14. Il National Gallery di Washington.
Era un sabato mattina di fine ottobre e come promesso Draco aveva accettato il suo invito per visitare il National Gallery di Washington, così Hermione per l’agitazione si era alzata un’ora prima che la sveglia suonasse.
Il sole non era ancora sorto, ma lei aveva già fatto colazione e pulito casa nel tradizionale metodo babbano, che consisteva nell’utilizzo di acqua, detersivo e straccio per lavare in terra.
Mentre passava per la quinta volta lo straccio umido sul pavimento la sua mente fantasticava sul motivo per cui lui, le avesse chiesto di cenare insieme quella sera.
Certo, i loro rapporti in meno di un mese si erano rasserenati, ma non avrebbe mai pensato che dopo una settimana di intenso lavoro e la sua successiva richiesta sull’accompagnarla al museo, lui volesse passare con lei anche la sera oltre che l’intera mattinata.
Forse! Pensò bloccandosi di colpo.
–Impossibile- disse sussurrando parlando da sola come i matti, scuotendo poi con vigore il capo.
Era impossibile che lui si fosse interessato a lei, bello com’era poteva avere tutte le donne al suo fianco, lei, l’avrebbe fatto sfigurare.
C’erano migliaia di bionde, alte e formose pronte a darsi battaglia per uscire con Draco, lui l’aveva invitata a cena solo per cavalleria, non vi era altra possibile soluzione.
Solo cavalleria, da perfetto lord qual era; Quella era, la parte migliore dell’essere cresciuto tra i maghi purosangue, i modi regali, l’etichetta e la cavalleria erano radicati in Draco, tanto da farlo apparire ancora più bello di quello che era, ed era bellissimo, alto, biondo, con due occhi magnetici e un’intelligenza sopraffina.
Al suono della seconda sveglia, Hermione si ridestò dai suoi pensieri. Erano le sette e mezzo della mattina e aveva appuntamento alle nove esatte in Constitution Avenue, dove sorgeva il famoso National Gallery of Art.
Era stata lei a insistere per incontrarsi direttamente li, non voleva che lui pensasse a un appuntamento, infondo, non lo era. Era solamente una passeggiata tra colleghi, amici...
Amici! Per lei Draco era un amico. No! Per gli amici non si prova attrazione e oramai ne era sicura quell’uomo la attraeva come mai nessuno l’aveva attratta prima.
Avrebbe dovuto evitarlo, limitare le uscite e gli incontri, ma era impossibile, lavoravano fianco a fianco. Erano una squadra e si trovavano bene a collaborare. Non poteva tirarsi indietro, non ora che avevano questo caso scottante per le mani. Forse non doveva frequentarlo anche fuori dall’orario di lavoro, soprattutto ora che aveva dato un nome alle sue pulsioni.
Però, sarebbe stato scorretto annullare l’incontro e voleva assolutamente visitare il famoso museo e voleva farlo con lui, poi si sarebbe dileguata avrebbe cercato ogni scusa possibile, cercando così di proteggere il suo cuore. Non era certo Draco Malfoy, l’uomo con cui avrebbe cominciato una nuova vita, lui era troppo e lei lo sapeva bene. Nonostante questo, si preparò accuratamente, non volevo farlo sfigurare e in cuor suo sperava che lui, la guardasse con occhi diversi, infondo, era sempre una donna cui piaceva sognare.
***
Erano le nove precise e si smaterializzo dietro un’entrata secondaria del grande museo, si accarezzò con disinvoltura i crini dorati e guardò l’orologio al polso destro. Ghignò, come tutte le donne anche la Granger arrivava in ritardo agli appuntamenti.
-scusa- disse una voce alle sue spalle e una scarica elettrica li attraversò la schiena, quella donna riusciva con la sua sola voce a mandargli in panne il cervello e lui, Draco Malfoy non era abituato a questo. Deglutì con calma e si girò rimanendo estasiato, era stupenda.
Un abito rosa cipria le avvolgeva il corpo lasciando scoperte buona parte di gambe, sopra portava un giacchino di pelle nera che rendeva un po’ meno romantica la mise, ai piedi un paio di altissime decolté nere che Draco guardò divertito.
-intendi toglierle per la visita al museo?- chiese l’uomo avvicinandosi a Hermione posandole un bacio sulla guancia in segno di saluto.
La Granger prima imbarazzata per il gesto rimase spiazzata dalla domanda sarcastica del biondo.
-non ho alcun problema a stare sui tacchi per molte ore- rispose prontamente, Draco le lanciò uno sguardo indagatore abbozzando a un sorriso e Hermione sbuffo. Così il biondo alzò le mani in segno di scuse e poi porse il suo braccio.
