lunedì 27 febbraio 2012

La Regina di Ghiaccio.53


53- Guerra e pace

Era rimasto ore a guardare i calderoni di peltro che i suoi alunni avevano lasciato ancora sporchi sui banchi.
Si erano scordati di pronunciare un semplice “Evanesco” quel branco di incapaci, tutti tranne i tre che stavano ai primi banchi e che lui aveva inesorabilmente preso di mira.
Scosse la testa smuovendo i fini capelli biondi che li ricaddero sulla fronte poi lo reclinò, chiudendo per un attimo gli occhi.
Non sapeva cosa fare.
Non sapeva più come fare.
Sentì infine dei passi svelti avvicinarsi, si ridestò sulla sedia aspettando di vedere chi fosse e non si sorprese.
Si guardarono un attimo, prima che la porta dell’aula fosse chiusa e insonorizzata ed attese un secondo prima di sentirla urlare.
-come hai osato- urlò Hermione
-trattare mio figlio in quel modo-  continuò la donna, senza ricevere mezza risposta.
-Draco- urlò ancora l’ex Grifondoro.
-giustificati-
Il biondo assottigliò lo sguardo, alzandosi in piedi e sovrastando la donna di alcuni centimetri.
Dritto e fiero avanzò con la sua solita camminata elegante, superandola senza degnarla di uno sguardo.
Hermione strinse la bacchetta tra le mani, mentre una rabbia assurda s’impossessava di lei.
-ogni volta che entri in quest’aula ritorni ad essere il grande stronzo di un tempo - disse con astio la moglie.
I ricordi di quegli anni, passarono velocemente nelle menti di entrambi, inquietandoli.
Lui, si bloccò un attimo davanti alla porta che pochi istanti prima sua moglie aveva chiuso.
-io non sono mai cambiato, Granger. Sono e resterò uno stronzo- .
A Hermione cadde la bacchetta, mentre Draco uscì dalla stanza lasciandola sola, infine, copiose lacrime le rigavano il viso.
Perché? Perché? Si ripeteva Hermione.
Perché è cosi cocciuto, ostinato, testardo, intransigente.
Perché ?si comporta così solo con loro. Perché non dimostrava quanto li amasse.
Non riusciva a darsi pace, mentre con una mano si asciugava le lacrime e con l’altra raccoglieva la bacchetta che le era scivolata dalle mani.
Aveva sbagliato, sarebbe dovuta andare con Eltamin alla ricerca di Scorpius invece che rimettere piede in questa vecchia aula. Avrebbe dovuto rovistare il castello alla ricerca del suo bambino, oramai uomo, che fragile come pochi si sentiva per l’ennesima volta rifiutato da suo padre.
Quello stronzo di suo padre, pensò, avrebbe dovuto schiantarlo o dargli uno schiaffo come al terzo anno.
E come un pugno in mezzo allo stomaco si ricordò la sua frase prima di lasciarla sola:
Io sono sempre stronzo, Granger.
Sì,  si era innamorata di un ottuso, testardo, stronzo.
Aveva cercato di cambiarlo, aveva in certi aspetti ammorbidito i suoi angoli, ma non su quello.
 Draco non avrebbe mai e poi mai coccolato i suoi figli davanti ad altri, non li avrebbe mai avvantaggiati, sul lavoro o a scuola.
Per un certo verso lo capiva, aveva sopportato per anni le battutine del mondo sul fatto che era un figlio di papà, uno che senza quel cognome non avrebbe combinato nulla. Invece, Draco si era rimboccato le maniche aveva ridato prestigio all’antico casato, offuscato dagli anni oscuri della guerra quando tutti i Malfoy erano legati a doppio mandato con Voldemort.
Lo capiva per un certo verso, ma non lo sosteneva per un altro, infondo, aveva offeso i suoi figli, il frutto del loro contrastato amore.
Si era battuto per averli e ora non poteva certo destabilizzarli in quel modo.
No! Doveva cercare Scorpius. Doveva rincuorarlo, farli sentire che lei c’era, doveva tranquillizzarlo.
Se fosse stato necessario avrebbe mentito e dopo quell’ultimo pensiero s’incamminò alla ricerca dei suoi figli che sapeva benissimo sarebbero stati tutti e tre insieme a leccarsi le ferite.
In questo erano uguali al padre che quando litigava con Lucius andava da lei e Blaise, l’unica vera famiglia di Draco Malfoy.
**
Aveva camminato spedito senza una meta, infischiandosene degli sguardi dei compagni.
Aveva sentito qualcuno dietro di sé, urlare il suo nome, ma non si era fermato, aveva accelerato il passo incurante di tutto e tutti, mantenendo sempre una postura elegante e fiera, come solo i Malfoy sanno fare.
