giovedì 29 dicembre 2011

COME CENERENTOLA- Cap.28


28 Ritorno al Manor.

Si strinse a Hermione con tutta la forza che aveva, era debole e per questo si vergognava ma non poteva far altro che farsi condurre quindi le prese la mano e si smaterializzarono congiuntamente al Manor. Ad attenderli fuori dal grande cancello in ferro battuto c’erano due auror, con la classica divisa verde acido, i due uomini che né lui, né Hermione avevano mai visto gli perquisirono.
Draco, fu privato della bacchetta che venne catalogata e riposta in una busta trasparente e successivamente gli venne posizionato nella gamba, un particolare bracciale che rivelava ogni spostamento e utilizzo di magia.
In pratica era sì nella sua casa, ma da quelle mura non poteva uscire, era prigioniero a casa sua. Un passo da gigante rispetto alla cella malsana , buia e ai soprusi di cui era stato vittima per mano di Potter, ma era pur sempre un prigioniero senza colpa alcuna.
A questo pensava Draco osservando con un velo di tristezza la sua donna che come una criminale veniva perquisita, Hermione non aveva colpa, era ingiusto che anche lei subisse quel trattamento. Era colpa sua solo colpa sua che l’aveva trascinata con lui nella melma che da anni ricopriva il suo cognome. Anche lei stava per essere macchiata dalle calunnie, dalle dicerie non poteva sopportarlo, non voleva vederla soffrire non poteva sopportare di vedere il suo viso triste, la sua fata doveva sorridere. La sua fata era fatta per illuminare e gioire non per soffrire al suo fianco.
Osservò con disgusto il bracciale che poco prima gli auror gli avevano sistemato sul braccio destro, e rabbrividì al pensiero che quell’aggeggio infernale rivelasse a Potter o a uno dei suoi scagnozzi i suoi momenti d’intimità con la sua donna. Avrebbe evitato di toccarla fino a che, quel bracciale, non fosse stato disattivato e distrutto. Si maledì per averla portata a vivere quella situazione, ma quella era l’unica soluzione non avrebbe mai e poi mai esposto la sua donna alle dicerie del mondo magico, anche se era questione di giorni sapeva bene Draco che da lì a poco tutti avrebbero saputo della loro relazione, tutti avrebbero dato alito alle bocche.
 Se non avessero perso la testa uno per l’altro, se non aspettassero un bambino, se non si fossero più rincontrati ora, sarebbe libera di vivere la sua vita senza far da balia a un carcerato, invece, Hermione proprio a causa sua era sottoposta a giuramento magico, che consisteva nel garantire, pena il carcere, di sorvegliare e custodire il detenuto, preservare la fuga e l’inquinamento di prove.
Dopo quel rito, Hermione condusse Draco fino all’interno della grande villa, dove una Tibly agitatissima gli accolse, ma all’interno del manor non vi era solamente l’Elfa dei Malfoy ma anche Blaise e Ginny che accolsero Draco.
-Amico – disse Blaise abbracciandolo e anche Ginny per la prima volta salutò calorosamente Draco stupendo sia se stessa sia il biondo che abbozzò a un sorriso.
-come stai, che cazzo ti hanno fatto- aggiunse il moro Zabini osservando il viso livido del biondo. La pelle un tempo chiara, quasi diafana di Draco era viola in molti punti: sugli occhi che oltre ad essere viola, erano anche molto gonfi, sullo zigomo, dove vi era anche un’escoriazione e sul labbro inferiore che era spaccato e da cui usciva un po’ di sangue ogni volta che il biondo parla o sorrideva.
-quel grandissimo coglione- disse Ginny non riuscendo a trattenersi
Blaise si girò scioccato nel sentire la sua piccolina parlare in quel modo e poi si rigirò di scatto
-è stato Potter- chiese sapendo già la risposta.
Draco non rispose di incamminò lentamente verso il divano in pelle e si adagiò con delicatezza attento a non fare movimenti bruschi che avrebbero prodotto altro dolore, aveva evitato di dire a Hermione che gli faceva male il costato per i ripetuti calci e anche la sua schiena non se la passava bene. Avrebbe dato di matto se avesse visto le frustate.
-certo che è stato lui- rispose Ginny osservando prima Blaise e poi Hermione.
-Non capisco, come possa godere di tutta questa libertà-, enunciò Blaise aiutando Hermione a togliere il quadro di Narcissa dalla borsa.
-è l’eroe magico- disse Hermione visibilmente spossata dalla lunga mattinata,
-Approfitta di questo per far prevalere le sue insane idee- aggiunse depositando il quadro alla parete.
-Non riuscirò mai a dimostrare la mia innocenza, nessuno testimonierà a mio favore. Lui è troppo potente, ha tutti dalla sua parte-.
-Draco-
-madre devo guardare in faccia la realtà, chi può dire che non ho mai partecipato ad alcuna missione, Voi?
-Certo io posso…-
-Voi siete mia madre, per la corte e il giudice potete mentire per non farmi incarcerare. Nessuno mi può aiutare-
-abbiamo diverse persone invece che testimonieranno a tuo favore Malfoy e alcune sono al di sopra di ogni sospetto, Potter nemmeno sospetta chi siano e contro di loro non alzerebbe nemmeno un dito stanne certo-
-Ha accettato?- chiese Hermione allargando le sue labbra in un sorriso.
-certo che l’ha fatto- rispose Ginny è bastato dire che Hermione Granger la sua studentessa preferita aveva bisogno del suo aiuto e di quello dell’ex preside e lei ligia come sempre non ha battuto ciglio. Oddio quando ha visto che Blaise mi teneva la mano ha fatto la faccia schifata-
-vecchia pipistrella- disse Blaise mugugnando tra se
-ma di chi state parlando?- chiese Draco e tutti in coro gli risposero
-Della McGranitt-
-è l’unica, insieme a Silente che sapeva che non avevi mai partecipato a una missione- disse Blaise, mentre Hermione annuiva.
- Severus- aggiunse Narcissa, -li teneva sempre informati su cosa facevi e cercava di proteggerti-
Draco guardò il ritratto di sua madre e poi si girò a guardare Blaise e Ginny.
