9.Il party.
Si era chiusa la porta dello studio alle spalle, aveva insonorizzato la stanza e piano piano era scivolata lungo la porta con la schiena fino a terra e lì aveva preso a piangere, portandosi le mani sul volto come una bambina.
Aveva già distrutto il rapporto con il suo stretto collaboratore, un collaboratore con cui si era ripromessa di andare d’accordo.
Uno con cui avrebbe dovuto lavorare fianco a fianco, lei stessa l’aveva voluta quella collaborazione e in meno di due giorni aveva distrutto tutto, si era fatta incantare da un sottoposto con due fari verdi al posto degli occhi e una voce suadente e gentile e ora aveva schiaffeggiato Draco Malfoy.
Ok, se l’era meritato, le aveva mancato di rispetto insinuando quelle cose sul suo conto, ma non aveva tutti i torti.
Si scosse un attimo prendendo aria.
Avrebbe dovuto chiedergli scusa, ma lei non poteva chiedere scusa a tutti ma non a lui.
Uno perché non voleva abbassarsi e due perché era convinta che lui delle sue scuse non se ne facesse nulla.
In più Zabini l’aveva incastrata con quello stupido party a casa sua, lui ci sarebbe stato e questo la destabilizzava.
L’avrebbe sicuramente evitata come la peste, ma questo sapeva bene Hermione le avrebbe fatto ancora più male che le sue parole di scherno.
-che palle- disse in un sussurro mentre con una salvietta si tamponava gli occhi cercando di non sembrare un panda a causa del mascara che a contatto con le lacrime si era inesorabilmente sciolto.
Dopo un poco si rasserenò uscì e andò in bagno, ormai gli uffici erano vuoti solo la sua segretaria era ancora seduta nella sua sedia a lavorare.
-dovresti andare a casa Reina - disse fermandosi davanti alla sua scrivania.
-tuo marito e i tuoi figli, penseranno che il tuo capo sia un’insensibile-
La donna sorrise appena.
-No capo, non si preoccupi sono abituati- rispose Reina Ross.
-dai su! Non farti pregare, vai a casa- disse ancora Hermione.
La vecchia segretaria sorrise,
-capo, hanno lasciato un pacco per lei, stavo per portarlo dentro quando è uscita per andare alla toilette- disse ancora Reina.
Hermione prese il voluminoso pacco tra le mani tastandolo scettica.
-sembrerebbe un abito- disse la donna.
-un abito?- disse stupita la Granger guardando la segretaria che mosse il capo e sorrise un poco.
-ci deve essere un biglietto-disse ancora la Ross.
Hermione guardò al lato e lo vide, un piccolo bigliettino in filigrana rosa scritto con una calligrafia sottile e sinuosa.
Sicuramente era stata una donna a scriverlo e così, lei lesse incuriosita.
Mio marito Blaise, mi ha informato che questa sera avrò finalmente l’onore di averla a casa mia, ne sono felice.
Questo è un piccolo omaggio, immagino che non ha avuto tempo per recarsi in boutique, per fortuna sono una Magicstilista.
In fede P.P.Z.
-me lo invia la signora Zabini- disse a Reina, che sorrise appena.
-donna elegante la signora Zabini- disse la segretaria.
-la conosci?- chiese curiosa Hermione.
-No solo di fama, è molto famosa. Pare che tutte le strega facciano la fila per avere un abito confezionato da lei-disse ancora Reina.
-quindi è una magicstilista-
-si di abiti da sposa, quindi il giorno che vorrà sposarsi-disse la vecchia segretaria
A Hermione si spense il sorriso.
-ho già bruciato la mia opportunità -disse in un sussurro e anche la vecchia non sorrise più.
-mi scusi- disse poi.
-no tranquilla Reina, non fa nulla. Ho tre splendidi bambini. Due figli e un ex marito- disse e la donna non riuscì a trattenere la risata contagiando anche Hermione, era un bene avere una segretaria donna almeno avrebbe chiacchierato un po’, cosa che con il bel jack non avrebbe fatto, con lui si sarebbe intrattenuta in ben altro modo.
***
Hermione si smaterializzò direttamente a casa, un piccolo appartamento che aveva trovato poco distante dal ministero.
La prima cosa che fece fu quella di tirare fuori l’abito.
Rimase stupita nel vederlo, era un trionfo di pizzo e trasparenze eccetto che per le piume con cui era ricamata la gonna e il fiocco in raso che abbelliva la scollatura sulla schiena. Corto, certamente corto e sexy, troppo sexy per una come lei che usava gonne al ginocchio e qualche camicia.
