sabato 17 dicembre 2011

la vigilia di Natale.


E' Natale ogni volta che sorridi
a un fratello e gli tendi una mano.

E' Natale ogni volta che rimani
in silenzio per ascoltare l'altro.

E' Natale ogni volta che non accetti
quei principi che relegano gli oppressi
ai margini della società.

E' Natale ogni volta che speri
con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.

E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.

E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri."

Madre Teresa di Calcutta










La neve scendeva fioca, depositandosi sui biondi capelli delle due figure che lentamente sfilavano lungo la stradina che portava alla chiesa di Godric’s Hollow.
Un uomo e una donna, distinti, osservando i loro abiti, avanzavano con fare elegante. In molti si giravano a guardarli e molti altri storcevano il naso dopo averli visti in viso, ma loro non se ne curavano continuavano ad avanzare sempre fieri, sempre eleganti.
L’uomo una spanna più alto della donna, lasciò per un attimo il suo braccio e con fare elegante apri il vecchio portone della chiesa, dove il coro provava le canzoni per la messa della notte santa che si sarebbe svolta a breve.
Dopo che la donna entrò anche lui, la segui, ma prima si girò verso quegli uomini che in precedenza l’avevano guardato storto e gli sorrise ma non con il ghigno marca di fabbrica del suo antico casato, ma un sorriso, il primo che molti di loro videro sulla bocca di Draco Malfoy.
Si chiuse la spessa porta alle spalle e si guardò intorno, erano anni che non frequentava un posto così sacro pensava a ragione di non essere degno di calpestare quel luogo ma sua madre aveva tanto insistito e non aveva la forza di dirle ancora no.
 Non quell’anno, si era ripromesso che non l’avrebbe fatta più soffrire era bastato già suo padre a causarle dolore con il suo abbandono e prima ancora con le sue idee.
Anche Draco l’aveva fatta soffrire; subito dopo il processo era fuggito in Francia, dove era rimasto per ben sei lunghi anni, ma ora sua madre Narcissa aveva bisogno di lui. Aveva bisogno dell’unico membro della famiglia che le era rimasto, aveva bisogno di pace e di amore. Le doveva molto e non riuscì a sottrarsi quell’anno, così era rientrato a Londra per passare con lei le vacanze di Natale.
 Gli doveva la vita e la salvezza, gli doveva molto e ora con quel piccolo gesto sapeva di farla felice, un piccolo gesto da niente.
Non sapeva, però, perché tra tutte le chiese di Londra avesse scelto proprio quella e gli si bloccò il respiro quando vide sua madre dare gli auguri a un piccolo gruppo che sedeva in prima fila.
 Lì si azzerò la saliva quando percepì il loro colore di capelli, tutti con i capelli rossi, tutti Wesley. Riconobbe Arthur Wesley il capofamiglia, quello che una volta si era picchiato con suo padre. Vide al suo fianco la rotonda moglie quella che aveva ucciso sua zia bella, vide Billy che lavorava alla Gringott, c’era pure la bella moglie francese. Al fianco della donna c’erano anche Ginevra e lo sfregiato che era diventato suo marito.
Avanzò lentamente cercando di mantenere un contegno mentre dentro stava impazzendo, i ricordi gli si riversarono tutti sopra, aveva cercato invano di scacciarli dalla mente di far finta che niente era successo, ma aveva mentito a se stesso, alla sua anima e quando il suo sguardo incrociò quello di Ron Weasley “Lenticchia” seppe che niente era cambiato e che l’odio con lui non si sarebbe mai assopito.
Si girò di scatto cercando di vedere se anche lei fosse li, ma lei no.
Lei non c’era. Un tuffo al cuore costatando che c’erano tutti, ma non la so tutto.
Sentiva gli occhi di Weasley sopra di se e dovette raggiungere sua madre facendo violenza sulla sua anima.
-Buon Natale- disse con un tono troppo alto per una chiesa, tanto che il parroco lo riprese dall’altare in cui stava allestendo una piccola mangiatoia per riporre poi la sacra famiglia.
-Buon Natale- risposero uno dopo l’altro offrendogli la mano in senso distensivo.
Draco strinse le mani dei Weasley come in trans, il suo corpo compiva quel gesto mentre la sua mente vagava nei ricordi.
Ricordi che s’interruppero quando la porta della chiesa si riaprì e dei passi di un bambino attirarono l’attenzione di tutti.
Il volto delle persone che aveva di fronte cambiò all’improvviso, Ginevra strinse il braccio di Potter che stava per dire qualcosa, qualcosa di stupido pensò Draco come lui del resto. Sua madre divenne pallida come la signora Weasley e questo lo preoccupò un poco, ma il cambiamento che più lo destabilizzò, furono i pugni stretti di Ron Weasley che lo trafiggeva con lo sguardo, se non fossero stati dentro una chiesa, l’avrebbe affatturato.
-ciao- disse un bambino dietro le spalle di Draco che osservò il cambiamento di umore del gruppo che ancora gli stava di fronte.
-ciao Daniel-rispose con un dolce sorriso sua madre Narcissa
-sei pronto per la recita?-chiese.
