martedì 27 dicembre 2011

COME CENERENTOLA- Cap.26


26. Lotterò per noi.

Il vento sferzante le batteva con forza sul viso, quello era stato il modo con cui quella dannata isola, l’aveva accolta. Sollevò il bavero della giacca e s’incamminò, abbassando lo sguardo, verso il grande portone di ferro dove una sentinella la guardava con fare astioso. Azkaban non era certo il posto più indicato per una donna, tanto meno per una in dolce attesa, ma li, in quel luogo maledetto stava rinchiuso il suo Draco e nemmeno Voldemort in persona l’avrebbe persuasa dall’andare da lui.
Guardò l’uomo che con la divisa d’ordinanza verde acido la osservava da una piccola guardiola e mostrò muovendo la mano la pergamena. La guardia sgranò gli occhi osservando la firma, ma non disse niente facendola poi entrare nel carcere di massima sicurezza.
Desolazione, squallore, angoscia e urla, tante urla echeggiavano in quell’edificio retto e custodito da una grande e potente magia, dove i peggior criminali magici erano rinchiusi.
Hermione si guardò intorno, mura crepate, pavimento sporco, aria viziata e una tristezza che ti entrava nelle ossa, avanzò con decisione verso un’altra guardia, un auror dalla divisa che indossava e anche a lui mostrò la pergamena del ministro.
Questi però dopo un primo momento di apatia si scosse quando Hermione pronunciò il nome del detenuto cui voleva far visita.
-Malfoy- l’uomo si grattò la tempia osservando la ragazza di fronte a lui con circospezione.
-il capo ha dato disposizioni che nessuno gli faccia visita-
-Potter?- chiese Hermione già sapendo la risposta.
-Certo Potter, è lui il capo – rispose sbalordito – lei deve essere l’unica nel mondo magico che non sa chi è Harry Potter-
Hermione lo guardò assottigliando lo sguardo.
-Oh si fidi, lo conosco, anzi lo conoscevo bene, ora mi sembra però che quel grande eroe non esista più. Comunque- disse avvicinandosi alla guardia -Questa è firmata dal ministro in persona ed io sono l’avvocato del detenuto, quindi, sempre se non vuole passare guai è suo dovere accompagnarmi dal signor Malfoy-
L’auror soppesò le parole della giovane donna, non sembrava pericolosa si disse e sicuramente l’avrebbe schiantata e disarmata in un solo minuto. Decise, quindi, che era bene accompagnarla da Malfoy, infondo, disubbidire a Potter era meno pericoloso che disubbidire al ministro della magia, ma su quel particolare si sbagliava, oh se si sbagliava.
Scesero diversi piani con la luce della bacchetta a illuminare la via, nessuna parola gli accompagnò solo grida disperate, minacce senza senso e un freddo che distruggeva l’anima.
-siamo arrivati- disse l’uomo con il viso schifato dal luogo in cui la sua persona si trovava.
-questa è la stanza di massima sicurezza-disse l’uomo
- è stata costruita tanti anni fa per rinchiudere Colui che non deve essere nominato-
Hermione osservò prima gli innumerevoli attrezzi di tortura e poi l’uomo al suo fianco.
Divenne bianca al solo pensiero che quegli strumenti fossero stati usati sul suo Draco.
-apra la porta- disse con forza.
L’uomo la guardò stupito inconscio di chi fosse disse:
-cavolo signorina, tiene molto al suo lavoro per riuscire a sopportare questo schifo, se non fosse che mi pagano, e bene per stare qui, non ci verrei mai. Suppongo che anche lei sia pagata bene…-
-suppone male. Ora apra la porta-
L’uomo era scioccato, ma alla fine aprì la porta che raschiò sul pavimento di pietra.
Un odore di sangue, urina e animali morti fece voltare il viso all’uomo che si scansò di lato per fare entrare la giovane avvocato. Hermione si sentì quasi svenire, appena il puzzo arrivò al suo naso facendole salire la nausea, che riuscì a trattenere a stento.
Respirò con la bocca per non inalare ancora quell’odore e avanzò lentamente, con la bacchetta tra le mani. Sentì un crac sotto i piedi sicuramente qualche carcassa di piccoli animali morti da qualche tempo, senz'altro topi e continuò a camminare dinanzi a se.
L’uomo alle sue spalle non accennò a seguirla e lei non chiese di farlo, con un
-lumus- illuminò la stanza e si guardò intorno.
I muri erano ricoperti di muschio e scarafaggi che scapparono come impazziti appena la luce li investi, il pavimento era colmo di piccoli animali morti ammucchiati vicino al muro.
 Una ciotola d’acciaio si trovava in prossimità della porta, al suo interno vi era del pane ammuffito e del liquido che dal puzzo doveva trattarsi di urina.
