martedì 17 gennaio 2012

Quella strega di mia suocera-9-


9. Sei l’unica per me.

Era uscito dal San Mungo senza una reale destinazione, l’aveva cercata tutta la mattina utilizzando quell’aggeggio infernale che anni prima lei stessa gli aveva regalato.
Ricordò anche le sue parole:- Qui mi troverai sempre, se ti servo con urgenza e non sono in casa-le aveva detto, invece, il suo cellulare era spento da ore. Da ore non aveva notizie di sua moglie.
Quella mattina tutto il suo mondo era crollato.
La sua famiglia si era sgretolata e lui era l’unico colpevole, lui che non era riuscito a isolarsi dall’invadenza della sua famiglia, lui che non era riuscito a difendere sua moglie dalle cattiverie che sua madre Narcissa, le riservava ogni qualvolta si vedevano.
Lui che non aveva protetto i suoi figli dai pregiudizi e le malelingue che giravano da sempre attorno al casato dei Malfoy. Solo lui era il colpevole di quello sfascio, per anni non si era preoccupato, infischiandosene, di quello che si vociferava sul suo conto.
Sapeva o almeno credeva, che sua moglie sapesse quanto la amasse, rispettasse e che mai per nessuna ragione al mondo avrebbe messo in pericolo la loro unione. Invece, tutto quello in cui credeva era crollato come un castello di carte.
Era crollato lasciandolo senza niente tra le mani, né l’amore di sua moglie che si era allontanata dalla loro casa né i suoi figli che lo guardavano con astio ritenendolo l’unico responsabile delle loro pene e dell’abbandono della loro mamma.
Si incamminò senza meta per le strade della Londra babbana, sapeva che la sua Hermione lo faceva spesso quando si sentiva triste, sapeva che lei amava…
-Un’momento-, si disse fermandosi di botto in mezzo al marciapiede rischiando di andare a sbattere contro gli altri passanti che giungevano nella direzione opposta.
Lei va sempre al parco quando è triste, pensò tra se sorridendo felice, facendo arrossire la vecchia che ora si trovava di fronte a lui.
Si girò velocemente aumentando l’andatura, per arrivare al parco non ci voleva poi molto tempo, era a soli due isolati dal centro di Londra in cui si trovava l’ospedale dei maghi.
Accelerò il passo, svoltando l’angolo, il respiro si faceva affannoso ma non se ne curò in lontananza vide il grande cancello in ferro che delimitava il grande parco di Londra.
Lì, Draco Malfoy sperava di trovare la sua donna, il suo unico grande amore. Ora dopo diciassette anni doveva raccontarle la verità tutta la verità, tra loro non ci sarebbero più state bugie, non poteva permettersi di perderla.
Senza Hermione lui non valeva niente, senza la sua Herm lui non era nulla.
Superò il cancello di ferro e si guardò attorno, voltandosi prima a destra poi a sinistra, indeciso su quale strada prendere, infine, decise di “tagliare la testa al toro” e inoltrarsi nella parte centrale del parco.
Si incamminò senza mai abbassare il capo, guardando ogni centimetro di quell’immenso parco;
Attorno a se coppiette felici passeggiavano mano nella mano baciandosi di tanto in tanto, alcuni seduti chi nelle panchine chi sul parto osservavano i loro figli giocare con la palla o con gli aquiloni. Nella sua escursione nel parco incontrò alcuni uomini travestiti da Babbo Natale e in fondo, vicino al piccolo chiostro, una piccola folla assisteva a uno spettacolo di marionette.
Oramai erano ore che vagava dentro quell’immenso parco senza alcuna meta precisa, fino a quando non scosse una figura che avrebbe riconosciuto tra mille, seduta su una vecchia panchina in legno di fronte al piccolo laghetto.
Respirò sonoramente e si diresse verso di lei sperando di non farla scappare, era quasi arrivato vicino alla panchina quando si destò un attimo per osservarla meglio.
