giovedì 28 giugno 2012

Giorno per giorno 1


Giorno per giorno
Mi libererò da ogni mio freno inibitorio che rende il mio aspetto composto e il mio cuore sotto controllo.


Albus la scorse, nascosta sotto il suo albero preferito, e senza alcun invito si sedette affianco.
Rose fece finta di non essersi accorta della sua presenza, anche se questo era impossibile. Il giovane Grifondoro faceva il possibile per mostrarsi a lei: si muoveva sulle foglie secche per farle scricchiolare, sbuffava ogni secondo e ormai al limite iniziò a fischiettare una stupida canzoncina estiva che gli aveva insegnato James, suo fratello maggiore.
-Ok Albus – disse spazientita Rose richiudendo il libro.
- Dimmi cosa ti turba?-  domandò.
Il moro Potter sollevò lo sguardo un attimo, incrociando i suoi occhi verdi con quelli azzurri e limpidi della cugina Rose.
- So un segreto – disse facendo inarcare un sopracciglio della giovane – ma non posso dirtelo- aggiunse gonfiando il petto.
-Allora di grazia, se non puoi dirmelo perché sei venuto a disturbarmi?- gli chiese spazientita.
- Perché è un segreto grosso... - ribadì il giovane cercando di catturare l’interesse della cugina.
- Non puoi dirmelo- gli ricordo Rose esasperata.
- Già, non posso dirtelo, però... -
- Spicciati Albus - lo riprese Rose – per domani devo finire il capitolo e non ho voglia di sprecare tutta la sera a giocare con te a: Indovina il segreto che solo Albus sa?-disse irriverente la Weasley.
- Spiritosa – proferì Albus sbuffando.
- Mi chiedo – disse la rossa Weasley - perché non vai a scocciare Scorpius con questi stupidi giochetti o ti metti a studiare Pozioni, prima di prendere per la quinta o sesta volta ” D”- lo sbeffeggiò la giovane.
Albus sbuffò ancora mentre si muoveva cercando una posizione comoda.
-         Non posso parlare con Scorpius perché la cosa riguarda lui – disse dopo essersi adagiato su uno spesso tappetto di foglie.
Rose perse un battito, rivolgendo ora tutta la sua attenzione al cugino, sperando che lui non leggesse attraverso i suoi occhi tutto l’interesse verso ciò che circondava Scorpius Malfoy.
-         Secondo – disse mostrando l’indice con supponenza – io non ho mai preso desolante , bensì accettabile-.
-         Che traguardo – rispose Rose canzonandolo cercando di rasserenare il battito.
-         Non tutti sono maniaci dello studio come te cuginetta – gli ricordò Albus, Rose non disse nulla.
-         Allora vuoi parlare? Si fa notte se no- disse ancora Rose.
-         Io non so... ecco- Albus sembrava profondamente imbarazzato.
-         Albus Severus Potter, parla prima che ti butti nel lago nero per aver osato disturbarmi durante l’ora del ripasso-.
-         Lily torna a Hogwarts – disse tutto d’un fiato, non riuscendo più a trattenersi oltre.
Rose spalancò la bocca e la richiuse, incredula e scioccata per la notizia.
-         Papà mi ha spedito una missiva poco fa- disse ancora il giovane Grifondoro contorcendo le mani e mordendosi il labbro. Faceva sempre così quando qualcosa lo imbarazzava e il ritorno di sua sorella , era una fonte di imbarazzo, visto come si era comportata con il suo miglior amico.
-         Ora- disse Albus, - non so cosa dire a Scorpius – sai credo sia ancora innamorato di lei, nonostante esca con quella Corvonero- disse il giovane Potter, grattandosi il capo perplesso e imbarazzato per la situazione che presto si sarebbe presentata.
-         Margareth – disse Rose vergognandosi di sapere il nome dell’ennesima fiamma di Scorpius.
-         Sì Margareth la Corvonero- ribadì Albus facendo un enorme sforzo di memoria.
Rose prese aria e impercettibilmente la mano iniziò a tremarle, con il ritorno di Lily ogni speranza di conquistare Scorpius naufragava. Infondo, non ci stava nemmeno provando a conquistarlo. Osservava come una insulsa spettatrice, le mille conquiste dell’amico-fratello e sperava che un giorno lontano, lui si accorgesse di lei.
“Illusa”
-         Se vuoi - gli disse Rose – lo informo io – aggiunse stringendo la lingua nei denti provocandosi dolore.
Quello era l’unico modo per sentirsi viva, ma in quel momento ogni dolore era invisibile al confronto dello strazio che provava il suo cuore.
“Innamorata di quello che presto sarebbe diventato a tutti gli effetti suo fratello”.
“Che cosa serviva essere la studentessa più brillante, se poi si ritrovava a combattere con quei pensieri desolanti e malati”.
“A nulla”. Si disse maledicendo se stessa e il suo cuore che non faceva altro che farla innamorare di ragazzi sbagliati.
-         Grazie Rose – disse Albus alzandosi di scatto riservandole un grande sorriso.
-         Speravo che me lo chiedessi...  - disse ancora il Grifondoro. – Io non sono portato per parlare di queste cose - finì il moro.  – Ora – aggiunse - ti lascio studiare. Grazie ancora cuginetta – disse Albus e in un attimo era già sul viale che portava al castello.
Rose appoggiò piano la testa nel tronco, deglutendo a fatica.
-         Ora che gli dico – disse portando le mani sul viso.
Come farò a consolarlo o consigliarlo”. Pensò contorcendo le mani convulsamente
“ Con quale faccia riuscirò a spronarlo ad andare avanti e se mi chiedesse... ”.
“ No”
-         Dannazione! -
“ Perché mi sono cacciata in questo guaio”.
 “Avrei dovuto lavarmene le mani, lasciare ad Albus il compito di parlargli, invece come al solito mi sono fatta fregare”.
-Stupida! Stupida ! stupida Rose! –  sì disse battendosi per tre volte il grosso tomo sulla fronte.
- Non ti ricordi un incantesimo, Weasley – la sua voce arrivò limpida come una doccia fredda facendola fremere.
-         Scorpius – disse in un sussurro guardando il biondo che con infinita classe e leggiadria si accomodava al suo fianco.
Non c’era alcun bisogno di andare a cercarlo, lui, come richiamato a lei da qualche magia, era arrivato.
Lo vide sorridere beffardo nel vederla ancora con il grosso tomo in mano.
-         Allora Rose, non mi fai capire il motivo che ti ha spinto a prenderti a colpi di libro?- le domandò irriverente.
Rose socchiuse gli occhi, distendendo le labbra in un pallido sorriso.
-         Dobbiamo parlare- disse prima di incamerare più aria possibile per buttare fuori quel grosso macigno che sapeva avrebbe sconvolto i mesi a seguire.

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