sabato 30 giugno 2012

Il talismano della Luce


Fantasie e terremoti.



Si era seduto su un grosso masso, e lì, incurante del tempo che scorreva, aveva trascorso tutta la mattinata. Si era cibato con alcune bacche trovate su un cespuglio, abbeverandosi da un piccolo ruscello che aveva scovato per caso nel suo vagabondare per la vallata.
Nella testa mille pensieri e l’immagine nitida di lei nuda e sensuale che si concedeva un rilassante e rigenerante bagno.
La gola divenne improvvidamente secca e la testa riprese a girare frenetica ricordando quei brevi e intensi attimi:
La sua schiena liscia e vellutata come la buccia di una pesca, il suo sedere sodo e alto, la vita stretta, i fianchi morbidi e il suo seno... deglutì.
Il suo seno a coppa starebbe perfettamente bene tra le sue mani, cosi come le sue gemme rosee tra i suoi denti e la lingua.
Draco respirò sonoramente buttando tutta l’aria che aveva incamerato pochi attimi prima.
Stava impazzendo, non c’era altra spiegazione ormai erano ore che fantasticava sullo splendido corpo della Granger. Il cavallo dei suoi pantaloni si stringeva ogni qualvolta ricordava quel corpo. Il suo membro pulsava dolorosamente al ricordo del corpo magro e sensuale di una sudicia mezzosangue.
-         Sudicia mezzosangue – ripeté. – Che cosa mi hai fatto- urlò con tutta la voce che aveva portandosi le mani sul volto.
Non si era mai sentito così nessuna donna l’aveva portato mai in quello stato.
“Perché lei? Perché proprio lei... ? ” si chiedeva disperato
“Perché ?”
***
Si era immersa fino al collo nell’acqua non appena aveva incontrato i suoi occhi argentei. Aveva sentito un brivido d’eccitazione scendere lungo la schiena notando lo brilluccichio lussurioso negli occhi di Draco.
-         Vergognati! – si disse in un moto d’ira Hermione , mentre agguantava i suoi vestiti e ancora bagnata se li infilava frettolosamente.
Si era eccitata per un suo sguardo ,quando invece doveva essere furiosa con lui che l’aveva guardata, mentre nuda, si faceva il bagno.
-         Maniaco – disse tra se e se, ma non riuscì a essere indignata.
Si sentiva strana, spossata, da quando lui era scappato oltre la radura. La morsa allo stomaco non l’aveva ancora lasciata, e per la prima volta Hermione non sapeva cosa succedeva al suo corpo.
“Riprenditi”, si rimproverò Hermione.
“Non puoi comportati così per lo sguardo ammaliato di un uomo.” Sì disse borbottando, mentre a passo di marcia ritornava alla piccola baita.
“Malfoy! Perdio è Draco Malfoy. L’odioso furetto. Non ci sarà mai nulla tra voi , nulla!” sbuffò.
“Sicuramente quello era un altro modo per prenderti in giro e tu, come una cretina, ti stai facendo tutte queste idee...”
Hermione nemmeno si era accorta di essere arrivata alla baita. Aprì pianola porta timorosa di trovarlo li, magari disteso a letto. Invece, di Draco non vi era traccia.
Sconsolata si guardò intorno e prese il grosso tomo che ancora faceva bella mostra sul tavolo e riprese a leggere dal punto in cui aveva interrotto la notte prima.
La mattinata passò velocemente poi arrivò il pomeriggio e infine la sera.
Quando la Granger sollevò gli occhi , ormai pesanti, dal magico libro quasi non riuscì a credere ai suoi occhi: il sole era calato e la luna era alta nel cielo.
Draco, però non era rientrato e il motivo, non vi era ormai alcun dubbio, era lei.
Hermione si distese nel letto, l’unico rumore che sentiva era quello del suo stomaco che le ricordava che dalla mattina non aveva toccato cibo.
Si rigirò nel letto portandosi un cuscino nel ventre stringendolo prepotentemente, convinta che quella posizione le avrebbe conciliato il sonno. Impossibile! Non riusciva a dormire, e benché si diceva che non le importava era preoccupata. Lui ,era lì fuori e nonostante sapesse che non vi erano belve feroci, saperlo lì non la rendeva tranquilla.
Un lampo illuminò la stanza e poi il tuono fece oscillare i libri che stavano sulla mensola accanto al letto.
Hermione strinse ancora più forte il cuscino, poi sbuffò.
Si sedette con un balzo sul letto, osservando la stanza che dopo alcuni attimi fu nuovamente illuminata a giorno da un lampo.
Si morse un labbro, indecisa sul da farsi. Infine, appoggiò i piedi nudi sul pavimento di legno arrivando fino all’armadio. Aprì le spesse ante di legno, buttando dentro la testa alla ricerca di un paio di scarpe comode.
Si stupì nel notare che ve n’erano più di una e della sua misura. Poi, afferrò il trench dall’appendiabiti e senza badare all’ennesimo tuono, che fece oscillare tutti i soprammobile della casa, uscì.
Andare a cercarlo, forse, sarebbe stata una stupidata, l’ennesima ma lei non riusciva a immaginarsi al riparo mentre lui chissà dov’era.
