-
Un paciere inaspettato -
Entrò nel suo studio sbattendo la porta e come una
furia e si diresse verso il mobile bar
vicino al grande camino, dove si trovava il firewhisky.
“Dannazione”
Aprì di scatto le ante di legno e versò il liquido
ambrato in un bicchiere di cristallo, buttandolo giù con un solo sorso.
La gola gli bruciò e subito sentì i nervi tendersi.
I muscoli sembravano stanchi e un dolce calore lo avvolse.
Socchiuse gli occhi cercando di non pensare, di
dimenticare ma sapeva bene che gli era impossibile, il cuore ancora gli
martellava nel petto perché quella era un’emozione che non poteva annebbiare
con un po’ di alcool. Aveva realizzato un sogno e un tormento, ma temeva, anzi
era certo che il prezzo da pagare sarebbe stato molto alto.
“Che cosa ho fatto?”
Scaraventò con forza il bicchiere contro il muro di
pietra e questo si frantumò all’istante. I frammenti schizzarono ovunque e
quell’immagine era la perfetta metafora di come lui si sentiva. Quella ragazza
era riuscita dove altre decine di donne e lui stesso avevano miseramente
fallito: aveva infranto il freddo cristallo e ora non si potevano rimettere
insieme i pezzetti.
Si mise le mani tra i capelli e si lasciò cadere a
peso morto sulla poltrona di pelle davanti al grande camino di marmo bianco.
“Cretino! Sei solo un emerito stupido!!” si ripeteva
Draco, come se dovesse convincersi di quello che aveva fatto.
Non era stato un bacio dolce, delicato e pieno di
parole non dette, come sognava lui ogni volta che si immaginava la scena.
L’aveva baciata con rabbia, follia e disperazione e poi era scappato con la
coda tra le gambe perché non aveva saputo fare altro.
“Codardo.”
Con quel gesto assurdo aveva vanificato in un misero
istante tutto quello che aveva costruito giorno dopo giorno. Il bacio doveva essere
la conclusione di un momento perfetto e invece …. Sospirò affranto! Avrebbe dovuto
convincerla a rimanere al Manor, avrebbe dovuto parlarle con calma, farla
ragionare, comportarsi da serpe e invece si era infuocato e aveva sbagliato.
Forse per una volta quel deficiente di Potter aveva ragione, e questo gli
costava non poco ammetterlo anche se solo mentalmente.
Non appena aveva posato le sue labbra su quelle
calde e morbide della donna, lei si era irrigidita, e il suo cuore era esploso
in mille pezzi quando aveva realizzato che lei lo rifiutava.
Che cosa poteva fare infondo? Ricambiare il bacio?
“Stupido! ”
Era assurdo che lei cedesse, che si lasciasse andare
tra le sue braccia. Lei non l’amava; lei non provava lo stesso fuoco che gli ardeva
nelle vene anche solo respirando nell’aria la sua dolce fragranza, lei non
provava la tachicardia costante, non sentiva le farfalle nello stomaco, non
provava quel sentimento totalizzante che lo stava portando alla pazzia. Lei non
lo voleva.
Sì, doveva mandarla via dal Manor o quel gesto non
sarebbe stato un caso isolato, perché sentiva quasi il bisogno fisico di
sentire di nuovo il suo sapore.
***
Harry Potter si era smaterializzato in una radura in
Scozia che lo avrebbe condotto a una
vecchia residenza dei Black, nascosta dalla magia.
Erano anni che non la incontrava, ma sapeva che non
gli avrebbe rifiutato quello che era andato a chiedere. Narcissa Black in
Malfoy aveva mentito al Signore Oscuro per salvare la sua vita e quella del figlio.
Non le aveva mai chiesto perché e non aveva mai
avuto l’occasione di conoscerla veramente ma qualcosa gli diceva che solo
quella donna poteva fare qualcosa di veramente utile. Da quanto sapeva solo
Andromeda e Draco erano ben accetti in quella casa dove si era rifugiata dopo la
dipartita del marito, ma confidava nella sua buona stella.
Accarezzò con la bacchetta delle pietre e sottovoce
pronunciò un incantesimo… pochi istanti dopo un ghigno gli solcò il volto non
appena vide davanti a se un grande castello.
Avanzò lungo il viale e non si sorprese nel veder
alcuni elfi corrergli incontro minacciosi.
-Chi è lei-? Chiese un vecchio elfo domestico.
