lunedì 6 agosto 2012

Il giardino segreto cap-5


Il giardino segreto-
La mattina seguente, Hermione, si alzò all’alba decisa a mettere giù due parole che riuscissero a convincere il padre di Scorpius.
La notte passata in bianco non aveva sorto alcuno spunto interessante, e la giovane era notevolmente abbattuta per questo. Aveva preso un impegno con la cameriera e le scocciava tantissimo non rispettare i patti.
Quindi, prese una pergamena e la mise sopra il piano di legno della piccola scrivania della sua stanza, avvicinandosi con la sedia cercando così una posizione comoda.
Tolse dalla borsa l’ampolla dell’inchiostro e imbevette la punta della penna d’oca rossa. La possedeva da quando, appena undicenne, andò con i suoi genitori a Diagon Alley.
Rimase alcuni minuti con la mano sospesa a mezz’aria, alla ricerca di qualche idea da mettere sul foglio.

Carissimo... ,

Scrisse guardando l’inchiostro nero sulla pergamena, per poi cancellare quella parola un attimo dopo.
“Oddio! Non so nemmeno come si chiama.” Pensò sconcertata per questo.
La Granger smosse i lunghi capelli ricci, respirando la fresca aria del mattino, che entrava dalla piccola finestra della sua stanza.
 Il castello era silenzioso, si sentivano solo alcuni uccellini cinguettare felici alla ricerca di un po’ di cibo prima che il sole iniziasse a picchiare.
Così cullata da quei lievi versi iniziò a scrivere:
Egregio signore,
Chi le scrive è la nuova istitutrice di suo figlio Scorpius, lei non mi conosce e spero di non disturbarla. Innanzitutto, le faccio i complimenti per suo figlio. Scorpius è un bambino molto intelligente e socievole, con uno spiccato interesse per tutto ciò che non conosce e che potrebbe dunque arricchire il suo bagaglio culturale e sociale.
Ora si chiederà, per quale ragione le ho scritto questa missiva?
Niente di grave non si preoccupi, la mia lettera è un semplice, e spero gradito, invito alla festa a sorpresa che si terrà al castello per il sesto compleanno del piccolo Scorpius.
Spero che riesca a liberarsi dai suoi innumerevoli impegni, Scorpius ne sarebbe felice e anch’io, sarei onorata di fare la sua conoscenza.
In fede:
Jean Ford.

P.S.
Aspetto una risposta di conferma.

