lunedì 6 agosto 2012

Il giardino segreto cap-3


-Il piccolo e irriverente Scorpius-
Hermione si era assopita un attimo e quando un bussare sommesso la ridestò, scattò in piedi agitata.
Aprì di colpo la porta non stupendosi nel trovare di fronte a se un piccolo elfo domestico tutto raggrinzito. Un piccolo grembiule copriva il suo corpo e grandi erano gli occhi con cui l’essere la guardava.
-Signorina Ford. Il signorino l’aspetta in biblioteca. Prego se vuole seguirmi-
Hermione aprì la bocca poi la richiuse, si girò e con un colpo di bacchetta richiamò a se i suoi libri e la sua vecchia cartella.
“Perfetto!” Sì disse, “ arriverò in ritardo il primo giorno di lezione.”
“ Che vergogna.” Pensò tra se a se mentre stringeva al petto la vecchia cartella che l’aveva accompagnata nei suoi sette anni a Hogwarts.
L’elfo, senza più degnarla di una sola parola, la condusse per stretti corridoi rivelando alla donna passaggi che il cocchiere alcune ore prima non le aveva mostrato.
Quella casa era un vero labirinto.
Osservò incuriosita l’elfo passare dietro un quadro raffigurante una cascata in cui delle donne dai lunghi capelli scuri facevano il bagno nude. Queste, non appena videro la giovane, rimproverarono con voci stridule l’elfo, mentre scappavano a nascondersi dietro una roccia. Hermione non si curò di loro intenta com’era a osservare cosa celasse il quadro. Questi, infatti, nascondeva agli occhi dei non residenti un passaggio segreto, usato, visto le ragnatele, dai soli elfi domestici più bassi degli esseri umani.  Così nel buio più totale e inchinata per non essere ricoperta di ragnatele Hermione fu condotta davanti alla biblioteca.
-Prego- disse infine l’elfo indicandole la porta . La ragazza dopo essersi pulita la gonna dalla polvere e ravvivata i capelli, lo superò di slancio ringraziandolo con un grande sorriso che non fu ricambiato. L’elfo scomparve subito dopo che la Granger afferrò la maniglia.
In quell’istante le venne in mente la sua campagna per i CREPA, ma distolse subito quel pensiero ricordandosi le bollette che aveva accumulato in solo due mesi.
Non poteva lasciarsi sfuggire questo lavoro e convincere gli elfi domestici del castello a chiedere una paga e un giorno libero, non sarebbe certo passato inosservato al padrone .
Così con un sorriso sconsolato aprì la grande porta della biblioteca. Lo spettacolo che si mostrò ai suoi occhi la lasciò a bocca aperta. Le pareti erano ricoperte di libri, più scaffali si ergevano per la sala mentre al centro, vi era una grande scrivania in radica di noce . Lì, seduto con le mani incrociate e un ghigno divertito c’era un piccolo bambino dai capelli lunghi fino alle orecchie e gli occhi grigi.
Hermione si guardò la gonna ancora sporca di polvere e si vergognò davanti a quel nanerottolo che la irrideva con lo sguardo.
“Bene! È pure sfrontato”
-         Tu devi essere Scorpius- disse Hermione, raggiungendo la scrivania allungando la mano. Il piccolo guardò la giovane dall’alto in basso guardando la poi dritta negli occhi.
“Irriverente” si disse Hermione assomigliava a qualcuno ma in quel momento non aveva tempo per fare memoria.
-         Tu sei la nuova istitutrice?- chiese con voce troppo fredda e distaccata per essere quella di un bambino.
-         Sì, sono la tua nuova istitutrice- rispose Hermione distenendo le labbra.
Scorpius sollevò un sopracciglio scettico, valutando ogni movimento della donna davanti a se.
“Abbigliamento poco curato, sicuramente non naviga nell’oro quindi cercherà di tenersi questo lavoro con le unghie e con i denti.
Modi gentili, come tutti quelli che aspirano a diventare i miei insegnanti.
Occhi dolci, il nonno dice sempre che si deve diffidare di chi ha degli occhi così. Il più delle volte sono ingannatori”.

-         Questo è da vedere- replicò il bambino mentre lo sguardo gli brillò.
-         Mi chiamo Jane Ford, ma puoi chiamarmi...-
-         La chiamerò Miss Ford- disse secco.- Non siamo amici- le ricordò Scorpius, - e non lo diverremmo mai-finì il giovane.
Hermione lo guardò spiazzata.
“Perché quel bambino era così sprezzante e poco propenso al dialogo?”.
-         Bene- disse la Granger interrompendo quello strano gelo.
-         Per prima cosa valuterò le tue abilità- disse
-         Non c’è bisogno, io sono bravissimo- replicò stizzito Scorpius. Detestava quando le persone, soprattutto i grandi gli dicevano cosa fare.
Quello che detestava di più era suo padre che l’aveva mandato lì senza i nonni per punirli per avergli regalato Hercules, un giovane puledro purosangue.
Hermione sorrise.
-Perché ridi?- chiese Scorpius, incrociando le braccia offeso.