“Ti prenderà in giro Hermione” pensò Hermione quando butto fuori il naso.  L’odore di terra umida impregnava l’aria. La pioggia batteva forte ma Hermione non si lasciò scoraggiare.
-Lumus - urlò e riparata dall’ombrello si mise alla ricerca di Draco Malfoy.
***
Era da quella mattina che non faceva ritorno alla baita, sapeva che l’avrebbe trovata lì e lui, non la voleva vedere.
“Se gli salto sopra, mi sentirò un verme”. Disse tra se e se, mentre afferrava l’ennesima bacca rossa.
“Prima, però, mi schianta.” si rispose Draco sbuffando insoddisfatto per quella constatazione .
Allungò la mano verso il cespuglio e prese un’altra manciata ingurgitandole tutte insieme. Le buttò giù, come faceva con i confetti al cioccolato di cui andava matto. Le bacche erano piccole e succose, il loro gusto a primo impatto era dolce ma poi, rilasciavano dell’aspro sul palato che il solo mangiarne altre riusciva a togliere. Quello era un circolo vizioso, mangiava le bacche e continuava a pensare alla Granger nuda.
“Una mezzosangue, non posso essere attratto da una mezzosangue” si disse ancora, mentre ormai aveva fatto fuori tutte le bacche del cespuglio di fianco a lui.
Si sporse un poco, cercando di arrivare con la mano al cespuglio più lontano. Non vi riuscì, quindi lasciò perdere. Infondo, si disse, ne aveva già mangiate parecchie.
Pertanto, reclino un poco la testa e allungò le gambe e quando la prima goccia di pioggia arrivo sul suo capo, nemmeno se ne accorse, immerso com’era nei suoi pensieri.
Quando però un lampo, illuminò la valle ricordandogli che ormai era notte e il successivo tuono ,fece tremare gli alberi dietro di lui. Draco decise che dopotutto, affrontare l’ira della Granger non era nulla in confronto al bagnarsi. Non si sarebbe preso un raffreddore per colpa di quella deficiente.
Distese le gambe ancora una volta cercando di sollevarsi in piedi, fu un attimo, la testa incomincio a girare facendolo barcollare mentre le gambe erano deboli. In un istante si sentì stanco, privo di forze. Tutta la sua supponenza era scomparsa. Ora era nel panico: era solo, in un posto sconosciuto, stava male e per finire pioveva a dirotto. E lui, odiava la pioggia.
-         Maledizione - disse tra i denti.
“Resisti Draco, resiti...”
Ma benché cercasse di farsi forza, gli occhi si chiudevano da soli e sebbene lui cercasse di tenerli aperti, non vi riuscì crollando un attimo dopo nel terreno.
Hermione lo trovò così, riverso a terra completamente fradicio.
-         Malfoy – disse buttando a terra l’ombrello soccorrendo il giovane legismago.
-         Malfoy- ripeté scuotendolo cercando di risvegliarlo.
“Ti prego, fa che non sia morto. Ti prego!”
L’uomo mugolò un attimo cercando di aprire gli occhi, si vedeva che faceva fatica ma vi riuscì.
- Malfoy dimmi qualcosa?- disse Hermione, spostandogli i capelli umidi dalla fronte.
“Parlami”
- Come stai?-chiese sfiorandogli il petto cercando con tutte le forze di girarlo.
- Sei caduto?- domando ancora quando lo vide aprire piano gli occhi, il respiro era agitato. Sperò con tutto il cuore che non fosse lei ad agitarlo.
- Hai battuto la testa?- chiese mentre le lunga ciglia bionde di Draco Malfoy sbattevano frenetiche .
- Hai qualcosa di rotto?- domandò infine.
Hermione non la smetteva di fare domande era preoccupata nel vedere Malfoy a terra privo di forze. Non sapeva cosa fare: se aiutarlo ad alzarsi o utilizzare la magia.
“Poteva usare la magia” come poteva essersi dimenticata. Cercò in tasca la sua bacchetta nel momento in cui Draco spalancò gli occhi
“è la fine, ora mi uccide.”
-         Granger-, disse debolmente cercando di rimanere lucido.
Hermione era già a terra, attenta a ogni parola che Draco le avrebbe detto a breve.
 - Con il corpo che hai- disse piano mentre gli occhi della Granger si dilatavano irritati e allo stesso tempo stupiti - è un peccato tu sia una mezzosangue acida- finì Malfoy.
Hermione era pronta a esplodere ma non fece in tempo, una scossa fece tremare la terra aprendo il terreno in più punti. I due, si strinsero l’uno all’altro senza nemmeno rendersi conto del gesto che compirono in simultanea, venendo così risucchiati dal suolo.
Il ghigno irrisorio di Draco Malfoy si spense immediatamente, mentre le lacrime di Hermione bagnavano la già umida camicia del giovane.
Il panico gli avvolse, erano sprofondati nelle viscere della terra senza alcuna possibilità di sopravvivenza. I due non erano al corrente , che tutto era stato previsto in partenza .
Babajaga aveva solo forzato un po’ la mano, infondo, con i tempi di quei due ci sarebbero voluti millenni per trovare il talismano e il mondo magico non poteva aspettare. Gli uomini ombra avanzano velocemente lasciando alle loro spalle maghi e streghe privi di magia in preda ai più stanzianti dolori.





