lunedì 23 gennaio 2012

Io, Una parentesi Verde-Argento nella tua vita Grifondoro. cap-8-


8. Un ritorno e un arrivederci.


Dopo quella prima notte passata insieme nello stanzino dismesso del castello, ve ne furono molte altre, sempre in posti differenti.
Era un’esigenza, un modo per non sentire lo schifo che ci circondava, lei, aveva finalmente capito che non avevo niente a che fare con Voldemort e la sua pazzia, aveva capito che per lei sarei stato disposto a tutto, anche se non mi chiese niente se non coccole, baci e sospiri.
Percepivo il suo bisogno di svagarsi.
Ero diventato un burattino nelle sue mani, curava le sue ferite facendo sesso con me. Lo sapevo bene, che quello non era amore, almeno non da parte sua, ma non riuscivo a smettere, non potevo dirle basta.
Era diventata un’ossessione, fino a quando una notte di Dicembre la portai nella mia stanza, quella che un tempo dividevo con Draco, Theo, Goyle e Tiger e che da parecchio tempo era diventata solo mia.
Quella notte ci amammo come non c’eravamo mai amati, la sentii urlare il mio nome e godere tra le mie braccia fino a quando la porta della mia stanza non si aprì di scatto cogliendoci impreparati e la voce tagliente, sconvolta e gelida del mio amico non ci arrivò come una doccia fredda:
-cazzo, Blaise ma proprio la donna di Potter ti porti qui sotto- disse il mio migliore amico rientrato al castello dopo mesi di assoluto silenzio. - Io ci dormo qui, questa m’infesta la stanza.- terminò Draco Malfoy prima di sparire dalla porta dalla quale era entrato.
Mi girai verso Ginny che ancora si copriva il seno sconvolta dalla situazione nella quale si trovava.
Vidi nei suoi occhi l’umiliazione e la vergogna, lei che era orgogliosa, vivace era come morta quella notte. Umiliata ed era solo colpa mia.
Cercai di calmarla ma non ci riuscii, piangeva mentre raccoglieva i suoi vestiti e senza nemmeno dirmi un ciao scappò via da me e da quelle fredde segrete e non la vidi più fino ad oggi.
L’undici settembre, l’ennesimo undici settembre al castello di Hogwarts, l’inizio del settimo anno il mio ultimo anno.
Da quel lontano giorno di Dicembre era cambiato tutto: Voldemort era morto, Harry Potter l’aveva ucciso e dopo essere diventato un eroe, si era preso definitivamente la donna che amavo. La donna che mai sarebbe stata mia.
La donna che per tutta l’estate avevo visto sorridere affianco allo sfregiato sulle pagine della Gazzetta del profeta che non privava nemmeno per un giorno di ragguagliare i suoi lettori sulla sorte del loro eroe.

***

Percorsi in silenzio il freddo corridoio che dalla sala grande, dove da poco era finita la cena, portava alle segrete dove la mia sala comune era situata. Draco mi stava affianco e non emetteva fiato, lo vedevo pensieroso e sapevo che il suo silenzio era dovuto alla mia situazione.
Anche senza dire niente, né un rimprovero né una parola di conforto mi stette accanto in questi mesi. Sapeva, senza che io gli dicessi nulla, quanto stavo soffrendo e che la causa era una donna. La donna, che da anni aveva avvelenato il mio cuore, la grifondoro che aveva calpestato il mio cuore e che ora sprizzava felicità da tutti i pori per l’imminente matrimonio con il grande eroe.
 La dovevo dimenticare, dovevo cancellare dalla mente ogni ricordo, ogni emozione.
Dopo essere entrati nella sala comune Serpeverde, ci sedemmo comodamente nel divano quello che si trovava di fronte camino, rimanemmo zitti godendo di quella calma apparente che entrambi sapevamo, non sarebbe durata ancora per molto, infatti, poco dopo fummo raggiunti da Daphne che, con la solita eleganza, si accomodò tra di noi.
-Avete già deciso i turni per le ronde- chiese la bionda.
-Si Daphne, io li farò con la Weasley e Blaise con la Mezzosangue-. Rispose Draco continuando a guardare il fuoco senza curarsi di quella frase che aveva freddato il sangue che scorreva nelle mie vene.
Rimasi bloccato da quelle parole ma per fortuna la maggiore delle sorelle Greengrass non se ne accorse. Quando, dopo aver parlato del più e del meno, ci incamminammo nella nostra stanza, decisi che era giunta l’ora di parlare chiaro con lui.
Dovevo dirgli che sapevo controllarmi, dovevo far capire a Draco che di Ginevra Weasley non ero più innamorato.
Dovevo… ma non vi riuscì perché il mio amico anticipò le mie parole, i miei pensieri.
-Devi toglierti dalla mente quella Traditrice del suo sangue- lo disse con odio e disprezzo, l’odiai per questo ma non replicai.
Aveva ragione; la dovevo dimenticare e ancora non ero in grado di resistere. La volevo ancora coccolare, baciare e possedere era la mia dannazione, la mia unica ragione di vita.
Ma per lei non ero che una parentesi, una brutta parentesi nella sua perfetta vita.

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