Draco fu sorpreso nell’osservare sua madre, non era mai stata così dolce in vita sua, almeno non con estranei.
-certo Signora Cissy- a Draco andò di traverso la saliva quando senti quel nanerottolo dire una cosa simile a sua madre e si girò per curiosità per vedere che aspetto avesse l’esserino tanto sfrontato.
Si girò appena rimanendo nella penombra a osservare e quello che vide divenne per lui uno dei momenti più sconvolgenti della sua vita.
-Daniel- disse una donna dai lunghi capelli ricci ed espressione severa - quante volte ti ho detto che devi rispetto alle persone più grandi-. Draco non respirava più sconvolto nel vederla davanti a se e sperò di non essere visto.
Quella era la donna da cui era scappato.
Per paura di amare, era scappato dall’amore. Era scappato dall’amore della donna che per anni aveva deriso e umiliato per obbligo, celando al suo cuore che per quella donna lui non provava odio ma amore. Ma una notte non aveva resistito e quell’odio tra loro sfociò in amore e così tante altre notti si aggiunsero a quella prima fino a che non riuscì a sopportare di sporcarla con le sue mani e scappo via da lei.
Scappò via da Hermione Granger.
-Ma mamma- disse il bambino con riccioli biondi e pelle diafana –me l’ha detto lei che la posso chiamare cosi-
-Si Hermione, ho detto io a Daniel di chiamarmi Cissy-
La ragazza guardò il figlio un attimo e si addolcì,
-Va bene, ma ricorda sempre di dire Signora prima, va bene Daniel-.
-Si mamma- disse il bambino abbracciandola di slancio per poi girarsi ad abbracciare anche Narcissa che si abbassò stringendo il bambino. Draco era impallato osservando la scena, tutti lo erano, ma per lui quello era un vero e proprio shock sua madre, l’algida Narcissa Malfoy, abbracciava il figlio di Hermione la mezzosangue.
La sua Hermione e per un attimo non gli frego più che il bambino abbracciasse sua madre ma che Hermione avesse trovato un altro con cui fare un figlio e lì si sentì morire.
 -ora fila Don Samuel, ti sta aspettando- continuò la Granger e dopo che il bambino prese a correre per raggiungere gli altri bambini si girò anche lei per salutare il resto del gruppo e sbiancò.
Ginny fu la prima che la strinse sussurrando parole all’orecchio della riccia, poi fu il momento dei signori Weasley e di Harry Potter quando Ron Wesley si mosse Draco fu come catapultato nel presente e non riuscì a dire nulla quando se la trovò di fronte.
Nulla, sei anni in cui non aveva fatto altro che sognarla e ora che era di fronte a lui il vuoto.
-Vieni Hermione- disse Narcissa andiamo a sederci tra poco inizia la recita. Le due donne lo superarono e con lui anche gli altri Draco li vide sfilare uno a uno mentre lui rimaneva sempre fermo, impallato.
-Malfoy- disse Harry Potter dietro di lui.
-azzardati ad vicinarti a lei e quello che non ti ho fatto sei anni fa lo faccio ora-
Loro sapevano, tutti sapevano ma perché quelle minacce lei aveva un compagno perché si preoccupavano di difenderla, se aveva…
Oddio guardò l’altare dove i bambini si apprestavano ad uscire per la recita e i suoi occhi si posarono su quel bambino dai capelli biondi come i suoi e ricci come Hermione, assottigliò lo sguardo e fu un colpo a cuore nel vedere gli stessi suoi occhi grigi e di suo padre Lucius. La pelle era diafana come quella di sua madre, ma la voce, la voce era autoritaria sprezzante come quella di Hermione.
Quello era suo figlio.
Aveva perso sei anni di vita del suo unico figlio.
Si girò verso sua madre che parlava fitto fitto con la donna che amava da sempre e le vide stringersi una all’altra, vedeva lacrime sgorgare dagli occhi di Hermione.
Era lui la causa era sempre lui.
Ascoltò la recita appoggiandosi ad una colonna della chiesa, osservava suo figlio recitare, applaudì quando tutto si concluse e aspettò sua madre senza avvicinarsi più né ai Wesley né a lei.
La guardava quando era girata, aveva paura di chiedere e di sentirsi rifiutato e non trovò di meglio da fare che scappare ancora. Si girò e con passo strascicante, si avviò all’uscita del sagrato.
-Vai via- disse una voce dietro di lui quando ormai fuori aveva raggiuto il piccolo cancelletto di ferro che delimitava la chiesa dalla strada.
-Non voglio farvi del male- disse.
-pensi che tu ci faresti del male Draco?-
-si-
-pensi che ci faresti del male a stare con noi più di quello che hai fatto a lasciarci da soli?-
-io non sono…-
-cosa, non sei?-
-Innamorato di me? Lo so questo. Non sei pronto per fare il padre? sicuramente è cosi. Nessuno è pronto per diventare genitore-
-Non sono degno di essere felice con la donna che amo da sempre, non lo merito-
Disse aprendo il cancello ed uscendo così in strada.
Hermione rimase ferma, guardandolo scomparire.
Sentì una mano nella spalla e si girò sapeva che era Narcissa e pianse, pianse tra le braccia di quella donna che pensava fosse solo una ricca snob senza cuore ma che in quei duri anni l’aveva aiutata e accudita come una figlia.
