitolo. Solo i suoi figli per ora erano importanti, anche se sperava nel ritorno di un biondo furetto.

La Nuova Vita16


16- Il triste Natale Londinese.
Draco non si era visto quella settimana e nemmeno quella seguente.
Il suo segretario era sempre al suo posto: nella scrivania davanti al suo ufficio, ma del suo capo non vi era l’ombra.
Hermione aveva cercato di mettersi in contatto con lui, aveva chiesto a Pansy e perfino a Blaise, ma nessuno dei due aveva dato una motivazione valida. Anzi, Pansy sembrò sorpresa nel sentire che da due settimane Draco Malfoy, il ligio lavoratore, non si era presentato a lavoro.
Blaise Zabini, invece, aveva fatto finta di nulla, Hermione aveva intuito che il moro sapesse qualcosa ma mai, nemmeno sotto tortura, le avrebbe rivelato qualcosa.
Così arrivò il giorno delle tanto attese vacanze di Natale.
Michelle Obama, in persona si presentò al dipartimento per dare a tutti, i suoi personali auguri di Natale.
Hermione ne fu sorpresa e felice al tempo stesso, non tutti i ministri della magia scorrazzavano tra i collaboratori e donavano loro un sorriso e una stretta di mano, ma non tutti erano Michelle Obama e fu ancora una volta felice di essere uno dei ministri della sua giurisdizione.
-Dottoressa Granger- disse il ministro della magia, sorridendo gentile verso la Granger che si affretto a stringerle la mano.
-Le auguro un buon e felice Natale- disse ancora Michelle,
-Tornerà anche lei a Londra come il dottor Malfoy?- chiese Michelle Obama osservando con espressione curiosa Hermione.
-Io... si torno a Londra, i miei figli vengono a casa per Natale-rispose velocemente Hermione incamerando la preziosa notizia non riuscendo a trattenere un sorriso, anche Draco sarebbe tornato a Londra.
 Forse, con fortuna l’avrebbe visto a Diagon Alley per gli ultimi regali, magari avrebbero preso un caffè insieme o forse l’avrebbe evitata ancora come quelle due settimane.
-spero che i suoi non siano movimentati come quelli del dottor Malfoy, suo figlio pare sia caduto nuovamente dalla scopa- enunciò il ministro scuotendo il capo. Hermione distolse la mente dai suoi stupidi pensieri e ascoltò curiosa ogni informazione che il ministro della magia aveva su Malfoy. Lei, era l’unica che in quelle due settimane le raccontava di ciò che aveva tenuto lontano dal dipartimento, il suo collega, il suo bellissimo e affascinate collega.
- Quello sport è pericoloso- disse ancora Michelle,- Pensi !che mio marito, pur essendo babbano, una sera volle provare una scopa da corsa. Logicamente è caduto e si è rotto tutte le ossa del braccio che aveva utilizzato per attutire la caduta. Ha passato una notte d’inferno, ma grazie all’Ossofast le ossa sono cresciute in una notte-. disse trattenendo le risate.
-ora non vuole più vedere scope, né da corsa né quelle per spazzare – aggiunse il ministro della magia, coinvolgendo anche Hermione in una risata.
-mia figlia- disse Hermione, -non ama volare, in questo è uguale a me. Il piccolo purtroppo si-ammise la Granger, ricevendo una carezza di conforto dalla donna di colore che le stava di fronte.
-Per fortuna, ho due femmine- rispose Michelle.
Le due si sorrisero ancora una volta prima che il primo ministro statunitense salutasse la dottoressa, dirigendosi infine, verso gli altri collaboratori.
***
Era arrivata a Londra con una passaporta disposta appositamente per lei, si era interessata di tutto il vice ministro Zabini, che da quanto aveva capito non sarebbe rientrato a Londra quel natale cosa che la sorprese visto che Pansy non faceva altro che parlare dello splendido natale che avrebbe passato a Londra.
Arrivata nella sua vecchia casa, Hermione appoggiò la valigia e si diresse in bagno.
Ron, non era rimasto in quella casa visto che tutto era ancora perfettamente in ordine, proprio come l’aveva lasciato solo tre mesi prima.
Ordine che presto sarebbe stato stravolto dai suoi figli e il suo ex marito che come avevano concordato tempo addietro avrebbe condiviso con lei lo stesso tetto nonostante la separazione.
