mercoledì 29 febbraio 2012

La Nuova Vita 7.


7-Un pugno allo stomaco.


Era rientrato alla casa bianca subito dopo pranzo, lasciando Blaise a una conferenza all’ospedale magico di Washinton. Da quando l’aveva lasciato, però, non riusciva a pensare ad altro che alla frase sibillina che Blaise aveva pronunciato non appena Pansy, era andata via.
Ti piace ancora? Gli aveva chiesto l’amico e lui aveva risposto la prima cosa che li era passata nella mente.
-si- ammettendo per la prima volta e senza la mente annebbiata dall’alcol che la Granger gli piaceva.
Gli era sempre piaciuta:
La sua grinta, la sua caparbietà, la decisione, l’orgoglio, l’intelligenza, quel suo modo di tenergli testa. Tutto quello la rendeva attraente e interessante agli occhi del biondo Malfoy, fin dai tempi della scuola soprattutto dopo la guerra, ma mai osò avvicinarsi rimase sempre a distanza, rigorosa e abissale distanza.
Era bella ora più che a diciotto anni e come allora irraggiungibile, inavvicinabile, constatò Draco.
Arrivò nel suo studio chiudendosi dentro, aveva notato che di lei non vi era traccia, purtroppo nemmeno del suo segretario e questo gli diede non poco fastidio.
Si chiuse la porta alle spalle, scostò la tenda guardando fuori osservando le macchine babbane sfrecciare nella vicina autostrada. Socchiuse gli occhi mordendosi un labbro prima di versarsi un po’ Firewhisky invecchiato e infine si buttò sulla poltrona del suo studio.
Il sole pian piano calava abbandonando l’uomo con il suo bicchiere tra le mani nell’oscurità. Non si mosse per ore, fino a quando decise che era ora di tirare fuori dalla sua ventiquattr’ore, i documenti e rimettersi a lavorare. Almeno lui visto che la sua collega era sparita con quel damerino, smosse i capelli passandosi sopra la mano, cercando così di levarsi dalla testa quella donna dai lunghi capelli ricci, il corpo sinuoso e il radioso sorriso.
Sorriso, che però, riservata a tutti tranne che a lui; l’odioso Malfoy,
Il Mangiamorte.
Con quei pensieri nefasti si mise ad analizzare le carte, le bozze e gli interventi che Hermione aveva pensato di attuare per le mille grane che il loro dipartimento doveva affrontare.
Grane che doveva risolvere da solo visto che l’aveva mollato per fare chissà cosa e con chissà chi, anzi quello l’aveva intuito.
**

Quando Draco se n’era andato via all’ora di pranzo, grazie a quel grandissimo stron... simpatico di Blaise Zabini.
Vedendolo chiedersi la porta del suo ufficio alle spalle, Hermione immaginò di rimanere sola e sconsolata, quel pomeriggio, ma si sbagliava, disgraziatamente si sbagliava di grosso.
(Flashback inizio).
Draco era andato via da pochi minuti e lei si rimmerse nella lettura di alcuni documenti, fino a quando la sua attenzione non venne disturbata dal bussare alla porta.
-avanti -disse senza sollevare lo sguardo dalle carte che stava analizzando.
Sentì la porta aprirsi piano e dei passi lenti arrivare vicino alla sua scrivania, sollevò lo sguardo incrociandolo con due fari verdi.
Sorrise.
-capo- disse l’uomo – sono tutti in pausa pranzo...-
Hermione rimase imbambolata a osservarlo.
Bello pensò e sicuramente occupato, rifletté.
-certo vai- disse cercando di non far trasparire la sua delusione, ma l’uomo non si mosse di un centimetro scrutandola a sua volta.
-pensavo- fece l’uomo, mostrando per un attimo imbarazzo e indecisione
-se le andava di mangiare qualcosa, con me- aggiunse distogliendo lo sguardo.
Hermione lo guardò ancora un attimo posando poi i suoi occhi marroni sulle carte, avrebbe dovuto lavorare portarsi avanti nonostante l’assenza di Malfoy, ma quell’uomo la stava invitando a mangiare, era bello, forse anche libero.
Oddio, da quando un uomo non la invitava a cena. Victor, l’ultimo era stato Victor tantissimi anni prima. Suo marito Ron, invece, non l’aveva mai fatto nemmeno da fidanzati, visto che per lui si mangiava bene solo a casa di sua madre Molly.

