mercoledì 29 febbraio 2012

IL TALISMANO DELLA LUCE.6


-6. Spiata-

Si era svegliata grazie alla luce che filtrava dalla finestra, rigirandosi tra quei caldi e comodi guanciali. Aprì piano le palpebre, spalancandole quando notò qualcuno, quel qualcuno.
Lo stronzo, era accoccolato su una sedia accanto al letto, coperto da una sola coperta.
Sembrava un angelo, i suoi capelli biondi, la sua pelle chiara, il respiro rilassato. Sorrideva, per la prima volta le sue labbra erano addolcite in un sorriso e non il solito ghigno strafottente.
Bello. Diammine! quanto era bello.
Scosse il capo, smuovendo i suoi ricci color cioccolato per scacciare quell’assurdo pensiero.
Si diede un colpo in fronte con il palmo della mano.
Stava impazzendo.
Quel luogo, quella realtà, stava avendo una brutta influenza sulla sua mente, poi una lampadina si accese.
Un’idea brillante.
 Assottigliò lo sguardo, osservandolo ancora e un sorriso malefico si disegnò sul viso.
Sollevò la coperta alzandosi dal letto, attenta a non far rumore, camminò a piedi nudi nel pavimento, arrivando fino al rubinetto della cucina. Fece correre l’acqua dentro a un catino e ripercorse la stanza arrivando fino alla sedia dove un ignaro Draco Malfoy era ancora assopito.
Per poco, ghignò Hermione tra i denti, mentre gli rovesciava con poca grazia tutta l’acqua che il catino conteneva.
Acqua gelata.
Il biondo balzò dalla sedia non appena l’acqua gli sfiorò il viso.
-cazzo Granger- urlò furibondo, i capelli si erano appiccicati alla fronte come la maglia al petto rivelando una muscolatura definita.
-di le tue ultime preghiere- sibilò ancora Draco, mentre Hermione indietreggiava cercando una via d’uscita.
Merda! L’aveva fatto incazzare.
Il biondo la bloccò con forza spingendola verso la parete della baita e la sua fragile schiena cozzò con forza sul muro, il biondo, senza riservarle alcuna grazia le sibilò tra i denti tutta la sua rabbia:
-Stupida Donna, cosa credevi di fare-disse ancora Draco Malfoy.
Hermione cercava di scappare, ma non aveva via di scampo l’aveva messa con la schiena al muro, le teneva i polsi con una sola mano portando le braccia sulla sua testa, inserendo infine, la sua gamba muscolosa tra le sue cosce.
Un brivido le corse lungo la schiena.
Paura, ma non erano quei gesti di forza a intimidirla. No, erano quegli occhi gelidi che la analizzavano, scavando dentro, rendendola vulnerabile, indifesa, nuda, per la prima volta senza difese che non la sua lingua.
-mi stai facendo male-Disse trattenendo le lacrime.
Lacrime che non doveva versare assolutamente in sua presenza, non doveva dargli questo vantaggio o per lei, non ci sarebbe stato scampo.
-bene perché è questo, il mio intento- gli rispose con infinito disprezzo e lei si ricordò di quanto le sue parole e i suoi sguardi la facevano soffrire da ragazza, quando frequentavano Hogwarts.
-sei un bastardo- urlò senza riuscire a trattenersi e lui rise, con una risata fredda, metteva i brividi.
-sei un’incosciente Granger, nessuno, nessuno ha mai osato spingersi dove ti sei spinta tu questa mattina- le ricordò Draco.
-non ho paura di te- rispose senza abbassare lo sguardo, sfidandolo ancora, spingendosi oltre. Sapeva che senza la bacchetta non poteva nulla contro quell’Insensibile, vanesio, egocentrico, malvagio, stronzo di Draco Malfoy.
Era nelle sue mani, in tutti i sensi.
-Non si direbbe, dal modo in cui tremi-, la canzonò.
-tremo, brutto stronzo, perché sei tutto bagnato e...-disse Hermione.
Draco abbassò un attimo lo sguardo sul suo petto, che sfregava su quello della Granger.
L’aveva bagnata e ora , la camicia bianca che la donna indossava era trasparente rivelando il suo reggiseno in pizzo bianco.
Un tuffo al cuore.
Si staccò di scatto da lei, come scottato e uscì dalla baita. Doveva schiarirsi le idee, lontano da quella strega.
Hermione si toccò i polsi massaggiandoli delicatamente, le aveva fatto male, ma non era il dolore fisico bensì i suoi occhi.
Aveva visto l’odio, il rancore in quelle pozze ghiacciate e si dette della stupida perché solo alcuni minuti prima, aveva pensato che quel ragazzo fosse un angelo.
Il demonio, ecco cosa era e si ricordò all’improvviso che infondo, anche lucifero un tempo era un angelo.
Lucifero, Lucius, il nome di suo padre, il suo secondo nome.
Fu con quei pensieri che decise di uscire anche lei, aveva bisogno di un bel bagno e si diresse alle cascate, sperando di non vederlo più per tutto il giorno.
**