Harry lo guardò bene: aveva la testa enorme, due
occhi a palla grandi e azzurri come quelli di Dobby, le orecchie gli ricadevano
all’indietro e il corpo esile era coperto da un grembiule blu. La voce era
acuta e provocava un leggero fastidio alle orecchie.
-Dì alla tua padrona che Harry Potter le vuole
parlare – disse con voce sicura. L’elfo lo guardò indugiando per alcuni minuti
sulla vecchia cicatrice a forma di saetta, e poi sparì.
Harry si guardò intorno alcuni attimi prima che la
sua ospite non gli venne incontro invitandolo con infinita eleganza ad
accomodarsi nel suo castello.
-Signor Potter …- disse Narcisa quando finalmente si
accomodarono nella sala per prendere un te – A cosa devo questa sua improvvisa
visita?- finì la donna, guardandolo senza alcun timore dritto negli occhi.
Harry prese aria prima di parlare.
-Sono venuto fin qui per chiederle ancora una volta
un favore Lady Malfoy! – disse Potter catturando con quella frase l’attenzione
della strega.
- Come ben sa la mia amica Hermione Granger è stata a
un passo dalla morte –
La donna annuì così Harry continuò a parlare.
-
Il suo fidanzato Ron Weasley l’ha
picchiata e lasciata in un letto di sangue –
Lady Narcissa sgranò gli occhi incredula mentre
nella sua mente si susseguivano un vortice di pensieri “Ron Weasley? Il giovane
che aveva combattuto la guerra contro Voldemort? Il figlio di Molly, aveva
percosso la fidanzata tanto da ridurla in fin di vita?” stentava a crederci.
- Credo sappia che Hermione lavora per suo figlio
come segretaria - Narcissa annuì ancora mentre cominciava a dare un senso alla
storia.
- Sa altrettanto bene quale magia circondi il vostro
Manor…- aggiunse l’Auror. Sapeva che la donna era molto intelligente e sapeva
che anche con quelle poche informazioni stava ricostruendo il puzzle senza
difficoltà.
- Potter la prego… – disse la donna pervasa da una
curiosità non pettegola– …vada al dunque!-
Harry non si
fece pregare.
-
Dopo l’aggressione di Hermione io e suo
figlio abbiamo concordato che non vi fosse luogo più sicuro che la vecchia
residenza dei Malfoy –
-
Ma...- lo interruppe Narcissa che non
sapeva dell’aggressione al biondo.
-
Ma… non avevo messo in conto i loro
caratteri – rispose mesto Harry Potter.
-
Mio figlio...-
-
So bene cosa prova suo figlio per la mia
amica, ma so altrettanto bene che non intende rivelarle i suoi sentimenti – la
donna non aveva mai voluto invadere la privacy di suo figlio ma aveva notato il
cambiamento in meglio.
-
Non ho capito per quale ragione lei è
venuto in Scozia. Vuole che obblighi mio figlio a dichiararsi alla signorina
Granger?- chiede Narcissa Black, incredula per la richiesta che l’Auror.
-
No Milady, vorrei che parlasse con Hermione
e la convincesse a restare al Manor. – Potter aveva abbassato il capo e trovava
estremamente interessanti le pietre del salotto in cui si erano accomodati.
Quel maniero era molto più piccolo, ma confortevole e con dei dettagli di una
raffinatezza che non era possibile non ammirare.
-
Restare? – chiese stupita.
-
Sì, hanno avuto per così dire…. dei
disguidi – rispose Harry, era fortemente a disagio ma doveva farlo!
-
Disguidi? Avevo capito da quello che
dicevano i miei elfi che tutto procedeva bene… –
-
Credo che tutto si è complicato nelle
ultime ore – rispose il moro.
-
Che cosa dovrei fare secondo lei signor
Potter?-
Harry prese un grosso
respiro.
-
Vorrei che lei si trasferisse al Manor e
vegliasse su Hermione - disse Harry timoroso di incontrare gli occhi azzurri
della donna.
-
Il Manor...-
-
So che le sto chiedendo un grosso
sacrificio…- non le stava chiedendo di tornare per suo figlio, ma per una
perfetta sconosciuta per giunta mezzosangue.
-
Mi sta chiedendo di tornare in quelle
mura? Mi chiede di affrontare un dolore che ancora mi soffoca anche solo
pensando a quei momenti? – il tono della donna era stato più duro di quanto
volesse, ma nemmeno suo figlio era riuscito a convincerla a restare
-
Lo so - ammise sconfitto Harry.