-andiamo- disse invitandola a tenersi a lui.
Hermione si sentì strana ma acconsentì e a braccetto si avviarono verso l’entrata principale del museo.
-due biglietti- disse Draco pagando velocemente prima che Hermione riuscisse a trovare il portafoglio tra le mille cose che teneva dentro la borsa.
-Malfoy- disse scocciata, mentre il biondo le porgeva il biglietto d’ingresso, - sono stata io a invitarti ed io devo pagare- enunciò la Granger.
Draco sorrise alla giovane guida che appena aveva messo piede al museo non li toglieva gli occhi di dosso, anche Hermione se n’era accorta ma cercò in tutti in modi di non sembrare turbata da questo, anche se non riusciva a non guardare la donna con occhio critico.
-Questo chi lo dice?- chiese Draco.
-cosa?- replicò Hermione distogliendo lo sguardo dal corpo statuario della guida che ora rideva divertita a una battuta di un’altra guida, meno bella di lei ed entrambe guardavano Draco come si guarda una succulenta pietanza.
-che devi offrire tu?- replicò Draco stranito guardando anche lui il punto in cui gli occhi di Hermione si erano posati.
Si senti un deficiente, un troll era con lei e cosa faceva riusciva a imbarazzarla ammiccando alla prima sciacquetta che faceva gli occhi dolci. Un imbecille ecco cosa era.
-io ti ho invitato- disse piccata più per il fatto di essere stata scoperta e senza indugiare oltre prese a camminare nel grande atrio del museo porgendo il suo biglietto all’inserviente.
-aspetta- disse Draco accelerando il passo, porgendo anche lui il suo biglietto.
-avete bisogno di una guida- disse la ragazza che poco prima ammiccava disinibita verso Draco, Hermione si girò appena ma fu Draco a rispondere.
-No, ce la caviamo abbastanza bene con l’arte- disse prontamente il biondo lasciando allibita sia la bionda guida sia Hermione.
Malfoy girò le spalle alla giovane guida e si avvicinò a Hermione sussurrando vicino all’orecchio dell’ex grifondoro.
-spero che tu sia una grande esperta di opere babbane- disse il biondo ricevendo uno sguardo pieno di odio.
-potevi acconsentire alla sua voglia di farci da guida, Malfoy, se tanto lo desideravi. Io, non avevo nulla in contrario- disse Hermione incamminandosi verso la prima collezione, quella di Mellon.
Draco rimase spiazzato da quella dichiarazione e dal tono duro con cui Hermione si era rivola.
Quando entrò nella sala che custodiva la collezione Mellon, evitò di starle accanto, sapeva che lei non avrebbe apprezzato e si sentì ancora più troll nel aver distrutto ogni possibilità con la donna che voleva da quando aveva solo sedici anni. Un troll senza dubbio era un troll.
Rimase fermo per ore davanti al primo dipinto che i suoi occhi grigi incontrarono nella grande sala: San Giorgio e il Drago, opera di Raffaello Sanzio e non si accorse che lei era uscita da lì da svariati minuti.
-signore tutto bene- chiese un inserviente guardando lo sguardo vuoto di Draco che si ridestò.
-si rispose il biondo alzandosi velocemente dalla sedia e percorrendo con occhio indagatore tutta la sala, si sentì ancora più stupido nel non vederla ancora lì nella sala. Se n’era andata via senza di lui.
L’aveva delusa.
Uscì alla svelta dalla sala che conteneva la collezione Mellon e si avviò verso la successiva, quella di Kress.
Si guardò intorno alla ricerca di Hermione, ma oltre a mille dipinti sul rinascimento Italiano non scovò la testa riccia e le gambe da sogno della sua collega.
Accelerò il passo superando altre stanze fino a giungere alla stanza che conteneva La collezione di Chester Dale e lì davanti all’opera impressionista di Monet: la passeggiata, la vide.
-vuoi che me ne vada- chiese arrivando alle sue spalle.
- è bene che ti lasci all’arte- aggiunse con un filo di voce Draco.
-fai come credi-rispose la donna senza nemmeno voltarsi, sapeva che se lo avesse fatto si sarebbe persa in quegli occhi. rivelando il suo desiderio di averlo vicino nonostante tutto, nonostante lui aspirasse a stare con quella ragazza decisamente più giovane e avvenente di lei.
-Hermione- la richiamò ancora Draco.
-qui non si parla, Draco. Si ammirano le opere e si sta’ zitti-replicò ancora la Granger.
-giusto- disse lui muovendo il capo.
-scusami- aggiunse un secondo dopo posandole un bacio delicato sulla tempia e scomparendo oltre la porta.