giovedì 28 giugno 2012

Giorno per giorno 1


Giorno per giorno
Mi libererò da ogni mio freno inibitorio che rende il mio aspetto composto e il mio cuore sotto controllo.


Albus la scorse, nascosta sotto il suo albero preferito, e senza alcun invito si sedette affianco.
Rose fece finta di non essersi accorta della sua presenza, anche se questo era impossibile. Il giovane Grifondoro faceva il possibile per mostrarsi a lei: si muoveva sulle foglie secche per farle scricchiolare, sbuffava ogni secondo e ormai al limite iniziò a fischiettare una stupida canzoncina estiva che gli aveva insegnato James, suo fratello maggiore.
-Ok Albus – disse spazientita Rose richiudendo il libro.
- Dimmi cosa ti turba?-  domandò.
Il moro Potter sollevò lo sguardo un attimo, incrociando i suoi occhi verdi con quelli azzurri e limpidi della cugina Rose.
- So un segreto – disse facendo inarcare un sopracciglio della giovane – ma non posso dirtelo- aggiunse gonfiando il petto.
-Allora di grazia, se non puoi dirmelo perché sei venuto a disturbarmi?- gli chiese spazientita.
- Perché è un segreto grosso... - ribadì il giovane cercando di catturare l’interesse della cugina.
- Non puoi dirmelo- gli ricordo Rose esasperata.
- Già, non posso dirtelo, però... -
- Spicciati Albus - lo riprese Rose – per domani devo finire il capitolo e non ho voglia di sprecare tutta la sera a giocare con te a: Indovina il segreto che solo Albus sa?-disse irriverente la Weasley.
- Spiritosa – proferì Albus sbuffando.
- Mi chiedo – disse la rossa Weasley - perché non vai a scocciare Scorpius con questi stupidi giochetti o ti metti a studiare Pozioni, prima di prendere per la quinta o sesta volta ” D”- lo sbeffeggiò la giovane.
Albus sbuffò ancora mentre si muoveva cercando una posizione comoda.
-         Non posso parlare con Scorpius perché la cosa riguarda lui – disse dopo essersi adagiato su uno spesso tappetto di foglie.
Rose perse un battito, rivolgendo ora tutta la sua attenzione al cugino, sperando che lui non leggesse attraverso i suoi occhi tutto l’interesse verso ciò che circondava Scorpius Malfoy.
-         Secondo – disse mostrando l’indice con supponenza – io non ho mai preso desolante , bensì accettabile-.
-         Che traguardo – rispose Rose canzonandolo cercando di rasserenare il battito.
-         Non tutti sono maniaci dello studio come te cuginetta – gli ricordò Albus, Rose non disse nulla.
-         Allora vuoi parlare? Si fa notte se no- disse ancora Rose.
-         Io non so... ecco- Albus sembrava profondamente imbarazzato.
-         Albus Severus Potter, parla prima che ti butti nel lago nero per aver osato disturbarmi durante l’ora del ripasso-.
-         Lily torna a Hogwarts – disse tutto d’un fiato, non riuscendo più a trattenersi oltre.
Rose spalancò la bocca e la richiuse, incredula e scioccata per la notizia.
-         Papà mi ha spedito una missiva poco fa- disse ancora il giovane Grifondoro contorcendo le mani e mordendosi il labbro. Faceva sempre così quando qualcosa lo imbarazzava e il ritorno di sua sorella , era una fonte di imbarazzo, visto come si era comportata con il suo miglior amico.
-         Ora- disse Albus, - non so cosa dire a Scorpius – sai credo sia ancora innamorato di lei, nonostante esca con quella Corvonero- disse il giovane Potter, grattandosi il capo perplesso e imbarazzato per la situazione che presto si sarebbe presentata.
-         Margareth – disse Rose vergognandosi di sapere il nome dell’ennesima fiamma di Scorpius.
-         Sì Margareth la Corvonero- ribadì Albus facendo un enorme sforzo di memoria.
Rose prese aria e impercettibilmente la mano iniziò a tremarle, con il ritorno di Lily ogni speranza di conquistare Scorpius naufragava. Infondo, non ci stava nemmeno provando a conquistarlo. Osservava come una insulsa spettatrice, le mille conquiste dell’amico-fratello e sperava che un giorno lontano, lui si accorgesse di lei.
“Illusa”
-         Se vuoi - gli disse Rose – lo informo io – aggiunse stringendo la lingua nei denti provocandosi dolore.
Quello era l’unico modo per sentirsi viva, ma in quel momento ogni dolore era invisibile al confronto dello strazio che provava il suo cuore.
“Innamorata di quello che presto sarebbe diventato a tutti gli effetti suo fratello”.
“Che cosa serviva essere la studentessa più brillante, se poi si ritrovava a combattere con quei pensieri desolanti e malati”.
“A nulla”. Si disse maledicendo se stessa e il suo cuore che non faceva altro che farla innamorare di ragazzi sbagliati.
-         Grazie Rose – disse Albus alzandosi di scatto riservandole un grande sorriso.
-         Speravo che me lo chiedessi...  - disse ancora il Grifondoro. – Io non sono portato per parlare di queste cose - finì il moro.  – Ora – aggiunse - ti lascio studiare. Grazie ancora cuginetta – disse Albus e in un attimo era già sul viale che portava al castello.
Rose appoggiò piano la testa nel tronco, deglutendo a fatica.
-         Ora che gli dico – disse portando le mani sul viso.
Come farò a consolarlo o consigliarlo”. Pensò contorcendo le mani convulsamente
“ Con quale faccia riuscirò a spronarlo ad andare avanti e se mi chiedesse... ”.
“ No”
-         Dannazione! -
“ Perché mi sono cacciata in questo guaio”.
 “Avrei dovuto lavarmene le mani, lasciare ad Albus il compito di parlargli, invece come al solito mi sono fatta fregare”.
-Stupida! Stupida ! stupida Rose! –  sì disse battendosi per tre volte il grosso tomo sulla fronte.
- Non ti ricordi un incantesimo, Weasley – la sua voce arrivò limpida come una doccia fredda facendola fremere.
-         Scorpius – disse in un sussurro guardando il biondo che con infinita classe e leggiadria si accomodava al suo fianco.
Non c’era alcun bisogno di andare a cercarlo, lui, come richiamato a lei da qualche magia, era arrivato.
Lo vide sorridere beffardo nel vederla ancora con il grosso tomo in mano.
-         Allora Rose, non mi fai capire il motivo che ti ha spinto a prenderti a colpi di libro?- le domandò irriverente.
Rose socchiuse gli occhi, distendendo le labbra in un pallido sorriso.
-         Dobbiamo parlare- disse prima di incamerare più aria possibile per buttare fuori quel grosso macigno che sapeva avrebbe sconvolto i mesi a seguire.

