lunedì 2 gennaio 2012

IL TALISMANO DELLA LUCE. 2.

1.      La ceralacca blu.


-Mia signora- disse l’elfo domestico prostrandosi ai piedi della strega sfiorando la sua veste color magenta che faceva risaltare la pelle ambrata e i capelli neri.
-Le missive sono state recapitate. Due dei nostri sono stati messi nelle vicinanze delle dimore dei ragazzi per vedere le loro reazioni-
La strega si girò appena per guardare l’essere che le parlava senza smettere di girare il calderone che bolliva lentamente sul fuoco.
-Bene- disse scostando la lunga chioma che le ricadeva sul viso.
-Presto, speriamo, arresteremo l’avanzata del re degli uomini ombra e riporteremo la pace nel mondo magico-
-certo signora. Ne sono certo signora- Babajaga sbuffò nel sentire le mille lusinghe con cui l’elfo domestico la adulava, ma non vi era verso di farlo smettere se lo portava dietro fin da piccola. Era stato per anni l’unico essere che la curava e amava. I suoi genitori l’avevano affidata a lui pochi attimi prima che un malefico stregone nero li aveva uccisi entrambi. Era legata a Gangi ma per lei era troppo chiassoso e distratto e non si potevano fare sbagli, non questa volta.
-ora va. Assicurati che tutto sia pronto quando i ragazzi saranno qui, non voglio sbagli o ti riterrò l’unico responsabile- l’elfo fece uno strido assordante e si inchinò sfiorando con il capo il freddo pavimento e si dileguò.
-speriamo che prendano bene la missione e che non si affatturino avvicenda appena scopriranno della collaborazione-. disse quasi sussurrando tra se mentre con un lungo mestolo di legno mescolava tre volte in senso orario e dieci in senso antiorario il prezioso unguento che serviva per lenire i tormenti e gli incubi in cui cadevano tutti gli esseri privati dalla magia dagli uomini ombra.
***
La nebbia rendeva lugubre anche la primavera londinese, un vento freddo le aveva ghiacciato il naso mentre ad andatura elevata, Hermione, si avviava verso casa.
Si girò due volte, osservando ciò che la circondava, ma oltre alle vetrine dei negozi in cui campeggiava la scritta “sale” e alcune lattine di coca cola che rotolavano spinte dal vento sul marciapiede tutto era nella norma, ma così non era. Infatti, nascosti dentro gli alberi che delimitavano la strada, un piccolissimo essere magico con due grossi occhi gialli e vispi la scrutavano, analizzando e soppesando ogni suo movimento.
Non doveva farsi notare, non doveva rivelare a nessuno la sua presenza la strega doveva essere ignara della sua sorte solo cosi dicevano gli scritti del grande stregone, avrebbe trovato, con l’aiuto dell’altro mago che la completava, il prezioso Talismano di Luce.
Lanciò le chiavi sul mobile dell’andito cui mancava un piede e che si reggeva a stento, bloccato da due grossi tomi di “Trasfigurazione oggi”.
Si tolse velocemente cuffia e sciarpa poggiandola sul piccolo attaccapanni di legno e ferro battuto, dirigendosi poi a passo svelto verso la poltrona rossa che stava di fianco al camino che scricchiolava frenetico.
-Aprile- disse sbuffando mentre si sfregava con foga le mani ponendole poi dinanzi al fuoco per poterle scaldare meglio,
-…e sembriamo ancora in inverno- concluse mentre una testa bionda sbucava dallo stipite della cucina con in mano una grossa teglia in cui un succulento pollo con patate faceva bella mostra.
Luna Lovegood, la sua coinquilina aveva preparato un delizioso pranzo, da quando era tornata dal viaggio di lavoro non meno di una settimana prima l’aveva in pratica viziata.
La prima sera aveva preparato il risotto con i funghi, il giorno successivo gli spaghetti, il terzo la crostata ai lamponi e quella sera il pollo con patate. Si Luna era una ragazza d’oro pensò Hermione, peccato che per lavoro tornasse nell’appartamento che condividevano da più di due anni solo due settimane all’anno una in primavera quella e una in autunno.
-ciao Herm- disse la bionda poggiando sul tavolo il grosso pollo.
-ciao- rispose la riccia osservando le leccornie che l’amica aveva preparato. Lei, la strega più brillante degli ultimi vent’anni, la studentessa più diligente di Hogwarts a malapena riusciva a farsi un uovo in camicia.
-sai non credo sia la nebbia la causa di questo freddo gelido- disse Luna – ma gli uomini ombra-
-I cosa?- chiese Hermione pentendosi un attimo dopo per aver formulato quella domanda. –No lascia stare, non voglio sapere cosa sono – si affrettò a dire Hermione afferrando la pila di lettere.
-Ho mal di testa e una fame da lupi non riuscirei a reggere l’affasciante storia degli ombra-.