-Vedrai- disse Narcissa stringendo a se Hermione, - Verrà il giorno che capirà finalmente che rinunciando a te sta facendoti solo male e non bene, come pensa-.
-No- cercò di dire Hermione tra i singhiozzi –lui, noi, Daniel…-
-shhh- disse l’anziana donna cercando con delle pacche sulla schiena di calmare la ragazza. -andiamo a casa-.
Narcissa accompagnò la ragazza e suo figlio, nella vecchia dimora Londinese dei Malfoy, quella dove la ragazza abitava da quando il piccolo Daniel era nato. Quella era sempre stata la casa di Draco, ma lui non abitava lì quindi non ci vide niente di male a darla alla donna che amava.
-Signora Cissy- disse Daniel tirando un poco il cappotto della vecchia strega.
-Si Daniel- rispose paziente la donna.
-credo ci siano i ladri in casa-disse il bimbo nascondendosi dietro sua madre e la donna che chiamava Signora Cissy, ma che sapeva bene essere sua nonna.
Narcissa rimase stranita da quelle parole, nessuno poteva vedere la casa se un Malfoy non rivelava la sua giusta locazione. Nessuno che non fosse un Malfoy poteva portare un estraneo in quella casa.
Avanzò a passo di marcia lungo il piccolo sentiero che portava alla villetta trascinando ancora Hermione che aveva smesso di piangere e ora teneva la mano a Daniel.
La porta era aperta e un mantello nero era stato lasciato sulla poltrona del grande andito.
Le luci dell’abete illuminavano ad intermittenza la sala da pranzo e dei rumori di passi si percepivano dal piano di sopra.
-che vi avevo detto ci sono i ladri-cercò di spiegare il bambino che ora tremava dalla paura.
Hermione tolse dalla borsa la sua bacchetta e spostando il piccolo salì le scale Narcissa non disse niente alla ragazza sulla magia della casa. Si abbassò dal bambino e sussurrò
-che dici se noi andiamo a casa mia così la mamma sta un po’ sola?-
-Ma il ladro?-chiese il bimbo che guardando il volto della donna capì
-è il mio papà, quello che sta sopra?-chiese ancora Daniel.
Narcissa scosse il capo acconsentendo, così il bimbo le diede la mano e con lei si smaterializzò al Manor.
***
Hermione percorse piano le scale sperando che nessun rumore la facesse scoprire, percorse nel buio l’andito e giunse fino alla stanza dove l’uomo si era rifugiato, un ladro atipico pensò.
Quando arrivò nella stanza di Daniel rimase sconcertata nel vedere non un ladro ma Draco osservare le foto di suo figlio che giocava su una scopa, che riceveva il diploma della scuola dell’infanzia e quella del suo  il suo primo compleanno.
-ti sei perso tutto questo- disse abbassando la bacchetta rimettendola così nel cappotto.
Draco si girò a guardarla, dio come era bella. Dio come aveva ragione.
-è felice senza di me come padre-rispose.
-oh sai non ne sarei tanto convinta-disse Hermione avanzando lentamente verso di lui affiancandolo e osservando anche lei le foto.
-se sapesse chi è suo padre-
-ma sa chi è suo padre- rispose la riccia.
Draco impallidì e si girò per guardarla.
-Tutti hanno un padre e non potevo privare mio figlio della verità, sa che il suo si chiama Draco Malfoy che sua madre, sua nonna, e la signora Narcissa-
-Cissy-la corresse Draco.
-si Cissy- ripeté Hermione. –sa che abita all’estero perché fa un lavoro importante-
-hai mentito- la riprese Draco.
-fai il pozionista per il ministero della magia francese. è un lavoro importante visto le tue ultime scoperte- rispose piccata.
-bah- disse Draco.
-sa che il suo padrino ti detesta perché una sera ci ha sentiti litigare a causa tua-
-chi è il padrino. Wesley?-
-No Harry e…-
-la moglie immagino-
-No Zabini- a Draco venne un colpo.
 Quel coglione del suo migliore amico per sei lunghi anni non gli aveva detto nulla né di lei, né che avesse un figlio.
L’avrebbe ucciso, oh se lo avrebbe ucciso.
-Blaise- disse scuotendo il capo.
-nessuno ti ha detto di me perché non volevo tornassi solo per questo, ma non tornerai nemmeno per lui, immagino-.
Draco si girò ad osservarla mentre la ragazza si sedeva sul letto, stanca per tutte le cose che erano successe quella notte.
Ma forse hai un’altra donna e …-
-non dire cretinate Hermione sai benissimo che amo solo te- gli era uscita così quella frase era la prima volta che le diceva di amarla  e ora incrociando i suoi occhi e vedendo lo stupore tutte le sue certezze, le sue paure scivolarono via.
Voleva ancora rinunciare ad essere felice, voleva ancora fare del male alla donna che amava e a suo figlio che non conosceva, voleva ancora punirsi per il passato.
 S’inginocchio ai piedi della donna, posò il capo sul suo grembo e rimase lì ad aspettare che lei con le sue mani sempre gelide gli accarezzasse il capo.
 Amava quel gesto, lo facevano spesso, era il suo modo di chiederle scusa quando litigavano.
Quanto gli era mancata. Quanto l’amava, quanto era stato stupido a scappare da lei. Lei gli si era insinuata dentro e nemmeno la distanza aveva affievolito il ricordo, nemmeno il tempo.
Quella era la donna della sua vita, la donna che l’aveva aspettato.