-Grazie- disse – per tutto quello che fate per me-
Blaise non riuscì a dire niente stava lottando contro il suo orgoglio per non piangere e fu salvato come accadeva ormai da diverso tempo dalla sua compagna.
-Malfoy, se mi avessero detto che un giorno sarei stata qui a casa tua a dirti quello che sto per dirti non c’avrei mai creduto.
Draco la guardò inclinando appena il capo
-e cosa stai per dirmi Weasley?-
-che ti meriti tutto questa mobilitazione per salvarti dal carcere, perché nonostante tu voglia mostrati un duro, non lo sei e se Blaise e Hermione ti amano tanto ci deve essere un motivo. Devo a te se ora ho nuovamente Blaise al mio fianco… eh…-.
-Ho capito grazie Weasley sei stata chiara e ti ringrazio- disse Draco osservando Hermione che di sfuggita si asciugava una lacrima, la sua amica non era sicuramente una facile e per la prima volta aveva esposto quello che la legava a lui era per questo che la sua fata si era commossa.
-ora se riesco vado a farmi una doccia- disse Draco cercando di sollevarsi, non riuscendosi Blaise fu subito da lui per aiutarlo.
-no faccio da solo- cercò di ribattere ma sapeva che non riusciva nemmeno a muovere le gambe dal dolore che sentiva in tutto il corpo.
-non fare il cretino Draco, non è un problema per me-
-lo è per me Blaise- rispose piccato – scusa- disse subito dopo sapeva bene che lo voleva aiutare, ma detestava questa condizione, detestava anche vedere i loro sguardi compassionevoli su di se.
Si sentiva un relitto, si sentiva un perdente ecco come l’aveva ridotto Potter, un immagine sbiadita di quello che era sempre stato l’algido Draco Malfoy.
-ti accompagno alla tua stanza e poi tolgo il disturbo- disse ancora Blaise e questa volta Draco non osò ribadire osservando il viso severo di sua madre e quello preoccupato di Hermione.
Salirono con calma le scale e quando dopo interminabile sofferenza arrivarono alla stanza patronale Blaise lo lasciò alla finalmente solo, si incamminò con notevole difficoltà in direzione del bagno e finalmente guardò le condizioni deprecabili in cui era stato ridotto dallo sfregiato.
Rimase diversi minuti ad osservarsi, a disprezzare quello che vedeva a maledire chi l’aveva conciato in quel modo e non si accorse di Hermione, che ferma sulla porta osservava ogni suo minimo gesto.
Si lavò il viso tamponando con la salvietta in spugna evitando accuratamente di strofinare la parte gonfia e lacerata.
Avanzò verso il box doccia dopo essersi tolto il maglione di lana rimanendo con la sola maglia in cotone che gli fasciava il corpo e che a causa delle frustrate e del sudore era diventata un tutt’uno con la sua pelle. cercò di sfilarla ma quel gesto che un tempo faceva con naturalezza richiese molto sforzo e provocò tanto dolore.
-vuoi che ti aiuto?- non si era accorto di lei e senti i suoi passi farsi sempre più vicini, si bloccò aspettando che lo raggiungesse e quando sentì le sue mani calde su di se si dimenticò di tutto.
Con delicatezza e dolcezza mai provate prima sentì le sue dolci mani su di se che gli sfilavano piano la maglia, sentì il suo turbamento quando la maglia fu tolta e i suoi occhi marroni di posarono sugli sfregi della sua schiena, ma non indugiò oltre si incamminò senza dire mezza parola verso la doccia sganciò i pantaloni che caddero e gli slip ed entrò nel box. Aspettò un solo secondo prima di far scorrere l’acqua calda sul suo corpo. L’acqua lavava via lo sporco e il sangue, puliva la sua pelle lacerata ma non poteva niente su quello che provava.
-posso entrare- chiese Hermione, Draco non sapeva che risponderle aveva un dannato bisogno di averla lì con lui ma non voleva assolutamente che nessuno vedesse la sua donna nuda, non voleva dare spettacolo e con un gesto di diniego si oppose alla sua proposta.
Hermione era rimasta spiazzata dal suo no, era rimasta delusa così uscì dal bagno e si sedette sul bordo del letto ad attenderlo, ci volle molto tempo prima che Draco uscì dal bagno avvolto in un candido asciugamano.
-posso aiutarti a vestirti almeno?- chiese Hermione con un filo di voce.
Draco sospirò.
-credo di riuscirci da solo- rispose.
-vuoi almeno guardarmi-
-Hermione ti prego non rendere questa situazione ancora più difficile-
-io voglio solo rendermi utile- rispose la donna avvicinandosi a Draco e porgendogli i boxer puliti.
-mi sento un uomo inutile- ammise.
-ho bisogno di uno che mi sorregga per camminare, che la mia donna mi aiuti a svestirmi e vestirmi. Non sono nemmeno in grado di stringerti tra le braccia senza provare dolore e sto morendo dalla voglia di fare l’amore con te ma sono bloccato da questo aggeggio infernale-
Hermione abbassò lo sguardo osservando il bracciale
-che ti fa il bracciale?- chiese.
-niente di doloroso credo che osservi i miei spostamenti e che osservi cosa faccio e con chi lo faccio-
La Granger abbozzò un sorriso.
-vieni Draco- disse prendendogli la mano e conducendolo a letto
-e stai tranquillo, questo aggeggio infernale dice solo se sei o no dentro i confini prestabiliti- e sfilandogli con delicatezza l’asciugamano si accomodò tra le gambe del bel biondo.
-mi sei mancato sai- disse sussurrandogli sul viso.
-non guardarmi così- rispose lui, sono orribile.
-sei vanitoso, soprattutto ma ti dico una cosa Malfoy per me sei stupendo sempre- disse Hermione prima di baciare delicatamente le sue labbra cercando di non soffermarsi sulla parte gonfia.
Fecero l’amore lentamente e mai cosa fu più dolce e sentita, mai emozione fu più forte che quello scambio di dolci carezze. Dopo la ragazza cosparse il petto e la schiena del biondo di un unguento speciale che come magia cicatrizzò le escoriazioni che vennero bendate e alla fine si accoccolarono uno accanto all’altro.