Aveva deciso di andar via, mandando all’aria quell’incontro su cui entrambi avevano riposto molteplici speranze.
Hermione non riusciva più a vedere nulla, il quadro davanti a lei era scomparso, il suo cuore in frantumi e le lacrime combattevano con la sua forza di volontà per percorrere le sue guance. Uscì dalla stanza subito dopo dirigendosi al bagno delle signore, incurante delle persone che la guardavano e li, si smaterializzò a casa sua, dove finalmente si abbandonò allo sconforto.
Aveva perso, ormai si era innamorata di un uomo che mai l’avrebbe ricambiata, ora ne era certa.
***
Il suo appartamento all’attico, era avvolto da una luce soffusa, le tende erano state tirate per celare quell’ultimo sole di Ottobre.
Buio, solo il buio desiderava in questo momento Draco Malfoy. Il buio rispecchiava il suo umore nero.
Si buttò con non curanza sopra la poltrona di pelle nera che faceva a contrasto con il cammino di marmo bianco che occupava buona parte della parete della grande sala.
Con un gesto della bacchetta accese il fuoco e si versò da bere, le undici, erano solo le undici e lui beveva.
Uno , due, tre bicchieri colmi del miglior Firewhisky Inglese invecchiato.
Infondo, cosa cambiava ubriacarsi ora o dopo, tutta la serata era andata in malora a causa della sua stoltezza.
Un sorriso, di compiacimento verso una donna di cui non gli importava niente aveva rovinato tutto quello che di buono era riuscito a fare in due mesi. Tutto era andato perso, lei era persa. Ora non aveva speranza di conquistarla, la Granger non era come le altre, lei non gli avrebbe mai dato nemmeno una chance.
-Imbecille-disse scaraventando con rabbia il calice in fine cristallo elfico sulla base del cammino.
Una scheggia rimbalzando, gli arrivò nella mano ferendolo ma non si preoccupo per questo, aveva ben altro cui pensare.
Draco ripercorreva con la mente ogni momento di quell’infelice mattinata, ogni aspettativa che aveva reso vana con il suo gesto fino a quando non si rese conto che anche la cena, che da settimane programmava era saltata.
Lei, non sarebbe andata a cena con lui.
Lei, non si sarebbe mai abbassata a lui. Da quel poco che la conosceva sapeva che ogni tentativo che aveva per conquistare Hermione Granger, era miseramente fallito quella mattina al National Gallery.
Buttò giù altri bicchieri di Firewhisky tanto da perdere la cognizione del tempo, alle otto di sera riusciva a mala pena a reggersi in piedi. Era fuori di se, non si rendeva conto di nulla non si rese nemmeno conto di essersi smaterializzato in un pianerottolo abbittato da babbani, nulla li importava mentre con poca grazia suonava il capannello di un appartamento.
Il suo dito lungo non lasciava il bottone fino a quando la padrona di casa non aprì.
Hermione, rimase sconvolta nel vedere il freddo, algido ed elegante Draco Malfoy in quello stato, ma la sua sorpresa durò un attimo perché non fece in tempo a dire mezza parola che Draco aveva rigettato tutto quello che aveva in corpo sul vaso di ortensie che curava con amore.
-Draco- disse cercando di sollevargli il capo, ma l’uomo era troppo pesante per lei.
Dopo l’ennesimo conato, il biondo alzò lo sguardo verso Hermione. Smarrimento e paura s’intravedevano in quegli occhi grigi, che per anni l’avevano guardata con odio e disprezzo. Ora era lui, ad aver paura di ricevere un simile sguardo ma Hermione non ci riuscì. Fece scivolare il braccio di Draco sopra le sue spalle e con un colpo di reni lo tirò su, portandolo dentro casa e facendolo sdraiare sul divano, un attimo dopo gli mise una bacinella sotto il mento e andò alla ricerca di una pozione contro la nausea. Si sbrigò in un lampo non lasciandogli il tempo di rigettare ancora gli butto lei stessa la boccetta con la pozione giù per la gola mentre con un panno umido li tamponava la fronte.
Draco socchiuse gli occhi e lei riprese a respirare, pensando che lui si fosse assopito. Gli accarezzò con le dita prima la fronte, poi gli zigomi pronunciati, la guancia ora di un delicato rosa e infine arrivò alle labbra.
Lo sfiorò appena, per paura di svegliarlo ma non ce ne fu bisogno a quel delicato contatto Draco aprì gli occhi guardando la donna davanti a lui. Oramai senza inibizione, Draco sentiva che aveva perso il suo fascino e le speranze di averla. Non aveva più speranza, ora aveva perso anche la faccia, quella sarebbe stata solo l’ennesima umiliazione.
Così prese coraggio e parlò.
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