Questo in un certo verso la turbava, prima quando avevano stipulato quel patto, non ci aveva fatto caso ma ora che la sua mente e il suo cuore pensavano a un altro uomo, questo la turbava, la rendeva inquieta.
Soprattutto perché quest’uomo aveva deciso di interrompere i rapporti con lei, non tenendo conto del suo parere e se avesse saputo che passava le vacanze natalizie con Ron non avrebbe certo migliorato la situazione.
Anzi.
Sbuffò dirigendosi in bagno per darsi una rinfrescata veloce, non era arrivata nemmeno da venti minuti che già il campanello suonava.
-Hermione- disse saltandole letteralmente al collo la sua migliore amica Ginny. –finalmente non vedevo l’ora di rivederti-disse ancora la rossa Weasley.
Hermione si fece stringere tra le braccia esili di Ginny e per un minuto, un lunghissimo minuto ebbe la voglia di raccontarle ogni pensiero, dubbio, paura e sentimento per l’eterno nemico Draco, ma desistette, sorridendo falsamente non appena Ginny si staccò.
-mi sei mancata moltissimo- disse Ginny.
-anche tu, non sai quanto replicò Hermione, la rossa la guardò affondo assottigliando le irridi castane.
-sei pronta?- chiese infine, - i ragazzi non possono venire andiamo solo tu ed io a prendere i ragazzi alla stazione-
Hermione non fece ulteriori domande, afferrò la borsa e seguì l’amica dopo aver chiuso, accuratemene il portone di casa.
-Allora cosa mi racconti?- chiese Ginny scoccandole uno sguardo indagatore.
-Harry mi ha detto che il furetto è un tuo collega- disse ancora Ginny sorridendo all’indirizzo di Hermione che in quel preciso momento senti le guance diventare improvvisamente roventi.
-si- rispose titubante.
-com’è?- chiese ancora più curiosa Ginny trattenendo a stento una risata osservando le guance di Hermione.
-in che senso?- chiese Hermione.
-in tutti i sensi Mione-
-ma che domande fai?- disse imbarazzata la Granger.
-perché? – fece spallucce la signora Potter,- sei arrossita come un pomodoro appena ti ho chiesto di lui, deduco che le leggende erano vere-
Hermione si girò di scatto.
-quali leggende?-chiese preoccupata.
Ginny Weasley, non riuscì più a trattenere una risata.
-quelle che parlano delle sue doti tra le lenzuola.
-Ginevra!- urlò sconvolta Hermione, - ma cosa dici-
-non dirmi che stai ancora con le ragnatele nella tua...-
-ma la vuoi smettere, ci potrebbero sentire- disse preoccupata Hermione girandosi prima a sinistra poi a destra assicurandosi che nessun mago o babbano assistette a quella chiacchierata.
-sei assurda!-, disse scocciata la Weasley.
-almeno un bacio gliel’hai dato?-
-No- rispose secca legando le braccia sotto il seno e sbuffando sonoramente.
-però ti piace perché se no, non saresti arrossita in quel modo-
-la vuoi finire Ginny-
-oh sì e da come mi rispondi, ti piace parecchio. Peccato che non piaccia al tuo miglior amico-
-se per quello non piace nemmeno a te-
-oh a me piacciono tutti, basta che ti rendano felice come non è riuscito a fare quel troll di mio fratello che ti annuncio, vuole riconquistare il tuo cuore-. Disse Ginny con fare drammatico.
Hermione aprì la bocca sconvolta dalla notizia appena sentita.
-scherzi?- chiese sperando che la gioiosa amica Ginny avesse detto la sua solita battuta , ma il viso serio dell’amica le annunciò che quello non era uno scherzo.
-pare che non abbia capito la frase che lo consideri un amico. certe volte penso che la mamma l’abbia adottato, se non fosse per i capelli e le lentiggini Weasley- disse ancora Ginny.
-ora cosa faccio?- disse più a se stessa che a Ginny.
-semplice gli dici che non ti frega un fico secco di lui e che vuoi farti Malfoy.
-Ginny-
-cosa ho detto! Mi pare di aver intuito che non siete arrivati a quel punto.
-Ginny, non arriveremo mai a quel punto- rispose seria Hermione.
-ti prego, cancella Malfoy dalla tua mente perché tra me e lui non ci sarà mai nulla-
-ancora pregiudizi?- disse sbuffando Ginny.
-No. Incompatibilità di carattere- disse Hermione, sapendo di mentire.
