La nuova Vita.
Uscirono
dalla grande aula del Ministero della Magia sotto l’occhio attento dei curiosi
e quello divertito di Blaise e Pansy.
Non
indugiarono oltre, recandosi a casa Potter, dove Rose e Hugo si trovavano ormai
da alcuni giorni.
La
donna sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene e, quando James aprì la porta,
quasi lo travolse per arrivare il più velocemente possibile ad abbracciare i
suoi figli.
Draco
rimase dietro per lasciarle quel momento di riconciliazione con i suoi figli,
salutando con un gesto del capo il più grande dei figli di Harry Potter.
Il
giovane non lo degnò nemmeno di uno sguardo, mostrando ancora una volta
l’ostracismo verso l’ex Serpeverde.
Stupido
ragazzino viziato.
Hermione
percorse quasi correndo l’andito, aprendo di scatto la porta che dava sulla
sala da pranzo.
Il
camino della sala scoppiettava allegro mentre quattro ragazzi incuranti del
mondo circostante continuavano la loro vita. Lily nemmeno si accorse del rumore
provocato dalla zia, poiché era totalmente assorta nei suoi pensieri.
La giovane Potter guardava il fuoco
rigirandosi tra le mani un anello e nascondendo alla bell'e meglio delle
lettere ricevute da qualcuno, che, quasi sicuramente, non era lo stesso che le
aveva donato il prezioso monile.
Rose,
vestita con abiti comodi, era seduta con le gambe incrociate sopra il tappetto
rosso di casa Potter. In grembo teneva un grande libro di Trasfigurazione, una
delle tante materie che amava.
La
giovane alzò il capo non appena sentì la porta aprirsi.
Il
sorriso le illuminò il viso non appena incontrò i grandi occhi della sua
adorata madre.
Il
cuore iniziò a battere forte.
Vinto!
Abbiamo vinto! Pensò felice la ragazza.
-
Mamma! - urlò infine, facendo scivolare il libro dal grembo, alzandosi subito
dopo per correre incontro a sua madre.
Hugo,
come tutti i giorni da quando si trovava a casa degli zii, giocava a scacchi
magici con Albus.
Il giovane si bloccò di colpo non appena sentì
sua sorella urlare, distogliendo i suoi grandi occhi azzurri, dall’importante
mossa che il cugino si apprestava a fare.
–
Scacco matto! - disse Albus Potter, ma Hugo era già corso
tra le braccia della madre.
Felicità.
Pace.
Serenità.
Tutto
questo rappresentava Hermione Granger per i suoi figli. Loro erano le uniche
cose belle della sua vita precedente, avrebbero finalmente iniziato insieme una
nuova vita.
Una
vita che includeva anche Draco Malfoy e suo figlio Scorpius.
-
Tesori miei! - disse Hermione, soffocando a stento un singhiozzo, senza
riuscire a trattenere le lacrime.
-
Non vi lascerò mai più -
Aggiunse
mentre i suoi figli la stringevano stretta.
-
Mai più - ripeté Hermione .
I
tre rimasero abbracciati al centro della sala senza curarsi di nulla, felici di
essere nuovamente insieme.
Draco
aveva percorso l’andito lentamente, bloccandosi sulla porta ad osservare il
ricongiungimento di Hermione con i suoi figli.
Il
suo cuore esultava osservando la donna che amava, finalmente felice.
Da
quel momento la loro vita insieme sarebbe stata in discesa.
-
Immagino che abbiate vinto... – osservò James, storcendo il naso all’indirizzo
del biondo che stava davanti a lui.
Draco
nemmeno si girò, ma ghignò sentendo la frase sferzante del giovane.
Ragazzino
stupido.
-
Già! Il Giudice Supremo e i giurati hanno deciso che è bene che i tuoi cugini
crescano con loro madre, invece, che con tuo zio che non se ne cura – replicò
senza alcuna vergogna Draco.
James
sbuffò.