La vita nuova -2-

1. I tormenti di Draco Malfoy.


Se sei a terra non strisciare mai
Se ti diranno sei finito…non ci credere
Devi contare solo su di te
Uno su mille ce la fa.

La luce filtrava dalle tende bianche, in quell’assolata mattina di fine Agosto. Gli uccellini cinguettavano tranquilli incuranti dei mille pensieri negativi che un uomo, dai capelli biondi e sguardo severo faceva su di loro. Il cinguettio lo irritava, i rumori e la spensieratezza ultimamente lo mettevano di cattivo umore.
Tutto lo metteva di cattivo umore.
Stava seduto sempre nella medesima posizione dritta e scomoda nel suo grande studio nella villa di famiglia, osservava, senza guardarli veramente, pile su pile di documenti da firmare che lui incurante del tempo che passava lasciava li, sulla sua scrivania a prendere polvere. Da giorni, mesi, non c’era con la testa, analizzava, monitorava i suoi stati d’animo che cambiavano come i vestiti di Astoria in un’ora, e Astoria si cambiava spesso anche solo per prendere un te.
Ecco, Astoria Greengrass era uno dei cruci di Draco Malfoy, dopo l’anno sabatico che si era preso subito dopo la fine della guerra, l’aveva sposata acconsentendo al vecchio contratto che suo padre Lucius aveva siglato con il vecchio Greengrass quando ancora era in fasce. Non amava Astoria, la reputava una bella donna ma era tanto fredda quanto era bella. In comune non avevano nulla, fuorché Scorpius, il loro primogenito, il loro unico figlio.
Il loro matrimonio era una vera e autentica farsa, dopo la nascita del piccolo non avevano più condiviso niente né le vacanze che Draco faceva solo con Scorpius e i suoi amici di sempre Blaise, Pansy e Daniel loro figlio; né l’intimità che una coppia che sta insieme dovrebbe avere.
Il motivo per cui si sentiva strano e frustrato era suo figlio Scorpius. Si era ripromesso che suo figlio, non avrebbe mai sofferto che suo figlio sarebbe stato amato, coccolato quando era giusto e responsabilizzato. Si era ripromesso che per suo figlio ci sarebbe sempre stato, che non sarebbe stato un padre assente come il vecchio Lucius era per lui, che l’avrebbe spronato a migliorare ma non l’avrebbe umiliato nei momenti difficili che sicuramente un adolescente avrebbe vissuto. Si era ripromesso tante cose Draco, quando suo figlio venne al mondo quasi dodici anni prima e ora tutte le sue promesse erano svanite come la nebbia.
Aveva scelto una compagna inadatta per lui, una compagna che amava più gli abiti che il loro unico figlio. Una compagna che lo tradiva, come lui tradiva lei, solo che Draco lo faceva con più classe e discrezione e senza lasciare intoppi per strada. Dopo la nascita di Scorpius, Draco smise di fare sesso con Astoria, poiché l’agognato erede era arrivato. Astoria in quei lunghi diciannove fu per lo più usata come un bel sopramobile per abbellire il suo braccio ogni qualvolta una cena di gala o un ballo al Manor lo richiedeva, ma quando si spegnevano le luci, lui ritornava nel suo studio o a giocare con suo figlio e lei con la carta di credito tra le mani si smaterializzava in una delle rinomate boutique magiche, dove comprava oggetti extra lusso, con cui sopperiva la mancanza d’amore.
Quelle mancanze, col tempo l’avevano spinta tra le braccia di molti uomini. Uomini che Draco stesso si apprestava a congedare la notte successiva con un lauto gruzzolo, affinché, niente di quella notte di passione con sua moglie trapelasse sui giornali. Fino a un mese prima, quando Astoria con al fianco un moro che a occhio aveva metà dei suoi anni fece scoppiare la bomba che cambiò la vita dei Malfoy.
Era caduto già in giovane età, aveva sofferto e combattuto per ridare lustro al suo nome, aveva accettato compromessi aveva svolto mansioni non consone a un Malfoy, ma con il tempo era diventato un uomo importante, un uomo di rispetto ma da quel momento era cambiato tutto.
Astoria oltre a sperperare i suoi soldi tra abiti e scarpe, divertirsi alle sue spalle nei locali notturni di tutto il mondo aveva fatto un grande errore, era rimasta incinta e quello che aspettava non era certo un Malfoy.
Lo disse con tutta la famiglia riunita, c’erano anche i suoi genitori e Scorpius. Ricordò l’umiliazione e il viso contratto di Lucius quando sua moglie annunciò con il sorriso sulle labbra di aspettare un figlio da un altro uomo. Aveva impresso nella mente il pugno serrato di suo figlio mentre guardava Marcus, il nuovo compagno di sua madre, accarezzargli il ventre in un gesto tanto intimo che mai aveva visto fare e contrasse la mascella nell’osservare che lei lo accarezzava di rimando con una tale dolcezza che sembrava innaturale se si pensa che a suo figlio mai avesse donato un bacio.
Era umana solo con lui.
Draco rimase scioccato dal poco tatto di Astoria, mentre Scorpius si chiuse nel più totale silenzio e si sentì in colpa per aver donato a suo figlio una vita di merda e una madre senza cervello.
Il divorzio era l’unica cosa giusta da fare, Scorpius avrebbe sofferto la lontananza di sua madre ma si sarebbe premurato che almeno un mese durante le vacanze estive le avrebbe passate con lei e con quel deficiente con cui ora condivideva il letto.

Il passato non potrà
Tornare uguale mai
Forse meglio perché no, tu che ne sai
Non hai mai creduto in me
Ma dovrai cambiare idea


Si trovava a un bivio senza ritorno, un bivio che portava a due strade diverse la sua portava verso una nuova città, un nuovo lavoro e una nuova vita; quella di Astoria portava a un altro figlio, una nuova maturità, un altro compagno. Al centro stava Scorpius legato a suo padre ma preoccupato per sua madre e le sue fragilità. Forse aveva agito troppo in fretta doveva cercare di recuperare il rapporto con sua moglie, chiederle di abortire, no, quello non l’avrebbe fatto non era più quel genere di uomo senza scrupoli.
Aveva deciso di lasciare Londra e buttarsi in una nuova avventura, a Washinton si era da poco insediato un nuovo ministro della magia, lì ci sarebbe stato da lavorare sodo, avrebbe cambiato aria e scacciato i mille pensieri sulla sua disastrosa vita. Scorpius sarebbe stato lontano ma infondo era a Hogwarts lontano lo sarebbe stato comunque.
A Washinton abitavano anche Blaise e sua moglie Pansy, i suoi migliori amici. Ed era di amici che aveva bisogno Draco, del lavoro che occupava la mente costringendolo a non pensare e dei suoi amici, così accettò il trasferimento nella capitale Americana.





Non ho barato né bluffato mai
E questa sera ho messo a nudo la mia anima
Ho perso tutto ma ho ritrovato me

Doveva riprendere in mano la sua vita doveva capire cosa voleva fare da grande e forse senza più obblighi, poteva finalmente ritornare a vivere come mai aveva fatto.
Addio Londra.
Addio Astoria e addio matrimonio combinato, addio a tutto quello che era stato da quarant’anni a questa parte.
Addio vecchio Draco.
Si alzò e si diresse verso la finestra, tra meno di un due giorni avrebbe cambiato aria, avrebbe accompagnato suo figlio alla stazione per prendere il treno diretto a Hogwarts avrebbe affrontato per l’ultima volta la farsa della famiglia felice e poi finalmente si sarebbe tolto quei panni e avrebbe ripreso a vivere. Finalmente.
Washinton sarebbe diventata per lui la sua rinascita, avrebbe cancellato in un solo colpo chi era stato e chi era, avrebbe conosciuto gente nuova e forse, se era fortunato, avrebbe incontrato anche una donna da amare. Una donna degna di stargli accanto.