“Quella donna già lo irritava a pelle, dai suoi modi doveva essere stata una Corvonero”, pensò il piccolo Malfoy.
- Perché se sei bravissimo, manterrò il mio lavoro e in più non sarà affatto gravoso- replicò Hermione frugando tra la borsa ed estraendo delle schede di pregrafismo.
Scorpius spalancò la bocca, la nuova insegnante era astuta.
Sbuffò.
-Ecco ora come prima cosa – disse Hermione, unisci le linee per condurre il coniglietto alla sua carota.
Scorpius la guardò strabuzzando gli occhi.
-         Che esercizio è questo- chiese schifato guardando Hermione assottigliando lo sguardo.
Quel ragazzino la indispettiva e la sbeffeggiava irriverente. Era troppo sfrontato per aver solo cinque anni. Molto probabilmente vivere con i nonni senza alcun contato con i coetanei non gli aveva giovato.
-         Un esercizio per sapere la tua abilità oculo-manuale - rispose Hermione.
Il ragazzino la guardò spaesato, abbassando ancora una volta lo sguardo sulla scheda dove in alto era disegnato un coniglietto e in basso una grande carota, mentre nel mezzo vi erano tante lineette.
- E perché lei sappia questa cosa- chiese ancora Scorpius – io, devo solo unire le linee- concluse.
-Sì, perché io riesca a valutarti devi sono unire le linee- rispose Hermione.
Scorpius ghignò divertito.
-Allora la strabilierò signorina Ford- disse afferrando la penna tracciando sicuro una riga che dal coniglio portava alla carota.
Hermione non perse un attimo di quel momento che portò nel bambino una grande soddisfazione.
-Bene, ora fai tutti questi- disse porgendo a Scorpius svariate schede con esercizi simili.
Il biondino sbiancò e arrivò il momento di Hermione di ridere alla faccia del piccolo.
-Non basta uno- si lamentò Scorpius.
-No devo essere sicura che sei bravo, se no non posso riferirlo a tuo padre- disse Hermione .
A Scorpius scivolò la penna dalle dita.
-Non si preoccupi signorina Ford -, rispose con voce tremante stando ben attento a non sollevare lo sguardo verso la nuova istitutrice.
-Mio padre non è interessato a sapere alcun che mi riguardi- concluse Scorpius.
Hermione volle replicare ma non ci riuscì, lei non conosceva il padre del bambino e non poteva permettersi di inventarsi qualche scusa.
In realtà non conosceva nemmeno il bambino, anche se si vedeva a occhio che si mostrava duro e autonomo, ma in realtà era molto sfiduciato a livello emotivo.
Notò una goccia cadere sul foglio e inumidirlo, capì così che il piccolo non era riuscito a trattenere le lacrime.
“Si era mostrato debole davanti a un’estranea, solo sua nonna Narcissa l’aveva visto piangere”.
Si vergognò Scorpius e riuscì a strozzare un singhiozzo.
A Hermione le si stinse il cuore, osservando quel bambino che orgoglioso nonostante le lacrime continuava a lavorare. Fece scivolare un fazzoletto di cotone con le sue iniziali sul grembo del piccolo e si alzò per andare a curiosare tra i libri lasciando che finalmente Scorpius asciugasse le sue gote umide.
Socchiuse gli occhi mentre si lasciava incantare dall’odore della carta, odore di cultura e sapere.
Scorpius ringraziò mentalmente quella signorina che al contrario di chiunque altro non lo rimproverò per la sua debolezza. Suo padre l’avrebbe punito se avesse saputo che come un poppante aveva pianto.
“ I Malfoy non piangono. Lui sarebbe stato l’erede di due grandi casati non doveva piangere” questi erano gli unici insegnamenti che suo padre gli dava le poche volte che lo vedeva, accompagnato sempre dalla zia Daphne che lo guardava schifata.
Scorpius si morse il labbro con foga facendo uscire un poco di sangue faceva sempre così si faceva del male per calmare la sua rabbia repressa.
Finalmente il respiro si rasserenò e il piccolo Scorpius continuò il suo lavoro, mentre la sua insegnante apriva la finestra per cambiare un poco l’aria.
La mattina corse veloce e dopo quel primo momento emozionale, la lezione si svolse in armonia.
Scorpius aveva svolto ogni scheda con grande maestria così che, Hermione poté passare a presentare schede con lettere e raggruppamenti d’insiemi.
A mezzogiorno, mentre Hermione leggeva a voce alta un libro babbano trovato in una zona remota della biblioteca, che sapeva coinvolgere in modo particolare i bambini di quell’età; La governante Whitby Abbey entrò nella sala sconvolgendo l’armonia che si era creata tra insegnante e alunno.
-Signorina Ford- disse guardando Hermione che rimase spiazzata per essere stata interrotta nel bel mezzo della lezione.
-Penso si sia scordata che Scorpius deve andare a mangiare- le ricordò con cipiglio severo facendole notare che erano passati diversi minuti dall’ora del pranzo.
Hermione rimase spiazzata.
-         Mi scusi, mi sono dimenticata... – cercò di scusarsi ma la donna non parve accettare le sue scuse.