-
Detto da lei che ha estromesso sua moglie è esilarante – rispose James, ricordando
che Draco Malfoy si occupava del figlio Scorpius e che quest’ultimo non vedeva
sua madre da anni.
In
molti a scuola si domandavano che fine avesse fatto la bella e aristocratica
Astoria Greengrass. Forse la donna era stata più furba e si era liberata di
quelle mele marcie che erano i Malfoy.
-
Ragazzino, non dovresti immischiarti in cose che non sai – rispose Malfoy con
tono duro.
Quel ragazzino era veramente odioso,
capiva suo figlio Scorpius che con il più grande dei Potter era sempre in
disputa.
Il
giovane Grifondoro storse il naso.
Come
poteva la zia non capire il pericolo che correva a mischiarsi con quella
feccia?
-
Che cosa ha fatto? L’ha uccisa ed ha trasfigurato il corpo? – chiese James
sempre più acido.
-James!
- lo richiamò suo padre arrivando alle spalle dei due.
-
Scusati immediatamente con il signor Malfoy – intimò Harry Potter al figlio
maggiore, vergognandosi come non mai nel sentirgli dire quelle cose sgradevoli.
Si
stupì nel non vedere alcuna reazione da parte di Malfoy. Quanto era cambiato
dagli anni della scuola... per un certo verso suo figlio gli ricordava quel
biondo acido e altezzoso che ora sembrava un’altra persona, forse era tutto
merito di Hermione o della guerra.
-
Papà! – disse con tono lamentoso James.
-
James! Scusati - disse ancora Harry
Potter.
-
Scusi signor Malfoy- disse il giovane Potter con voce bassa e per niente
convinta.
-
Non vi è bisogno che ti scusi, se la pensi così. Posso dirti però, - disse
ancora Draco che non è un bene
convincersi di certe idee, perché arriverai ad un punto in cui queste tue
convinzioni cadranno e dovrai fartene di nuove. Capirai che le persone che hai
odiato per anni non meritavano il tuo odio, e
che le tue battaglie non hanno portato a nulla, ma solo ad isolarti
dalle persone -
James
lo guardò allibito.
Di
cosa stava parlando quel Mangiamorte?
-
Draco! - disse Rose, correndo verso il biondo e abbracciandolo di slancio, -
sono felicissima. Non vedo l’ora di ritornare al Manor. Non sai quanto mi siete
mancati - disse la ragazza, catturando con quella frase l’attenzione della
cugina, che la trapassò con lo sguardo.
-
Già signorina! - replicò Draco abbracciandola senza vergogna sotto gli occhi
dei Potter, che assistevano a quella scena senza dire mezza parola.
-
Scorpius e i miei genitori non vedono l’ora di abbracciarti stretta. Per non
parlare dei libri della biblioteca che non vedono l’ora di essere letti da
questa diligente streghetta - aggiunse Draco facendo ridere di gusto Rose.
-
Mi ci vorrà un’intera vita per leggerli tutti - replicò la giovane.
-
Allora dobbiamo andare subito, non si può tardare! Non vorrei che quest’attesa compromettesse
la tua futura impresa - finì Malfoy.
***
Il
Manor era stranamente silenzioso quella mattina quando quattro figure
arrivarono nell’immensa casa via camino.
Draco
rimase sorpreso nel non trovare nessuno ad accoglierli e, come lui, anche Rose
e Hermione. Hugo, invece, era rimasto a bocca aperta nell’ammirare i grandi
quadri e gli affreschi che arricchivano le pareti della sala.
-
Miseriaccia !Questi sono i suoi avi ? - chiese estasiato il
giovane Weasley.
Draco
sorrise.
-
Sì Hugo, quello- disse indicando un quadro che ritraeva un
uomo anziano dai capelli biondi con riflessi rossi, - che ti guarda in modo
truce, penso sia anche un vostro antenato - ammise Draco, mentre il ritratto
sbuffò al ricordo di essere un parente dei Weasley.