Uno su mille ce la fa
Ma quanto è dura la salita
In gioco c’è la vita



In questa nuova avventura, Draco riponeva speranze e aspettative ma mai si sarebbe aspettato di ricevere così tanto.
Ma questo lo scopriremo in seguito.

mercoledì 28 dicembre 2011

COME CENERENTOLA- Cap.27 lotterò per te II parte.


27. Lotterò per noi (II Parte)

Il ministro della magia avanzò verso l’auror con un’espressione truce in volto, mai Hermione aveva visto Kingsley Shacklebolt così scosso nemmeno quando lottavano contro il Signore Oscuro.
Harry Potter rimase fermo e dritto, guardando il grande mago dalla pelle d’ebano avanzare con due falcate davanti a lui.
-Potter- urlò il Ministro della magia – con quale diritto tieni un prigioniero in queste condizioni-.
Un silenzio irreale accompagnava le parole del ministro, al suo fianco molti altri auror assistevano alla scena, alcuni avevano bocca e occhi spalancati. Il ministro della magia contro Harry Potter, l’eroe magico, l’uomo cui per anni tutto fu concesso, l’uomo che li salvò dalla follia di Voldemort veniva ripreso davanti ai suoi uomini e ad un prigioniero. Un prigioniero importante, Draco Malfoy, il mangiamorte che era scampato alla galera per dei cavilli.
Per deposizioni fittizie secondo Potter perché innocente per Hermione.
-come hai osato infliggere dei cruciatus a un uomo senza bacchetta, giustificati- riprese il Ministro della magia.
 Hermione, osservò la scena un attimo soltanto e dopo pochi istanti s’inchinò da Draco per sincerarsi della sua situazione. Il respiro debole, il volto rigato dal sudore, gli occhi chiusi e le mani fredde, Draco, era debilitato. Aveva subito soprusi angherie, torture e da due ore non mangiava e beveva.
-Potter sto aspettando- riprese il ministro.
- Kingsley non mi sembra il luogo adatto in cui parlare- rispose Harry pallido e teso per la situazione.
Il ministro non doveva sapere quello che faceva ad Azkaban, aveva dato degli ordini precisi, qualcuno aveva parlato.
Qualcuno l’avrebbe pagata, pensò Harry.
Con disprezzo guardò Hermione che incurante degli animali morti e degli scarafaggi si era buttata a terra per sincerarsi delle condizioni di quel verme di un Malfoy.
La sua amica era diventata la puttana di Draco Malfoy il loro nemico giurato. L’aveva tradito, aveva tradito tutto quello per cui fin da piccoli avevano lottato. Malfoy rappresentava il male, fin dal primo giorno che si erano incontrati per loro, aveva dimostrato solo odio e disprezzo.
L’avrebbe pagata cara anche lei, tutti l’avrebbero pagata cara.
-Invece, Potter mi sembra il luogo adatto. Voglio sapere cosa ti dice il cervello. Come osi trasgredire le leggi magiche, come osi infliggere maledizioni senza perdono sotto la mia giurisdizione-.
-ministro parliamo di un uomo pericoloso- cercò di replicare Harry,
-Malfoy è un mangiamorte-concluse l’auror.
-Potter smettila. Sei accecato dall’odio, non ti rendi conto di quello che hai combinato, non ti rendi conto del tunnel che ti stai scavando con le tue stesse mani-.
Harry livido in volto osservava il ministro che in piedi senza riguardo lo trattava come il primo cretino sulla terra, strinse la bacchetta tra le dita. Respirò affondo assottigliando lo sguardo.
-farò ricredere anche lei, vi siete fatti soggiogare da questo uomo insulso, ma alla fine vedrete che sarò io ad aver ragione. Tutti  mi chiederete perdono-disse con rabbia.
Vaneggiava Harry e con stizza si incamminò oltre la porta della cella, i suoi uomini si spostarono per farlo passare.
Lui, non guardò nessuno solo vicino alla porta sferrò un calcio nella ciotola d’acciaio riversando quella poltiglia disgustosa sul freddo e sporco pavimento.
Il ministro osservò la scena e con un’occhiata fece cenno al resto delle guardie di allontanarsi, dopo poco in rigoroso silenzio uno a uno gli auror uscirono dalla cella lasciando solamente il Ministro, la sua guardia del corpo, Draco e Hermione.
-Malfoy- chiamò Kingsley – come si sente?-chiese l’uomo con la lunga veste color arancio che faceva risaltare la sua pelle scura,
Draco scosse il capo cercando di formulare qualcosa, sbiaccicando un impercettibile.
-bene- che fece accennare un sorriso al Ministro.
-Hermione, portalo a casa- la Granger sollevò di scatto il capo incredula per quello che le sue orecchie avevano sentito.
-è come nel mondo babbano, agli arresti domiciliari.- spiegò il ministro osservando i due paia di occhi che aveva puntati sopra.  Tutti erano increduli per quella concessione.
Potter avrebbe potuto agire durante la notte e si ormai non si fidava più di lui, era pericoloso ma non era da Kingsley agire senza processare una persona non poteva togliergli il lavoro senza prove, non poteva incriminare uno degli uomini più influenti del mondo magico perché non si fidava più di lui. Era un Ministro giusto Kingsley, farsi giustizia da solo senza giusto processo non era una sua prerogativa, tutti per lui avevano pari diritto.
-Hermione, mi fido della tua giurisdizione e buon senso-disse il Ministro rivolgendosi alla donna che cercava con difficoltà di sollevare Draco.
-non deve uscire dal Manor, fino al giorno del processo. Ci sarà un Auror fuori dal cancello e tutti quelli che verranno a trovarlo saranno perquisiti, - disse il Ministro -queste mi spiace-. Aggiunse.
- sono le sole regole che metto alla sua detenzione, concorderai con me che è pur sempre un trattamento di riguardo rispetto alle condizioni in cui sta ora- disse osservando il viso tumefatto del giovane avvocato.
Hermione annuì,
-Grazie Ministro-disse infine la ragazza.
-Non amo le persone che tiranneggiano gli altri, quando si trovano in una posizione di potere-. disse il Ministro, - Malfoy è stato arrestato e buttato qui, senza un regolare processo.
Fino a prova contraria- continuò Kingsley- è innocente.
Sarà il giudice a decidere se ha ragione Potter, a reputarlo un pericolo per il mondo magico o Draco a rifiutare questa nominia-.
Hermione con Draco tra le braccia vide il Ministro che dopo averli salutati con un cenno della mano scomparire in un istante. I due si guardarono increduli e si abbracciarono, finalmente soli.
-Hermione- disse la voce di una donna proveniente dalla borsetta.
-merda – disse la ragazza ricordandosi all’improvviso che per tutto quel tempo aveva lasciato il ritratto della signora Narcissa dentro la borsa.
-quella era la voce di mia madre- chiese incredulo Draco osservando la ragazza che frugava con tutte e due le mani dentro la piccola borsa.
Hermione non lo ascoltava, stava per infilare anche la testa dentro la borsa quando finalmente afferrò il grosso quadro e lo tirò su.
-scusi- si affrettò a dire la ragazza.
-si, si- disse la donna vagando con lo sguardo per tutta la stanza, arricciando il naso quando i suoi occhi azzurri incontravano qualcosa di disgustoso e in quella cella ve ne erano parecchie di cose disgustose.
-Madre- disse Draco portando gli occhi azzurri dell’anziana strega ora solo ritratto su di se.
-Draco, tesoro che ti ha fatto quell’insulso ragazzo- disse Narcissa Black in Malfoy portandosi le mani sulla bocca scandalizzata da ciò che vedeva.
-non preoccuparti madre sto bene-, disse Draco che ancora si reggeva a stento.
-non si preoccupi signora, ora lo porto a casa- disse Hermione di slancio, accorgendosi solo dopo che aveva chiamato casa la dimora dei Malfoy. Draco si strinse a lei, mentre Narcissa la osservava prima che la ragazza la rideponesse dentro la sua borsa.
Quella ragazza aveva carattere, era decisa e sapeva bene che avrebbe lottato con tutta se stessa affinché suo figlio fosse scarcerato e tutte le accuse infamanti cadute nel vuoto.
Narcissa sapeva che Draco aveva finalmente trovato la compagna della sua vita e che ora era pronto per crearsi una famiglia, infondo la Granger aspettava già il loro erede.

