venerdì 17 febbraio 2012

La Regina di Ghiaccio. 41


41- Lo sbaglio e Il sogno.

Si era svegliata nel cuore della notte, scossa da un incubo, il solito, che la lasciava senza fiato.
Erano mesi che lo faceva:
 Si trovava nel mezzo del grande piazzale del Manor, la residenza dei nonni, vestita con una lunga tunica nera che frusciava nel vento, i capelli scarmigliati che le ricadevano sul viso, i piedi scalzi sporchi e feriti come il suo cuore. Attorno a se tutte facce conosciute, le solite: i suoi genitori, i suoi fratelli, i suoi amici, la famiglia, i conoscenti tutti la guardavano e indicavano, facendola sentire sporca, cattiva, inadeguata.
Tutti scuotevano il capo, poi a uno a uno, si giravano e andavano via scomparendo oltre la nebbia che pian piano saliva, avvolgendola.
Alla fine, rimaneva sempre lui.
L’ultimo ad andare via era sempre James, la guardava con espressione dura. I suoi occhi l’accusavano, la inibivano, la distruggevano.
Il ragazzo, mosse il capo, pronto a girarsi e scomparire entro la coltre nebbia, come gli altri, ma questa volta il sogno mutò.
-Ti sei svenduta – disse con voce fredda,-sei sporca, senza morale. Vergognati!- urlò e l’eco di quella parola echeggio nella sua testa poi si voltò e scomparve.
Si sveglio di colpo, con il cuore che batteva come un forsennato nel petto e una perla scivolò dai suoi occhi inumidendo il cuscino. Non riuscì più a trattenessi ,cercò di muoversi ma delle braccia la tenevano ferma mentre le lacrime scendevano silenziose sul suo viso. Il respiro si fece ancora più ansioso. Era ancora lì, lui, la teneva ancora stretta tra le sue braccia.
Le sue mani calde erano appoggiate al ventre pianto di Eltamin.
La sua bocca soffiava piano sul suo collo, il suo respiro rilassato.
Oddio! cosa aveva fatto.
Aveva realizzato il suo incubo, si era venduta a lui, si era donata a un uomo che non l’amava.
Lui non la amava. Le lacrime scendevano ancora più copiose non riusciva più a smettere.
Cercò di sciogliere il suo abbraccio, con delicatezza innaturale vista l’ansia che non riusciva più a controllare, si slego da lui spostandosi con infinita lentezza e scivolando poi fuori dal letto.
Si asciugo le lacrime, mentre con urgenza si rivestì, trasfigurando i suoi abiti.
Lo vide girarsi di lato, il suo cuore mancò un battito, mentre gli occhi di James si aprivano debolmente, afferrò l’abito verde che sua madre le aveva regalato per natale e uscì da quella stanza.
L’ultima cosa che sentì fu il suo nome pronunciato da James con voce ancora impastata dal sonno.
Corse a perdifiato, fin giù ai sotterranei mentre un nuovo giorno albeggiava sul castello, correva via da lui e da se stessa, dal suo ennesimo sbaglio.
Uno sbaglio che l’avrebbe segnata per sempre.
**
Si era addormentato di botto, stringendola tra le braccia, beandosi di quel contatto intimo e coinvolgente.
Avrebbe voluto dirle qualcosa...
Sì! ma cosa?
 Non sapeva cosa dirle, fin dove spingersi.
Le parole con Eltamin dovevano essere pesate, ponderate, con lei le coccole e le frivolezze non erano indicate.
 L’avrebbe schernito se le avesse confidato quanto la desiderasse, quanto bello era stato, quanto bella era.
Si sentì un emerito cretino a pensare questo nel dormiveglia, mentre la stringeva ancora a se.
Avrebbe potuto dirglielo ora.
Poteva dirle le mille emozioni provate mentre l’accarezzava, la baciava la teneva semplicemente tra le braccia.
Avrebbe dovuto dirle che era felice di essere stato il primo e che mai l’avrebbe così dimenticato. Avrebbe potuto aggiungere, pensò mentre qualcosa di umido li bagnava la mano, che lui voleva essere anche l’ultimo.
Si doveva dirle tutto, mandare in frantumi il suo orgoglio cretino e se lei l’avrebbe preso bonariamente in giro, se l’era meritato.
Però si sarebbe sentito bene, in pace con se stesso, magari anche lei un poco li voleva bene.
Con il tempo, magari, l’avrebbe amato.
Sospirò piano mentre sentiva le sue mani sulle sue, le sue mani che si divincolavano da lui, la sentiva scivolare via. Gradualmente le sue braccia perdevano il calore del suo corpo, il suo profumo si svaniva dal suo naso, sinuosa come una gatta si allontanava da lui e sentì freddo.
Cercò di aprire gli occhi piano, tastando con le mani il letto che ancora caldo li ricordava che quello che era successo quella notte non era un sogno, ma la realtà.
Sentì un rumore con il frusciare di seta, un movimento impercettibile dell’aria e aprì all’improvviso gli occhi e la vide un solo attimo.