Sia
Rose sia Hugo spalancarono la bocca allibiti.
-
Siamo parenti, ma da molto molto lontano- aggiunse Draco, catturando
l’interesse dei ragazzi.
-
Oh! - dissero in coro facendo ridere Hermione.
-
Padrone!- disse un elfo arrivando improvvisamente nella sala.
Hugo
lo guardò attentamente. Osservò il sorriso felice dell’essere che portava un
grembiule bianco e inamidato ed infine si girò verso sua madre, temendo che da
un momento all’altro urlasse contro Malfoy ogni tipo di maledizione per lo
sfruttamento degli elfi domestici.
-
Padroncina Rose - disse l’elfo sorridendo felicissimo alla
sorella.
Oddio!
Ha fatto amicizia con gli elfi ed i Malfoy non l’hanno uccisa. Se sapessero che
li vuole liberare finiremo in una strada, pensò Hugo guardandosi ancora in
giro.
-
Venite - aggiunse l’elfo, conducendo Draco e i suoi ospiti
in un altra sala.
Hermione
scoccò uno sguardo interrogativo a Draco, che le fece capire con un gesto di
non saper nulla di quello che stava succedendo a casa sua.
L’elfo
li condusse nella sala che si trovava nell’ala ovest del grande Manor, dove
normalmente si svolgevano le grandi serate danzanti che Narcissa organizzava
per beneficenza.
-
Tibly! - Chiese uno stranito Draco – perché stiamo andando in quest’ala della
casa? –
Chiese
ancora Malfoy.
-
Tibly non può parlare...Tibly ha giurato di mantenere l’assoluto silenzio -
disse ancora l’elfo, mangiandosi le parole . Poi, finalmente, arrivarono
davanti ad una grande porta bianca, sopra cui era stato dipinto un grande Drago
che lottava contro un serpente .
-
Siamo arrivati - enunciò gaio l’elfo, spalancando la grande porta.
Ad
accoglierli all’interno dell’immensa sala vi erano Scorpius con i nonni Lucius
e Narcissa , che appena li videro arrivare corsero loro incontro stritolando
Rose in un grande abbraccio.
Narcissa
baciò anche Hugo, che rimase sorpreso da quel gesto: sua nonna gli aveva sempre
detto che lady Malfoy era un’algida arrivista, priva d’amore. Lucius, invece,
dopo aver abbracciato Rose, per cui provava un grande affetto, porse la mano a
Hugo che, prima di stringerla, guardò titubante sua madre.
Non
furono solo i padroni di casa ad accogliere Hermione e i ragazzi, infatti anche
Pansy e Blaise con Luck e la piccola Zara erano stati invitati.
Inoltre
c’erano anche alcuni amici dei ragazzi, come Alice Paciock con i suoi genitori
e molti altri Grifondoro.
Albus
e Lily arrivarono a festeggiamenti iniziati, accompagnati dal capo auror Harry
Potter e sua moglie Ginny Weasley. Solo James non venne, visto che si trovava
in punizione per l’ennesima marachella.
****
Gli
ospiti avevano da poco lasciato il Manor, dopo aver salutato i padroni di casa
e Hermione che per molti sarebbe diventata la futura lady.
Anche
i ragazzi si ritirarono nelle rispettive stanze.
Hugo,
che era arrivato solo quella sera, dormì nella stanza accanto a Rose e Scorpius
ed esultò per questo.
Per la prima volta da quando era ospite non
doveva dividere la stanza con qualcuno, soprattutto con qualcuno che russava
più di lui, come accadeva quando condivideva la stanza con James e Albus.
Nella
sala rimasero solo due persone.
Draco
si era avvicinato al pianoforte nascosto dalla semi oscurità in cui la grande
sala era calata. Si sedette con eleganza sopra lo sgabello in pelle bianca e
iniziò, stupendo anche Hermione, a suonare una melodiosa sinfonia. La donna
rimase ferma accanto al camino che era diventato l’unica fonte di luce della
sala, socchiuse gli occhi e aprì la mente, mentre nell’aria si propagava una dolcissima
melodia: la nona di Beethoven.