-La Nuova Vita- 1.


1.    
Ferma, prima di spiccare il volo.

Sono un peso per me stessa
sono un vuoto a perdere
sono diventata grande
senza neanche accorgermene.

Il silenzio della sua stanza da letto sembrava irreale, nemmeno una mosca si sentiva volare e avvolta nella più totale oscurità, Hermione, pensava alla sua vita.
Tutta la sua vita.
L’infanzia spensierata e giocosa aveva lasciato posto alla maniacale dedizione allo studio. Quando all’età di undici anni ricevette la lettera proveniente da Hogwarts, la sua vita mutò inesorabilmente.
Lasciò Londra, i suoi adorati genitori e la sua vecchia vita, per un’altra magica e piena di pericoli. Un mondo nuovo, una vita diversa e una Hermione totalmente opposta alla vecchia e spensierata bambina che sognava di diventare scrittrice.
 L’impatto con la magia la cambiò.
Il suo nascere babbana influì in questo cambiamento, mise impegno, caparbietà e dedizione per diventare la studentessa più brillante della scuola, l’istruzione e i libri divennero il suo principale interesse. Oltre allo studio Hermione affrontò varie prove in quegli anni, grazie soprattutto alla predisposizione dei suoi più cari amici nel finire nei guai.  
Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto e Ron Weasley, fin dal primo anno l’avevano portata a compiere imprese sensazionali, l’incontro con un cane a tre teste il primo anno, l’avvenuta pietrificazione ad opera di un basilisco nel secondo, il volo su un ippogrifo al terzo per salvare l’innocente padrino di Harry, la paura e lo sconforto per il ritorno di lord Voldemort nel quarto anno, la battaglia al ministero della magia al quinto, la morte di Silente ad opera di un altro insegnante nel sesto e infine il viaggio alla ricerca degli Horcrux con i due inseparabili amici.
Quell’anno fu difficile per Hermione, lasciò la sua famiglia cambiò loro la memoria e viaggiò come una nomade cercando e scappando alla ricerca delle anime corrotte di Voldemort.
L’abbandono di Ron fu straziante già ne era innamorata o almeno così credeva, quando ritornò, per lei, fu come ritrovare un pezzo di se stessa. Scambiò quelle sensazioni con qualcosa di grande, immenso, ma erano illusioni, pure illusioni.
Era cresciuta in fretta, aveva presto lasciato i giochi da bambina, non si era occupata della sua vita ma solo di quella degli altri, lo studio era più importante del suo cuore. Aiutare il suo migliore amico a distruggere il male del mondo magico era di vitale importanza. Era più importante di se stessa, se si fosse fermata a riflettere, forse avrebbe capito che quello che successe dopo non era ciò che voleva.
E ora sono qui che guardo
che mi guardo crescere
la mia cellulite
le mie nuove consapevolezze
consapevolezze.
Si alzò dal letto, camminando a tentoni fino alla finestra che spalancò un attimo dopo. La luce la investì, ma dentro di se era ancora volta dall’oscurità.
Aveva detto, dopo tanti patimenti d’animo, a suo marito che non lo amava, che forse non l’aveva mai amato.
Aveva distrutto con quella frase la sua vita, la sua famiglia. Si era sentita meglio un solo minuto, quando aveva finalmente messo lei davanti a tutti, ma si era pentita un attimo dopo.
Ron, era rimasto spiazzato da quella frase non aveva urlato, non aveva nemmeno imprecato l’aveva guardata stupito e incredulo e dopo poco era uscito dalla porta di casa e non era rientrato per tutta la notte.
Aveva rotto il giocattolo, aveva spezzato la sua famiglia.
Dopo diciannove anni insieme aveva ammesso quello che il suo cuore sapeva da tempo e che per tanto tempo aveva celato. L’uomo che era cresciuto con lei, che da amico era diventato fidanzato e poi marito e che doveva conoscerla alla perfezione, non aveva avuto alcun sentore dei suoi turbamenti.
Aveva celato a tutti i suoi tormenti, nessuno sapeva che piangeva nel buio della sua stanza, nessuno sapeva come si sentiva il suo cuore quando suo marito la sfiorava pretendendo amore e passione.
Era un buono Ron, non si meritava una donna come lei al suo fianco, una donna priva di amore e vuota di sentimenti.
Una donna che fingeva di amarlo, ma che ora era giunta al capolinea non riuscendo più a guardarsi allo specchio, a guardare sua figlia e sorriderle dicendo che era colpa della cipolla se piangeva, non riusciva più a mentire né a se stessa né agli altri, Hermione.

quanto tempo che è passato
senza che me ne accorgessi
quanti giorni sono stati
sono stati quasi eterni.

