martedì 10 gennaio 2012

COME CENERENTOLA- Cap.33


33.La resa dei conti Potter.

Il lampo verde superò la barriera magica che proteggeva la cella, il tempo sembrò fermarsi. Anche il sangue che scorreva nelle vene di Hermione si fermò in quel lungo istante.
Draco ruzzolò a terra, provocando un forte tonfo, l’agitazione attorno a lei era febbrile. Urla, schiantesimi, lampi rossi e verdi si contrastavano, ma lei rimaneva immobile a guardare quell’uomo, il suo uomo, disteso a terra. Draco non accennava a rialzarsi, il volto pallido, la bocca aperta, gli occhi chiusi e il corpo disteso a terra in una posizione scomposta, innaturale.
 Forse…
No, non poteva essere vero. Non poteva lasciarla sola, non ora.
Le forze la stavano abbandonando, si sentiva debole, sconfitta se lui non fosse stato più al suo fianco.
Sentì delle mani stringerla con forza, sentiva una bacchetta puntata alla gola, sentiva tante cose, ma non gli importava niente se lui non c’era più, se lui l’aveva lasciata per sempre.
Uno strattone le fece perdere il contatto visivo con la cella magica riportandola alla realtà, vide di fronte a se tutti gli auror che la circondavano, circondavano lei e un altro, non le servì girarsi per sapere chi fosse, il suo profumo l’avrebbe riconosciuto tra mille.
La sua colonia era il suo segno distintivo, in vent’anni e più che lo conosceva non l’aveva mai cambiata da quando Ginny li aveva fatto dono della prima boccetta.
-Non muoverti e non ti ucciderò- disse Harry Potter al suo orecchio.
Hermione si sentì percorrere da un fremito.
Odio, rabbia, rancore per quell’uomo che aveva distrutto la sua vita in un lampo, un lampo verde che aveva privato della vita il suo amato Draco.
-bastardo-
Gli rispose senza preoccuparsi della bacchetta di Harry puntata sulla giugulare, delle mani dell’auror che stringevano con forza le sue intrappolandola in una posizione da cui non sarebbe mai stata in grado di liberarsi. Hermione, a causa della sua lingua tagliente e del suo odio verso l’ex salvatore magico, lo affrontava a suo modo a parole.
-sei un fallito. Un insulto. Sei la vergogna dei Grifondoro-
-mi vergogno di esserti stata amica-
-smettila, stai peggiorando la tua situazione Granger- disse indietreggiando portandosi dietro la donna.
-cosa direbbe Silente se ti vedesse, se vedesse come si è ridotto il suo pupillo-.
-zitta, sta zitta- urlò Potter.
-Potter lasci immediatamente la signorina Granger-la voce del primo ministro arrivò dura e ferma alle loro spalle, Harry si girò di scatto spiazzato dal vedersi oltre che circondato dai suoi stessi uomini, minacciato, ora anche dal Ministro.
-la lascio soltanto se preparate una passaporta per me –enunciò il salvatore del mondo magico.
-Non sei nelle condizioni per dettare le regole Potter- Blaise Zabini, avanzava senza paura verso di loro non aveva alcuna bacchetta tra le mani, un incosciente pensò Hermione, uno stupido pensò Harry.
-Lascia Hermione, sei circondato e non puoi far altro che arrenderti-
-mai Zabini- disse con rabbia Harry – io sono un eroe-disse ancora Potter.
-No sei solo un coglione- disse Ginny spalleggiata da Ron, suo fratello.
-lascia libera Hermione o questa volta Harry Potter, duellerai con me fino al fine- lo disse con astio Ginny.
Quel ragazzo di cui a soli undici anni si era infatuata, non esisteva più, ora c’era un pazzo che per l’odio, il rancore aveva cancellato in un attimo tutti gli ideali per cui da adolescenti avevano combattuto. Aveva cancellato l’amicizia con Hermione, l’amore per lei, il bene e la retta via.
 L’unica cosa che interessava al grande Harry Potter era distruggere Draco Malfoy.
Il ministro approfittò delle parole di Ginny che distarono Potter, tanto che riuscì ad avvicinarsi all’auror.
-stupeficium- urlò facendo volare la bacchetta a Harry e tenendo con una mano la Granger per non farla ruzzolare a terra con l’auror.
Quello che si susseguì fu una lotta senza uguali, Harry cercò di reagire all’aggressione subita, ma non poté nulla contro gli auror schierati.
Hermione passo tra le braccia di Ginny e Ron che la strinsero forte fino a quando non riuscì a sollevare lo sguardo verso la cella dove si trovava Draco.
Vide molti attorno al biondo e s’incamminò anche lei.
Ansia, paura la facevano camminare veloce e raggiunse con pochi passi la cella.
Lì molti medimago armeggiavano provette e recitavano incantesimi.
-Draco- disse la Granger inginocchiandosi accanto al biondo prendendogli la mano. Draco, riuscì facendosi forza ad aprire gli occhi, il viso pallido incorniciato da perle di sudore, un sorriso tirato e quegli occhi grigi che le dichiaravano ancora una volta tutto l’amore che una donna poteva desiderare.
-Herm…- tentò di dire Draco fermandosi all’improvviso esausto.
-signorina non lo faccia agitare- disse una donna anziana che armeggiava con la bacchetta in una zona che andava dal fianco allo sterno del biondo.
-come sta?- chiese ansiosa la Granger.
-bene se si pensa che ha scansato una maledizione senza perdono, ma il colpo e il suo corpo non in perfette condizioni ha portato a un piccolo riversamento.
-riversamento?-
-si ora è sotto controllo, presto lo porteremo al san mungo e lì si stabilirà-
san mungo- ripeté atona stringendo la mano a Draco.
-tranquillo amore ora ti porteremo in ospedale e starai meglio- Draco mosse il capo acconsentendo.
Blaise la raggiunse e con lui anche Ginny e Ron.
-come sta?- chiese il moro Zabini.
-è vivo questo è l’importante lo portano al San Mungo- disse Hermione ora tra le braccia della sua amica Ginny.
-tu come stai- chiese ancora Zabini incontrando gli occhi dell’amica che chiedevano la stessa cosa.
-bene- rispose –ora l’importante è Draco-
-ora l’importante sei tu- rispose Zabini – Draco è attorniato da medici capaci, dicci come ti senti se hai dolori. il bambino e tu siete di vitale importanza, Draco non ci perdonerebbe mai se vi succedesse qualcosa-
Hermione non aveva pensato a se stessa e nemmeno a suo figlio, pensava solo a lui, al suo uomo.
Sì accarezzò il ventre e chiuse gli occhi.
 Si stava bene, ora che tutto era finito stava bene. 

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