-Eltamin- urlò con la bocca ancora impastata dal sonno mentre scompariva oltre il muro che celava la stanza. La stanza in cui era stata sua per la prima volta e forse l’ultima.
Quella consapevolezza fu un pugno in pieno stomaco, mozzo il fiato.
Mentre con uno scatto si alzò dal letto.
-acciò bacchetta- urlò cercando di rivestirsi il più in fretta possibile.
Era successo qualcosa, lei stava scappando e James ebbe la strana sensazione che era lui quello da cui Eltamin scappava.
Quando la sua bacchetta arrivò tra le sue mani, si rivestì con un gesto veloce, muovendola appena utilizzando un incantesimo silenzioso.
Uscì dalla stanza guardandosi intorno e le corse dietro, sapendo però, che aveva parecchi minuti d’anticipo su di lui.
Prese le scale saltando gli scalini a due a due, infischiandosene degli sguardi straniti di alcuni allievi mattutini e dei ritratti che intimavano di stare attento e che era contro le regole della scuola correre negli anditi.
James correva senza guardare chi lì intralciava la strada fino a quando non ruzzolò sopra due che sbucarono all’improvviso dall’andito del secondo piano.
-merda- urlò James sbattendo contro la ringhiera della grande scala che portava fin giù all’ingresso.
-stai attento cretino- urlò una ragazza. Una ragazza che conosceva bene
Il moro alzò lo sguardo osservando stranito i due: la ragazza dai lunghi capelli rossi era ancora a terra, ma non ci volle molto per riconoscere Lily sua sorella e un biondo, alto e ben piazzato che la aiutava a sollevarsi.
-Lily, disse infischiandosene della gente, infischiandosene dei quattro occhi che ora erano puntati con fare interrogativo su di lui.
-mi devi aiutare. Disse con voce troppo agitata – devo parlare con Eltamin-
Scorpius aiutò Lily a sollevarsi e osservò l’amico: capelli scapigliati, camicia fuori dai pantaloni, una scarpa legata e l’altra no.
-hai fatto la guerra questa notte. Sei in uno stato pessimo- disse il biondo osservandolo attentamente, James non usciva mai in quelle condizioni, il moro sbuffò all’indirizzo del biondo.
-Lily, hai sentito quello che ti ho chiesto?-domando nuovamente il moro, -Devo parlare con Eltamin- ribadì James infischiandosene dello sguardo di Scorpius che lo trafiggeva.
-Non la vedo da ieri- si scusò Lily diventando rossa, ma James lasciò correre quella rivelazione, non era nelle condizioni di fare il geloso con sua sorella.
-mi spiace che non sia venuta...-
-oh Lily-, la riprese Scorpius -Eltamin è venuta- disse il biondo Malfoy lanciando uno sguardo per nulla rassicurante all’amico.- ora vorremmo sapere cosa le hai fatto-concluse.
James distolse lo sguardo dalla sorella e lo posò su Scorpius.
-guarda che non sei nella posizione ideale per fare il geloso Malfoy- rispose James. Scorpius fece un passo verso il moro, assottigliando lo sguardo.
-se le hai fatto del male, io...-sibilò,
-che mi fai- rispose senza alcuna paura James,
-la smettete – urlò Lily osservando gli sguardi che alcuni compagni mattinieri lanciavano nella loro direzione.
-togliamoci da qui- disse ammonendo i due che la seguirono senza fiatare lanciandosi soltanto truci sguardi.
I tre camminarono un poco, diretti alle segrete, dove era collocata la casa comune di Serpeverde,
Lily, si arrestò all’improvviso, notando che erano rimasti solo loro tre.
-che cosa è successo chiese-la rossa.
James la guardò scettico.
-Non credo che...-
-James se vuoi che ti aiuti. Devi dirmi cosa è successo?- disse secca la rossa Serpeverde.
-ok- rispose il moro passandosi una mano sui capelli con fare nervoso.
-solo a te però. A lui- disse James indicando Scorpius – non interessa-. Finì il Grifondoro.
-hai paura che ti spacchi la faccia Potter- intimò il caposcuola Corvonero
-potrei fare lo stesso Malfoy-rispose con astio James.
-io ti uccido- urlò Scorpius.
-SMETTETELA IMMEDIATAMENTE- urlò Lily.
-tu- disse indicando il fidanzato – vai a fare colazione.
Su! Fila- terminò la rossa.
Scorpius, la guardò malissimo, poi dopo due minuti sbuffò e se ne andò via.
-tu cretino- disse infine Lily, rivolta al fratello puntandoli la bacchetta alla gola – che cazzo le hai fatto- sibilò con gli occhi fiammeggianti.
James non riusciva a parlare, aveva la bocca secca, la bacchetta puntata sulla giugulare e sua sorella appena avrebbe raccontato tutto l’avrebbe sicuramente scuoiato.

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