Il tempo era trascorso veloce e lei era rimasta ferma, come spettatrice degli eventi. Dopo la guerra, la ricostruzione del mondo magico fu difficile, il lavoro occupava le sue giornate e il tempo da dedicare a se stessa era sempre meno. Non aveva tempo per guardarsi attorno e si accontentò, convinta di fare la cosa più giusta, di Ron.
Del caro, fedele, simpatico e innamorato Ron.
Avevano aspettato un po’ per sposarsi, Hermione aveva fatto carriera al ministero e dopo sei anni di fidanzamento e due di rodaggio erano nati in successione Rose e Hugo.
Le uniche cose di bello che fece nella sua vita.
I suoi figli erano diventati la sua unica ragione di vita, avevano curato il suo cuore. Erano le uniche cose che la legavano a lui, l’amore e la passione durò un lampo, l’amicizia ormai non riusciva a compensare il vuoto del suo cuore, anche le piccole cose la indisponevano ma i suoi figli tanto simili a quell’uomo con cui aveva diviso metà della sua vita erano e rimarranno per sempre le uniche persone che per sempre la legheranno a lui.

Quanta vita che ho vissuto
inconsapevolmente
quanta vita che ho buttato,
che ho buttato via per niente.
Aveva deciso che non poteva andare più avanti, aveva deciso che ora che i suoi bambini erano diventati grandi, ora poteva anche lei guardare la sua vita.
Cambiarla.
 Osservando il poco che aveva combinato, le rinunce e il vuoto emotivo che per anni l’avevano accompagnata decise di cambiare.
Ora voleva di più, voleva cambiare, voleva volare come non aveva mai fatto.
Aveva fatto il primo passo mesi prima quando chiese al ministro in persona un trasferimento a Washinton, un nuovo ministro della magia cercava una collaboratrice, la nuova avventura la stuzzicava e quello era per lei un banco di prova. Sola in un paese straniero sarebbe stato un incentivo per evolvere, lasciarsi alle spalle la triste vita condotta fino a quel momento.
Il secondo passo lo fece la sera prima quando comunicò a Ron che si sarebbe trasferita senza di lui, che era meglio prendersi una pausa. Ma lei non voleva pause, lei lo stava lasciando e lo capì anche lui, il suo viso incredulo, la mascella serrata, i suoi occhi umidi.
La sua storia era finita, la sua vita incominciava dalle macerie della storia con Ron Weasley.


sono un altra da me stessa
sono un vuoto a perdere
sono diventata questa
senza accorgermene.

Era diventata un’immagine sbiadita di se stessa, la donna combattiva, caparbia orgogliosa, tenace, non esisteva più era naufragata insieme a quella storia strampalata, quell’amicizia che aveva creduto amore e aveva trascinato fino a quel momento.
Aveva distrutto tutto per paura di ammettere che non amava l’uomo che tutti ritenevano quello giusto per lei, aveva paura di far soffrire le persone che amava portandole ora a soffrire il triplo per le sue debolezze. Aveva posto tutti di fronte alla verità buttando in piazza la sua vita.
Aveva ammesso che la sua vita era una farsa. Che il suo matrimonio era naufragato per colpe sue.
I giornali ci sguazzarono, due eroi magici, una famiglia all’apparenza perfetta si separava senza un reale motivo. Nessuno scandalo, nessun tradimento da parte di uno dei due coniugi, solo un contratto magico spezzato, una famiglia distrutta a causa della routine in cui la loro storia era precipitata.

ma non mi fermo più
mentre vado cercare
quello che non c’è più
perché il tempo ha cambiato le persone.
Il tempo aveva cambiato le persone, il tempo aveva cambiato lei.
 Ora non si accontentava più, ora sulla soglia dei quarant’anni voleva vivere come non aveva mai fatto, voleva conoscere il mondo aprire la mente, concedersi avventure.
Voleva vivere finalmente e voleva farlo senza Ron.
Erano passate settimane da quel giorno di fine agosto in cui aveva annunciato a suo marito la rottura della loro storia, di lì a un giorno sarebbe andata via.
Avrebbe preso in mano ancora una volta il grande baule che per anni l’ accompagnava nei lunghi viaggi e sarebbe partita. L’ultima cosa che fecero come coppia fu quello di accompagnare i loro due figli al binario 9 e ¾, salutò i suoi due tesori diretti a Hogwarts e guardandoli scomparire. Capì che era giunto il momento anche per lei di andare via.
Ron non la salutò nemmeno, mentre Harry e Ginny la strinsero forte, nonostante tutto, nonostante anche loro soffrissero per la sua decisione le erano stati accanto, avevano cercato di capire.
Avevano provato a capire le sue ragioni.
ma non mi fermo più
mentre vado cercare
quello che non c’è più
perché il tempo ha cambiato le persone.

Il tempo aveva cambiato anche lei, lei che era sempre stata dedita agli altri al loro benessere, aveva deciso per una volta di pensare a se stessa.
Aveva deciso che cambiare aria, lasciare Londra fosse una buona idea.
Città nuova, lavoro nuovo e vita nuova.
Lontano dal passato dall’uomo che per anni aveva condiviso il suo letto e che ogni volta che la guardava cercando di leggerla dentro riusciva a farla sentire sbagliata, sporca cattiva.
Si era incamminata solitaria verso casa, subito dopo aver sciolto l’abbraccio con Ginny e Harry, aveva preso il baule e dopo un rapido sguardo alla stanza che per anni l’aveva vista infelice, si smaterializzò.
sono un altra da me stessa
sono un vuoto a perdere
sono diventata questa
senza neanche accorgermene.
La sua vita incominciava da li, era stata per diciannove anni in pausa e ora a Washinton riprendeva a vivere.
Hermione apriva le ali per volare lontano.

