3.Quello che dicono su di noi.
Il primo anno di Eltamin al castello di Hogwarts era volato via ed anche il secondo volgeva quasi a termine.
La bionda, come ogni sera, si trovava nell’amata biblioteca al cospetto di tomi vecchi e polverosi; studiare in quel periodo era l’unica cosa che le interessava, l’unica che la faceva stare bene.
Anche il quidditch con il tempo aveva perso interesse, non che ne avesse mai avuto, ma da quando era entrata in squadra per scommessa e orgoglio non era più riuscita a liberarsi da quell’ingombrante impegno, visto i buoni risultati ottenuti. Quell’anno, il secondo a Hogwarts, anche Lily era riuscita ad entrare nella squadra di Serpeverde ricoprendo il ruolo di cacciatrice e le fu ancora più complicato dileguarsi da quell’impegno, in più lo sapeva bene, lui, avrebbe trovato il modo di irriderla per quello facendole saltare i nervi.
E non poteva permettersi altri litigi con James davanti a tutta la scuola, non poteva permettere che lui si accorgesse di quello che riusciva a scaturire; se avesse compreso l’importanza che un suo gesto le provocava per Eltamin, sarebbe stata la fine.
Così si rinchiudeva tra quelle vecchie mura che anni addietro accoglievano sua madre e solo così, si sentiva bene e tranquilla.
Non aveva bisogno di fingere tra i suoi adorati libri a loro non sarebbe importato che lei fosse una “regina di ghiaccio” come l’aveva sopranominata lui, rinfacciandole il suo modo di porsi per non essere scalfita dalle parole cattive che tutti le dicevano dietro. Odiosa saputella, così la sbeffeggiava con i suoi compagni di casa. L’aveva sentito per caso una sera mentre si avviava da sola per il castello alla ricerca di Lily e al solo ricordo, si gelò il sangue.
La prendeva in giro senza alcun motivo, lui, che più di tutti quei ragazzi la conosceva visto l’amicizia tra i loro genitori si beffava di lei senza alcun motivo poiché, aveva deciso di non rispondere più alle sue battute.
Apatica e insensibile, invece, erano gli aggettivi che gli alunni del castello utilizzavano per descriverla, nessuno però osava dirgli quelle parole di fronte, la sua bacchetta e la sua abilità in incantesimi erano temibili quanto quelle di sua madre alla sua età.
Quello era uno dei motivi per cui in quei primi due anni non aveva nemmeno un’amica all’infuori di Lily che però aveva instaurato altre amicizie. Solo lei si era isolata, amava la calma e il silenzio e la biblioteca era diventata la sua seconda casa.
Ai libri non interessava niente; né che lei fosse una perfida Serpeverde come le aveva urlato Kelly Probisher dopo una lezione di difese, né che fosse una falsa bugiarda come le aveva urlato James dopo essere stato punito per aver organizzato una festa nei dormitori dei grifondoro, invitando tutta scuola tranne lei si era vendicandosi così per il nomignolo che le aveva appiccicato sopra.
Ai suoi amati libri non interessava niente. Niente. A loro interessava solo essere sfogliati, letti e studiati, nulla più.
Girò con infinita calma il foglio del tomo che stava leggendo mentre qualcuno entrò nella biblioteca facendo troppo rumore, cosa che le diede sommessamente fastidio, ma non si girò aspettando l’intervento della vecchia bibliotecaria che non si lascio attendere.
Dopo poco, chiuse il tomo accarezzando la copertina di pelle di Drago, decidendo infine di andare a cena e con infinita grazia si sollevò dalla sedia riportando i libri negli scaffali. Scivolò lentamente oltre il muro e depositò i libri nello scaffale più lontano avviandosi lentamente verso l’uscita fino a che non udì per caso il discorso tra le due ragazze, corvonero dai colori blu e bronzo della loro divisa, che da poco erano entrate in Biblioteca.
-Pensi che ce l’abbia un cuore?-chiese una ragazza dai capelli neri che aveva già visto ma di cui non ricordava il nome
-Mah! Ne dubito- rispose quella di spalle, una biondina dalla voce squillante e alquanto fastidiosa.
-Scorpius ce l’ha, però- riprese la mora mordendosi le labbra subito dopo aver pronunciato il nome di suo fratello.
-oddio, Julien, ancora con Malfoy-la riprese la bionda.
-Non ci posso far niente. lo amo- Eltamin scosse il capo, trovando ridicola quella ragazzina. Innamorarsi di Scorpius Malfoy era da vere cretine lui voleva solo Lily, anche se ai più la cosa poteva risultare strana visto quanto battibeccavano.
-In quella famiglia- riprese la bionda, attirando nuovamente l’attenzione della Malfoy nascosta, tra gli scaffali – nessuno ama, lui dopo di te è stato con quante: sei o sette ragazze?- disse quella bionda contando sulla mano il numero delle ragazze che suo fratello aveva frequentato nell’ultimo mese.
-beh che centra?- la riprese l’altra irritata dalla costatazione, per altro giustissima, dell’amica.
-centra! La sorella è un pezzo di ghiaccio, non ha sentimenti ed è cattiva- Eltamin socchiuse gli occhi cercando di non pensare a quegli aggettivi sulla sua persona.- Lui gioca con i sentimenti delle ragazze- aggiunse.- Non ci si poteva aspettare altrimenti dai figli di un Mangiamorte- Eltamin spalancò gli occhi. Come osava quella cretina mancare di rispetto a suo padre fece un passo ma si bloccò appena sentì le altre parole...
-beh la madre è un’eroina- le rispose Julien, la mora Corvonero.
-Bella quella, si è fatta mettere incinta per farsi sposare se no, sarebbe come la figlia; Gelida- Eltamin impallidì.
-Si dice- disse la biondina abbassando la voce ma abbastanza udibile anche dal nascondiglio dove si trovava Eltamin . – che il matrimonio dei Malfoy sia una copertura, lui, il padre di Scorpius intendo. Tradisce sua moglie- la testa di Eltamin si svuotò completamente lasciando spazio solo a quelle parole che aprirono una ferita nel cuore della Serpeverde.
-davvero!- disse meravigliata la mora.
-si, si lo sanno tutti-sentenziò la bionda Corvonero.
Eltamin, ancora nascosta tra gli scafali ricolmi di libri, respirava a fatica e le gambe quasi non la reggevano.
Il suo cuore, si era come fermato; Tutto, potevano dire tutto: che era una stronza, che era odiosa ma non quelle cose sulla sua famiglia, su suo padre…
Sua madre poi, paragonare sua madre a lei.
Come osavano.
-tutto bene- chiese la bibliotecaria alle sue spalle.
Eltamin non riuscì a dire nulla le scaraventò il libro tra le braccia e si dileguò oltre la porta.
Sarebbe voluta scomparire, volare via lontano da quel castello, da quelle malelingue ma non poté far altro che rimettersi la maschera d’indifferenza e recarsi a cena in sala grande prima però pianse nascosta dentro uno stanzino delle scope, nessuno lì l’avrebbe mai trovata.