Aveva impiegato anni per capirlo anni per rendersi conto e in quella notte santa, la notte di Natale finalmente il cuore di Draco Malfoy aveva trovato la pace perdonando cosi i suoi errori.

Non so come sia questa piccola One-shot, chiedo a voi se vi piace...

venerdì 16 dicembre 2011

La Nuova avventura di Tom Felton



Il nostro caro e amato Tom ha reso pubbliche nella sua pagina FB, alcune immagini che lo ritraggono impegnato nel suo nuovo lavoro : Labyrinth.


Una mini serie in cui interpreta il ruolo del Visconte Trencavel.
Pare, così, che presto vedremmo il nostro amato Felton  svestire i panni di un altro personaggio lasciando per sempre quelli di Draco Malfoy che l'hanno fatto conoscere al grande pubblico.
voi che ne pensate, io non vedo l'ora di vederlo pare che uscirà nel 2012.





COME CENERENTOLA:La storia da fiaba di un principe purosangue e di una nata Babbana.


I gesti che valgono un ti amo.
Era tornata da lui al calar della notte proprio quando la luna era già alta nel cielo e mille stelle la circondavano.
Era tornata da lui accarezzando dolcemente i sui fili di grano, quei morbidi crini che li cadevano sul viso.
Era tornata da lui perché senza non poteva andare avanti, perché senza Draco ormai non era più niente.
Lui l’aveva guardata un solo secondo fondendo i suoi occhi in quelli castani di lei per poi stringerla forse al suo petto, cosi che non potesse più scappare, cosi che nessuno li potesse più separare.
Le aveva chiesto di non lasciarlo più, non aveva aggiunto altro Draco non aveva aggiunto che la amava pensava che i gesti valessero quelle parole pensava che gli sguardi significassero l’amore che provava per Hermione.
Pensava, a ragione, che per lei le parole erano vuote e i gesti esprimessero maggiormente suo amore.
La strinse tra le braccia continuando a guardarla negli occhi, mentre Hermione gli posava dolci baci sul viso, prima in fronte, poi sullo zigomo, poi sul naso fino a giungere alla bocca.
Accarezzò con la lingua le labbra di Draco percorrendole fino a che non s’insinuò tra di loro, il ragazzo rise del gesto della sua fata e non fece resistenza, si faceva baciare mentre si smaterializzava nella stanza patronale.
Giunto in prossimità del letto la posò delicatamente su quei morbidi e candidi guanciali, rimanendo per lunghi attimi fermo a guardarla, ad ammirarla.
Era bella la sua fata, bella, dolce e sensuale e lei nemmeno lo sapeva.
Scivolò con dolcezza accanto al corpo caldo di Hermione poggiando la testa sul braccio continuando a guardarla, non disse niente mentre lei imbarazzata da quella situazione si mordeva il labbro.
-Draco-disse
-si- rispose il biondo che la guardava languido.
-che c’è?-chiese.
-Niente, non posso guardarti?- domando il giovane.
-certo e che…- cercò di spiegare Hermione
-cosa?-domandò ancora Draco impedendole così di rispondere.
-mi imbarazza che mi guardi cosi. Ecco!- rispose Hermione infine trovando le parole.
Draco rise scompigliandole i capelli con la mano libera.
-non voglio che ti senta imbarazzata quando ti guardo, voglio solo imprimere nella mente il tuo corpo, cosi quando sarai lontana da me, sperando che non accada mai, ricorderò ogni parte del tuo viso- disse sussurrando nell’orecchio della ragazza, mentre con il dito le sfiorava il profilo. Prima la fronte, poi il naso e infine la bocca.
– Del tuo seno –. Continuando a percorrere con il dito il corpo della donna al suo fianco, giungendo infine al busto.
 – Del tuo ventre-. Disse aprendo così la mano, in prossimità dell’ombelico della ragazza, accarezzando quel punto erogeno ancora coperto dal vestito.
Hermione rabbrividì al tocco vellutato del biondo e il desiderio s’impadronì di lei.
Lo voleva e leggeva negli occhi di Draco lo stesso ardore, lo stesso desiderio.
Si girò anch’essa imitando la posizione del biondo che ghignò divertito.
-Mi dica signorina Granger cosa vuole?-la canzonò il biondo con il sorriso sulle labbra giocando così con la sua bella fata.
La ragazza stette al gioco, facendo finta di pensare, posò un dito sul naso con fare malandrino, poi guardò nuovamente il biondo e finalmente rispose:
-Lei signor Malfoy. Voglio lei-disse Hermione sussurrando quella frase a fil di labbra.
Il biondo sorrise mentre con la lingua s’inumidiva le labbra, labbra che un attimo dopo erano posate su quelle della sua fata.
Gli sfilò il tubino nero mentre lei li sbottonava la camicia rimanendo poi entrambi in intimo.