Guardò l’etichetta e si trovò stupita, aveva indovinato anche la sua taglia, quella donna doveva essere un’ottima strega o aveva talpe al Ministero della magia statunitense, pensò Hermione e si sentì una cretina poiché il vice ministro era il marito.
Guardò l’orologio appeso al muro che segnavano le diciannove e trenta, mancava meno di un ora e mezza all’inizio del party quindi decise di andare a farsi una bella doccia energizzante.
Si lavò accuratamente corpo e capelli, si depilò con l’aiuto di un incantesimo e si vestì con l’abito che la signora Zabini le aveva donato, poi iniziò ad armeggiare con i trucchi. Mise l’eye liner nero e un rossetto rosso fuoco sulle labbra, raccolse i capelli in uno chignon stretto, si spolverò un leggero strato di Busch sulle guance e mise dei delicatissimi brillantini ai lobi delle orecchie, infine, si mise le sue bellissime louboutin nere, altissime.
Si guardò ancora un attimo allo specchio e si smaterializzo all’indirizzo segnato sul bigliettino, si ritrovò così davanti ad una villa rinascimentale, certamente bella ed elegante. Il giardino era illuminato da mille luci che indicavano la strada da percorrere fino al grande portone. Hermione s’incamminò piano, attenta a non cadere dai trampoli che si era messa, maledicendo la sua voglia di sembrare per una volta bella.
Sapeva bene che li aveva messi esclusivamente per essere guardata da lui, anche se non aveva alcuna speranza e si sentiva ridicola visto quello che era successo la solo alcune ore prima tra loro.
Ridicola, ridicola si ripeteva fino a quando non si trovò di fronte il padrone di casa che la guardava perplesso.
-Granger?- disse
-si Zabini sono io- rispose con un tono per niente conciliante, ma questi non ci fece caso, sorrise invitandola a entrare.
- vieni- disse ancora il vice ministro ti presento un po’ di gente, alcuni lavorano da noi, altri sono solo amici e altri ancora sono ex clienti di mia moglie-
-giusto, tua moglie- disse Hermione – devo ringraziarla per l’abito-
-ah si- disse Zabini guardandola un attimo.
-credo che stia al telefono con nostro figlio, la McGranitt è compressiva perché abitiamo lontano e li fa comunicare alla babbana, immagino faccia lo stesso anche con te-disse Blaise,
Hermione annui, mentre Zabini la presentava ai maghi più influenti di tutti gli Stati Uniti.
Hermione strinse mani e sorrise molto in molti, volevano sapere delle sue mille avventure era famosa anche lì, negli stati uniti ogni tanto sentiva due occhi grigi che la guardavano ma, appena si girava verso l’uomo alto vestito con un elegante abito nero e i capelli di un chiarissimo biondo, lui le dava la schiena e lei si sentiva sempre più giù.
-ciao- disse una donna alle sue spalle, Hermione si girò di scatto e rimase imbambolata nel vedere davanti a se niente meno che Pansy Parkinson era dal giorno della battaglia che non la vedeva e si sentì una scema. La guardava stranita con la bocca aperta e percorreva con occhi sgranati il corpo dell’ex serpeverde era cambiata molto da quando erano a Hogwarts. Pansy si era fatta decisamente bella i capelli sempre neri le ricadevano lungo la schiena, il corpo era più sinuoso grazie ad un seno florido e dei fianchi un po’ pronunciati, la vita invece era sempre stretta, forse era magra, troppo magra ma in linea di massima stava bene.
-immaginavo che quest’abito su di te starebbe stato stupendo-
Disse ancora la donna e Hermione chiuse di botto la bocca.
L’incredulità si era impossessata di lei mentre la Parkinson la guardava stranita.
-stai bene Granger?- chiese ancora la padrona di casa.
-tu, io, non...-cercò di dire Hermione.
-ah ecco, nessuno ti aveva informata che ero io la signora Zabini- disse Pansy abbassando un attimo il capo, risollevandolo un secondo per trovare suo marito che parlava con un’espressione per nulla serena con Draco.
-capisco se vuoi andare via-, disse ancora. Hermione si sentì morire, erano passati anni e in quella settimana aveva già fatto una marea di sbagli con tutti gli ex serpeverde che aveva incontrato nella sua nuova vita.
Avrebbe fatto anche con la Parkinson l’ennesima brutta figura.
-no, preferirei rimanere se non disturbo-, disse infine.
