Incomprensioni tra innamorati che non sanno di amarsi.
Seduto compostamente dietro la sua scrivania in radica di noce, Draco Malfoy svolgeva distrattamente il suo lavoro nello studio di legismago al centro di Diagon Alley.
In quelle settimane di assenza, le cartoffie si erano centuplicate e ora l’avevano sommerso. Sconsolato sfogliava i plichi che la nuova segretaria: una donna sulla cinquantina dal viso spigoloso e austero, gli aveva posato sulla scrivania.
La donna si era illuminata non appena l’aveva visto uscire dal grande camino dell’ingresso seguito dalle sue guardie del corpo.
Draco sbuffò ricordando le due nullità che Potter gli aveva messo alle calcagna.
-Per salvaguardare la tua persona, Malfoy- aveva detto l’Auror, ma il sorrisetto derisorio che gli increspava le labbra non era molto convincente.
“ Per liberarsi la coscienza.” Pensava invece Draco.
Sfogliò ancora alcuni documenti mentre la mente iniziò a vagare... Era strano essere al lavoro senza di lei, senza il cespuglio dei suoi capelli che intravedeva dal vetro della porta del suo ufficio, senza il rumore ovattato delle sue ballerine sul legno, senza la sua precisione e il suo sapere sempre tutto. La rabbia lo assalì all’improvviso quando ricordò la discussione avvenuta a colazione con la Granger.
Lei lo reputava un donnaiolo incallito come il suo amico d’infanzia Blaise.
Paragonarlo a Zabini era un insulto: quello smidollato dormiva ogni notte con una donna diversa e la mattina seguente non ne ricordava nemmeno il nome.
Un tempo anche lui era così e si era vantato tanto per quel dettaglio, non aveva colto la tristezza di quella vita, ma poi era cambiato nel momento in cui lei era entrata nella sua vita e s’intristì pensando che lei continuava a vederlo come l’odioso ragazzino viziato e con la puzza sotto il naso.
Il Mangiamorte privo di scrupoli che aveva fatto entrare un lupo mannaro nella scuola, mettendo in pericolo la vita di alcuni suoi compagni per svolgere un compito assurdo affidatogli da un pazzo senza scrupoli.
Aveva un armadio pieno di scheletri e non poteva sempre nascondersi dietro all’ascendente che Lucius aveva su di lui. A 11 anni era comprensibile, a 18 non lo era più perché anche lui poteva dire di no, nonostante la paura, nonostante la bacchetta del Signore Oscuro puntata al cuore. Lei non avrebbe mai ceduto. Ricordava ancora quel tristissimo giorno quando era stata vittima della crudeltà di Bellatrix e della dignità con cui aveva subito le torture.
In tanti avevano notato il suo cambiamento, tra questi c’era la rossa Piattola Potter, ma sapeva bene che Hermione non avrebbe mai scorto in lui un uomo con cui condividere una vita.
Benché il suo ex l’avesse quasi uccisa picchiandola selvaggiamente, lui restava sempre un gradino indietro rispetto a Weasley e questo non lo accettava. Lui non l’avrebbe mai toccata, sapeva quanto le parole potevano ferire, ma si era sempre fermato a quelle.
Amava una donna che non lo avrebbe mai amato per colpa di ciò che era stato e forse per ciò che era. Se lei non vedeva il suo cambiamento, forse non c’era stato veramente.
Si passò una mano sui capelli ravvivandoli un poco e sconsolato riprese a lavorare, in qualche modo il tempo doveva farlo passare e anche se ci metteva il doppio della fatica non era importante.
Rientrare al Manor e vedere i suoi occhi che lo scrutavano, perché aveva sentito quelle iridi caramello addosso, gli mandava in panne il cervello e ogni giorno che passavano sotto lo stesso tetto il desiderio di lei aumentava.
Avrebbe voluto dirle tante cose, avrebbe voluto confessarle i suoi sentimenti ma non ci riusciva, non trovava mai l’attimo giusto.
L’amava ogni volta che scopriva dettagli che prima non aveva notato ma aveva la certezza, nata non sapeva nemmeno lui da dove che confessandole tutto avrebbe distrutto quello strano e intricato rapporto.