Draco guardò ammaliato la lingerie che ricopriva la sua Hermione, reggiseno a balconcino con brasiliano coordinato in pizzo nero, guepiere e reggicalze sempre nere, sapeva come farlo impazzire, si disse tra se.
Lei, si sollevò un attimo sulle gambe rimanendo cosi davanti a Draco che non perdeva nemmeno un gesto che la ragazza faceva con tanta maestria. Posò un piede sul letto mentre l’altro poggiava in terra e si piegò leggermente verso la coscia sganciando il nastrino che reggeva una calza facendola scivolare dolcemente sulla gamba, compiendo poi lo stesso gesto con l’altra calza.
Sollevò lo sguardo per vedere cosa stesse facendo Draco e fu felice nel vedere che il biondo non aveva occhi che per lei. Sganciò così la guepiere senza staccare gli occhi dalle iridi ghiacciate del suo uomo che subito dopo si avvicinò con un balzo al bordo del letto dove si trovava.
Le accarezzò il piede risalendo piano piano fino alla gamba e dal ginocchio incomincio a baciare fino a che non arrivò alla sua femminilità, sfilò le mutandine in pizzo e la fece accovacciare sopra di lui sganciandole anche il reggiseno.
 Ora era nuda, mentre Draco indossava i boxer che a stento contenevano la sua virilità, Hermione la sentiva pulsare e sbattere contro la sua femminilità.
Così, prese ad accarezzargli la schiena mentre lui le baciava il collo e il seno soffermandosi sui capezzoli, oramai la ragazza era quasi al limite, così, con una leggera spinta lo fece cadere nuovamente sul letto rimanendo a cavalcioni su di lui.
 Gli tolse i boxer, prendendo tra le mani il sesso del biondo che rimase in un primo momento sorpreso dalle attenzioni della ragazza per poi abbandonarsi a quelle carezze di piacere.
 Draco la lasciò fare, fino a quando non raggiunse il limite e fu costretto a prenderla per i fianchi ponendola sopra di lui entrando infine, in lei.
Hermione sorrise guardandolo ansimare dal piacere di quella dolce penetrazione, poi incominciò a muoversi sopra di lui, prima piano poi man mano che l’eccitazione aumentava, con lei aumentava anche il ritmo e la forza delle spinte fino a che vennero contemporaneamente.
Non avevano bisogno di dirsi ti amo, i loro gesti, le loro carezze spiegavano quello che provavano uno per l’altra.
Quello era amore.

Io, Una parentesi Verde-Argento nella tua vita Grifondoro.







Seduto vicino al finestrino, osservavo svogliato il cambiamento del paesaggio in quella fredda mattina d’inizio Settembre.
Avevamo lasciato Londra da alcune ore, tra poco sarebbe passata la donna per portare il pranzo, ma la fame non era sicuramente uno dei miei pensieri.
Un altro anno scolastico sarebbe incominciato tra breve, l’ultimo, poi le nostre strade si sarebbero definitivamente divise.
Ma in fondo, sono sempre state separate.
Tu gioiosa, spiritosa e grintosa Grifondoro non potevi certo mischiarti con me, un Serpeverde.
Vite diverse, ideali diversi e case nemiche. 
Per questo non poteva esserci futuro tra di noi.
Per questo non ce ne sarebbe stato.
Così, cercavo di nascondere al mio cuore quale era la reale difficoltà tra di noi, da mesi, ma che dico anni, celavo al mio cuore, alla mia mente il reale problema tra di noi.
Il motivo per cui sarei stato solo uno dei tanti che scaldava il tuo letto fino a quando lui non sarebbe tornato, dalla sua battaglia.
Il prescelto, il ragazzo sopravvissuto o lo sfregiato come lo chiamava il mio migliore amico Draco.
A lui apparteneva il tuo cuore, a lui è sempre appartenuto.
Non posso negare che certe mattine speravo di leggere la notizia della sua morte sul Profeta, ma sapevo che quella era una cosa sbagliata, una cosa non da me.
Ma non riuscivo a rasserenarmi, non riuscivo a darmi pace.
Chi ci sarebbe riuscito dopo aver sentito il caldo calore che emanava la tua pelle, il profumo inebriante dei tuoi rossi capelli e le tue morbide labbra. Tutto di te mi eccitava, tutto di te mi eccita Ginny.
Sapevo e so che non c’era speranza.
Saresti tornata da lui appena tutto fosse finito, dopo che questa guerra fosse terminata, sarebbe stato lui ad abbracciarti, stringendoti forte, baciarti le labbra e accarezzare i tuoi capelli.
Ora ne sono certo, la scena al binario di questa mattina, non lasciava alcun dubbio.
Per tutti ora sei la sua fidanzata, la sua compagna.
Il tuo cuore, che per lui ha sempre battuto, non avrà più spazio per nessun altro.
Ed è con queste verità che mi accingo ad affrontare un altro anno al castello di Hogwarts, conservando in una parte del mio cuore, il mio più grande segreto;
Quello di essere stato una parentesi verde argento nella tua vita da orgogliosa Grifondoro.