A Pansy Parkinson s’illuminò il viso, sorrise felice e le mostrò la casa, parlarono molto dei figli delle esperienze e del passato. Pansy si scusò per quello che anni prima era successo e Hermione accettò le scuse. Gli occhi della ex serpeverde erano cambiati, la maturità e le responsabilità di madre l’avevano cambiata. Pansy le raccontò un po’ di cose sulla sua storia con Blaise Zabini.
-c’ho messo moltissimo per conquistarlo- disse la mora, - pensava che era un ripiego-
-Malfoy- disse Hermione.
-Tutti pensavano che io e Draco ci saremmo sposati, ma Narcissa scelse Astoria ed io fui lasciata libera dai miei di scegliere l’uomo che volevo ed io volevo Blaise. Solo Blaise, avvolte nemmeno lui, è convinto che io lo ami e...-
-eh si sbaglia- disse Hermione – basta guardarti per capire che lo ami- la mora sorrise.
-ti sei guadagnata il mio rispetto- disse Pansy raggiungendo infine Blaise e Draco.
-tutto bene- chiese Blaise e le due donne annuirono Pansy sorridendo verso il marito e Hermione muovendo solo un po’ il capo prima di rifugiarsi in un sorso generoso di acqua viole.
Lo vide incupirsi non appena si era avvicinata a lui e si sentì male, tra loro era già finito. Nessun rapporto di amicizia, nemmeno di serena convivenza, nulla, aveva rotto il giocattolo in meno di due giorni.
Stupida, stupida Hermione si ripeteva.
Si sforzò di guardarlo un attimo e non riuscì a emettere fiato, bello e affascinate capiva Blaise Zabini in poche avrebbero resistito, come aveva fatto a non accorgersi di lui quando stavano a scuola.
Poi ricordò l’epiteto con cui la chiamava: sporca mezzosangue, mezzosangue zannuta, la so tutto io.
Chiuse un attimo gli occhi proprio nel mentre che lui disse:
-scusate, per me si è fatto tardi- .
Draco salutando l’amica donandole un leggero bacio sulla guancia e poi Blaise cui diede una pacca sulla spalla, Hermione non fu degnata nemmeno di uno sguardo, ma si aspettava quest’atteggiamento lei li aveva dato uno schiaffo.
-credo se ne sia andato a causa mia, mi spiace- disse rivolta alla Parkinson e a Zabini .
-Non preoccuparti, se è offeso, gli passerà. Oggi in effetti ce l’ha con il mondo e il figlio di Potter non gli rende certo la vita facile-disse Blaise osservando Draco uscire dalla sala mentre in molti gli stringevano la mano salutandolo.
-che c’entra James?- chiese Hermione poggiando il flûte sul vassoio.
-non lo sai?-disse ancora Zabini- Scorpius e il ragazzino hanno avuto l’ennesimo scontro, questa volta si sono picchiati alla babbana- concluse il vice ministro.
Hermione si mise una mano nella bocca e Pansy la imitò.
-Luck non mi ha detto nulla-disse la signora Zabini.
-beh certo, lui è fuori da queste cose-disse Blaise guardando – almeno spero sia più furbo- aggiunse.
-perché?- chiese ancora Hermione guardando prima Zabini e poi sua moglie.
-beh si frequentano poco quando stanno a Hogwarts, Scorpius tende a isolarsi e Luck è il capitano dei Serpeverde-disse ancora l’ex prefetto Serpeverde.
-scusate ma non capisco?- chiese Hermione stranita da tutte quelle informazioni, come mai sua figlia non le raccontava mai nulla.
-Scorpius è Grifondoro- disse Blaise – pensavo lo sapessi-finì Zabini.
-l’ha presa male?- chiese Hermione, - Malfoy intendo l’ha presa male-ribadì Hermione.
-Oh no, in un certo verso era felice, ma non ha fatto i conti con il clan- disse Blaise.
-James non è cattivo- disse subito Hermione cercando di difendere il figlioccio.
-nemmeno Scorpius. Anzi è un angelo, strano per essere figlio di quella- disse Pansy beccandosi uno sguardo per nulla simpatico del marito.
Hermione non aggiunse nulla e il discorso cadde nel vuoto, rimase ancora un ora al party degli Zabini e andò via verso la mezzanotte. Pansy riuscì a convincerla a venirla a trovare in atelier per vedere alcuni abiti da lavoro e Hermione accettò. Stranamente quando tornò a casa, non era per niente pentita di essere andata al party anzi era felice di aver finalmente incontrato persone nuove e interessanti, lontane , lontanissime da quelle che aveva frequentato per diciannove anni