giovedì 14 giugno 2012

La Nuova Vita - epilogo.


La nuova Vita.


Uscirono dalla grande aula del Ministero della Magia sotto l’occhio attento dei curiosi e quello divertito di Blaise e Pansy.
Non indugiarono oltre, recandosi a casa Potter, dove Rose e Hugo si trovavano ormai da alcuni giorni.
La donna sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene e, quando James aprì la porta, quasi lo travolse per arrivare il più velocemente possibile ad abbracciare i suoi figli.
Draco rimase dietro per lasciarle quel momento di riconciliazione con i suoi figli, salutando con un gesto del capo il più grande dei figli di Harry Potter.
Il giovane non lo degnò nemmeno di uno sguardo, mostrando ancora una volta l’ostracismo verso l’ex Serpeverde.

Stupido ragazzino viziato.

Hermione percorse quasi correndo l’andito, aprendo di scatto la porta che dava sulla sala da pranzo.
Il camino della sala scoppiettava allegro mentre quattro ragazzi incuranti del mondo circostante continuavano la loro vita. Lily nemmeno si accorse del rumore provocato dalla zia, poiché era totalmente assorta nei suoi pensieri.
 La giovane Potter guardava il fuoco rigirandosi tra le mani un anello e nascondendo alla bell'e meglio delle lettere ricevute da qualcuno, che, quasi sicuramente, non era lo stesso che le aveva donato il prezioso monile.
Rose, vestita con abiti comodi, era seduta con le gambe incrociate sopra il tappetto rosso di casa Potter. In grembo teneva un grande libro di Trasfigurazione, una delle tante materie che amava.
La giovane alzò il capo non appena sentì la porta aprirsi.
Il sorriso le illuminò il viso non appena incontrò i grandi occhi della sua adorata madre.
Il cuore iniziò a battere forte.

Vinto! Abbiamo vinto! Pensò felice la ragazza.

- Mamma! - urlò infine, facendo scivolare il libro dal grembo, alzandosi subito dopo per correre incontro a sua madre.
Hugo, come tutti i giorni da quando si trovava a casa degli zii, giocava a scacchi magici con Albus.
 Il giovane si bloccò di colpo non appena sentì sua sorella urlare, distogliendo i suoi grandi occhi azzurri, dall’importante mossa che il cugino si apprestava a fare.
        Scacco matto! - disse Albus Potter, ma Hugo era già corso tra le braccia della madre.

Felicità.

Pace.

Serenità.

Tutto questo rappresentava Hermione Granger per i suoi figli. Loro erano le uniche cose belle della sua vita precedente, avrebbero finalmente iniziato insieme una nuova vita.
Una vita che includeva anche Draco Malfoy e suo figlio Scorpius.
- Tesori miei! - disse Hermione, soffocando a stento un singhiozzo, senza riuscire a trattenere le lacrime.
- Non vi lascerò mai più -
Aggiunse mentre i suoi figli la stringevano stretta.
- Mai più - ripeté Hermione .
I tre rimasero abbracciati al centro della sala senza curarsi di nulla, felici di essere nuovamente insieme.
Draco aveva percorso l’andito lentamente, bloccandosi sulla porta ad osservare il ricongiungimento di Hermione con i suoi figli.
Il suo cuore esultava osservando la donna che amava, finalmente felice.
Da quel momento la loro vita insieme sarebbe stata in discesa.
- Immagino che abbiate vinto... – osservò James, storcendo il naso all’indirizzo del biondo che stava davanti a lui.
Draco nemmeno si girò, ma ghignò sentendo la frase sferzante del giovane.
Ragazzino stupido.
- Già! Il Giudice Supremo e i giurati hanno deciso che è bene che i tuoi cugini crescano con loro madre, invece, che con tuo zio che non se ne cura – replicò senza alcuna vergogna Draco.
James sbuffò.
- Detto da lei che ha estromesso sua moglie è esilarante – rispose James, ricordando che Draco Malfoy si occupava del figlio Scorpius e che quest’ultimo non vedeva sua madre da anni.
In molti a scuola si domandavano che fine avesse fatto la bella e aristocratica Astoria Greengrass. Forse la donna era stata più furba e si era liberata di quelle mele marcie che erano i Malfoy.
- Ragazzino, non dovresti immischiarti in cose che non sai – rispose Malfoy con tono duro.
 Quel ragazzino era veramente odioso, capiva suo figlio Scorpius che con il più grande dei Potter era sempre in disputa.
Il giovane Grifondoro storse il naso.

Come poteva la zia non capire il pericolo che correva a mischiarsi con quella feccia?