Anche Ginny si accorse, ma fece finta di niente almeno per il momento non insistette.
  Arrivate alla binario 9 e3/4 le due donne si guardarono intorno, salutarono con un cenno del capo molte persone, alcune vennero anche a stringere la mano alle ex grifondoro.
Tutto sembrava ovattato e carico di ricordi. Quel giorno, Hermione si sentì improvvisamente triste, sentì i ricordi, la sofferenza, la paura patita anni addietro farsi nuovamente largo in lei. Non era in pericolo, Voldemort era morto, i cattivi dietro le sbarre fredde e desolanti del carcere magico di Azkaban, ma il ricordare perché tutti la conoscevano, tutti la guardavano, tutti l’ammiravano le faceva sempre questo strano e fastidioso effetto. Una voragine al centro dello stomaco che le mozzava il fiato. si sentì ancora più triste quando dopo aver visto la locomotiva proveniente da Hogwarts fermarsi, scorse in lontananza due figure bionde, una alta e una decisamente più piccola scomparire oltre la coltre di nebbia che era calata su Londra.
Draco era li e lei persa nei ricordi nefasti della sua giovinezza aveva perso l’ennesima occasione per parlare con lui.
Tutto lasciava presagire che quello sarebbe stato un triste Natale, nonostante il sorriso e il caloroso abbraccio che la piccola Rose gli fece appena scesa dal treno.





Nuovi amori ..Nuovi amici, e un gran pasticcio per il mio cuore. 3


3-Il ritorno a Londra.

Il rumore del motore dell’aereo che l’avrebbe riportata a Londra ormai era penetrato nel suo cervello tanto che non riusciva nemmeno a pensare, figurarsi leggere.
Quello, però, non le dispiacque, il libro che si era portata dietro era un stupido romanzo sdolcinato che sua madre le aveva regalato lo scorso Natale.
Parlava dell’amore inconfessato di due amici e Parigi era la città, dove si svolgeva tutto. Jane, sua madre, l’aveva scelto proprio per quello, il suo regalo era un modo per dirle che dopo Ron doveva guardarsi intorno, poiché Parigi brulicava di bei ragazzi.
Una sera, ricordò all’improvviso Hermione, aveva chiesto come fosse il suo collega, quello che simpatico, con cui spesso usciva a cena, ma lei era stata vaga, aggiungendo poi che Draco, era uno sciupa femmine e che lei, per fortuna, non rientrava nei suoi cannoni, così potevano essere solo amici senza complicazioni.
Ora non erano nemmeno quello, constatò.
-Gradisce qualcosa signorina?- chiese l’hostess con un sorriso dolce.
-No grazie- rispose Hermione ridestandosi dai suoi pensieri e sorridendo di rimando.
La donna poi scomparve e Hermione stanca chiuse il libro, una morsa nel petto si fece più insistente al solo ricordo di Draco, le mancava. Le mancava da morire ma per orgoglio non l’aveva più cercato.
***
Si era chiusa in casa dei suoi genitori nella periferia della Londra babbana da ben tre giorni, Natale era oramai alle porte e non aveva avvisato nessuno del suo ritorno a casa.
Nessuno, nemmeno Ginny o Harry sapevano che la loro migliore amica era a Londra per le vacanze Natalizie.
Sua madre le aveva chiesto come mai non uscisse, l’aveva chiesto ininterrottamente per un giorno intero ma lei era stata vaga.
Come poteva spiegarle che non voleva incontrare nessuno per via del matrimonio imminente del suo ex.
Si era questo il motivo per cui non li aveva avvisati, solo questo penso chiudendo con decisione un vecchio tomo di pozioni in cui aveva messo una foto sua e di Draco scattata in costa azzurra la scorsa estate.
Si è per Ron e lavanda che sto così, solo a causa loro, ma sapeva bene che di Ron non le importava molto per lei era stato importante, il suo primo amore ma la fiammella della passione si era spenta subito e solo per noia aveva portato avanti quella storia fino a quando anche l’evidenza l’aveva messa davanti al fatto compito. Lei non amava Ron Weasley come Ron Weasley meritava e lasciarlo fu l’unica cosa giusta da fare. Lui non la prese per niente bene e non si stupì che nessuno nella sua famiglia approvasse la sua scelta. Solo Harry e Ginny le furono vicini, loro e Draco che però come sempre stette nell’ombra.