 Hermione si portò la mano alla bocca trattenendo il conato, quello che i suoi occhi vedevano era uno spettacolo indecente nemmeno gli animali potevano essere trattati così.
 Ripresasi ripulì con un “Gratta e netta” e continuò ad avanzare, la stanza era tanto grande quanto sporca.
Vagò un po’ cercando il suo uomo e dopo tanto vagare lo vide. Era disteso su una fredda panca di pietra rannicchiato su se stesso, il viso tumefatto dalle percorse ricevute, due occhi neri un labbro spaccato e viola.
-Draco- chiamò avvicinandosi piano cercando di non scuoterlo per paura che anche il corpo fosse stato martoriato da quell’animale di Harry Potter
-Draco- ripeté appoggiando le ginocchia a terra incurante dei rumori degli animaletti viscidi che popolavano quella cella fredda e malsana-
-amore- sussurrò piano al suo orecchio.
L’uomo sussultò, stranito da quel contatto e si ritrasse sbattendo la testa al muro.
-Draco, amore- disse Hermione spaventata dalla reazione del biondo
-sono Hermione, ti prego Draco riconoscimi. Ti prego- supplicava Hermione. Il timore che Harry avesse rivolto a Draco lo stesso trattamento riservato a Lucius Malfoy la faceva fremere di paura .
-Hermione- disse l’uomo con difficolta, cercando di aprire gli occhi che gli dolevano a causa dei pugni ricevuti e per la luce troppo forte.
-si amore sono qui- riprese la ragazza sfiorando con delicatezza il viso del ragazzo che strinse i denti dal dolore.
-scusa –
-Perché sei qui?- chiese – non è un posto per te, chiama la guardia devi andare via-
-Draco, smettila-
-No, non la smetto voglio che vai via, che non mi guardi. Non sono uno spettacolo preferisco mi ricordi in un altro modo-
-che stai dicendo?-
-dimenticami Hermione-
-Dimenticarti? Hai battuto la testa?- disse la ragazza cercando di guardare il capo del biondo osservando con una stretta al cuore come il sudore e il sangue gli avessero imbrattato i bellissimi e morbidissimi capelli biondi.
-dimenticami. Puoi fare solo questo, per me non vi è speranza-
-che stai dicendo Draco. Certo che c’è speranza, sei innocente ed io ti toglierò da questo posto fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia-. enunciò Hermione.
-non riuscirai mai, lui ha mille appoggi, nessuno si metterà contro Harry Potter. Siamo soli-
-oh, non ne sarei tanto convinto. Sai chi mi ha firmato il foglio per essere qui a parlare con il mio assistito?-
Draco spalancò la bocca
-sei il mio avvocato-
-certo che sono il tuo avvocato, volevi qualcun altro, forse?-chiese Hermione.
-certo che no, sono felicissimo sia tu- disse Draco mentre la ragazza li accarezzava la mano.
-Ma non mi spiego come hai fatto a venire fin qui, questo è un posto di massima sicurezza. Potter non avrebbe…-
-infatti io non ho chiesto a lui ma al Ministro della magia in persona di farti visita, sono il tuo avvocato e… sono il tuo avvocato-
Draco accennò un sorriso notando il lieve rossore nelle gote di Hermione ancora si vergognava a dire che era la sua donna.
-sei la mia compagna, hai tutto il diritto a stare qui a farmi visita, poi sei anche il mio avvocato ma soprattutto sei la donna che amo-
Hermione si avvicinò un poco fino a sfiorare le labbra di Draco, erano screpolate, gonfie e sapevano di sangue ma nonostante questo il cuore gli esplose quando lo baciò.
 Lo amava.
Lo amava con tutta se stessa e guardarlo così indifeso, non faceva altro che aumentare il suo amore per lui.
-mi sei mancato- disse sussurrando a fil di labbra.
-anche tu amore, non sai quanto-
Hermione gli accarezzò ancora il viso facendo attenzione a non recargli altro dolore.
Draco la guardava, cercando di imprimere nella mente la donna così da ricordarsi di ogni sua piccola particolarità quando si sarebbero separati.
-abbiamo deciso una strategia?- disse Hermione rompendo il silenzio e riportando l’attenzione di Draco sui suoi occhi.
-abbiamo?- chiese stupito Draco.
-Io, Blaise e tua madre-
Draco rimase stupito da quest’ultima affermazione.
-mia madre?-
-si il ritratto nel tuo studio, quello di tua madre-
-sei entrata nel mio studio?-
-si Draco- quando è arrivato Blaise dovevamo cercare dei documenti delle cose che potessero aiutarti…
-hai frugato nelle mie carte?-
-Io, ecco…si in un certo modo-
-eh sei ancora qui a raccontarlo- disse sempre più sbalordito.
-che intendi?-