- Che cosa ha fatto? L’ha uccisa ed ha trasfigurato il corpo? – chiese James sempre più acido.
-James! - lo richiamò suo padre arrivando alle spalle dei due.
- Scusati immediatamente con il signor Malfoy – intimò Harry Potter al figlio maggiore, vergognandosi come non mai nel sentirgli dire quelle cose sgradevoli.
Si stupì nel non vedere alcuna reazione da parte di Malfoy. Quanto era cambiato dagli anni della scuola... per un certo verso suo figlio gli ricordava quel biondo acido e altezzoso che ora sembrava un’altra persona, forse era tutto merito di Hermione o della guerra.
- Papà! – disse con tono lamentoso James.
- James!  Scusati - disse ancora Harry Potter.
- Scusi signor Malfoy- disse il giovane Potter con voce bassa e per niente convinta.
- Non vi è bisogno che ti scusi, se la pensi così. Posso dirti però, - disse ancora Draco  che non è un bene convincersi di certe idee, perché arriverai ad un punto in cui queste tue convinzioni cadranno e dovrai fartene di nuove. Capirai che le persone che hai odiato per anni non meritavano il tuo odio, e  che le tue battaglie non hanno portato a nulla, ma solo ad isolarti dalle persone -
James lo guardò allibito.

Di cosa stava parlando quel Mangiamorte?

- Draco! - disse Rose, correndo verso il biondo e abbracciandolo di slancio, - sono felicissima. Non vedo l’ora di ritornare al Manor. Non sai quanto mi siete mancati - disse la ragazza, catturando con quella frase l’attenzione della cugina, che la trapassò con lo sguardo.
- Già signorina! - replicò Draco abbracciandola senza vergogna sotto gli occhi dei Potter, che assistevano a quella scena senza dire mezza parola.
- Scorpius e i miei genitori non vedono l’ora di abbracciarti stretta. Per non parlare dei libri della biblioteca che non vedono l’ora di essere letti da questa diligente streghetta - aggiunse Draco facendo ridere di gusto Rose.
- Mi ci vorrà un’intera vita per leggerli tutti - replicò la giovane.
- Allora dobbiamo andare subito, non si può tardare! Non vorrei che quest’attesa compromettesse la tua futura impresa - finì Malfoy.

***

Il Manor era stranamente silenzioso quella mattina quando quattro figure arrivarono nell’immensa casa via camino.
Draco rimase sorpreso nel non trovare nessuno ad accoglierli e, come lui, anche Rose e Hermione. Hugo, invece, era rimasto a bocca aperta nell’ammirare i grandi quadri e gli affreschi che arricchivano le pareti della sala.
-                     Miseriaccia !Questi sono i suoi avi ? - chiese estasiato il giovane Weasley.
Draco sorrise.
-                     Sì Hugo, quello- disse indicando un quadro che ritraeva un uomo anziano dai capelli biondi con riflessi rossi, - che ti guarda in modo truce, penso sia anche un vostro antenato - ammise Draco, mentre il ritratto sbuffò al ricordo di essere un parente dei Weasley.
Sia Rose sia Hugo spalancarono la bocca allibiti.
- Siamo parenti, ma da molto molto lontano- aggiunse Draco, catturando l’interesse dei ragazzi.
- Oh! - dissero in coro facendo ridere Hermione.
- Padrone!- disse un elfo arrivando improvvisamente nella sala.
Hugo lo guardò attentamente. Osservò il sorriso felice dell’essere che portava un grembiule bianco e inamidato ed infine si girò verso sua madre, temendo che da un momento all’altro urlasse contro Malfoy ogni tipo di maledizione per lo sfruttamento degli elfi domestici.
-                     Padroncina Rose - disse l’elfo sorridendo felicissimo alla sorella.

Oddio! Ha fatto amicizia con gli elfi ed i Malfoy non l’hanno uccisa. Se sapessero che li vuole liberare finiremo in una strada, pensò Hugo guardandosi ancora in giro.

-                     Venite - aggiunse l’elfo, conducendo Draco e i suoi ospiti in un altra sala.
Hermione scoccò uno sguardo interrogativo a Draco, che le fece capire con un gesto di non saper nulla di quello che stava succedendo a casa sua.
L’elfo li condusse nella sala che si trovava nell’ala ovest del grande Manor, dove normalmente si svolgevano le grandi serate danzanti che Narcissa organizzava per beneficenza.
- Tibly! - Chiese uno stranito Draco – perché stiamo andando in quest’ala della casa? –
Chiese ancora Malfoy.
- Tibly non può parlare...Tibly ha giurato di mantenere l’assoluto silenzio - disse ancora l’elfo, mangiandosi le parole . Poi, finalmente, arrivarono davanti ad una grande porta bianca, sopra cui era stato dipinto un grande Drago che lottava contro un serpente .
- Siamo arrivati - enunciò gaio l’elfo, spalancando la grande porta.
Ad accoglierli all’interno dell’immensa sala vi erano Scorpius con i nonni Lucius e Narcissa , che appena li videro arrivare corsero loro incontro stritolando Rose in un grande abbraccio.
Narcissa baciò anche Hugo, che rimase sorpreso da quel gesto: sua nonna gli aveva sempre detto che lady Malfoy era un’algida arrivista, priva d’amore. Lucius, invece, dopo aver abbracciato Rose, per cui provava un grande affetto, porse la mano a Hugo che, prima di stringerla, guardò titubante sua madre.
Non furono solo i padroni di casa ad accogliere Hermione e i ragazzi, infatti anche Pansy e Blaise con Luck e la piccola Zara erano stati invitati.
Inoltre c’erano anche alcuni amici dei ragazzi, come Alice Paciock con i suoi genitori e molti altri Grifondoro.
Albus e Lily arrivarono a festeggiamenti iniziati, accompagnati dal capo auror Harry Potter e sua moglie Ginny Weasley. Solo James non venne, visto che si trovava in punizione per l’ennesima marachella.