Avrebbe mandato all’aria anche quella sottile linea che era riuscito a costruire negli anni.
Quei pensieri non l’avrebbero portato da nessuna parte.
***
La mattinata era quasi volta al termine, quando un grosso allocco beccò con insistenza sulla grande vetrata che si affacciava sulla via principale della Londra magica.
Malfoy con riluttanza si alzò dalla comoda poltrona di pelle e aprì.
L’uccello dal piumaggio scuro e lucido lo guardò in attesa del biscotto e solo dopo averlo ricevuto sollevò la zampa rivelando una piccola pergamena.
Il legismago non indugiò oltre e slegò la lettera e lesse.
L’espressione del suo volto mutò più volte mentre i suoi occhi scorrevano con bramosia le concise frasi che il Capo Auror, alias Harry Potter, gli inviava.
Malfoy! Cosa hai combinato?
Hermione mi ha spedito una lettera, in cui mi chiede disperata di poter andar via da casa tua.
Sai bene che questo è impossibile, non vi è posto più sicuro per lei.
Quindi vedi di farle cambiare idea e se scopro che le hai fatto del male, ti giuro che questa volta non avrai scampo.
Una cella di Azkaban è già pronta per accoglierti.
Harry Potter.
-Maledizione- Urlò facendo spaventare l’allocco che spiccò immediatamente il volo senza attendere risposta.
Non indugiò oltre e con la missiva stretta in pugno si smaterializzò al Manor, dove Hermione gli doveva delle spiegazioni.
Come convincerla a restare era un’impresa vista la celeberrima testardaggine dell’ex Grifondoro, non poteva essere così scema da volersi mettere di nuovo nelle mani di quel pazzo di Weasley, avveniva troppo presto questa sua partenza, lui aveva bisogno di tempo e soprattutto sarebbe impazzito a non averla più con sé.
Era un Malfoy otteneva sempre quello che voleva e si sarebbe sicuramente inventato qualcosa….
Quasi sempre otteneva quello che voleva.
***
Hermione stava seduta sopra la coperta che Tibly le aveva dato per non sporcare il suo grazioso vestito.
Teneva il grosso tomo sulle gambe totalmente immersa nell’affascinante storia del grande e illustrissimo casato dei Malfoy, dimenticando tutto il resto fino a quando non sentì il suo ospite sbraitare mentre le andava incontro a passo di marcia.
-Granger!!!- disse con voce fredda arrivando a lunghe falcate di fronte alla donna che ancora seduta sulla coperta sollevava incredula il viso.
Draco Malfoy era un fascio di nervi, la mascella contratta, i capelli scompigliati sulla fronte, gli occhi assottigliati.
“Cosa è successo?”
Hermione in un primo momento si stupì nel vederlo in quello stato, erano anni che Draco non aveva un atteggiamento così aggressivo nei suoi confronti.
La donna lo guardò sbalordita fino a che i suoi occhi notarono la pergamena che il legismago teneva stretta nella mano sinistra.
-Dra ...co- cercò di dire Hermione spostando senza grande delicatezza il preziosissimo tomo dei Malfoy sulla coperta.
Sbiancò non appena si rese conto che lui fissava quel cimelio di famiglia.
-Io... non sapevo-cercò di dire la donna, imbarazzata per essere stata scoperta a consultare quel libro senza prima chiedere il permesso al suo proprietario.
Draco guardò il libro che era a contatto con l’umida erba.
Spalancò la bocca incredulo.
-Cosa non sapevi, Granger?- chiese riacquistando finalmente un contegno.
-Questo- disse raccogliendo il libro –E’ l’unica cosa che mi resta della mia famiglia- enunciò stizzito.
-Nessuno ti ha detto che puoi trattare le mie cose con poca grazia. Soprattutto, quando vuoi andartene via descrivendomi al tuo amico come un mostro- concluse Draco.
Hermione si sentì morire sentendo Draco inveire in quel modo.
-Non ho mai detto che eri un mostro!- rispose Hermione portando le mani al petto mentre il cuore batteva come un pazzo.