***
Questa è senza dubbio una storia particolare.
 Ha come Protagonisti il moro Blaise Zabini, Prefetto Serpeverde e la rossa Ginny Weasley, futura signora Potter. 
Ginny, come tutti sappiamo, prima di diventare la moglie e la fidanzata dell'eroe del Mondo Magico ha svolazzato di fiore in fiore aspettando che il caro Harry prima si accorgesse di lei e infine sconfigesse il Signore Oscuro.
Blaise, invece, della rossa è sempre stato innamorato ed è del suo amore per la più piccola dei Weasley che parla questa storia. 
Spero che piaccia, ancora non è conclusa ed ho notato che in pochi la leggono su efp,
forse sono i personaggi,.
Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate, qui sotto ho messo il link dove ci sono gli altri capitoli.
kiss


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=865843&i=1

Un Viaggio tra i graffi dell'anima.


Prologo

La guerra era finita portandosi dietro immenso dolore, ansie e paure ancora non assopite nei sopravvissuti.
 Hermione aveva lottato, aveva sofferto e aveva vinto la guerra, ma dopo solo alcuni mesi, tutto il suo mondo era crollato nuovamente come un castello di sabbia.
 La pace per lei divenne solo un’utopia. Un’effimera utopia.
Pensava che la morte di Voldemort servisse a ritrovare pace e serenità, che l’amore che tanto desiderava l’avrebbe aiutata a dimenticare tutto il male, la sofferenza e le perdite che la seconda guerra magica le avevano fatto provare. Ma niente era più lo stesso, tutto ormai era cambiato.
E lei non sapeva più chi era, lei non era più Hermione Granger.
 Lei non esisteva.
Aveva lasciato Ron l’uomo che credeva di amare, scoprendo che quello che provava per il più giovane dei Weasley era solo un immenso affetto e niente più.

 La prima torre crollava…

 Aveva scoperto che quelli che credeva i suoi genitori non lo erano, era stata abbandonata in fasce e adottata dai Granger.

La seconda torre crollava…

L’aveva scoperto due settimane dopo la guerra, quando andò dai suoi genitori in Australia per sciogliere l’incantesimo di memoria. Li scoprì tutto, li scoprì di non essere.

Era ai piedi di un vecchio castello che crollava…

Scoprì che tutto il suo mondo era crollato, come quel castello, come la sua vita e ora mentre camminava a piedi nudi nelle macerie, ferendosi, Straziando la sua anima.
Scopriva di non essere più niente.
Non era Hermione, non era una mezzosangue, niente, lei era il nulla e aveva bisogno di calore.
Aveva bisogno di curare le ferite, senza farsi ancora male. Aveva bisogno di un sostegno e fu per caso o puro masochismo che decise di ferire la sua anima tra le braccia di Draco Malfoy.
Cancellando il vuoto lasciato dall’amore con l’odio ed il disprezzo verso tutto quello che era rimasto in lei, un involucro vuoto da distruggere.
Iniziò così il settimo anno di quella che fu Hermione Granger e che adesso era solo un’ignota Purosangue abbandonata.
***

Questa è senza dubbio la storia, tra quelle che ho scritto. che amo di più.
Amo Hermione fragile insicura combattuta nei suoi graffi e nei suoi problemi.
Amo Draco che lotta per diventare per lei un punto fermo, l'unico che cura la sua sofferenza.
Amo i mille personaggi che ho creato come Diana Zabini, la Signora Elisabeth.
Ma soprattutto amo Sirius Black.
se non avete letto questa storia vi consiglio di farlo.
con affetto Mikilily.

p.s.
questo è il Link dove troverete la storia.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=829575&i=1

Eh Natale III parte.