giorno per giorno





-Giorno per giorno-
Rose era seduta comodamente sopra un letto di foglie secche davanti al Lago Nero, nessuno la poteva vedere da quella posizione e si beò per questo.
Nessuno scocciatore, nemmeno i suoi migliori amici.
Soprattutto uno, che per lei era diventato come un fratello, ma che in realtà le faceva vibrare il cuore.
Nemmeno Alice Paciock, la sua compagna di stanza che sembrava leggerle dentro con un semplice sguardo poteva aiutarla in quel momento. Non voleva dare voce a quei pensieri che l’avevano colta un attimo prima.
“Maledizione!”
Chiuse con foga il grosso tomo che aveva in grembo e raccolse la prima pietra che vide sul prato, lanciandola nell’acqua scura davanti a sé con forza per allentare la tensione.
“Devo smetterla! Devo assolutamente smetterla.”
Socchiuse gli occhi e si appoggiò con la schiena al tronco del grande, inalò l’aria fredda sperando che questo suo gesto le schiarisse le idee. Tutto, però, era inutile da ben un anno non riusciva più a ragionare lucidamente.
Quando sua cugina Lily aveva tradito e poi lasciato Scorpius, il suo miglior amico, il suo fratellastro:la sua vita era cambiata.
Scorpius era cambiato o forse erano solo paturnie di sua invenzione finalizzate a giustificare quello che sentiva.
Il tempo che passavano insieme era aumentato semplicemente e loro avevano cominciato a parlare di più, a crescere insieme.
In effetti c’erano stati molti mutamenti: Lily era stata spedita dai suoi genitori in una scuola italiana. Luck Zabini, il ragazzo che per anni le aveva fatto battere il cuore si stava per sposare con sua cugina Victoria. I suoi genitori si erano separati e ora sua madre aspettava un figlio da Draco Malfoy.
Lei era stata spettatrice di tutti quegli eventi, non aveva nemmeno provato a contrastarli anche perché non le dispiacevano. La sua mente era pratica e sapeva che la cotta per Zabini era solo un’infatuazione. I cambiamenti non la spaventavano anzi la incuriosivano,e affrontarli insieme a Scorpius come quando erano piccoli le dava una carica in più.
Ogni occasione era buona per fare una passeggiata, per studiare, per ridere e scherzare. La spensieratezza che li vedeva giocare non era sparita, anzi era stata arricchita da nuove sensazioni, sconosciute a entrambi, l’unico dettaglio che era andato a sparire era il dormire nella stessa stanza del grande Manor.
Il loro settimo anno stava iniziando e presto sarebbero entrati nel mondo vero.
Butto fuori l’aria portandosi il libro al petto.
“Tutto era mutato”.
Lei era cambiata. Tante volte avrebbe voluto fermare il tempo per non fare i conti con le “cose da grandi” perché si sconfitta. Socchiuse gli occhi e pensò alle sue iridi grigie talmente magnetiche da far tremare le gambe, a quei capelli dorati che scompigliati dal vento sembravano tante piccole farfalle, come quelle che lei sentiva nello stomaco, a quel corpo maturato con il tempo che le faceva trattenere il fiato.
 “Stupida!”
Si era innamorata dell’unico ragazzo che non avrebbe mai potuto avere. Ammetterlo anche solo con sé stessa era atroce perché subito dopo arrivava il secondo pensiero ovvero che per lui era solo una sorellina, e non una ragazza.
In un film che le piaceva particolarmente il protagonista, in una scena particolarmente toccante, diceva alla donna che amava: “Sorella, amica, amante”, ma era solo una storia, la realtà era ben diversa.

Che tu sia dannato... EPILOGO





Epilogo.