Celando a tutti le proprie emozioni. Nascondendolo dentro di se, straziando così il suo cuore.
Doveva sfogare la rabbia, doveva urlare, avrebbe evitato di nascondersi tra le braccia della sua Lily.
Solo.
Voleva stare solo con i suoi tormenti, dopo l’ennesima umiliazione che suo padre li aveva inferto, davanti a tutta la classe del corso di pozioni.
Superò anditi, salì scale, arrivò infine, fino al sesto piano ed alla fine entrò nella grande aula duelli.
La stanza era immersa in una soffusa luce di candele, solo la grande e lunga pedana rivestita di pregiato legno di mogano era illuminata a giorno.
I pannelli che rivestivano i muri ritraevano tutti i più grandi duellanti che avevano frequentato la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Scorpius salì lì sopra con un salto felino e si guardò intorno.
Osservò le gigantografie dei maghi che vinsero il premio come abili duellanti.
Primo tra tutti c’era: Vitious, il vecchio professore di incantesimi direttore della sua casa era lui il professore più abile nei duelli. Vi era Silente, il grandissimo stregone ex preside della scuola, con la sua tunica azzurra e la lunga barba bianca. Vi era Piton, il padrino di suo padre, ex Serpeverde, ex Mangiamorte e uno degli uomini più coraggiosi, cosi lo descriveva sua madre ricordando il sacrificio dell’uomo per salvare la vita a Harry Potter.
 Infine la sua attenzione venne catturata da due maghi ritratti insieme:
la prima a sinistra era una donna dai lunghi capelli ricci di caldo color castano, un leggero e dolce sorriso le increspava il viso, mentre i suoi occhi grandi brillavano soddisfatti per il traguardo conquistato. Quella era sua madre la famosa mezzosangue, la strega più dotata degli ultimi trent’anni, quella era Hermione Granger
sorrise guardando quel volto tanto amato e si sentì orgoglioso di essere il figlio di quella donna, tanto abile, tanto pura , tanto forte.
Al suo fianco era stato immortalato un altro giovane: alto, rigido, non mostrava alcuna espressione. Occhi di ghiaccio, capelli biondi, mascella serrata, quella era una foto raffigurante l’algido caposcuola dei serpeverde al suo ultimo anno nella scuola di Magia di Hogwarts quello era suo padre alla sua età. Quello era il grande pozionista Draco Malfoy.
L’uomo a cui fin da piccolo voleva somigliare, l’uomo che più ammirava al mondo, l’uomo che da sempre si vergognava di lui.
Scorpius butto fuori tutta l’aria repressa e sfilò la sua bacchetta dalla tasca interna della mantella e si mise in posizione.
-Ti va un duello- disse una voce che lo fece tremare.
Come aveva fatto a trovarlo? Come sapeva che sarebbe venuto in quell’aula. Come!
Si girò a rallenty, verso la porta dal quale proveniva la sua voce e lo vide avvicinarsi alla pedana.
-ti va?- chiese ancora salendo su quella lingua di legno che tempo prima l’avevano visto vincitore.
Scorpius, lo guardava con un ‘espressione dura in volto, la mascella contratta,  mentre i suoi occhi si assottigliavano scrutando l’uomo che ora con fare elegante sfilava la sua bacchetta.
Osservò attentamente i suoi movimenti lenti ma decisi, guardò le sue espressioni facciali, tutto quello che uomo faceva era uguale a quello che egli stesso compiva, ma Scorpius, si diceva tra se e se che rispetto a suo padre era completamente diverso.
Il suo carattere era ciò che li rendeva diversi, quella era la sua debolezza.
-Scorpius- Lo richiamò ancora l’uomo.
-duello standard, tutti gli incantesimi- rispose il Corvonero con voce dura e profonda.
Draco spalanco un poco la bocca ma si riprese subito acconsentendo con il capo.
-al mio tre ci gireremo, tre passi e partirà il duello-enunciò l’uomo guardando il ragazzo di fronte a se dritto negli occhi.
-perfetto- rispose secco Scorpius.
-perfetto- rispose atono Draco.
Così il più vecchio dei Malfoy incominciò a contare:
-1-
-2-
-3-
Contemporaneamente i due Malfoy si dettero la schiena, fecero tre passi ampi e poi il duello cominciò.
-Mucus Ad Nauseam- disse Scorpius e a Draco cominciò a colare il naso notevolmente, perché il proteggo gli si bloccò a metà voce, grazie alla velocità con cui, suo figlio lanciò l’incantesimo.
Ghignò.
-Scorpius, sono questo è l’incantesimo con cui ti vuoi vendicare del tuo vecchio- lo canzonò Draco.
