martedì 20 marzo 2012

Che tu sia Dannato. 4.



4.
La luce nella stanza pian piano si stava affievolendo, il silenzio era irreale solo una strana macchina faceva un rumore ogni quindici minuti. Draco l’aveva monitorato con il suo vecchio orologio, ogni quindici minuti quella macchina incantata con la magia produceva un rumore sordo e poi il silenzio s’impadroniva di tutto ancora per quindici minuti.
Si fregò gli occhi con vigore, allungando un poco le gambe per sgranchirsi.
Era seduto da più di sette ore su quella sedia scomoda affianco al letto su cui da quella mattina Hermione era stata posta.
I suoi capelli ricci erano scomparsi, solo una benda le fasciava il capo, in alcuni punti era sporca di sangue. Rosso come il suo anche se per anni aveva pensato che fossero diversi, uno puro uno no, ma ora che lo vedeva, ora capiva che tra loro non vi erano differenze.
Se non avessero lottato per quel sangue forse, tutto tra loro sarebbe stato più semplice, se per anni non l’avesse insultata per quello, l’avrebbe guardato con occhi diversi. Gli stessi occhi con cui ora lui la guardava, senza essere visto.
Respirò affondo, grattandosi il capo cercando di cancellare quei vecchi e tristi ricordi, quando era solo un grandissimo stronzo che pendeva dalle labbra di suo padre Lucius, quando si faceva convincere dalle idee strampalate di un pazzo con la mania del sangue puro quando egli stesso non era purosangue.
Se non avesse seguito, quei due forse con lei ci sarebbe stata un briciolo di speranza, invece, la sua codardia, la sua famiglia, le sue idee l’avevano allontanata definitivamente.
Il suo cuore era straziato ma impotente davanti a tutto, lui non poteva portarla via da Weasley.
 Draco, non poteva nemmeno permettersi di rivelare quello che provava per quella donna. Chi avrebbe mai creduto che Draco Malfoy, si sarebbe innamorato di una mezzosangue, la sua segretaria che per giunta altro non era che Hermione Granger.
Alcuni storsero il naso solo a saperlo lì al san Mungo al suo capezzale, come avrebbe potuto spiegare che la amava, chi avrebbe mai creduto al miracolo. I Malfoy non hanno cuore, i Malfoy non hanno sentimenti lui per tutti era lì per un suo tornaconto solo per pulisti la fedina penale ancora impregnata di magia nera e loschi affari.
La gazzetta del profeta insinuava che fosse stato lui a ridurla in quello stato e non come dicevano gli auror l’eroe magico Ronald Wesley, chi avrebbe mai osato dire una tale cattiveria sul buono Ron.
Draco era il male era logico che fosse lui ad averle fatto quello.
-hai mangiato- disse una voce alle spalle del biondo. Draco scosse il capo rasserenandosi nel sentire la voce di Harry Potter.
Inaudito, se qualcuno tempo prima li avesse detto che sarebbe stato felice nel sentire la voce dello sfregiato, l’avrebbe sicuramente schiantato, ma non quella volta.
Era felice di sentire la voce dell’auror, nel saperlo li a protezione di Hermione lui era senza dubbio l’unico di cui Draco si fidasse, l’unico che sapeva tenesse a quella donna che ora era distesa su quel letto freddo e scomodo.
-devi mangiare Malfoy, non mangiare non l’aiuterà a stare bene, ma se mai dovesse venire qui- disse Harry guardando la sagoma della sua migliore amica per un attimo.
-voglio che tu sia in grado di duellare con lui-
Tranquillo Potter, riuscirei a far del male a tuo cognato anche a mani nude- Draco rispose senza alcun imbarazzo e Harry sapeva perfettamente che quello che l’ex serpeverde aveva appena detto era la verità.
Odio puro era quello che Malfoy provava per Ron Weasley e Harry che da un anno cercava di vedere nel rapporto tra la sua migliore amica e il vecchio nemico di Hogwarts un semplice rapporto di lavoro, si trovava ora di fronte alla verità. Draco Malfoy amava la sua migliore amica, la mezzosangue Hermione Granger, anche un ceco l’avrebbe capito, solo Hermione non si era accorta di nulla.
 Ron invece lo ripeteva sempre lui la vuole portare via da me e lei non vuole lasciare il lavoro.
Il motivo per cui Hermione non lasciava il lavoro non era certo Draco, ma era perché quello era il loro unico sostentamento visto che Ron non lavorava da un anno e sprecava la maggior parte dei soldi che Hermione guadagnava con fatica nei peggiori bar magici di Londra.
-quando lei si sveglierà dovrai dirle la verità, Malfoy- disse Harry tornado improvvisamente serio.
Draco Ghignò a quella affermazione.
-tranquillo Potter, appena si riprenderà farò perdere le mie tracce, non intendo macchiarla confessandole quello che provo per lei- disse in un sussurro Draco ,mentre le dita di Hermione si mossero catturando l’attenzione dei due uomini.
Presto i due vennero buttati fuori dalla sala e lasciati vagare per alcune interminabili ore senza alcuna notizia.
-ci sono novità- disse un’accaldata Ginny Weasley che era arrivata di corsa con sopra ancora la divisa casalinga sporca di pappa di bambino, Draco la guardò un attimo e sorrise all’indirizzo della rossa l’unica Wesley che gli stava simpatica.
-nessuna. Siamo due ore qui fuori e ora hanno chiuso anche le tende- disse rassegnato Harry, sedendosi con un tonfo sulla sedia nella sala d’aspetto.
Rimasero ancora in silenzio fino a quando la porta nella quale da due giorni ormai stava ricoverata Hermione si aprì.
Il medimago guardò le tre persone davanti a lui:
un biondo alto e perfetto nel suo abito sartoriale, una donna dai lunghi capelli rossi che dall’ansia si contorceva le mani e infine un moro basso con degli occhiali tondi e una strana saetta sulla fronte vestito con la divisa da capo auror del ministero della magia.
-è fuori pericolo- disse il medimago ora sta riposando – potete vederla a turno- concluse e si volatilizzò un attimo dopo.
I tre nemmeno si resero conto di essersi abbracciati, come vecchi amici ma nessuno disse nulla quando dopo pochi secondi si staccarono, si guardarono solo un secondo prima che Ginny entrò nella stanza della sua migliore amica.

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