martedì 27 dicembre 2011

COME CENERENTOLA- Cap.26


26. Lotterò per noi.

Il vento sferzante le batteva con forza sul viso, quello era stato il modo con cui quella dannata isola, l’aveva accolta. Sollevò il bavero della giacca e s’incamminò, abbassando lo sguardo, verso il grande portone di ferro dove una sentinella la guardava con fare astioso. Azkaban non era certo il posto più indicato per una donna, tanto meno per una in dolce attesa, ma li, in quel luogo maledetto stava rinchiuso il suo Draco e nemmeno Voldemort in persona l’avrebbe persuasa dall’andare da lui.
Guardò l’uomo che con la divisa d’ordinanza verde acido la osservava da una piccola guardiola e mostrò muovendo la mano la pergamena. La guardia sgranò gli occhi osservando la firma, ma non disse niente facendola poi entrare nel carcere di massima sicurezza.
Desolazione, squallore, angoscia e urla, tante urla echeggiavano in quell’edificio retto e custodito da una grande e potente magia, dove i peggior criminali magici erano rinchiusi.
Hermione si guardò intorno, mura crepate, pavimento sporco, aria viziata e una tristezza che ti entrava nelle ossa, avanzò con decisione verso un’altra guardia, un auror dalla divisa che indossava e anche a lui mostrò la pergamena del ministro.
Questi però dopo un primo momento di apatia si scosse quando Hermione pronunciò il nome del detenuto cui voleva far visita.
-Malfoy- l’uomo si grattò la tempia osservando la ragazza di fronte a lui con circospezione.
-il capo ha dato disposizioni che nessuno gli faccia visita-
-Potter?- chiese Hermione già sapendo la risposta.
-Certo Potter, è lui il capo – rispose sbalordito – lei deve essere l’unica nel mondo magico che non sa chi è Harry Potter-
Hermione lo guardò assottigliando lo sguardo.
-Oh si fidi, lo conosco, anzi lo conoscevo bene, ora mi sembra però che quel grande eroe non esista più. Comunque- disse avvicinandosi alla guardia -Questa è firmata dal ministro in persona ed io sono l’avvocato del detenuto, quindi, sempre se non vuole passare guai è suo dovere accompagnarmi dal signor Malfoy-
L’auror soppesò le parole della giovane donna, non sembrava pericolosa si disse e sicuramente l’avrebbe schiantata e disarmata in un solo minuto. Decise, quindi, che era bene accompagnarla da Malfoy, infondo, disubbidire a Potter era meno pericoloso che disubbidire al ministro della magia, ma su quel particolare si sbagliava, oh se si sbagliava.
Scesero diversi piani con la luce della bacchetta a illuminare la via, nessuna parola gli accompagnò solo grida disperate, minacce senza senso e un freddo che distruggeva l’anima.
-siamo arrivati- disse l’uomo con il viso schifato dal luogo in cui la sua persona si trovava.
-questa è la stanza di massima sicurezza-disse l’uomo
- è stata costruita tanti anni fa per rinchiudere Colui che non deve essere nominato-
Hermione osservò prima gli innumerevoli attrezzi di tortura e poi l’uomo al suo fianco.
Divenne bianca al solo pensiero che quegli strumenti fossero stati usati sul suo Draco.
-apra la porta- disse con forza.
L’uomo la guardò stupito inconscio di chi fosse disse:
-cavolo signorina, tiene molto al suo lavoro per riuscire a sopportare questo schifo, se non fosse che mi pagano, e bene per stare qui, non ci verrei mai. Suppongo che anche lei sia pagata bene…-
-suppone male. Ora apra la porta-
L’uomo era scioccato, ma alla fine aprì la porta che raschiò sul pavimento di pietra.
Un odore di sangue, urina e animali morti fece voltare il viso all’uomo che si scansò di lato per fare entrare la giovane avvocato. Hermione si sentì quasi svenire, appena il puzzo arrivò al suo naso facendole salire la nausea, che riuscì a trattenere a stento.
Respirò con la bocca per non inalare ancora quell’odore e avanzò lentamente, con la bacchetta tra le mani. Sentì un crac sotto i piedi sicuramente qualche carcassa di piccoli animali morti da qualche tempo, senz'altro topi e continuò a camminare dinanzi a se.
L’uomo alle sue spalle non accennò a seguirla e lei non chiese di farlo, con un
-lumus- illuminò la stanza e si guardò intorno.
I muri erano ricoperti di muschio e scarafaggi che scapparono come impazziti appena la luce li investi, il pavimento era colmo di piccoli animali morti ammucchiati vicino al muro.
 Una ciotola d’acciaio si trovava in prossimità della porta, al suo interno vi era del pane ammuffito e del liquido che dal puzzo doveva trattarsi di urina.
 Hermione si portò la mano alla bocca trattenendo il conato, quello che i suoi occhi vedevano era uno spettacolo indecente nemmeno gli animali potevano essere trattati così.
 Ripresasi ripulì con un “Gratta e netta” e continuò ad avanzare, la stanza era tanto grande quanto sporca.
Vagò un po’ cercando il suo uomo e dopo tanto vagare lo vide. Era disteso su una fredda panca di pietra rannicchiato su se stesso, il viso tumefatto dalle percorse ricevute, due occhi neri un labbro spaccato e viola.
-Draco- chiamò avvicinandosi piano cercando di non scuoterlo per paura che anche il corpo fosse stato martoriato da quell’animale di Harry Potter
-Draco- ripeté appoggiando le ginocchia a terra incurante dei rumori degli animaletti viscidi che popolavano quella cella fredda e malsana-
-amore- sussurrò piano al suo orecchio.
L’uomo sussultò, stranito da quel contatto e si ritrasse sbattendo la testa al muro.
-Draco, amore- disse Hermione spaventata dalla reazione del biondo
-sono Hermione, ti prego Draco riconoscimi. Ti prego- supplicava Hermione. Il timore che Harry avesse rivolto a Draco lo stesso trattamento riservato a Lucius Malfoy la faceva fremere di paura .
-Hermione- disse l’uomo con difficolta, cercando di aprire gli occhi che gli dolevano a causa dei pugni ricevuti e per la luce troppo forte.
-si amore sono qui- riprese la ragazza sfiorando con delicatezza il viso del ragazzo che strinse i denti dal dolore.
-scusa –
-Perché sei qui?- chiese – non è un posto per te, chiama la guardia devi andare via-
-Draco, smettila-
-No, non la smetto voglio che vai via, che non mi guardi. Non sono uno spettacolo preferisco mi ricordi in un altro modo-
-che stai dicendo?-
-dimenticami Hermione-
-Dimenticarti? Hai battuto la testa?- disse la ragazza cercando di guardare il capo del biondo osservando con una stretta al cuore come il sudore e il sangue gli avessero imbrattato i bellissimi e morbidissimi capelli biondi.
-dimenticami. Puoi fare solo questo, per me non vi è speranza-
-che stai dicendo Draco. Certo che c’è speranza, sei innocente ed io ti toglierò da questo posto fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia-. enunciò Hermione.