Era sola, con lo sguardo perso nel vuoto e da come le sue spalle si stavano muovendosi stava anche piacendo. Si sentì morire Draco, lui era la causa di tutta quella sofferenza. Lui, l’aveva fatta soffrire, lui non la meritava aveva ragione Weasley.
Aveva ragione quel deficiente, lui l’avrebbe fatta soffrire, lui non era degno di starle affianco, lui non avrebbe nemmeno dovuto sfiorarla una donna cosi pura.
Chiuse gli occhi respirando affondo cercando di scacciare dalla mente quei pensieri e si incamminò verso la panchina, il suo arrivo fu annunciato dallo scrocchiare delle foglie secche che fecero girare Hermione.
Lo guardò stranita, asciugandosi in fretta le lacrime cercando di mostrarsi imperturbabile.
Draco non disse niente si sedette al fianco di sua moglie e si mise anche lui a guardare lo spettacolo che gli si mostrava dinanzi.
Passarono alcuni minuti, in cui non dissero niente, si sentiva solo il vento freddo che spezzava il fiato e lo starnazzare delle oche.
-Sono perso senza di te- così Draco decise di rompere il silenzio, facendo palpitare il cuore di Hermione.
-Non avevo capito la tua sofferenza, non mi ero accorto che il nostro amore era sotto esame. Non sapevo che tu avevi dei dubbi su di noi, sul nostro matrimonio-.
-Draco, io…-
-No ti prego Hermione fammi parlare- chiese, quasi implorando sua moglie, che scosse il capo e lasciò continuare il discorso al biondo.
-so che sono io il responsabile di tutto questo- disse con una smorfia sul viso.
-I nostri figli, mi hanno illuminato su tutto quello che si vocifera intorno alla nostra famiglia- Hermione, si irrigidì sentendo quelle parole.
-che hanno detto i ragazzi –chiese allarmata.
-spero che non sappiano…-
-oh certo che sanno, mia madre non si è privata di annunciare la lieta novella ai quattro venti- Hermione sbuffo emettendo un suono più simile a una risata che a uno sbuffo.
-Eltamin ha dato di matto e dopo avermi giustamente attaccato e disprezzato se né andata via-
Hermione si girò di scatto, spaventata.
-è dai Potter, credo che ti aspetti li- disse Draco guardando di sfuggita Hermione sperando di non perdere la concentrazione così si rigirò subito e riprese a parlare. -Ha detto che non metterà mai più piede in casa finche mia madre non se ne sarà andata ed io con lei immagino- disse cercando di sorridere, ma quello che uscì mostro alla donna che gli stava, affianco solo tanta sofferenza. Anche lui stava soffrendo.- Io merito il suo disprezzo, merito il vostro disprezzo perché non sono riuscito a dimostrarvi in tutti questi anni l’amore che provo per voi-.
Hermione era sconvolta la sua bambina stava dalla sua parte, suo marito si stava mettendo a nudo.
-Sai cosa più mi ha fatto male, -riprese ancora Draco - …oltre vederti andar via a causa della mia codardia poiché mai ti ho difesa dalle ingiurie che mia madre ti lanciava-.
Draco non aspettò la replica di Hermione e continuò a parlare, ormai era un fiume in piena.
-Quello che più mi ha fatto soffrire è stato sentire il maggiore dei miei figli, dire che è nato da uno sbaglio-.
A Hermione mancò l’aria sentendo Draco affrontare quell’argomento, la sua più grande paura, il suo più grande dolore.
-Uno sbaglio capisci. Per tutti lui è nato per errore- Hermione era pallida non voleva sentire non voleva violentare ancora la sua anima con quel fatto.
-lo pensi anche tu, vero Hermione?-chiese Draco interpellando così sua moglie che non riusciva dire niente.
-pensi che…-
-Scorpius non è stato uno sbaglio – disse infine lei. – ancora non so cosa è successo, forse abbiamo sbagliato a fare-.
-oh si abbiamo sbagliato- ripeté Draco – in effetti, io non l’ho proprio recitato l’incantesimo contracettivo-
Hermione si alzò in piedi come scottata da quelle parole.