-Uomini ombra- la corresse Luna, mentre indifferente rientrava in cucina a vedere a che punto era la cottura del dolce.
- e non sono una mia invenzione se è questo che pensi Herm-urlò la bionda, ma Hermione aveva smesso di ascoltarla, si era nuovamente seduta sulla comoda poltrona rossa e aveva preso in mano la posta del giorno.
-Pubblicità, pubblicità, l’invito a un party- disse sbuffando osservando il mittente che le aveva mandato quell’invito.
-sono ancora convinti che io vada in quel covo di vipere-
Borbottò , mentre prendeva in mano l’ultima lettera sigillata con della cera lacca blu e una B incisa. Si ripassò la lettera tra le mani notando che nessun indirizzo era stato scritto e presa dalla curiosità l’aprì.
Con un gesto secco staccò la cera lacca ferendosi un dito, una piccola goccia di sangue macchiò la pergamena bianca mentre le forze l’abbandonavano.
Sonno.
Sentiva le palpebre pesanti e si accoccolò bene sul divano e non ebbe il tempo di dire niente che si sentì leggera fluttuante come una farfalla. Si sentiva impalpabile come l’aria, leggera come una piuma.
Il suo corpo svanì dalla poltrona, così come i suoi indumenti dall’attaccapanni e dall’armadio della sua stanza, le foto alle pareti cancellarono il suo ritratto e anche il piatto sul tavolo scomparì. Hermione Granger non era mai esistita, almeno nessuno si ricordava di lei nel mondo magico.
La magia della strega Babajaga aveva inizio una dei due elementi di congiunzione era stato attirato nel mondo parallelo ora attendeva la sua metà.
***
Seduto nella sua grande scrivania di  mogano, un Legismago di fama mondiale analizzava carte per il maxi processo che da lì a pochi giorni il suo studio avrebbe affrontato. Gli indizi erano tutti contro il suo assistito, un noto mago Francese, ma Draco Malfoy non si sarebbe arreso. A lui, non piaceva perdere, lui non perdeva mai ma soprattutto lui non arrivava mai secondo.
Amava lavorare da solo, analizzare e valutare gli indizi a sua disposizione e sempre da solo preparava difesa e arringa finale.
 Lui era un solitario, non gli serviva l’aiuto di nessuno e di nessuno gli importava tranne che di se stesso. Negli anni non era cambiato poi molto, aveva perso di vista gli amici, quei pochi che un tempo gli leccavano il culo, gli unici che gli rimasero accanto erano Blaise e Theo, ma i due subito dopo la guerra avevano deciso di lavorare fuori dall’Inghilterra per paura di ripercussioni visto quello che era accaduto in quegli anni e si vedevano pochissimo solo per le grandi ricorrenze. Draco, invece, era rimasto a Londra portando avanti le varie attività di famiglia  e caparbio, nonostante l’ostracismo su di lui, si era dato da fare per tirare fuori il suo nome dal marciume in cui suo padre l’aveva condotto.
Si alzò dalla scrivania e si diresse verso la finestra, scostò con un gesto la spessa tenda color ocra che copriva la grande vetrata e guardò giù. Vedeva tutta Londra da quel palazzo che da anni era proprietà dei Malfoy, si sentiva importante, un re, da li su vedeva puntini che camminavano frenetici,  babbani e  maghi sembravano formiche da quel palazzo.
-capo- disse una donna, la sua segretaria, che dopo aver bussato era entrata e attendeva una risposta dall’uomo – le ho portato la posta di oggi- concluse senza che il biondo si girasse, annuendo con il capo.
La donna avanzò verso al scrivania dove posò le lettere e si dileguò.
Il biondo sbuffò, chiudendo le tende, andandosi a sedere nuovamente alla scrivania. Guardò la pila di documenti e poi le lettere che poco prima la sua segretaria li aveva portato e le prese tra le mani.
Scartò alcune lettere di poco conto, fino a quando  la sua attenzione fu attirata da una missiva chiusa con una ceralacca blu con una B sopra.
L’apri senza attendere ulteriormente di investigare chi  fosse stato ad inviarli quella missiva e strappando con foga la cera lacca un rivolo di sangue macchiò la pergamena bianca.
Le forze lo abbandonarono piano piano, e con lui scomparve anche la targhetta con il suo nome fuori dallo studio, tutte le immagini che lo raffiguravano, tutte le tracce che facevano pensare a lui. Draco Malfoy non era mai esistito, almeno nessuno si ricordava dell’algidi figlio di Lucius, l’ex Mangiamorte redento che ora faceva il legismago.
La strega Babajaga era riuscita nel suo intento ora partiva la missione, ora tutto era nella mani di Hermione e Draco. 

SPAZIO AUTRICE....
Finalmente un nuovo capitolo della nuova storia, spero vi piaccia e che mi seguiate numerose anche in questa nuova avventura. un bacio mikilily.

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