Draco
stava suonando da quasi mezz’ora ininterrottamente quando Hermione gli sfiorò
la spalla.
Si
bloccò un attimo per farla sedere al suo fianco sullo sgabello di pelle.
-
Non sapevo sapessi suonare –
-
Mia madre ci teneva – ammise il ministro.
-
Sei molto bravo – si complimentò Hermione sorridendogli
dolcemente.
-
Sei una pessima bugiarda Granger- replicò Draco,
distogliendo lo sguardo dalla donna al suo fianco e cercando uno spartito.
-
Scherzi? Sei bravissimo, nemmeno se mi mettessi d’impegno
giorno e notte riuscirei ad arrivare al tuo livello.
-
Tu, la so-tutto-io di Hogwarts, che non sa fare una cosa?
Impossibile - la canzonò il biondo.
-
Ah, ah, ah, – replicò Hermione – mia madre mi ha mandato da
un maestro per imparare a suonare il pianoforte quando aveva otto anni-
Draco si rigirò ad ascoltarla,
incuriosito dal racconto.
-
Ha detto che non sono portata per questo tipo di arte... poi
misteriosamente il suo piano è andato a fuoco- ghignò Hermione.
-
Poi ero io quello che non accettava di perdere – disse Draco
Malfoy trattenendo a stento un sorriso.
Hermione gli fece la linguaccia,
risultando molto buffa e decisamente sexy.
Infatti, appena Draco la vide fare quel
gesto, si avvicinò velocemente al suo viso e senza pensarci su, la baciò.
Il bacio, da prima delicato, divenne
sempre più esigente.
Le sue mani lasciarono cadere gli
spartiti per posarsi sui fianchi di Hermione, che non fece resistenza,
infischiandosene come del resto il biondo di essere nella sala da pranzo del Manor
e non nella loro stanza patronale.
Draco la tirò su di sé facendola sedere
a cavalcioni.
Le sfilò la maglia, accarezzando poi il
pizzo nero del suo reggiseno a balconcino.
- Amo la lingerie nera - le disse sussurrando.
Un brivido di piacere le scese lungo la
schiena non appena Draco la sfiorò. Quel tocco le fece inarcare la schiena,
esponendola maggiormente all’uomo che si beava di quella vista.
Hermione rise di gusto, soffocando la
risata sulla spalla di Draco.
-
Io amo quando me la togli – rispose infine la donna.
-
Oddio, dove è finita la rigida Caposcuola Grifondoro? –
-
Non credo sia mai esistita - replicò.
Draco,
sentendole dire quella frase, catturò nuovamente la sua bocca, mentre con le
mani stringeva il suo seno libero da ogni indumento.
Hermione
sospirò ad ogni tocco sempre più deciso ed esigente. Anche Draco si era
liberato di ogni indumento, che giacevano accanto allo sgabello in pelle bianca.
Ormai
Hermione era nuda sopra di lui e pronta per essere amata.
Il
respiro corto, le mani vogliose, gli occhi languidi offuscati dal piacere.
Draco la strinse forte al suo petto e
finalmente si smaterializzarono nella stanza patronale, la loro stanza.
I
loro corpi si unirono donandosi piacere, amandosi come mai prima, e quando
l’orgasmo li colse, urlarono in contemporanea i rispettivi nomi.
Alla
fine Draco ricadde stremato sopra Hermione appoggiando il suo capo sul seno
della donna.
Rimase
dentro di lei per alcuni minuti senza accennare a sciogliere il legame,
stringendola stretta.
Sei
mia.
-Ti
amo- disse Draco.
Sei
mio.
Hermione
non rispose, posò un bacio sulla fronte ancora imperlata di sudore.
Sei
solo mio.
Da
quel preciso istante iniziava la loro vita insieme.
Una
nuova vita.
Nessun commento:
Posta un commento