-         Si potrebbe andare – disse Hermione, richiudendo la pergamena, nell’istante in cui la gazza ladra, spiccò il volo da un albero vicino alla sua finestra.
Hermione fu immediatamente catturata da quella scena.
-         Eccoti- disse, osservando il pennuto vibrare in aria in cerca di altri cimeli da sgraffignare.
 La giovane insegnante non indugiò oltre, sperando in una dose di fortuna maggiore rispetto a quella del giorno prima. Quindi, dopo aver afferrato la bacchetta, scese di corsa le scale dirigendosi nel piazzale che si trovava sotto la sua finestra, mettendosi la lettera in tasca.
Dopo, sarebbe passata nelle cucine per consegnarla a mano ad Allyson la missiva da inviare al padre di Scorpius.
“A noi due pennuto!” Pensò Hermione, sollevando gli occhi al cielo alla ricerca della gazza ladra. Rimase così, con il naso all’insù per svariati minuti, fino a quando la gazza, dal piumaggio scuro, non svolazzò sopra la sua testa. Gli occhi grandi e marroni di Hermione non la abbandonarono più, sorrise soddisfatta appena capì in quale albero, si era poggiata e senza fare rumore si mosse tra la fitta boscaglia.
-         Dannazione!- Sussurrò non appena si rese conto di essere ritornata nello stesso punto in cui si era fermata la mattinata prima.
“ Pensa Hermione. Pensa... ” sì disse, mentre con la mano tastava il legno della porta celata da una fitta coltre di siepe .
“Dio che cretina”- disse ancora, sollevando ancora una volta lo sguardo verso gli alberi ben attenta a non lasciarsi sfuggire l’uccellaccio che tanto l’aveva fatta dannare.
-         Alohomora – disse infine, mentre un sorrisino tronfio le si dipinse in viso.
Ebbe solo un piccolo momento di sconcerto, costatando che il giorno scorso era stata veramente ingenua.
“Mi sono scordata di essere una strega.”
“Ho dimenticato che uno stupidissimo incantesimo, come un Alohomora, può risolvere mille intoppi.”
“Se fossi stata più lucida, ora avrei tra le mani il prezioso anello di nonna Jean”.
Sospirò, mentre un’ondata di felicità la persuase, nel momento in cui scostò con tutta la forza che le rimaneva, la vecchia porta. Ora, non vi era più alcun ostacolo a dividerla da uno dei cimeli a lei più cari.
Quando Hermione riuscì a scostare con fatica, la vecchia porta ormai marcia per via dell’umido delle piante che la nascondevano , rimase senza fiato. Lo spettacolo davanti ai suoi occhi era strabiliante.
La porta e quell’immenso cespuglio, che si protraevano per chilometri, celavano al suo interno un vero e proprio giardino ricco di fiori e piante. Hermione non aveva mai visto tante specie tutte insieme. Fece in passo verso il centro del giardino, andando a sbattere senza nemmeno accorgersene sopra un grande panchina in granito a cui mancava un piede.
-         Reparo- disse aggiustandola e sedendosi sopra, evocando infine il suo vecchio libro di erbologia.
Così ,sfogliando quel vecchio tomo e poi, guardandosi intorno, si rese conto di quanto quel vecchio e nascosto giardino era ricco di specie.
Notò gli Arbusti autofertilizzanti e capì perché quelle specie non erano morte benché nessuno le curasse da qualche tempo.
Vide in un’aiuola lantana dalla sua panchina un’altra piccola aiuola, dove riconobbe Artemisia e Asfodelo, ingredienti fondamentali per preparare il distillato della morte vivente. Poco lontano vi era un esemplare estremante raro: Mimbulus mimbletonia. L’aveva vista tra le mani di Neville Paciock un suo vecchio compagno di scuola, sorrise al ricordo dell’impacciato compagno ora professore di Erbologia.
Quella era una delle poche notizie che sapeva del nuovo mondo magico, post guerra.
Hermione storse il naso al triste ricordo, guardandosi intorno ancora una volta alla ricerca di qualcosa d’interessante. Non si stupì, nell’ osservare altre piante non propriamente legali come l’Aconito e l’Alioto, quest’ultima, sì ricordò la giovane, se ingerita portava alla pazzia.
“I proprietari di questo castello devono essere dei maghi estremamente pazzi a lasciare queste piante così senza protezione.”
Oltre quell’aiuola Hermione vide anche due specie non troppo in salute di Bubotubero. Fu stranamente felice di questo: l’odore di quella pianta le aveva sempre dato alla testa.
 All’estremo opposto rispetto a dove si trovava il Bubotubero, vi erano altre aiuole colme di Mandragole.
-         Oh Scorpius qui dentro imparerà tantissime cose – disse soddisfatta per la sua scoperta. E ricordando le sue prima esperienze con le piante magiche la mente la riportò al passato, quando lei e i suoi amici Harry e Ron iniziarono l’avventura al castello di Hogwarts.
Un lacrima scivolò via prima che Hermione riuscisse a trattenerla.
Scostò i capelli e respirò profondamente prima di ridere al ricordo della faccia di Ron alle prese con le radici di Mandragola.
“Ron quanto mi manchi” disse tra se e se, mentre si mordeva un labbro per non abbandonarsi al pianto inconsolabile.
“Harry... amico mio. Quanto vorrei fossi qui. Quanto vorrei vedere i tuoi occhi verdi che riuscivano a comprendermi con un solo sguardo.”
Hermione si prese la testa tra le mani celando il suo viso ora colmo di lacrime, sconfitta dal ricordo degli amici ormai scomparsi.
“ Perché il destino è stato tanto crudele?”
“ Perché nonostante abbiate salvato questo mondo, ridonandogli speranza, il destino vi ha punito facendovi morire.
“Non è giusto? Tanti meritavano la morte, ma non voi ... tanti...” pensò senza più riuscire a trattenere i singhiozzi.
“Malfoy!” Non seppe perché la sua mente in quell’istante le fece pensare a Malfoy. In effetti, non sapeva se avrebbe preferito che Draco Malfoy, la sua nemesi a scuola, morisse in battaglia al posto di uno dei suoi amici. Forse suo padre, anche se il vecchio Lucius aveva aiutato il ministro della magia a ristabilire l’ordine e arrestare molti seguaci di quel pazzo di Voldemort”.
“ No , non avrebbe voluto la loro dipartita. La morte si ricordò, da buona e brava grifondoro non si augura a nessuno, nemmeno al peggiore dei nemici”.
Harry si era sacrificato per il mondo magico, sapeva che affrontando Voldemort sarebbe morto. Ron l’aveva aiutato in questo suo atto eroico e così l’avevano lasciata sola.
“Sola, ma con i ricordi della loro splendida amicizia sempre vivi.”
Fu con quella strana consapevolezza che Hermione si asciugò le lacrime osservandosi ancora un attimo. La sua attenzione fu catturata da una luce che quasi l’abbagliò.
Hermione sia alzò di colpo andando a curiosare in quella direzione ponendo una mano sopra gli occhi per affievolire la luce che penetrava dagli alti alberi.
Quando arrivò, notò immediatamente un piccolo laghetto e rimase incantata.
-         Questo posto è perfetto per la festa – disse estasiata.
La Granger si guardò intorno osservando da quella posizione l’intero giardino ricco di piante magiche .
“Sì, basta ripulire un poco e piantare qualche altro fiore e questo diventerà un vero paradiso-”
A interrompere i suoi pensieri però fu un vibrare di ali che la riportò al presente.
-         Dannato uccellaccio- disse vedendo la gazza depositare un altro gingillo, rubato a chissà chi.
Cosi, incurante dell’uccello richiamò a se il suo prezioso anello e con un sorriso compiaciuto osservò il pennuto agitarsi per aver così perduto il prezioso monile.
Prima di uscire dal giardino si guardò ancora una volta intorno.
Quel sabato si sarebbe recata al paese per comprare i bulbi, di rose e tulipani e altri fiori che con la magia sarebbero sbocciati subito.
E soddisfatta per quel suo ultimo pensiero, si diresse alale cucine, dove finalmente congegnò la lettera ad Allyson che la spedì alcuni attimi dopo averla ricevuta.
***


