7- L’inespugnabile Manor.
La notte che Draco Malfoy passò incollato al lettino scomodo dell’ospedale magico San Mungo di Londra, rimarrà sempre nella sua mente, catalogata come una delle peggior notti trascorse da quando: l’unico erede delle due famiglie magiche più pure e potenti venne al mondo.
Quella notte fu per il biondo legismago un vero e proprio incubo.
Una mosca, aveva deciso che per lui non ci sarebbe stato alcun ristoro notturno, poiché ronzò fastidiosamente sul suo viso per cinque ore.
I pensieri nefasti lo accompagnarono in quella lenta agonia che portava all’alba del giorno seguente.
Perché Hermione si era messa a difenderlo dall’ira di quel bastardo di un Weasley?
Cosa l’aveva spinta a mettersi davanti al rosso, pazzo e accecato dalla gelosia?
Coraggio!
Il dannato coraggio dei grifondoro, pensò all’improvviso il biondo.
Non vi era altra spiegazione, lei, si era posta come paladina senza macchia e si era sacrificata dinanzi alla pazzia dell’uomo che amava per proteggere lui, il suo nemico storico.
Sì! questa era la ragione, nessuna illusione, nessun sentimento nascosto.
Forse un barlume d’amicizia poteva anche provarla per un essere spregevole come lui, ma nulla più. Ora, ne era certo, Hermione non lo vedeva come un uomo, come un possibile compagno.
Hermione non lo vedeva proprio che come il suo capo, una specie di amico, una spalla su cui piangere i suoi mille problemi di coppia con quel demente di un Weasley.
Queste, erano le conclusioni cui era giunto in quella lunga e orribile notte.
Sbuffò insoddisfatto, da ore doveva andare in bagno, aveva bisogno di lavarsi, di muovere le gambe, di grattarsi il naso, di vederla... doveva vedere come stava. I suoi occhi avevano bisogno di incontrare quell’incantevole viso.
Era una necessità o presto sarebbe impazzito.
I nervi erano tesi e quando l’infermiera con il neo sproporzionato andò a controllare le sue condizioni, offrendosi di lavarlo, poco ci mancò che il biondo legismago morisse di crepacuore al solo pensiero che quella donna lo vedesse nudo.
-sparisca!- urlò Draco lottando con le lenzuola che ancora lo tenevano incollato al letto.
L’infermiera scappò via appena senti le ingiurie che il biondo le riversò sopra e dall’agitazione lasciò aperta la porta.
Quelle urla echeggiarono nell’andito ancora deserto dell’ospedale e l’auror, che faceva il piantone davanti alla porta di Malfoy quasi si soffocò dalle risate, ma si arrestò di colpo quando si trovò difronte i minacciosi occhi verdi del suo capo.
-svegliato male, Malfoy- disse il capo auror Harry Potter, entrando a passo sicuro nella stanza in cui il biondo Malfoy era stato ricoverato per la notte.
-Potter- disse Draco assottigliando lo sguardo- liberami immediatamente-enunciò con rabbia il legismago.
-ah già ,sei ancora legato come un salame al letto- rispose Harry incurante dello sguardo pieno di odio che Malfoy li stava lanciando.
- finitem incantatem- disse poi con calma il moro auror sedendosi sulla sedia accanto al letto.
-dobbiamo parlare- disse poi osservando attentamente Malfoy che finalmente muoveva soddisfatto le gambe e si alzava dal letto.
-non ho nulla da dirti se non: fottiti Potter-disse acido Draco.
-ti sbagli- rispose prontamente il moro.
-ora ti siedi e mi ascolti, se non vuoi essere impastoiato ancora una volta-replicò Potter.
Malfoy guardò la sua bacchetta sopra il comodino con la coda dell’occhio.
Lontana, troppo lontana.
-non pensarci nemmeno Malfoy, potrei rinchiuderti ad Azkaban solo per averci pensato- enunciò Potter intuendo la sua insana e stupida idea.
-cosa cazzo vuoi ancora Potter-disse Draco con la voce ancora impastata dal sonno.
Harry rimase fermo sulla sedia osservando ancora il biondo davanti a lui visibilmente scocciato nel trovarsi lì in quella stanza con lui.
-voglio che ti prenda cura di Hermione- disse in un sussurro Harry, guardando dritto negli occhi il biondo davanti a lui che rimase spiazzato dalla richiesta appena fatagli dal capo auror in persona.
-questo dovrebbe essere il tuo compito- rispose di slancio Draco.
-anche io farò il mio Malfoy, non temere. Credevo, forse sbagliando, che t’importasse di lei-disse ancora Harry guardandolo ancora senza emettere fiato, scrutando il viso dell’ex nemico scolastico. Leggendo ogni sua espressione, ogni gesto.
-certo che m’importa- rispose prontamente Draco e Harry sorrise, l’aveva smascherato senza alcun problema.
-casa tua è una roccaforte inespugnabile- disse con voce suadente il moro.
-portala lì e prenditi cura di lei. Noi, ci occuperemo di rintracciare Weasley e perlustrare la zona intorno alla tua residenza-disse ancora l’auror.
-lei non sarà d’accordo- replico secco Malfoy.
-questo non è un mio problema Malfoy, sarai tu a doverla convincere se è necessario menti. Infondo-, aggiunse Harry alzandosi in piedi,- riesci a mentirle da anni su ciò che provi per lei cosa vuoi che sia una bugia in più o una in meno- disse Potter e dopo questo, uscì dalla porta della stanza di Draco senza nemmeno salutarlo.
-stronzo- disse tra i denti il legismago.
-stupido sfregiato, incompetente- disse battendo un pugno sul letto.
Quel demente l’aveva messo con le spalle al muro ora doveva solo convincerla e presto la sua vita sarebbe cambiata, lei sarebbe entrata prepotentemente nella sua routine quotidiana e questo lo spaventava a morte.
Avrebbero: dormito sotto lo stesso tetto, mangiato allo stesso tavolo, fatto una passeggiata nello stesso giardino, letto gli stessi libri ed infine lavorato ancora fianco a fianco a mille cause.
Avrebbe mai resistito dentro quel desolato manor senza rivelarle i suoi sentimenti, sarebbe riuscito ad estraniarsi da tutto quello con lei come unica persona con cui dialogare.
No! Non ci sarebbe riuscito ma purtroppo Potter, aveva ragione.
Il manor, creato con un’antica magia era una roccaforte inespugnabile, solo lui in quanto unico erede poteva decidere chi far entrare e chi no.
Lì Hermione, la donna che amava in segreto, sarebbe stata al sicuro dalla pazzia del suo fidanzato, quel dannato di un Weasley.
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