-Ah no??- replicò stizzito Draco. - Allora come spieghi questa?- disse lanciandole la pergamena che in quei minuti aveva stritolato.
Hermione lesse velocemente la lettera, stupendosi per le parole che il suo amico aveva indirizzato a Malfoy.
“Chiede disperata di poter andar via da casa tua”.
“Lo faccio per non gravare su di te e per farti riprendere in mano la tua vita.”
“Non vi è posto più sicuro della tua casa per lei”.
“Non posso continuare a nascondermi in eterno.”
“Vedi di farle cambiare idea... se le hai fatto del male, ti giuro che questa volta non avrai scampo”.
“Male? Come poteva farle del male? Perché Harry lo stava minacciando?”
- Io ti sono d’impiccio - disse quasi sussurrando.
Draco che si era chinato a prendere il prezioso libro e pulendolo dall’erba che infida si era infilata tra le vecchie pagine invecchiate dal tempo, continuava a non guardarla in volto.
- Tu vaneggi! - replicò con voce dura.
- Guardati, nemmeno riesci a guardarmi in faccia. Sei arrabbiato da quando sono qui, lo sei sempre. Mi eviti. A mala pena mi rivolgi la parola e per causa mia, tua madre evita di venire a farti visita -.Avrebbe voluto essere forte, tenere quel suo tono odioso ma non ci era riuscita. Le lacrime gli avevano accarezzato gli occhi e non riusciva a trattenerle, il cuore in tumulto, il respiro accorciato.
Lui rimase in silenzio, la mascella contratta, gli occhi puntati verso il Manor.
- Io non vaneggio Draco, sono un peso per te! - disse convinta Hermione.
Draco si girò di scatto riducendo le distanze già minime. Hermione lo guardò con un’espressione indecifrabile, impaurita da quel momento, aveva imparato a temere gli scatti e d’istinto fece per ritrarsi, ma lui l’afferrò per il braccio e posò con rabbia le sue labbra sulle sue.
Era un bacio a stampo, tipo quelli che si danno i bambini, ma entrambi vennero attraversati da scariche elettriche, i loro cuori esplosero come fuochi d’artificio.
Le labbra di lui erano morbide e sapevano di caffè, la barba da fare le grattava il naso ma era un pizzicore piacevole.
La bocca di lei invece sapeva di pesca ed era leggermente appiccicosa per via del lucidalabbra ma non era fastidioso,
Il volto di lei venne rigato dalle lacrime solo che questa volta erano di pura felicità.
Il legismago si staccò subito non appena sentì il salato in bocca, le diede un’altra volta le spalle e s’incamminò velocemente verso la porta d’ingresso. L’aveva fatta piangere e l’aveva baciata! Decisamente si era aperto da solo la porta della cella di Azkaban, ma che cavolo aveva per il cervello?
- Hai ragione non puoi stare qui!- disse dopo pochi passi, e proseguendo velocemente scomparendo all’interno del Manor.
Hermione rimase ferma, ghiacciata accanto all’albero mentre con una mano si sfiorava le labbra che Draco le aveva appena baciato. Il suo cuore non aveva mai battuto così forte dopo un bacio del suo fidanzato, la sua pelle non aveva mai conservato il calore di una stretta, ora sapeva cos’era la felicità … ma era durata poco!
Si lasciò scivolare di nuovo sulla coperta, mentre nella mente le rimbombavano le ultime parole che le davano la conferma che lui non la voleva lì.
Ma perché l’aveva baciata, allora?
Spazio Autrice.
Finalemnte ho dato una sferzata decisa alla storia...il bacio sembra nulla, ma fidatevi è importante.
Ringrazio la mia betta: daffodil per il sostegno e la pazienza...
Ringrazio anche voi, che nonostatante la storia non sia agiornata puntaulmente mi sostenete e invogliate a continuare a scrivere.
Un bacio e buon inizio settimana .
Miki.
Ringrazio la mia betta: daffodil per il sostegno e la pazienza...
Ringrazio anche voi, che nonostatante la storia non sia agiornata puntaulmente mi sostenete e invogliate a continuare a scrivere.
Un bacio e buon inizio settimana .
Miki.
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