Draco era partito per L’Italia da quasi tre giorni e Daphne non aveva ricevuto nemmeno una missiva che la informavano sugli spostamenti del pozionista.
“Bastardo.” Pensò , prima di scacciare in malo modo l’ennesimo amate che aveva invitato nel suo letto, per sopperire l’assenza del cognato.
Questi non si fece pregare e ancora nudo si buttò nel camino scomparendo alla vista della donna.
Daphne Greengrass era una pazza e nonostante fosse bellissima, in molti preferivano andarci a letto e poi scomparire. Lasciandola sola quando non era propriamente in se. Era pericolosa con la bacchetta tra e mani, in molti la paragonavano a Bellatrix Black, se non fossero state fisicamente agli antipodi sarebbero potute essere scambiate per gemelle o per madre e figlia.
La cosa che mandava in escandescenza Daphne era essere messa da parte, Draco la snobbava e questo per lei era inaudito.
“Me la pagherai. Striscerai ai miei piedi.”
Le voci sulla sua relazione clandestina con il cognato non facevano che accrescere la sua insoddisfazione.
La sua più grande ambizione era quella di diventare la nuova lady Malfoy e levare per sempre il sorriso tronfio dal pallido viso di Narcissa Malfoy.
“Odiosa!”
Fu proprio in quell’istante che un grosso pennuto beccò alla finestra.
Daphne s’illuminò all’improvviso.
“ Mi ha scritto” pensò, aprendo la finestra facendo così entrare il gufo ma non appena vide l’uccello si rese conto che quello non era affatto Salem, il gufo di Draco.
Slegò comunque la lettera e lesse avida.
-         Ah sì, la nuova insegnante ti fa la festicciola Scorpiuccio – disse con una voce stridula e fredda.
-         Vedremmo se arriverai a festeggiarlo il tuo compleanno ,nanerottolo- urlò sbattendo con foga la missiva sul tavolo e uscendo infine dalla stanza.
 Tippy, un elfo domestico devoto ai Malfoy, non si era perso nemmeno un secondo di quell’interessante scena. Aveva il compito di osservava la signorina Daphne, in principio era stata la signora Cissy a chiederlo, poi anche il padroncino Draco, prima di partire, aveva chiesto all’elfo questo servigio.
Così, da alcune ore osservava ogni movimento della donna che si era ormai stabilita nel Manor, e non appena la vide uscire dalla stanza afferrò la lettera che aveva lasciato sul mobile.
L’elfo senza pensarci si smaterializzò in una grande e lussuosa camera d’albergo, in attesa che il suo padroncino facesse ritorno. Doveva consegnarli la lettera e riferire le minacce per niente velate che la signorina Daphne aveva rivolto al piccolo Scorpius.
Tippy doveva difendere l’erede dei Malfoy a tutti i costi.

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