Gironzolava da ore senza sapere cosa fare, la sua mente ormai non riusciva a pensare ad altro che a quella donna, il suo sogno la sua dannazione. Perfino sua madre aveva intuito che c’era qualcosa, aveva intuito che il suo caro e freddo figlio aveva da più di un mese la testa per aria, ma mai nemmeno la più esperta delle veggenti avrebbe capito che la causa di tutto quello era Hermione Granger.
Suonò alla porta, aspettando di essere accolto in casa, mentre si rigirava tra le mani la bottiglia di porto, sicuramente anche questa volta lei non ci sarebbe stata ma si sbagliava.
Pansy aprì con un sorriso enorme stampato in viso.
-ah che devo tutta questa felicità- disse il biondo baciando sulle guance l’amica ed entrando con lei nel salone.
-oh niente, c’è anche Hermy questa sera. Le è salita la febbre e non può sgattaiolare fuori di casa se la vedi è quel relitto sopra il divano che starnutisce come un’ossessa- disse Pansy prendendo la bottiglia dalle mani del biondo per poi metterla in frigorifero.
Draco si girò di scatto, cercando la figura che tanto desiderava vedere e quando la vide rannicchiata nel divano con una coperta sopra e il naso arrossato il cuore gli mancò, come poteva una donna in quelle condizioni piacergli, non lo sapeva.
Si avvicinò piano per non spaventarla e si sedette accanto,
-quando sei arrivato- disse la riccia aprendo gli occhi.
-poco fa- rispose lui – come stai?-
-Male, mi fa male la gola, la testa, il naso mi cola e sono impresentabile- disse nascondendo il viso nella coperta.
Draco non resistette e si fece più vicino.
-tu sei bellissima anche cosi- lei spalancò gli occhi e la bocca incredula da quello che il biondo le aveva appena detto.
-oh bene, Hermy- disse Pansy entrando nella stanza. Fai la padrona di casa e intrattieni gli ospiti-
-io mi sento male, Pansy, tra poco vado a letto- disse la riccia,- ma no, ora prendi la pozione e passa tutto- rispose l’amica trasportando i piatti dalla credenza alla tavola - Draco, renditi utile, dalle la pozione- aggiunse Pansy.
Il serpeverde non si fece pregare, aiutò Hermione ad alzarsi e la condusse nel bagno dove le ragazze tenevano le pozioni.
-No quella no è amara- si lamentò la riccia.
-dai non fare la bambina, butta giù tutto d’un sorso e poi starai meglio-
-No non mi piace-
-dai un piccolo sforzo- disse avvicinando la boccetta alla bocca della riccia e buttando a forza il liquido giù per la gola-
-bla, fa schifo sembra mucco di troll-
-perché tu l’hai assaggiato per sapere che sapore ha ?- chiese Draco sorridendo mentre riponeva la boccetta.
-certo che no Malfoy mi vuoi proprio male, se dici questo-
Lui la guardò un attimo prendendola per i fianchi,
-Tutto puoi dire ora, tranne che io ti voglio male. Forse un tempo Granger, ma non ora-
La ragazza si scostò.
-guarda che se mi stai così vicino prendi anche tu l’influenza-.
-se prendo l’influenza a causa tua Granger sarai costretta a venire a farmi da infermiera-
- E perché mai?- chiese la ragazza sedendosi sul bordo della vasca.
-perché è a causa tua che starò male-.
-allora per prevenire prendi anche tu la pozione- disse la riccia afferrando la boccetta tentando di farla bere al biondo che le bloccò le braccia riducendo al distanza tra di loro. Ora i loro occhi si unirono e il fiato dei due quasi si mischiava vista la vicinanza.
Draco avvicinò ancora un poco il suo viso a quello di Hermione sfiorando appena le sue labbra morbide, senza mai smettere di guardarla.
Bella, bella anche cosi era bella.
-dai ti prego. Mi vergogno sono pure in questo stato-cerco di divincolarsi Hermione ma l’influenza le aveva tolto le forze e più si muoveva più il biondo la stringeva a se.
-non preoccuparti sei splendida anche cosi- no non l’aveva detto.
Oh si che l’aveva detto, gli occhi della riccia erano increduli per quello che le sue orecchie avevano appena sentito.
Le aveva detto, oddio, le aveva detto che era splendida.
Lei, Hermione Granger era splendida per lui.
Per il perfetto e pretenzioso, almeno in fatto di donne, Draco Malfoy era splendida. Forse impazzito? Sicuro era impazzito.
-ragazzi tutto ok- disse una voce dietro la porta del bagno e Draco fu costretto a lasciar andare la riccia che scattò come un razzo fuori dalla porta, lasciando il biondo fermo ad assaporare ancora il sapore della ragazza.
La serata proseguì velocemente per Draco, che non ebbe altre possibilità di stare solo con la riccia e troppo lentamente per Hermione, che fu costretta da Blaise e Theo a restare a giocare con loro ad un gioco di società babbano.
