lunedì 23 aprile 2012

Che tu sia Dannato-8-


8- Ti proteggerò a costo della vita.

Tutto era pronto, presto con un’equipe di medici del San Mungo e la sua stupidissima scorta, sarebbe ritornato al Manor.
Hermione, aveva accettato la sua proposta, ne era stato felice, ma al tempo stesso tutto questo lo inquietava.
Proteggerla.
 Devi solo proteggerla, si ripeteva come una cantilena nella sua testa.
Camminò con solito passo elegante nell’andito freddo e vuoto dell’ospedale magico, arrivando, scortato da quegli incapaci che Potter gli aveva attaccato alle calcagna, fino alla stanza in cui si trovava Hermione.
Guardò di sfuggita la rossa Weasley, accarezzare dolcemente il viso dell’amica, che forte, come solo lei sapeva essere, le infondeva coraggio.
Coraggio, forza, erano loro che dovevano rassicurarla, invece per qualche legge non scritta era sempre Hermione a tirarli su, spronarli.
Si mosse appena, rivelando la sua presenza.
-E’ ora- disse rivolgendosi alla rossa che donò un bacio sulla guancia pallida e smunta di Hermione che sorrise gentile, prima di incontrare lo sguardo di Draco.
Sfuggì, per paura a quelle irridi color cioccolato.
Paura che potesse leggerci l’amore che provava per quell’essere tanto forte, che combatteva con i denti contro le angherie di un bastardo senza cuore e cervello.
-Draco- lo richiamò e lui come un umile servo si avvicinò costringendolo così a guardarla.
-Sei sicuro che non ci siano problemi?- chiese con voce debole, stanca, ma erano i suoi occhi ad avere la forza, quegli occhi caldi che racchiudevano l’essenza di quella donna, piena di coraggio e orgoglio.
-Sicurissimo Granger, non l’avrei detto altrimenti- disse con il suo solito tono distaccato.
 Hermione sorrise.
-Grazie sei un amico-aggiunse.
Un colpo al cuore.
L’ennesima conferma di non essere null’altro per lei, che un semplice amico.
Mosse il capo annuendo girandosi subito dopo, verso Potter che li avrebbe accompagnati al Manor.
Hermione cercò ancora il suo sguardo ma sfuggì ancora, riprendersi dall’ennesima batosta, richiedeva tempo e lui non ne aveva poi molto.
Giunsero al Manor in un secondo, Draco tolse le protezioni magiche per alcuni minuti, affinché tutti gli auror e i medici al loro seguito potessero entrare.
Potter e i suoi uomini fecero un rapido giro della casa e del giardino, perlustrarono anche la zona assestante la casa e lì, nascosti tra gli alberi, misero le tende per fare la guardia.
Dopo che l’infermiera, quella odiosa con il neo sul naso, medicò la ferita e cambiò le bende, rimasero soli.
Soli nell’immenso e tetro Malfoy Manor.
Hermione era stata messa in una grande stanza al secondo piano lo stesso piano in cui si trovava la stanza patronale. Draco si sedette nella poltrona di pelle bianca affianco a letto e iniziò a leggere.
Lo faceva per lei, sapeva che le avrebbe fatto piacere e l’espressione radiosa che il viso della donna aveva in quel preciso momento lo confermava.
Il romanzo era uno di quelli babbani che aveva trovato nell’immensa biblioteca, non sapeva nemmeno come ci fosse finito lì dentro.
Romeo e Giulietta.
Così s’intitolava il romanzo e altro non era che, la storia d’amore di due giovani che ebbero la sfortuna di appartenere a due grandi famiglie rivali.
Odio che si trasforma in amore, quante similitudini constatò Malfoy.
Dopo quasi un’ora di lettura in cui la Granger, ascoltò con occhi chiusi e sorriso sulle labbra, le parole lette a voce alta da Draco, il biondo si arrestò.
Il sole era scomparso e la luna aveva occupato il suo posto.
- Hai fame?- chiese Draco.
Hermione aprì piano gli occhi senza smettere di sorridere.
-Un poco- ammise.
-Chiamo Tibly e ti faccio portare una minestra calda- disse schioccando le dita, richiamando a se l’elfo domestico che s’inchinò al suo padrone.
L’esserino dopo aver ascoltato gli ordini sparì, tornando dopo un secondo con il cibo.
Hermione fu fatta sedere meglio sul letto e aiutata a mangiare, Draco la guardava come rapito ma silenzioso.
-Avrei preferito che mangiassi anche tu- disse tra una cucchiaiata e l’altra, Hermione.
-Non ho fame-rispose piano per non rompere quell’atmosfera di pace.
Lei lo guardò preoccupata,
-Non mangiare rende deboli- ammise – tu devi essere in forma- continuò attirando con quell’affermazione gli occhi grigi del padrone di casa su di se.
-Devi leggermi per la centesima volta Romeo e Giulietta- concluse.
Draco aprì la bocca stupito.
-L’hai già letto?- chiese infine.
-Oh sì, tutti i babbani l’hanno letto. È uno dei romanzi più belli che William Shakespeare ha scritto-affermò la Granger sorridendo verso quell’uomo che nessuno conosceva.
 Chi era Draco Malfoy, perché stava facendo questo per lei.
-Avrei dovuto chiederti cosa preferivi- disse Draco imbarazzato, distogliendo Hermione dai suoi pensieri.
-No, come ti ho detto, è una storia che amo in modo particolare e in questo momento mi fa piacere sentir parlare dell’amore-ammise abbassando un poco lo sguardo, per non vedere negli occhi grigi di Draco la commiserazione per l’ennesimo fallimento.
-Granger-la richiamò.
-Draco- replicò lei – dopo che hai mangiato, leggeresti ancora per me-chiese guardandolo dritto negli occhi, celando il dolore, reagendo alla vita che con lei era stata tanto crudele.
Amore, lei voleva essere solo amata ma chi amava non apprezzava più nulla. Non la guardava più, non la rispettava.
Eh ... no quella era un’illusione, solo quel pazzo di Ron poteva insinuare una cosa simile.
Lui era il suo capo e ora si dimostrava un amico.
-Come vuoi- rispose Draco.
-Grazie- disse infine la Granger riprendendo il cucchiaio con le dita, portandoselo lentamente in bocca.
Grazie a te di esserci, pensò Draco sorridendo appena.
Protetta, l’avrebbe protetta a costo della vita anche solo per sentirla ancora pronunciare un leggero e soave “grazie” o per vedere quegli occhi.
Quegli occhi che lo facevano fremere.

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