-Che stai farneticando?- disse guardandolo ora dritto negli occhi.
-la verità Hermione, la pura verità. Per un mese prima dei MAGO, ho evitato di recitare l’incantesimo contracettivo. Avevo deciso che non potevo, non volevo rinunciare a te- Hermione spalancò la bocca allibita.
-così in quell’ultimo mese prima degli esami finali, ogni volta che ti addormentavi tra le mie braccia, evitavo di pronunciare la formula con la speranza che rimanessi incinta-
-stai delirando- disse Hermione, non poteva essere vero… non poteva.
-te l’ho detto Hermione, sto raccontandoti la verità. È colpa mia se sei rimasta intrappolata in un matrimonio che non volevi con un uomo che non merita nemmeno di allacciare le stringhe delle tue scarpe.
Sono stato un codardo, avrei dovuto dirti che non volevo perderti, che ti desideravo, che per me quello che era nato come gioco si era trasformato fin da subito in amore. Invece codardo come sono, abituato a tramare e strisciare, non ho detto nulla ed ho architettato tutto questo alle tue spalle, mettendoti di fronte al fatto compiuto-.
A Hermione si era seccata la gola, lo fissava incredula. Quello che Draco stava dicendo era assurdo, lui la voleva, la desiderava a tal punto. Era impossibile, stava mentendo, non poteva essere vero, non poteva amarla.
-Così-, continuò Draco, - mi sono liberato dal matrimonio combinato anni prima dai miei con Daphne e ti ho convinto a sposarmi. Avevo raggiunto il mio scopo finalmente stavo con te, l’unica donna che sempre amato-concluse il biondo.
-Mi hai mentito per diciassette anni?-ripeté atona Hermione sconvolta da quella rivelazione. - hai omesso questa verità-. -Mi hai fatto credere, l’hai fatto credere a tutti che fossi una arrivista-.
-io non ho fatto credere niente a nessuno, ho dimostrato nel tempo di amarti e rispettarti- Hermione a quell’affermazione storse la bocca.
-non credi alle mie parole, pensi che ti tradisca o che ti abbia tradito. Ti sbagli sai, ho sempre e solo amato te e mai avrei distrutto quello che c’era, che c’è tra di noi. Pare che nemmeno comportandomi come il marito perfetto sono riuscito a preservare la mia famiglia, tu mi hai lasciato e i miei figli mi disprezzano. La mia vita perfetta in un solo giorno si è trasformata in un incubo-.
-Hermione lo guardò un attimo, vederlo in quello stato le faceva male eppure non riusciva a capacitarsi del fatto che per anni lui le aveva tenuto nascosta la verità, che per anni le aveva omesso una cosa così importante un fatto che per anni l’aveva fatta soffrire.
-Hermione, ti prego non lasciarmi- chiese Draco.
La donna lo guardò ancora perdendosi negli occhi grigi che tanto amava, le parole le morirono in bocca. Avrebbe voluto lanciarsi su di lui abbracciarlo, confortarlo dirgli che mai avrebbe smesso di amarlo ma non uscì niente dalla sua bocca. Zitta lo guardava mentre si contorceva nel dolore fino a quando non disse l’ennesima frase che avrebbe portato ancora altra sofferenza.
-Ho bisogno, di riflettere. Ho bisogno di pensare e lo devo fare lontana da te-.
Draco abbassò lo sguardo sconfitto, mai l’aveva visto in quello stato mai avrebbe voluto vederlo così.
-è meglio se vado via-, disse infine la Granger osservandolo ancora prima di girarsi e incamminarsi lungo il sentiero.
-Hermione- disse l’uomo facendola girare. –dovresti parlare con Eltamin è da Ginny e Harry-disse Draco.
- Io- aggiunse Draco – parlerò con i ragazzi-. La donna annuì e si rigirò incamminandosi lungo il sentiero, scomparendo poi oltre gli alberi del grande parco di Londra, lasciando un biondo a leccarsi le ferite che difficilmente si sarebbero rimarginate.

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