“Ho fallito “
-
Accetto solo perché mio figlio tiene a quella
donna e se riuscirò ad aprirle gli occhi, sarà un’azione buona. La seconda
nella mia vita- finì.
***
Era rimasta all’ombra dell’albero per alcuni
interminabili minuti, mentre con la mano si sfiorava le labbra e nel palato sentiva
ancora il suo sapore di menta. L’aveva baciata e il suo cuore era esploso di
gioia, ma il suo corpo l’aveva tradita irrigidendosi, ma non poteva negare la
paura di soffrire, di sbagliare, di rimanere delusa di nuovo….
Che cosa voleva dire? Perché l’aveva baciata e
soprattutto perché era andato via quasi correndo?
A stento riuscì a rientrare in casa e a salire le
scale.
Non aveva dubbi che si fosse rintanato nello studio
e da lì non sarebbe uscito per molto tempo, lei si muoveva sempre in silenzio,
forse era la giusta occasione per sparire... Era quasi arrivata al secondo
piano quando un sonoro crack la fece voltare all’improvviso.
Aprì la bocca stupita nel trovarsi davanti Lady Malfoy.
-
Buongiorno Signorina Granger- disse la
donna con un sorriso sincero che le increspava le labbra. - Spero di non
disturbare – aggiunse l’anziana strega.
-
Sa, dove posso trovare mio figlio?-
Hermione chiuse la
bocca cercando di darsi un contegno e non sfigurare dinanzi a quella donna dai tratti eleganti.
-
Credo sia nel suo studio-, rispose con
una vocina acuta.
Infatti all’improvviso la
porta del locale appena nominato si aprì un Draco Malfoy dal volto arrossato,
dai capelli disordinati e dalla camicia spiegazzata.
A Hermione si bloccò il
respiro appena vide il volto stravolto dell’uomo e le lacrime spingevano per
uscire.
-
Draco? – disse Narcissa indurendo la
mascella non appena costatò lo stato in cui suoi figlio si trovava, l’odore di
alcol era fortissimo tanto che la donna storse il naso disgustata.
-
Madre?- replicò il legismago – Che ci
fate qui? – aggiunse sollevando lo sguardo sulle scale dove vide Hermione che
sconvolta lo guardava.
“ Bene ora gli farò
anche pena”
-
Mi trasferisco qui per alcuni giorni –
disse Narcissa. - Spero che non ti dispiaccia- aggiunse e senza aspettare il
consenso del biondo si rivolse alla giovane donna - Signorina Granger, le va di
tenere compagnia a una vecchia strega che desidera dare uno sguardo al suo
amato roseto- .
Hermione sgranò gli
occhi incredula, Lady Narcissa la stava invitando a trascorre del tempo in sua
compagnia.
“Vuole passeggiare con
me. Non le fa schifo che una mezzosangue abiti nella sua casa .”
-
Con piacere – rispose, con il cuore
scaldato da un nuovo calore.
Scese le scale raggiungendo la donna che le sorrise
soffermandosi alcuni istanti a osservare il prezioso pettinino che la Granger
aveva tra i capelli.
- Draco gradirei mangiare a un orario consono,
avvisa gli elfi – disse mentre afferrava il braccio di Hermione che non appena
incontrò gli occhi di Draco arrossì notevolmente.
- Gradirei, infine, che fin a quando starò qui, non
affondi i tuoi dispiaceri nell’alcol. Non credo che questo dia un’impressione positiva
alla tua ospite – aggiunse.
Draco non replicò, abbassò lo sguardo colpevole, e
Narcissa soddisfatta s’incamminò con Hermione al suo fianco verso il grande
roseto che lei stessa, anni prima, aveva piantato.
Spazio
Autrice.
Ringrazio Daffodil, la mia beta, per lo splendido lavoro che ha fatto e spero continuerà a fare con questa storia.
Ringrazio anche tutte voi che continuate a leggere e apprezzare questa storia, nonostante non sia molto celere nello scriverla.
Spero di finirla per la fine di Luglio.
Un bacio.
Ringrazio Daffodil, la mia beta, per lo splendido lavoro che ha fatto e spero continuerà a fare con questa storia.
Ringrazio anche tutte voi che continuate a leggere e apprezzare questa storia, nonostante non sia molto celere nello scriverla.
Spero di finirla per la fine di Luglio.
Un bacio.
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