Harry Potter era arrivato da un’ora, e seduto su una poltrona di pelle nera che abbelliva il grande studio, aspettava che Malfoy lo degnasse della sua presenza.
Il legismago arrivò silenziosamente alle spalle dell’auror, richiudendosi la porta alle spalle.
-         Ti aspetto da un’ora! Dov’è Hermione? Le devo parlare - disse Harry Potter con tono scocciato sia per l’attesa sia per la situazione.
-         Riposa - rispose semplicemente Draco, sedendosi dietro la scrivania in radica di noce. Osservando ora, con viso truce, il grande eroe.
Harry corrugò la fronte, pronto a fronteggiare il mago sedutogli di fronte.
Draco allentò un poco la cravatta dal colletto della camicia, donandosi con quel gesto un po’ di pace.
-         Ti ho chiamato qui - disse sganciando con classe i gioielli che fermavano i polsini. -Per complimentarmi con te della splendida idea di questa mattina - il tono usato dal legismago faceva intendere che quella non sarebbe stata una chiacchierata di cortesia.
Harry aprì la bocca buttando fuori tutta la sua rabbia nel sentirsi attaccato anche da Malfoy.
-         È stato un caso - disse sbattendo un pugno sul tavolo.
-         Non doveva presentarsi quel caso Potter – disse con rabbia Draco fulminandolo con lo sguardo - È stata una fatalità che lui non l’abbia... -  Draco non riuscì a finire la frase - Ti avrei ritenuto il responsabile Potter – concluse poi.
Harry si sentiva già abbondantemente in colpa per tutto quello che era successo alla sua amica in quell’anno, quella sarebbe stata la sua ennesima colpa.
Solo alcune ore prima sua moglie Ginny e sua suocera Molly, gli avevano inviato una strilettera per ricordagli l’ennesimo errore.
Ora Malfoy non faceva che ricordargli le sue mancanze.
Aveva fallito come auror ma soprattutto come amico. Non era riuscito a proteggere Hermione. Aveva concesso a Narcissa Malfoy una gita fuori dal Manor, convinto che niente potesse succedere alle due donne se le faceva proteggere da due dei suoi uomini.
Si sbagliò e quello sbaglio sarebbe potuto costargli molto caro. Aveva messo la vita di Hermione in pericolo.
-         Voglio prendere parte al processo conto Weasley- disse Draco - voglio essere sicuro che quel verme marcisca per sempre ad Azkaban – finì il legismago -E tu Potter mi aiuterai –
-         Io non posso decidere chi saranno i Legismaghi per l’accusa- gli ricordò Harry.
-         Non m’importa un cazzo Potter, tu ora vai dal grande capo e gli dici che vuoi il meglio affinché quel grande coglione di tuo cognato non metta più piede su suolo magico. Ed io sono il meglio – gli ricordò con supponenza Draco.
-         Io... - Harry non sapeva che dire.
-         Potter- lo riprese ancora Malfoy,
-         Malfoy guarda che non c’è bisogno di dirmi come mi chiamo, so benissimo qual è il mio nome. Come so benissimo in quale posto deve stare Ron- concluse irritato l’auror, alzandosi in piedi sotto lo sguardo truce di Draco Malfoy.
-         Ti ricordo inoltre, - disse Harry - che il nostro accordo termina qui- Draco granò gli occhi.
-         Domani verrà mia moglie per aiutare Hermione a trasferissi a casa mia-.
A Draco si fermò il cuore.
“Non osare, non puoi portarla via da me.”
-         Non osare... - urlò Draco facendo svegliare di soprassalto i ritratti che abbellivano il suo studio.
-         Cosa Malfoy... mi pare che gli accordi fossero chiari. La proteggi al Manor fin quando Ron non sarà preso - disse ricordando Harry.
“Non sei tu a decidere... ”
-         Guarda caso Ron è stato catturato e ora Hermione è libera di andar via. Infondo, - gli ricordò l’auror – voleva andare via da qui anche un mese fa-.
-         Potter non osare... - ripeté ancora Draco.
“ Lei ... ”
-         Vi sentite urlare fino al piano di sopra- disse Narcissa entrando nello studio, i due uomini la guardarono avanzare verso la grande scrivania.
-         Non mi pare il caso litigare non vorrete svegliarla, questa mattinata per Hermione è stata molto difficile – ricordò loro Narcissa.
-         Ci scusi- disse Harry.
Draco sbuffò sedendosi nuovamente nella sua poltrona. Narcissa distese le labbra in un sorriso.
-         Penso, signor Potter, che debba decidere Hermione se rimanere al Manor o meno- aggiunse.
“Come no! Appena le dirò che può ritornare dalla sua amica Weasley farà le valige e andrà via da me per sempre” pensava Draco tra se e se ormai poco interessato a ciò che sua madre e Harry Potter dicevano.
-         Per il momento penso che Hermione gradirebbe un po’ di tranquillità- aggiunse inseguito Narcissa – solo il Manor la può proteggere da giornalisti e curiosi, soprattutto durante il processo –
Harry Potter annuì.
-         Ne vorrei parlare con Hermione – disse Harry – anche se mi trovo d’accordo con lei signora Malfoy- la lady sorrise.
-         Ora se volete scusarmi, vado a riposare anch’io – disse lady Narcissa incamminandosi verso l’uscita.
-         Sì, si è fatto tardi anche per me - aggiunse Harry. Draco nemmeno li ascoltava.
-         A presto Malfoy- disse l’auror guardando Draco che sollevò lo sguardo verso Harry, osservandolo uscire affianco sua madre.
La donna guardò suo figlio con espressione colpevole, da quando erano rientrati da Diagon Alley l’aveva evitata. Sapeva Narcissa che suo figlio la riteneva responsabile dell’aggressione a Hermione e infondo, anche lei si sentiva così. Se non fosse stato per la sua stupida idea, Ron Weasley non avrebbe messo ancora una volta le mani sulla ragazza.
Draco distolse lo sguardo da sua madre e dopo che i due uscirono richiuse la porta per poi concedersi un bicchiere di firewhisky, per scacciare così i pensieri che lo vedevano lontano da Hermione.
***
Hermione si rigirò tra le lenzuola, il respiro corto, agitato e una morsa allo stomaco la svegliarono di soprassalto.
Si sedette sul letto cercando di calmare il respiro.
- Hai fatto un brutto sogno?- chiese Narcissa seduta sulla poltrona bianca affianco al letto.
- Sì, credo di si- rispose Hermione cercando di coprirsi con il lenzuolo vergognandosi per essere in camicia da notte davanti alla perfetta lady.
- Come ti senti?- chiesa la donna non curandosi dell’abbigliamento della ragazza tanto meno dei suoi capelli in disordine.
-Un po’ frastornata- rispose sincera Hermione.
- Signorina Hermione -
- Sì- rispose Hermione cercando di scrutare la donna oltre la penombra che regnava nella stanza.
- Le chiedo di perdonarmi per la pessima idea dell’altra mattina, è colpa mia se l’hanno aggredita- disse Narcissa guardando la ragazza sbiancare all’improvviso.
- Che cosa sta dicendo ?- chiese Hermione confusa - Chi l’ha accusata?- domandò ancora preoccupata.
- Nessuno – si affretto a rispondere la signora Malfoy -io... so che è così- rispose ancora la lady.
- È una cretinata signora Narcissa, mi scusi se glielo dico. Ma non è affatto vero. Se Ron- disse storcendo il naso – mi ha aggredita è perché è un malato, lei non c’entra nulla – poi continuò dicendo -Spero che suo figlio... -
Narcissa abbassò lo sguardo. E Hermione balzò in piedi afferrando la vestaglia.
“Come si permetteva di accusare sua madre dell’aggressione di Ron. “
Hermione scese le scale quasi correndo, infischiandosene fossero quasi le due di notte e, senza nemmeno bussare, entrò nello studio.
Lo vide seduto sulla poltrona ,  la camicia era sbottonata fino a metà petto che per la prima volta Hermione poté vedere.
Un brivido scese lungo la schiena della donna. Bello, era bellissimo ed ora sembra tanto indifeso.
I capelli biondi ricadevano morbidi sulla fronte, gli occhi erano socchiusi e nella mano teneva ancora il bicchiere di cristallo che fino a qualche ora prima era pieno di alcool.
Hermione storse il naso pensando che ancora una volta lui si era rifugiato nell’alcool, invece che andare da lei.
-         Hermione non lasciarmi –
La Granger aprì la bocca stupita sentendo quelle parole che Draco pronunciò nel sonno.
“Ha paura che io lo lasci”
-         Signorina Hermione – Hermione nemmeno si girò sentendo la voce di Narcissa
-         Sa perché è in questo stato?- domandò Hermione
-         Credo che abbia litigato con Potter-
-         Harry è stato qui?- chiese ancora Hermione.
-         Si questa sera, ma lei dormiva- le rispose Narcissa.
-         Capisco- disse Hermione invitando la donna a continuare.
-         Il signor Potter crede che sia meglio per lei andare a casa Potter , lì vi è sua moglie che può prendersi cura di lei– Hermione notò la tristezza nelle parole della donna.
Hermione si girò preoccupata.
-         Draco?- disse.
-         Draco non la pensa come il signor Potter- concluse Narcissa.
La ragazza socchiuse gli occhi e respirò.
-         Ho detto loro che sarà lei a decidere, magari dopo la festa di questa sera...- concluse la lady.
“ La festa , si era dimenticata della festa per i ventisei anni di Draco”
-         Io...- cercò di dire Hermione. Narcissa la guardò un attimo intuendo i mille pensieri della giovane donna.
-         Lo dica prima al padrone di casa, credo che abbia sofferto abbastanza in questi anni. Lasci a lui la gioia di scoprire perché vuole rimanere -.
Hermione sorrise. A lady Narcissa era bastato un solo sguardo per capire cosa aveva scelto.