****

Gli ospiti avevano da poco lasciato il Manor, dopo aver salutato i padroni di casa e Hermione che per molti sarebbe diventata la futura lady.
Anche i ragazzi si ritirarono nelle rispettive stanze.
Hugo, che era arrivato solo quella sera, dormì nella stanza accanto a Rose e Scorpius ed esultò per questo.
 Per la prima volta da quando era ospite non doveva dividere la stanza con qualcuno, soprattutto con qualcuno che russava più di lui, come accadeva quando condivideva la stanza con James e Albus.
Nella sala rimasero solo due persone.
Draco si era avvicinato al pianoforte nascosto dalla semi oscurità in cui la grande sala era calata. Si sedette con eleganza sopra lo sgabello in pelle bianca e iniziò, stupendo anche Hermione, a suonare una melodiosa sinfonia. La donna rimase ferma accanto al camino che era diventato l’unica fonte di luce della sala, socchiuse gli occhi e aprì la mente, mentre nell’aria si propagava una dolcissima melodia: la nona di Beethoven.
Draco stava suonando da quasi mezz’ora ininterrottamente quando Hermione gli sfiorò la spalla.
Si bloccò un attimo per farla sedere al suo fianco sullo sgabello di pelle.
-                     Non sapevo sapessi suonare –
-                     Mia madre ci teneva – ammise il ministro.
-                     Sei molto bravo – si complimentò Hermione sorridendogli dolcemente.
-                     Sei una pessima bugiarda Granger- replicò Draco, distogliendo lo sguardo dalla donna al suo fianco e cercando uno spartito.
-                     Scherzi? Sei bravissimo, nemmeno se mi mettessi d’impegno giorno e notte riuscirei ad arrivare al tuo livello.
-                     Tu, la so-tutto-io di Hogwarts, che non sa fare una cosa? Impossibile - la canzonò il biondo.
-                     Ah, ah, ah, – replicò Hermione – mia madre mi ha mandato da un maestro per imparare a suonare il pianoforte quando aveva otto anni-
Draco si rigirò ad ascoltarla, incuriosito dal racconto.
-                     Ha detto che non sono portata per questo tipo di arte... poi misteriosamente il suo piano è andato a fuoco- ghignò Hermione.
-                     Poi ero io quello che non accettava di perdere – disse Draco Malfoy trattenendo a stento un sorriso.
Hermione gli fece la linguaccia, risultando molto buffa e decisamente sexy.
Infatti, appena Draco la vide fare quel gesto, si avvicinò velocemente al suo viso e senza pensarci su, la baciò.
Il bacio, da prima delicato, divenne sempre più esigente.
Le sue mani lasciarono cadere gli spartiti per posarsi sui fianchi di Hermione, che non fece resistenza, infischiandosene come del resto il biondo di essere nella sala da pranzo del Manor e non nella loro stanza patronale.
Draco la tirò su di sé facendola sedere a cavalcioni.
Le sfilò la maglia, accarezzando poi il pizzo nero del suo reggiseno a balconcino.
- Amo la lingerie nera - le disse sussurrando.
Un brivido di piacere le scese lungo la schiena non appena Draco la sfiorò. Quel tocco le fece inarcare la schiena, esponendola maggiormente all’uomo che si beava di quella vista.
Hermione rise di gusto, soffocando la risata sulla spalla di Draco.
-                     Io amo quando me la togli – rispose infine la donna.
-                     Oddio, dove è finita la rigida Caposcuola Grifondoro? –
-                     Non credo sia mai esistita - replicò.
Draco, sentendole dire quella frase, catturò nuovamente la sua bocca, mentre con le mani stringeva il suo seno libero da ogni indumento.
Hermione sospirò ad ogni tocco sempre più deciso ed esigente. Anche Draco si era liberato di ogni indumento, che giacevano accanto allo sgabello in pelle bianca.
Ormai Hermione era nuda sopra di lui e pronta per essere amata.
Il respiro corto, le mani vogliose, gli occhi languidi offuscati dal piacere.
 Draco la strinse forte al suo petto e finalmente si smaterializzarono nella stanza patronale, la loro stanza.
I loro corpi si unirono donandosi piacere, amandosi come mai prima, e quando l’orgasmo li colse, urlarono in contemporanea i rispettivi nomi.
Alla fine Draco ricadde stremato sopra Hermione appoggiando il suo capo sul seno della donna.
Rimase dentro di lei per alcuni minuti senza accennare a sciogliere il legame, stringendola stretta.

Sei mia.

-Ti amo- disse Draco.

Sei mio.

Hermione non rispose, posò un bacio sulla fronte ancora imperlata di sudore.

Sei solo mio.

Da quel preciso istante iniziava la loro vita insieme.

Una nuova vita.

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