domenica 18 dicembre 2011

AMICI DI LETTO.(13. fuggire lontano da te).




Camminava pensierosa nelle strade deserte di una New York ancora addormentata.


Era scappata da Los Angeles, era scappata da Draco e dal suo mondo. Era partita con l’intento di rivelare al ragazzo quello che provava, ma oltre ad aver fatto l’amore con lui, almeno lei, non aveva risolto nulla anzi aveva distrutto tutto.


Quel momento tra loro fu la fine di tutto, della loro amicizia, del loro torbido rapporto. Di tutto.


Aprì la porta di casa trovandola inesorabilmente vuota, come vuoto era ora il suo cuore con un gesto meccanico attivò la segreteria telefonica e si preparò un caffe nero.


I messaggi erano pressoché tutti uguali e tutti suoi:


-I sei arrivata?-, erano almeno cinque e tutti a distanza di quindici minuti uno dall’altro. In seguito arrivavano anche altri messaggi:


-Accendi il cellullare e Hermione rispondimi-, li pronunciava sempre insieme. Poi, poiché la ragazza non si degnava aveva preso a supplicarla


-Hermione ti prego, dobbiamo parlare-, diceva.


-Torno questa sera ci vediamo? -chiese almeno in tre messaggi diversi.


-Hermione è il ventesimo messaggio che ti lascio, al tg non hanno detto nulla sul deragliamento del tuo volo quindi devi essere per forza arrivata. Ti costa molto rispondermi-.


Hermione sbuffò buttandosi nel divano dopo essersi infilata la tuta.


Dopo alcuni minuti un altro messaggio comparì in segreteria:


-ho chiamato nel tuo ufficio, la tua segretaria dice che non c’è alcuna riunione e che sia tu che il tuo capo siete in ferie- Draco dal tono sembrava decisamente incazzato, e questo era sicuro era incazzato con lei.


-mi stai evitando?- disse subito dopo in un altro messaggio


-cosa ti ho fatto?- disse ancora.


Hermione si alzò e staccò il filo della corrente così che il telefono non ricevesse più alcun messaggio.


Accese il cellulare e le vide le mille chiamate e gli altrettanti messaggi.


Spense e tolse la scheda e ne mise una vecchia, appurando di avere sia il numero dei suoi che quello di Ginny e del lavoro e poi uscì aveva bisogno di piangere e solo guardando un film dei suoi, romantici e strappa lacrime, sarebbe stata meglio o almeno cosi credeva ma dopo aver pianto per una storia in cui lui lascia la protagonista per una più bella e saccente il suo umore era ancora più a terra.


Doveva prendere aria, così evitò di rientrare a casa e si recò nel suo luogo del cuore ma era occupato. Aveva evitato di rientrare a casa per non trovarselo di fronte invece lui era andato li nel suo posto del cuore, come aveva osato, come aveva.


Si avviò a passo di marcia e non seppe nemmeno che parole aveva usato l’aveva visto indietreggiare a ogni parola come se scottasse.


Ricordava solo di avergli urlato il suo disprezzo e il suo odio, per cosa poi non lo sapeva nemmeno lei.


Era offesa, perché avevano fatto sesso e per lei era amore.


Era offesa perché per lui era solo un’amica e perché per suo padre era una poco di buono…


E visto che era offesa riversò sul biondo tutto quello che le passava per la mene.


-ti odio- urlo.


-maledico il giorno che ti ho incontrato e offerto un lavoro a New York, quello in cui ti ho offerto la mano e la mia amicizia. Tu non la meriti-. disse facendo scappare dei poveri pettirossi che riposavano su un albero.


-sei marcio come tuo padre e sei cattivo proprio come lui, sei senza cuore. Solo , rimarrai solo senza una donna senza amici proprio come lui perché sei arido d’amore- il biondo annaspava incredulo nel sentire Hermione dirgli quella cose, sapeva di fargli male ma non se ne curò.


-Ha ragione tuo padre sono stata solo una che ti sei sbattuto- Draco aprì la bocca incredulo aveva sentito il discorso con suo padre Lucius, avrebbe dovuto interromperla ma Hermione era un treno inarrestabile.- ma sai una cosa, nonostante non sia niente per la tua classe e la tua grande famiglia io mi sento migliore. Oh lo sono, senza dubbio lo sono più di te e lui. Una poco di buono meglio di voi, almeno ho un anima e non illudo le persone-.


Aveva detto tutto a un Draco che la guardava senza dire mezza parola, forse aveva detto anche troppo. Aveva detto che si era illusa e quello non doveva dirlo si era scoperta ma infondo ormai non vi era più niente da ricomporre lui era perso per sempre.


-Grazie hai reso marcio anche questo posto- lo scansò e corse via lontano dal parco, lontano da lui lontano dal suo amore , ma nonostante scapasse il suo cuore, il suo malandato cuore sanguinava e rimaneva con lei per non dimenticare, che le storie di sesso non si possono mai prendere alla leggera. Finiscono sempre con uno che soffre e lo sapeva bene che sarebbe stata lei quella a soffrire.


-mamma- disse dopo aver composto il numero di casa.


-Hermione sei tu?-chiese una donna sulla cinquantina.


-si mamma chi vuoi che sia che ti chiama così. Sono la tua unica figlia- disse la ragazza, mentre con la mano si asciugava una lacrima.


-senti ho un problema a casa posso venire da te alcuni giorni-


-oh certo tesoro, certo. Tuo padre ne sarà felice- disse la donna dall’altra parte della cornetta.


-ok allora prendo due cose e poi arrivo. Mamma.-


-si-


-ti voglio bene-


-anche io tesoro, anche io-.


La sua famiglia sarebbe stata una buona medicina, per curare la ferita del suo cuore.



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