-se non resti a giocare con noi, la settimana prossima, mi sfuggirà con un mago a caso, vediamo…- fece vago Theo- Ron Wesley, ad esempio che la qui presente Hermione Granger tiene ancora a lui-
-non oseresti- rispose Hermione
-oh si che oserei-rispose Nott.
-Non dire cazzate Theo- lo interruppe Pansy.
-ci manca solo che faccia gli appostamenti sotto casa e l’ultima volta che ho avuto a che fare con lui mi è bastata-
Blaise prese la scatola del gioco di scatto, Hermione abbassò il capo e Daphne cerco di cambiare discorso.
-che ha fatto Wesley?-chiede Draco osservando i gesti che i suoi amici avevano compiuto al solo sentire il nome di quel demente.
-il coglione- affermò Blaise.
-niente- sostenne Pansy.
-è colpa mia –dichiarò Hermione.
Draco li guardò perplesso.
-bene Blaise sul fatto che Weasley è un coglione, non ci piove, mi preoccupa sapere che Pansy snobbi la cosa con un niente, ma vorrei capire perché sarebbe colpa tua Granger-. disse Draco guardando la ragazza.
- Dai Draco parliamo d’altro-disse Daphne.
-No Daphne voglio sapere. Perché non volete dirmelo-.
-Il demente ha quasi aggredito Pansy perché Hermione l’ha lasciato convinto che fosse colpa sua. Non ama essere rimpiazzato e pensa, credo ancora, che la colpa di tutto sia nostra, invece Hermy ha solo capito che era un deficiente e che con lui non si può sperare in un futuro- dichiarò Theo.
-aggredito?-Ripeté incredulo il biondo.
-niente di che, mi sono difesa che pensi-cercò di tranquillizzarlo Pansy
-come no, se non arrivava Hermione ti avrebbe alzato le mani-disse Blaise
-ma io lo uccido-riprese Draco.
-sono passati più di due anni, non è il caso di rinvangare il passato. Ora per lui non esistiamo e per noi lui non esiste- disse spiccia Pansy
-giochiamo adesso-aggiunse Daphne felice di abbandonare finalmente quella conversazione.
Pian piano gli animi si distesero e anche gli argomenti divennero più frivoli, alle tre della mattina visto che l’indomani non si sarebbe lavorato, i ragazzi decisero di uscire a bere qualcosa in un locale che aveva aperto da poco al centro.
-io sto ancora male- disse Hermione.
-ma quando mai stai bene i tuoi occhi sono meno lucidi e non starnutisci nemmeno più- disse Daphne che di professione faceva la medimago.
-però sono stanca- ripeté Hermione.
-va bene se non ha voglia non ti costringiamo- disse Blaise osservando lo sguardo deluso di Draco nel vedere la riccia salire le scale per andare a dormire.
 Hermione si mise il pigiama e si buttò nel letto, mentre vari clap di smaterializzazione si sentirono in lontananza. Erano andati, lui era andato via.
Scattò in piedi quando sentì bussare alla porta.
-posso- disse Draco.
-che ci fai?- chiese sorpresa ma felice di vederlo.
-avevo poca voglia di andare per locali-rispose.
-tu? Ma se Pansy diceva sempre che è la tua grande passione-
-sono cambiato- disse avvicinandosi alla ragazza.
-Malfoy che vuoi?-Chiese Hermione.
-te , voglio te Granger, è così chiaro. Se né accorto perfino Theo che normalmente se ne frega di tutto e tutti e non l’hai capito tu che hai un’intelligenza fuori dalla media-
-Malfoy- riuscì a dire Hermione prima che il biondo la strinse tra le braccia approfondendo il bacio che avevano interrotto alcune ore prima e questa volta nessuno gli avrebbe interrotti, nessuno, perché nessuno dei due né il biondo né la riccia voleva interrompere quel bacio.
Rimasero così per un bel po’ di tempo, fino a quando fu la stessa Hermione a spingere il biondo sul suo letto.
-magari stiamo più comodi- disse nascondendo il rossore del viso, ma così Draco la trovò ancora più eccitante.
Riprese a baciarla e presto i baci si trasformarono in carezze sempre più spinte. Quando si svegliarono la mattina seguente, nudi uno nelle braccia dell’altro l’imbarazzo prese il sopravento in Hermione, che si rigirava nel letto non sapendo cosa fare.
-sembri un’anguilla Granger-.
-scusa- rispose mesta.
-scusa di che, è tuo il letto-
-ti ho svegliato?- chiese infine.
-si, mi hai svegliato, sai cosa comporta questo?- disse lui.
-uhm, no?- rispose.
-che ora riceverai la mia punizione- la riccia sbiancò.
Mentre Draco la prendeva dai fianchi facendole il solletico, per poi passare a una raffica di baci, quello era stato uno dei migliori risvegli per i due.
Quel Natale aveva portato nel loro cuore l’amore, un amore che sarebbe durato a discapito delle malelingue degli invidiosi, per molto moltissimo tempo.