***
Draco era seduto nella scrivania del suo ufficio a Londra, quella mattina era uscito presto giusto per non vederla. Sapeva che Potter le avrebbe invitato una missiva eludendo la richiesta di sua madre, e presto la Weasley sarebbe arrivata per aiutarla con i bagagli. I suoi occhi, il suo cuore non avrebbero retto alla scena quindi si era rifugiato dentro il suo studio nascondendosi da tutto ma soprattutto da Hermione.
-         Ehi amico – disse Blaise osservandolo dalla porta. –lavori ancora?- chiese.
-         Come vedi sì, Blaise- rispose secco.
-         Uno stacanovista – lo canzonò il moro –anche il giorno del tuo compleanno –
Draco sbuffò.
-         Non sono più un bambino per prendermi un giorno per festeggiare- gli ricordò mugugnando. Blaise sollevò gli occhi al cielo.
-         Tua madre mi ha pregato - disse Blaise - di riportarti a casa, pare che anche lei non ha voglia di festeggiarti ma ha abbastanza fame, ed io con lei -
Draco sollevò lo sguardo.
-         Che vuoi- disse Blaise osservando lo sguardo dell’amico, - mi ha invitato a cena ed io non rifiuto mai l’invito di una bella donna - concluse il moro.
-         Ti ricordo che parli di mia madre Blaise -
-         Si, Draco, e non mi pare di aver detto nulla di sconvolgente: tua madre è una donna ed è oltre più una bella donna -
Draco chiuse con rabbia il plico dei documenti.
-         Andiamo prima che ti prenda a pugni-
-         Stacanovista e violento. Povera la donna che ti sposa... - Disse Blaise sull’orlo delle lacrime.
Draco lo mandò a quel paese con un semplice sguardo.
***
Hermione s’infilò l’abito in seta verde che le lasciava scoperta la schiena, si guardò allo specchio trovandosi maledettamente a disagio vestita così.
-         C’è qualcosa che ti turba cara?- chiese Narcissa guardandola attentamente vicino allo stipite della porta.
-         Mi sento fuori posto con quest’abito – rispose Hermione accarezzando la stoffa elegante e delicata, che fasciava il suo esile corpo.
-         Perché mai, sei bellissima, Draco...- cercò di dirle Narcissa.
-         Draco ci evita da questa mattina- rispose Hermione spostandosi per non vedersi più riflessa nello specchio – non sappiamo nemmeno se verrà a cena-
-         Sei nervosa? -  disse Narcissa. – e il nervosismo è cattivo consigliere- le ricordò la lady -Ora ti siedi e ti tranquillizzi un poco, poi finisci di prepararti- la riprendeva come una madre fa con una figlia reticente -Ti aspetto in sala per le nove, scendi dalle scale centrali – le disse.
Hermione aprì la bocca pronta a ribattere che lei non sarebbe scesa da nessuna parte, ma lady Narcissa fu più lesta, uscì dalla sua stanza lasciandola nuovamente sola.
-         Dannazione – disse sollevandosi dalla sedia -Se riesco a sgualcire l’abito prima di fare il mio ingresso in sala deluderò anche lei, oltre che il figlio- si disse.
Così dopo aver preso un altro grosso respiro, iniziò a mettersi l’ormai inseparabile pettinino tra i capelli.
Un elfo le portò alcuni gioielli che Narcissa le prestava per l’occasione. Hermione rimase incantata quando aprì l’astuccio che conteneva  un bracciale di diamanti talmente bello e luminoso che aveva paura che si rompesse solo a toccarlo. Assieme al bracciale, abbinò degli orecchini, sempre di diamanti ,che cadevano a goccia.
Quando fu pronta prese tra le mani la pochette che aveva preso con l’abito, introducendo al suo interno il piccolo pacchetto che aveva acquisto nel negozio dei folletti, prima di essere aggredita.
Diede un ultimo sguardo alla sua figura riflessa nello specchio e sorrise.
-         Vai e convincilo Hermione- sì disse - se non ci riuscirai, almeno ci hai tentato e non potrai rimproverarti nulla -.
Finalmente uscì della sua stanza e con infinita grazia scese le scale che poco prima Narcissa le aveva indicando, facendo così il suo regale ingresso.
***
Draco e Blaise arrivarono via camino direttamente nello studio del Manor, Draco si stranì subito quando sentì della musica provenire da una sala.
-         Zabini ne sai niente?- disse livido. Blaise sollevò le mani - Ambasciator non porta pena- si affretto a dire.
I due uscirono dallo studio poco dopo e in men che non si dica vennero letteralmente sommersi da pacche sulla spalla e auguri.
-         Questa mia madre me la paga – disse tra i denti Draco rivolto a Blaise che già aveva puntato la preda per la serata.
-         Blaise- lo richiamò il biondo –bah-  disse sbuffando – vado a cercare qualcosa di forte per dimenticare in cosa sono immischiato- .
Draco avanzò verso la zona ristoro, sorridendo fintamente a tutti quelli che gli si pararono di fronte. Sentì la musica cambiare ma non se ne curò
-         Un firewhisky liscio- disse all’elfo domestico .
L’essere fu velocissimo nel servirlo, inchinandosi poi servizievole.
-         Dovresti ringraziarlo per averti servito -
Sentendo il suono melodioso della sua voce, Draco si girò talmente veloce che rischiò di far cadere il liquido ambrato all’interno del bicchiere.
S’immobilizzò con occhi e bocca aperti. Quella donna era una visione non riusciva a dire nulla.
-         Sto cosi male ?-chiese Hermione abbassando lo sguardo sul suo abito accarezzando la stoffa sui fianchi.
-         Sei ancora qui?- disse Draco senza connettere.
“Che cazzo dico!”
“Dovevo farle i complimenti. Maledizione!”