Chissà cosa avrebbero detto se avessero saputo della sua amicizia.
Un toc toc, la ridestò dai suoi pensieri e non fece nemmeno in tempo a dire: avanti che una rossa le si strinse al collo abbarcandola stretta.
-amichetta mia- disse la voce famigliare di Ginny Weasley in Potter
-Se non era per tua madre, che mi mandava un messaggio. Tu, non ti saresti fatta viva- disse subito dopo la rossa staccandosi da Hermione che imbarazzata la guardava dal basso del suo letto.
-Io..., ecco mi spiace- disse abbassando un attimo lo sguardo.
-Spero per te che non sia per colpa di quel cretino di mio fratello?- chiese mettendosi le mani sui fianchi, gesto che la faceva sembrare la coppia giovane di sua madre Molly.
-No e che...anche- ammise infine.
-Sai mia cara che non sei tu che ti devi preoccupare ma lui che si sposa quell’oca.
-Io l’ho lasciato Ginny-le ricordò Hermione. Io gli ho spezzato il cuore e per questo mi vergogno pensò ancora Hermione ma non lo disse.
-Tu, mia cara l’hai pure sopportato. È una tale lagna non ne hai idea-
Disse con la solita verve Ginny.
-Comunque basta parlare di lui, ma parliamo di te- disse Ginny guardandola con un sorriso malizioso in viso.
- Allora novità. Uomini?- chiese senza alcuna vergogna.
Hermione, divenne un poco rossa sulle guance e poi scosse il capo.
-Nessuno- disse infine.
-No. Non ci siamo proprio devi uscire, conoscere persone nuove. I francesi non fanno per te. Ora ti lavi e usciamo per fare un po’ di sano e necessario shopping. Questa sera, si va alla raccolta fondi per gli orfani di guerra- disse Ginny mostrandogli gli inviti.
-Sei fuori! io non vengo-cercò di ribellarsi Hermione.
-E per quale motivo- ribatté secca Ginny. – Tu vieni. Non voglio sentire storie, c’è tutta l’élite magica Londinese. Quindi papabili mariti per la bella e libera Hermione Jane Granger-.
-Si certo, come no-. Rispose seria. – Quelli sanno chi sono-aggiunse.
-Ah, ah , ah, anche in Francia sanno chi sei mia cara eroina Magica-rispose Ginny sollevandola di peso dal letto e spingendola, poi, dentro il box doccia. Hermione non riuscì a controbattere Ginny alla fine, aveva vinto e sua madre Jane ne era entusiasta.
-dovevo chiamarti subito- le sentì dire Hermione.
-Brave coalizzatevi alle mie spalle- disse entrando subito dopo in cucina dove sua madre e la sua migliore amica bevevano una tazza di te.
-tesoro- disse sua madre mettendosi una mano nel cuore.
-Noi lo facciamo per te, perché ti vogliamo bene-
-Tu, lo fai perché vuoi un nipote- rispose Hermione, afferrando un biscottino di pastafrolla a forma di babbo Natale.
-In effetti, lo faccio anche per quello, ma soprattutto perché ti voglio bene e ti voglio vedere felice-disse Jane Granger.
-Certo, certo...- rispose Hermione invitando con un semplice sguardo truce la sua amica Ginny ad alzarsi.
Quella mattina camminarono moltissimo alla ricerca di due super abiti per la serata, poi andarono dal magicentro estetico, dove estetiste e parrucchiere magiche le resero ancora più belle.
Alle otto sella sera, tramite metro polvere, Hermione si ritrovò a casa Potter e lì con una passaporta sarebbe arrivata alla villa nella quale si sarebbe svolto il galà. Quell’anno, come ben sapeva, a organizzare il tutto era Narcissa Black in Malfoy e il vecchio e magico Manor dei Malfoy sarebbe stato il teatro dell’evento.
Hermione, pallida in viso salutò tremante il suo amico Harry e poi Ginny, non vi fu spazio per i convenevoli che già si ritrovò davanti all’immenso cancello in ferro battuto che si spalancò appena i tre toccarono suolo.
-Bene- disse guardando davanti a se l’auror.
-Siamo arrivati. Su andiamo, non vorrei avessero già terminato i pasticcini-concluse il moro offrendo le sue forti braccia come appoggio alle due donne: a sinistra sua moglie e a destr ala sua migliore amica, che anche se titubante lo seguì.