-non riuscirai mai, lui ha mille appoggi, nessuno si metterà contro Harry Potter. Siamo soli-
-oh, non ne sarei tanto convinto. Sai chi mi ha firmato il foglio per essere qui a parlare con il mio assistito?-
Draco spalancò la bocca
-sei il mio avvocato-
-certo che sono il tuo avvocato, volevi qualcun altro, forse?-chiese Hermione.
-certo che no, sono felicissimo sia tu- disse Draco mentre la ragazza li accarezzava la mano.
-Ma non mi spiego come hai fatto a venire fin qui, questo è un posto di massima sicurezza. Potter non avrebbe…-
-infatti io non ho chiesto a lui ma al Ministro della magia in persona di farti visita, sono il tuo avvocato e… sono il tuo avvocato-
Draco accennò un sorriso notando il lieve rossore nelle gote di Hermione ancora si vergognava a dire che era la sua donna.
-sei la mia compagna, hai tutto il diritto a stare qui a farmi visita, poi sei anche il mio avvocato ma soprattutto sei la donna che amo-
Hermione si avvicinò un poco fino a sfiorare le labbra di Draco, erano screpolate, gonfie e sapevano di sangue ma nonostante questo il cuore gli esplose quando lo baciò.
 Lo amava.
Lo amava con tutta se stessa e guardarlo così indifeso, non faceva altro che aumentare il suo amore per lui.
-mi sei mancato- disse sussurrando a fil di labbra.
-anche tu amore, non sai quanto-
Hermione gli accarezzò ancora il viso facendo attenzione a non recargli altro dolore.
Draco la guardava, cercando di imprimere nella mente la donna così da ricordarsi di ogni sua piccola particolarità quando si sarebbero separati.
-abbiamo deciso una strategia?- disse Hermione rompendo il silenzio e riportando l’attenzione di Draco sui suoi occhi.
-abbiamo?- chiese stupito Draco.
-Io, Blaise e tua madre-
Draco rimase stupito da quest’ultima affermazione.
-mia madre?-
-si il ritratto nel tuo studio, quello di tua madre-
-sei entrata nel mio studio?-
-si Draco- quando è arrivato Blaise dovevamo cercare dei documenti delle cose che potessero aiutarti…
-hai frugato nelle mie carte?-
-Io, ecco…si in un certo modo-
-eh sei ancora qui a raccontarlo- disse sempre più sbalordito.
-che intendi?-
-che nessuno se non ha sangue puro o Malfoy può entrare in quella stanza-. Rispose Draco.
-Io … ecco… noi-
Un sorriso si allargò nel viso tumefatto di Draco Malfoy, una lampadina gli si era accesa improvvisamente. La mezzosangue più famosa del mondo magico non poteva essere diventata purosangue in un battito di ciglia. Quindi, due erano le cose: o l’aveva sposata cosa che purtroppo non era ancora avvenuta, o quella donna che amava e desiderava anche in quelle precarie condizioni custodiva nel suo grembo il frutto del loro amore.
-dimmi che quello che penso è vero – disse Draco protraendo la mano verso Hermione, che l’afferrò unendola alla sua posandola poi sul ventre socchiudendo gli occhi per cullarsi di quel momento.
Il luogo era lugubre e malsano, triste e per niente indicato per annunciare all’uomo che aveva scelto come compagno che presto sarebbe diventato padre, ma non se ne curò. In quel momento esistevano solo loro due e il marciume che li circondava si volatilizzò all’istante.
Hermione sorrise, guardandolo negli occhi, perdendosi in quelle pozze ghiacciate che tanto le facevano battere il cuore.
-Si- disse sussurrando – presto saremo genitori-.
A Draco quasi scoppio il cuore dall’emozione, voleva abbracciarla ma aveva paura di farle male a lei, al bimbo a se stesso visto le condizioni precarie in cui riversava, si limitò così a baciarla questa volata con foga infischiandosene del dolore del labbro spaccato.
-grazie- disse dopo essersi staccato da lei – grazie per avermi fatto questo dono, grazie-
Hermione sorrise ancora.
-grazie a te di esistere amore mio- rispose lei.
-oh che scena strappa lacrime- disse una voce alle loro spalle, una voce che entrambi conoscevano benissimo, tanto che Draco divenne livido di rabbia e Hermione s’irrigidì cercando di non farlo vedere.
-dovreste fare gli attori, siete portati per il melodramma- disse trattenendo a stento una risata che arrivò poco dopo.
Il gelo era calato su quella stanza non appena la voce di Harry Potter era arrivata alle loro orecchie.
Hermione cercò di alzarsi per ribattere al capo degli auror ma Draco la trattenne, così che Harry continuò a deriderli.
-sapete che rasentate il ridicolo. Uno rinchiuso ad Azkaban costretto a vivere nella sporcizia tra animali morti e insetti. Oh cosa direbbe il paparino se vedesse l’amato figlio ridotto come il più insulso animale- disse lo sfregiato volgendo il capo verso il biondo che lo guardava con odio cosa che lo fece ridere ancora più di gusto.
-l’altra- riprese guardando ora Hermione – che da super perfetta studentessa finisce per diventare una sfigata avvocatessa che per sopravvivere è costretta a portare in grembo il figlio bastardo di un mangiamorte-
Hermione s’infischiò del pericolo e di tutto quello che in quella stanza poteva capitargli.
-sentimi bene Potter- disse marcando con astio il cognome dell’ex amico. – qui l’unico che rasenta il ridicolo sei tu. Non osare insinuare niente su mio figlio e niente sulla mia vita privata, non sei degno nemmeno di camminarmi affianco-.
Harry rimase spiazzato dalle parole della ragazza. Ma Hermione era un fiume in piena e continuò a parlare:
-hai montato tutto questo casino, per niente. Sei ancora in tempo per fermarti prima che sia troppo tardi- continuò a dire Hermione assottigliando lo sguardo.
-oddio mi stai consigliando cosa è bene fare Granger?-
-si Potter, lo sto facendo. Se continui con questa tua idea di vendetta, ne pagherai le conseguenze. Lo sai bene anche tu che le tue sono calunnie e che niente c’è di vero in quello che dici-
-lo vedremo Granger-
-Harry sei ancora in tempo per ritrattare. Posso chiudere un occhio per quello che è successo-.
-chiudere un occhio? Io non ho paura né di te né di quel miserabile- disse Potter indicando Draco con una rapida occhiata.- io vincerò e finalmente il mondo magico sarà ripulito dal marcio-
-tu sei il marcio- disse Draco con astio alzando la voce per farsi sentire-
-oh non sapevo che i conigli parlassero- mugugnò Harry e senza indugiare troppo spezzò il silenzio di quella cella con svariati cruciatus.
-Basta- urlava Hermione -basta, lo uccidi così. Basta-
Harry era come in trans, non sentiva le urla della donna, godeva nel vedere l’uomo tanto odiato contorcersi dal dolore riverso a terra.
-BASTA Potter- disse il ministro in persona.

continua...