Hermione sollevò di scatto gli occhi incrociandoli con quelli del biondo legismago.
-         Dove sarei dovuta essere Malfoy- rispose piccata.
Vide il fuoco e un velo di tristezza nei suoi occhi ma non la colse subito , rispondendo con superficialità
-         Non so, a casa di Potter per esempio- disse Draco pentendosi un attimo dopo per aver pronunciato quella frase.
Hermione si girò di scatto allontanandosi, lasciandolo solo e imbambolato davanti al tavolo dei rinfresco.
-         Amico spero vivamente che ti decida a rincorrere quella donna, quando è scesa dalla scala in molti hanno avuto un mancamento – disse Blaise.
-         Blaise- lo riprese scocciato Draco mentre guardava spaesato il punto in cui il corpo sinuoso di Hermione era sparito
-         Si – rispose l’amico guardandolo con la coda dell’occhio.
-         Fottiti - disse Draco lasciandogli il bicchiere e rincorrendo finalmente Hermione.
La trovò dopo alcuni minuti seduta nel roseto.
-         Sei qui- disse Draco avvicinandosi a lei sedendosi infine,  al suo fianco.
La ragazza non disse nulla guardava la luna nel cielo.
-         Tu vuoi che me ne vada Draco? – gli chiese senza indugiare oltre.
-         No – rispose prontamente il Legismago
-         Allora perché credi che me ne sarei andata via... senza nemmeno salutarti?-
-         Perché quello che spero normalmente non si avvera-
-         Che cosa speri?- chiese distogliendo lo sguardo dalla luna e guardando ora l’uomo.
-    Tante cose irrealizzabili – disse il mago.
-         Se non lotti per ottenerle rimarranno tali-
Draco sorrise.
        - Ammiro la tua aria combattiva da tenace Grifondoro- disse.
-         Detesto la sua aria da codardo Serpeverde- ribatté Hermione.
-         Touché- disse  Draco abbassando lo sguardo -Ho paura che ora che tutto è finito tu vada via per sempre- ammise osservando le scarpe che ora si erano sporcate con l’erba del giardino
Hermione aprì la bocca per respirare.
-         Rimarrò di nuovo solo in questa casa. Non sentirò più la tua voce al mattino che mi da il buongiorno. Non sentirò più il tuo profumo tra i libri della biblioteca non incontrerò più...-
-         Chiedimelo Draco... - disse – chiedimi di rimanere -
Hermione si era alzata in piedi e ora davanti a Draco gli prendeva il viso tra le mani.
-         Chiedimelo –
Lui era incredulo.
-         Io... vuoi rimanere ?– sembro una supplica più che una domanda, ma Hermione non ci fece caso.
Lo baciò con foga, quella fu la sua risposta. Risposta che Draco , gradì parecchio.
Si baciarono per interminabili minuti fino a quando respirare, divenne necessario.
-         Rimani quindi ?- chiese Draco per essere sicuro che quello non fosse un sogno.
-         Si Malfoy, se mi vuoi, rimango- disse ridendo Hermione
-         Certo che ti voglio- replicò il biondo baciandole la fronte.
Hermione sorrise stringendosi al suo petto.
-         Forse dovremmo rientrare -  disse la Granger.
-         Nemmeno morto, ora stiamo qui e recuperiamo il tempo perso-
-         Non starai correndo troppo...- lo canzonò.
Draco nemmeno la rispose baciandola ancora.
-         Sai di sopra...potremmo approfondire –
Hermione lo guardò negli occhi, il cuore batteva come un pazzo, le sue mani stringevano quelle di Draco.
-         Va bene- disse – prima devi almeno salutare tua madre, ci tiene tanto a vederti e darti gli auguri- Draco fece una smorfia. - Devi ringraziarla per la festa- continuò Hermione.- e scusarti per il tuo comportamento – concluse.
-         Che dici?-
-         Ieri, l’hai trattata male... – gli ricordò.
-         Granger!-
-         Malfoy!-
-         Va bene rientriamo ma non ho alcuna voglia di restare tra quella gente per molto tempo. Le donne mi lusingano mettendo bigliettini con i loro indirizzi nelle tasche della giacca- disse guardando negli occhi la strega davanti a lui che rispose con un’occhiata truce.
“ Dio che sensazione stupenda saperti gelosa di me.”
-         E gli uomini mi annoiano parlando di cause e processi – finì Draco porgendo il suo braccio alla bella donna che non indugiò oltre afferrandolo ormai senza alcuna vergogna.
Quando rientrarono nella sala del Manor, gli occhi dei presenti erano tutti per loro. Questo a Hermione e Draco non importava, il legismago con infinita classe aiutò la giovane donna a districarsi tra i presenti, raggiungendo infine lady Narcissa che radiosa gli baciò entrambi sulle guance.
-         Benvenuti miei cari – disse beandosi degli sguardi finalmente distesi che i due si lanciavano.
“ Bene ! Pare che il mio compito qui sia terminato. I ragazzi hanno finalmente aperto i loro cuori” pensò Narcissa.
“Presto questa casa riprenderà il suo vecchio splendore. ”
La signora Malfoy guardò Hermione, che radiosa ammirava ogni movimento di Draco che a sua volta non la perdeva di vista un solo attimo.
“ Una nuova lady  si prenderà cura di quello che un tempo era il mio regno. Una gran donna.” constatò ancora Narcissa.
“Affido a te Hermione Granger, ciò che di più caro mi è rimasto :mio figlio Draco. So che lo amerai e proteggerai”
***
La serata procedette tra balli e chiacchierate e quando Draco vide nel viso di Hermione un po’ di stanchezza si avvicinò al suo orecchio dicendole.
-         Sa signorina dovrebbe andare a dormire, per lei è tardi –
Hermione sorrise.
-         Anche per lei signore, non vorrà lasciarmi andare da sola-