-va bene, disse – tanto Malfoy non c’è e da sola non posso decidere nulla- l’uomo sorrise mostrando una dentatura perfetta e un sorriso accattivante.
-ok capo-
-Hermione- disse, - almeno chiamami Hermione- l’uomo si rigirò a guardarla mentre si alzava dalla poltrona.
-Jack, io sono Jack, capo...Hermione- la riccia rise divertita, lanciandogli uno sguardo indagatore mentre afferrava la borsa e il trench e usciva dalla stanza.
-dove andiamo- disse infine mentre l’uomo le prese la mano e si smaterializzò con lei in un noto locale del centro.
-carino- disse infine la donna osservando il locale discreto.
Le pareti erano sui toni pastello, le tende alle finestre erano spesse  nascondevano la luce, lasciando la sala nella penombra.
-vieni ci mettiamo, lì- disse l’umo indicando un angolo appartato lontano dagli altri tavoli.
-nessuno ci disturberà-disse ancora.
I due mangiarono, ridettero, e bevettero per rinfrescare la gola secca per il troppo parlare.
Hermione, parlava, parlava le era sempre piaciuto parlare, raccontava aneddoti sulla scuola, sulle emozioni che provò quando scoprì di essere una strega, raccontò di Hogwarts, dei suoi amici, della guerra, del suo matrimonio infelice e delle sue uniche due luci: Rose e Hugo.
 Parlò tantissimo, mentre beveva del frizzantino bianco per accompagnare il pesce che aveva ordinato e rideva, rideva tanto ascoltando le battute senza senso di Jack.
Non si era accorta che erano le cinque, aveva un cerchio alla testa, lui le consigliava una passeggiata, conosceva un posto...
-meglio rientrare- disse la riccia e notò solo per un attimo il sorriso di Jack spegnersi.
(fine flashback).
**
Arrivarono nel Dipartimento affari magici Internazionali, dopo essersi smaterializzati, la luce soffusa dell’ufficio privo di impiegati aveva reso l’atmosfera strana,
Jack, si avvicinò piano alla Granger, che rideva senza alcun motivo, fino a quando una porta si aprì di soppiatto, facendo spalancare gli occhi verdi del segretario.
Hermione si girò di scatto per vedere chi aveva interrotto, il bel moro dalle sue intenzioni e lo sentì sgusciare via.
-Granger- disse con disprezzo Draco.
-che cazzo stai facendo?- aggiunse.
-io...- rise – niente che starei-
-sei ubbriaca- aggiunse il biondo avvinandosi e storcendo il naso non appena sentì l’odore del vino.
-non sei mio padre Malfoy- disse all’improvviso superandolo a passo di marcia e guardandosi intorno alla ricerca di Jack.
-è andato- disse con astio l’ex serpeverde.
-tranquilla! se continui cosi, ti scoperà presto-. Disse gelidamente Draco. Hermione rimase immobile, scioccata da quelle parole e l’adrenalina che un attimo prima scorreva entusiasta nelle sue vene venne meno.
L’ultima cosa che sentì fu la porta dello studio di Draco sbattere forte e lui passargli accanto senza degnarla di un saluto, smaterializzandosi dopo averla distrutta con due semplici parole.
Le aveva dato della poco di buono e si rese conto che era quella l’impressione che avrebbe dato anche lei se non fosse stata spettatrice e non protagonista.
**

Si smaterializzò direttamente dietro l’angolo della via che Blaise gli aveva appuntato in un biglietto di carta, si sistemò la cravatta e lisciò i pantaloni neri del suo perfetto e rigoroso abito sartoriale e finalmente uscì dal vicolo.
Si guardò intorno osservando distrattamente la via e il via vai di gente che entrava allo Spokan.
Da fuori tutto sembrò tranquillo, afferrò la maniglia ed entrò.
Nessuno li venne incontro così s’incammino verso il bancone e lì, gli vide, la donna dai capelli scuri li dava le spalle mentre il moro era intento a ordinare.
-potevate aspettare- disse Draco arrivando vicino a Pansy e Blaise. La donna, sì girò di scatto con un enorme sorriso sul viso, sorriso che si spense appena notò che era solo.
-Immagino che non abbia alcuna intenzione di mischiarsi con dei Mangiamorte- disse Blaise, ponendo l’accento sulla parola, che fece sobbalzare sua moglie e assottigliare lo sguardo al suo amico.
-Blaise- lo riproverò Pansy. –Dra- chiese ancora la mora.
-perché non è venuta, l’hai inv...-disse infine la ex Prefetto dei Serpeverde.
-No- rispose acido, superandoli e ordinando qualcosa di forte per schiarirsi le idee e per togliersi dagli occhi quel damerino che tentava di strusciarsi sulla Granger. Granger, che ubriaca com’era, non si rendeva conto di quello che stava succedendo.
-Blaise- disse infine buttando giù un generoso sorso.
-non voglio più vedere nel mio ufficio il segretario della Granger-disse con il suo solito tono freddo, quello che ricordò il vecchio Draco.
Blaise, sollevò lo sguardo un attimo increspando le labbra ritornando serio dopo pochi secondi.
-dovrei motivare il suo licenziamento-ammise il moro
-non me ne frega, puoi farlo diventare anche il tuo vice. Voglio solamente non vederlo nel mio ufficio-terminò il biondo.
-Dra- cercò di richiamarlo Pansy, ma il biondo pagò e senza dire nulla uscì dal locale.
Pansy si girò verso il marito perplessa e lui rise divertito.
-A Draco non piace essere in competizione- lei spalancò gli occhi perplessa.
-La Granger- pronunciò piano la mora.
-già, sapevo che avrebbe portato scompiglio-continuò Zabini.
-Bla, l’hai fatto apposta- chiese sua moglie guardandolo negli occhi, indagando.
-certo- ammise senza vergogna.
-ne è innamorato da anni, deve solo ammetterlo e cercare di conquistarla-
Pansy si girò ancora verso la porta in cui Draco Malfoy era sparito.
-tu pensi che... lei-cercò di trovare le parole Pansy ma queste non arrivarono.
-nessuna gli resiste, me l’avevi detto tu tanto tempo fa, ricordi- e Pansy ricordò e fu un pugno allo stomaco.

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