-che nessuno se non ha sangue puro o Malfoy può entrare in quella stanza-. Rispose Draco.
-Io … ecco… noi-
Un sorriso si allargò nel viso tumefatto di Draco Malfoy, una lampadina gli si era accesa improvvisamente. La mezzosangue più famosa del mondo magico non poteva essere diventata purosangue in un battito di ciglia. Quindi, due erano le cose: o l’aveva sposata cosa che purtroppo non era ancora avvenuta, o quella donna che amava e desiderava anche in quelle precarie condizioni custodiva nel suo grembo il frutto del loro amore.
-dimmi che quello che penso è vero – disse Draco protraendo la mano verso Hermione, che l’afferrò unendola alla sua posandola poi sul ventre socchiudendo gli occhi per cullarsi di quel momento.
Il luogo era lugubre e malsano, triste e per niente indicato per annunciare all’uomo che aveva scelto come compagno che presto sarebbe diventato padre, ma non se ne curò. In quel momento esistevano solo loro due e il marciume che li circondava si volatilizzò all’istante.
Hermione sorrise, guardandolo negli occhi, perdendosi in quelle pozze ghiacciate che tanto le facevano battere il cuore.
-Si- disse sussurrando – presto saremo genitori-.
A Draco quasi scoppio il cuore dall’emozione, voleva abbracciarla ma aveva paura di farle male a lei, al bimbo a se stesso visto le condizioni precarie in cui riversava, si limitò così a baciarla questa volata con foga infischiandosene del dolore del labbro spaccato.
-grazie- disse dopo essersi staccato da lei – grazie per avermi fatto questo dono, grazie-
Hermione sorrise ancora.
-grazie a te di esistere amore mio- rispose lei.
-oh che scena strappa lacrime- disse una voce alle loro spalle, una voce che entrambi conoscevano benissimo, tanto che Draco divenne livido di rabbia e Hermione s’irrigidì cercando di non farlo vedere.
-dovreste fare gli attori, siete portati per il melodramma- disse trattenendo a stento una risata che arrivò poco dopo.
Il gelo era calato su quella stanza non appena la voce di Harry Potter era arrivata alle loro orecchie.
Hermione cercò di alzarsi per ribattere al capo degli auror ma Draco la trattenne, così che Harry continuò a deriderli.
-sapete che rasentate il ridicolo. Uno rinchiuso ad Azkaban costretto a vivere nella sporcizia tra animali morti e insetti. Oh cosa direbbe il paparino se vedesse l’amato figlio ridotto come il più insulso animale- disse lo sfregiato volgendo il capo verso il biondo che lo guardava con odio cosa che lo fece ridere ancora più di gusto.
-l’altra- riprese guardando ora Hermione – che da super perfetta studentessa finisce per diventare una sfigata avvocatessa che per sopravvivere è costretta a portare in grembo il figlio bastardo di un mangiamorte-
Hermione s’infischiò del pericolo e di tutto quello che in quella stanza poteva capitargli.
-sentimi bene Potter- disse marcando con astio il cognome dell’ex amico. – qui l’unico che rasenta il ridicolo sei tu. Non osare insinuare niente su mio figlio e niente sulla mia vita privata, non sei degno nemmeno di camminarmi affianco-.
Harry rimase spiazzato dalle parole della ragazza. Ma Hermione era un fiume in piena e continuò a parlare:
-hai montato tutto questo casino, per niente. Sei ancora in tempo per fermarti prima che sia troppo tardi- continuò a dire Hermione assottigliando lo sguardo.
-oddio mi stai consigliando cosa è bene fare Granger?-
-si Potter, lo sto facendo. Se continui con questa tua idea di vendetta, ne pagherai le conseguenze. Lo sai bene anche tu che le tue sono calunnie e che niente c’è di vero in quello che dici-
-lo vedremo Granger-
-Harry sei ancora in tempo per ritrattare. Posso chiudere un occhio per quello che è successo-.
-chiudere un occhio? Io non ho paura né di te né di quel miserabile- disse Potter indicando Draco con una rapida occhiata.- io vincerò e finalmente il mondo magico sarà ripulito dal marcio-
-tu sei il marcio- disse Draco con astio alzando la voce per farsi sentire-
-oh non sapevo che i conigli parlassero- mugugnò Harry e senza indugiare troppo spezzò il silenzio di quella cella con svariati cruciatus.
-Basta- urlava Hermione -basta, lo uccidi così. Basta-
Harry era come in trans, non sentiva le urla della donna, godeva nel vedere l’uomo tanto odiato contorcersi dal dolore riverso a terra.
-BASTA Potter- disse il ministro in persona.

continua...

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