-         Sì signora Abbey , scusi la signorina Ford, il racconto era talmente bello che abbiamo perso la cognizione del tempo- rispose come un piccolo ometto Scorpius.
La vecchia strega annuì stizzita.
Quella ragazzina era appena arrivata e aveva conquistato il giovane Malfoy, lei lo aveva sotto gli occhi da quando era nato e a mala pena il ragazzino le portava rispetto.
La signorina Daphne non sarebbe stata per nulla soddisfatta del suo operato ,aveva ordinato di isolare Scorpius e quella giovane non era certo una ragazzina inesperta. Era riuscita a conquistarlo in una mattinata. E Scorpius, lo sapeva bene , non era facile da ammaliare soprattutto perché era simile a sua nonna Narcissa Black.
Whitby Abbey uscì dalla biblioteca indispettita seguita subito dopo da Scorpius che sorrise alla sua nuova insegnante.
-Grazie- disse Hermione mimando la frase.
Il giovane sollevò le spalle ma si vedeva che era soddisfatto di se stesso per quella buona azione.
“Forse quella nuova insegnante non era tanto male, anche se ora ne era certo: era una Grifondoro non una Corvonero”.
“Sorrideva troppo per essere solo una studiosa.”
***
Hermione rimase nella biblioteca, visto la poca fame e curiosò tra quella moltitudine di libri. Era estasiata da quella grandissima biblioteca che a occhio, era più grande di quella di Hogwarts, così si lanciò alla ricerca di tomi antichi e mai letti.
Non si stupì nel notare un’ intero scaffale di libri oscuri, ma rimase ancora più sorpresa nel trovare un’area dedicata ai classici babbani.
Vi erano classici di poeti greci e molte opere di autori inglesi, primo fra tutti William Shakespeare.
Quella biblioteca era estremamente ricca e vasta e sarebbe servita al piccolo Scorpius per ampliare il suo sapere.
Era immersa nel girovagare per la biblioteca, che non si accorse della gazza ladra quando era entrata nell’immensa stanza. Il volatile vibrò nell’aria alla ricerca di qualche monile sbrilluccicante e dopo aver agguantato il suo premio, un anello in oro giallo ricordo della nonna defunta di Hermione, volò via dalla finestra.
-Dannatissimo pennuto- urlò Hermione, affacciandosi per vedere dove l’uccello dal nero piumaggio era volato. Lo notò su un albero poco lontano dalle stanze che sapeva essere le cucine.
Corse a perdifiato con l’intento di raggiungere il suo prezioso ricordo di famiglia. Quando arrivò accanto all’albero, della gazza ladra, non vi era più traccia.
Hermione vedeva solo alti cespugli e dietro di loro, secolari alberi nulla più.
-No. No, No- ripeteva come in preda ad una crisi isterica.
“Non poteva aver perso a causa di uno stupido uccello , l’ultimo ricordo di sua nonna. La sua tanto amata fede nuziale”.
Era disperata.
Con gli occhi al cielo, cercava disperatamente di scorgere quel dannatissimo uccello. “Non poteva essere sparito nel nulla.”
Poi, come udita da qualche dio lontano, la gazza si mostrò alla giovane insegnante, volando da un albero all’altro proprio in direzione di quegli alberi secolari.
Hermione si fiondò sulla siepe, alla ricerca di un cespuglio meno folto per poter così penetrare al suo interno. Tastò con la mano buona parte della siepe di un rigoroso verde muschio. Ormai, aveva perso le speranze fino a quando, dietro le foglie ancora umide di rugiada, non tastò con i polpastrelli della mano una superfice di spesso legno.
Hermione si bloccò stranita.
“Che cosa ci faceva una superfice piatta di legno liscio, in mezzo ad una siepe?”
Curiosa s’infilò con l’intero corpo all’interno e lì, tra rami e piccole foglie, scorse anche una piccola porta interamente intarsiata.
Una porta che l’avrebbe condotta in un luogo ignoto alla maggior parte degli abitanti di quel castello.
***
Intanto nella sala dal pranzo,  il piccono Scorpius seduto compostamente mangiava sotto lo sguardo severo della sua governante: la signora Whitby Abbey.
-Tra due settimane- le ricordò la strega, - sarà il suo compleanno- continuò senza nessun cambiamento di tono.
Il piccolo mosse il capo, portando con infinita lentezza il cucchiaio alla bocca.
-         Per l’occasione verrà al castello...- disse la signora Abbey
Scorpius alzò lo sguardo trattenendo il fiato.
“ Ti prego fa che sia papà, fa che sia papà”
-... suo padrino Blaise- finì.
Scorpius distese le labbra cercando di non mostrare l’ennesima delusione.
“Era impossibile che suo padre trovasse del tempo per lui, per cosa poi ... Il suo stupido compleanno.”
“ Non era certo importante come quello della zia Daphne che aveva ricevuto, solo un mese prima, come regalo un viaggio solo per loro due.”
“ Scorpius veniva sempre dopo di tutti: dopo il suo lavoro come pozionista, dopo la zia Daphne, dopo i suoi amici . Lui, per suo padre Draco era un peso. Un peso, che compiva sei anni e che si sentiva tremendamente solo.”


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