- Incendio-aggiunse l’uomo evocando delle fiamme
-Freddafiamma-rispose  prontamente Scorpius, raffreddandole.
-Furnunculus- disse ancora il corvonero aggiungendo.
-Incarceramus-rispose suo padre mentre funi e corde cercarono di bloccarlo, ma lui fu più abile e urlò:
-proteggo-.
I due si guardarono un attimo prima di riprendere a duellare,
-Furitum- urlò Scorpius con un sorrisetto divertito, mentre suo padre schivava l’incantesimo.
-A bene un corvonero atipico-lo canzonò Draco dopo aver schivato l’incantesimo che l’avrebbe ritrasformato in un furetto come al suo quarto anno.
-devono essere i miei geni bastardi- disse ancora Draco Malfoy.
Scorpius si bloccò perplesso alle parole del padre.
-Aguamenti- enunciò il professore di pozioni, buttando una secchiata d’acqua sul figlio che si ridestò finalmente.
-Expulso- disse Scorpius, colpendo di striscio suo padre con una leggera scossa, cosa che fece ridere divertito l’ex serpeverde e preoccupare il figlio.
Draco urlò -Melofors- cercando di trasformare la testa di suo figlio in zucca, ma il ragazzo urlò ancora:
-proteggo- ed infine disse: -Everte Statim- scaraventando dalla parte opposta della pedana suo padre, infliggendogli un colpo violento e facendolo finire a gambe all'aria.
-Ottimo hai vinto decretò- Draco, ancora steso a terra.
-Che state facendo- disse Hermione entrando a passo svelto nella stanza salì sulla pedana osservando la faccia tesa di Scorpius e poi suo marito steso a terra.
-Un duello- rispose disinvolto Draco Malfoy, mentre sua moglie li rivolgeva uno sguardo ostile.
-Un bel duello- replicò Scorpius.
-in questa scuola, tolti James ed Eltamin nessuno vuole duellare-ammise il caposcuola,
-stai bene?- chiese perplessa Hermione.
-si- rispose di slancio Scorpius.
-meglio di lui, sicuro- disse il giovane, facendo due passi e porgendo infine la mano a suo padre che l’afferrò al volo.
Draco si sollevò di slancio e alla fine abbracciò suo figlio.
Non disse nulla, sorrise appena, cosa che notò anche Hermione che assistette alla scena tra padre e figlio in silenzio.
Il contatto tra i due Malfoy durò poco, si staccarono immediatamente e i loro visi subito dopo erano finalmente rilassati.
-vado a cercare a Lily- disse infine Scorpius.
-ok- rispose sua madre dandoli un leggero bacio sulla tempia.
-Ius- disse Draco chiamandolo con il nomignolo che utilizzavano quando era piccolo.
-per domani un tema sul veritaserum di almeno ottanta centimetri-
-ottanta?- rispose sbalordito Scorpius.
-mamma mia Malfoy, sei più fiscale che tuo padrino- disse la moglie facendo ridere suo figlio che guardò suo padre diventare serio.
-Ok, professore- rispose
-a domani- aggiunse incamminandosi e uscendo dall’aula.
-Malfoy- lo richiamò Hermione dopo che Scorpius sparì oltre la porta.
-che dici se...-
-scordatelo- rispose il biondo.
-con te qui dentro sono disposto a ricordare i vecchi tempi andati. Soprattutto quello che abbiamo fatto l’ultimo giorno di scuola, proprio su quelle panche- Hermione divenne rossa.
-ah, ah, ah-disse ridendo il biondo.
-sei meravigliosa quando diventi rossa-ammise.
-difenditi- disse infine la riccia brandendo la bacchetta e senza aspettare nemmeno che il marito si mettesse in posizione.
Attaccò, cogliendolo di sorpresa :
-Volate Ascenderai- disse sollevando di quindici centimetri Draco da terra.
-Granger mettimi giù- disse con voce dura il marito, sorpreso, un attimo prima parlava dello straordinario sesso di diciotto anni prima e ora stava sospeso in aria.
-No- rispose la donna.- prima mi prometti che ti comporterai bene con i tuoi figli. Nostri figli-rimarcò la donna.
-Granger, io mi comporto bene con i mie figli- rispose piccato il biondo.
La donna assottigliò lo sguardo, guardandolo torva.
-Prometti- ripeté Hermione e l’uomo sbuffò.
-va bene, ma sarò sempre imparziale-ammise tra i denti mentre la donna lo lasciava ruzzolare a terra.
-sai Malfoy, sei peggiorato nei duelli- lo canzonò la riccia.
-Come osi insinuare queste fandonie, donna- disse il professore rincorrendo per tutta la stanza la donna acciuffandola e costringendola infine ad arrendersi ai suoi baci.

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