Draco non se lo fece ripetere, si congedò da sua madre e sempre tenendola a braccetto uscì dalla sala, non gli importò degli sguardi curiosi degli uomini e nemmeno di quelli disperati delle donne. Arrivato nell’andito che conduceva alle scale di marmo la strinse un poco.
-         Credevo che questo momento non arrivasse mai – disse in un sussurro sfiorandole le labbra. Dopo di che, si materializzarono nella grande stanza patronale.
Non indugiò oltre riprendendo a baciarla sulla bocca, sulle guance fin giù nel collo.
Hermione sentiva i brividi, le mani le formicolavano dall’eccitazione. Il respiro si faceva man mano più corto. Quando le mani di Draco le accarezzarono la schiena, fu naturale per lei inarcarla e strofinare il suo seno sul petto del legismago che oramai era senza camicia.
“Questo è un sogno”
- Forse stiamo ... correndo- disse Draco con voce roca.
- Non osare ritrarti proprio ora –lo riprese Hermione con voce saccente quella che tanto tempo prima lo irritava.
Draco sentendole dire questo, la strinse ancora a se e con un colpo di bacchetta fece scomparire il suo splendido vestito verde.
-         Pensa che l’ho preso per fare colpo su di te e tu non l’hai degnato di un solo sguardo-
-         Non può competere con la tua bellezza Granger, un abito contro di te perde in partenza – le sussurrò nell’orecchio mentre accarezzava i suoi fianchi e il suo ventre.
-         Mi spiace per l’abito, ma preferisco questi complimenti- disse ridendo rigirandosi tra le braccia di Draco, stringendosi se possibile ancora di più a lui.
Quello che successe dopo fu magia allo stato puro. Si baciarono con passione e senza mai risparmiarsi , donandosi carezze. Quando finalmente Draco entrò in lei, i sospiri ad ogni affondo facevano fremere entrambi. Insieme toccarono l’apice del piacere e quando Morfeo gli accolse, si abbandonarono a lui, uno nelle braccia dell’altro.
L’indomani mattina svegliarsi ancora abbracciati fu ancora più magico.
“Dimmi che non sto sognando” pensò Draco aprendo piano gli occhi guardando ora estasiato il corpo nudo di Hermione.
“ Dimmi che staremo insieme per sempre” pensava invece lei accoccolandosi  a lui mentre con la mano accarezzava il suo petto.
- Sei sveglia – disse timoroso .
- Sì- rispose flebile senza aprire gli occhi.
- Stai bene , vuoi che ti faccio portare la colazione?- Hermione aprì gli occhi di scatto sentendo che Draco stava cercando di alzarsi.
- Non ti sei pentito, vero?- chiese allarmata.
Draco la guardò un attimo perplesso.
- No, tu?- chiese sentendo il cuore arrivargli in gola.
- No - rispose Hermione gli saltò letteralmente sopra facendolo barcollare ricaddero uno nelle braccia dell’altro e fu nuovamente il paradiso.
Dopo alcune ore...
-Draco –
-Sì -
-Ti ho comprato un regalo –
Il biondo si alzò sui gomiti osservandola curioso.
- Ah sì... ma era ieri il mio compleanno- gli ricordò trattenendo a stendo una risata ricordando quello che avevano fatto la sera prima.
- Mi sono scordata...-
- Da te Granger, non me lo sarei mai aspettato...- disse Draco canzonandola. Hermione sbuffò.
- Lo vuoi?- chiese.
- Certo- disse sedendosi sul letto. Hermione si alzò rubando tutte le lenzuola per non girare nuda per la stanza.
- Oh peccato pensavo il regalo fosse una camminata sensuale solo per me-
-Non fare il cretino –lo rimproverò Hermione prendendo dalla piccola borsetta il pacchetto.
- Carta elfica- disse Draco osservando il piccolo pacchetto che ora aveva tra le mani.
- Ti dico che è un piccolo dono niente in confronto... -.
- Tutto quello che hai scelto per me, è stupendo anche fosse una cicca di sigaretta fumata da chissà chi- Disse Draco, mentre con infinita eleganza apriva il pacco.
- Io avrei strappato tutto- constatò Hermione.
- No, c’è più gusto a farlo lentamente, noti l’ansia negli occhi di chi ti ha fatto questo dono... –
- Dai Draco-
- Va bene, ve bene...lo apro - disse il legismago mentre finalmente si ritirò tra le mani la scatolina in velluto nero.
Quando fece scattare, la sicura rimase stupito nell’osservare il piccolo ninnolo raffigurante un serpente.
Osservò rapito gli occhi del rettile e ghignò.
-         Interessante -
-         Che cosa è interessante?-
-         Gli occhi sono uno verde e uno rosso . Vuoi dirmi qualcosa... a riguardo?-
-         No- rispose Hermione.
-         Che cosa vuol dire questo ciondolo – chiese guardandola aspettando che la donna rivelasse quello che lui sperava.
-         È un porta fortuna -  disse – tu lo metti al collo e quando saremo lontani, l’occhio rosso ti proteggerà-.
“ Quanto sei dolce ”
-         Hermione-
“ Quanto mi sento cretina”
-         Si –
-         Ti amo- disse Draco guardandola negli occhi.
-         Anche io- disse infine la Granger baciandolo ancora e ancora...non avrebbe più smesso di baciarlo.
Da quel giorno infatti i due divennero inseparabili e per la gioia di lady Narcissa presto lo scalpitio di un piccolo Malfoy riecheggiò nel Manor.

The end

Anche questa storia si è conclusa... spero che vi sia piaciuta e che nel suo piccolo vi abbia fatto emozionare. So per certo che Ron l’avete odiato quindi uno dei miei intenti è stato soddisfatto.
Colgo l’occasione per ringraziarvi tutte: chi ha letto, chi ha recensito, messo tra le seguite e ricordate.
Ringrazio inoltre, Ylenia che ha betato la storia e Sara che ha revisionato gli ultimi capitoli.
Alla prossima avventura, baci
Miki.