Aveva vagato senza meta per tutta la foresta del Silenzio, attorno a se solo alberi che sfioravano il cielo, liane spesse e inutili, perché nessun primate vi era appiccicato e cespugli, tanti e immensi cespugli da cui spuntavano delle strane bacche rosse.
Si sedette su un grosso masso, liscio e bianco portandosi le mani sui capelli e lì, si mise a pensare, buttando fuori tutta l’aria che sembrava essersi fermata da ore nei suoi polmoni.
Non aveva idea di quello che gli stava succedendo, era stato catapultato in quella realtà, senza alcuna spiegazione, doveva trovare un talismano e doveva trovarlo con una donna che gli mandava in tilt il cervello da quanto lo irritava. Donna che non meno di un’ora prima l’aveva fatto eccitare. Ecco la pazzia, quella dimensione portava alla pazzia, lui che si eccitava per un reggiseno in pizzo, per un corpo di donna che si sfregava sul suo petto, lui che si eccitava per la mezzosangue zannuta, la so tutto io dei grifondoro.
 L’odiosa Hermione Granger.
Doveva togliersi quelle idee dalla testa, doveva cancellare quelle sensazioni. Rimase ancora seduto sul sasso osservando la natura di fronte a se, lì, facevano bella mostra le imperiose e scure colline delle Grandi Impronte.
Che nome curioso, pensò, erano spoglie niente cresceva su esse nemmeno un filo d’erba. Erano vuote, aride come il tuo cuore disse la sua coscienza.
Il suo cuore, che scherzo, gli stava giocando il suo maledetto cuore.
-Le voleva far male- disse tra i denti solo per essere stato bagnato o perché la trovo bella, si chiese.
Si sfregò con vigore, le mani sul viso e alla fine si alzò dirigendosi al ruscello della Vita, che non era molto distante dal posto in cui si trovava.
Percorse il sentiero che solo il giorno prima l’avevano portato al piccolo lago dove la strega era apparsa. Sentì in lontananza l’acqua infrangersi e così accelerò il passo, mancava poco, pochissimo e si sarebbe buttato in quell’acqua limpida schiarendo le idee e raffreddando le sue voglie, insane voglie.
 Aggirò un grosso cespuglio e poi il panico lo assali.
Immersa nelle acque placide del lago, lì dove il ruscello della vita si riversava, c’era lei ignara di essere sotto l’occhio attento del suo vecchio nemico.
I capelli ricci ricadevano sulla schiena bianca e nuda ,la vita era stretta, i suoi fianchi morbidi e il suo sedere sodo.
Draco non riuscì a toglierle gli occhi di dosso.
Cercò di rasserenare il cuore che batteva forte, la gola era secca e lui eccitato. Schiacciò inavvertitamente un ramoscello di legno e la Granger si girò di scatto mostrando il suo seno nudo.
Florido, sodo, bello pensò Draco rapito da quella visione.
La donna urlò, coprendosi con le mani e immergendosi fino alla gola nell’acqua, mentre Draco scappò senza una meta.
 La terra, in quel preciso momento incominciò a smuoversi ma i due non si accorsero di niente, troppo presi da quello che era appena successo tra loro.

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