5. Primi passi di Collaborazione.
La prima giornata a Washinton C.D. era trascorsa tutto sommato bene, aveva conosciuto il nuovo Presidente del ministero della magia statunitense: Michelle Obama, ed era entusiasta di questo. Tuttavia vi erano, alcuni aspetti del nuovo lavoro, che la preoccupavano e non poco.
Primo fra tutti: la stretta collaborazione con Draco Malfoy; era stata lei stessa ad insistere con lui per collaborare, il biondo, aveva invece proposto di spartirsi i compiti e ignorarsi fino alla fine del mandato.
Hermione, meticolosa e puntigliosa come sempre, si era sentita in obbligo di dissentire a quella strampalata idea, più per puro spirito di contradizione che come reale desiderio di collaborazione.
Uscì dalla casa bianca, sede del Ministero della magia, salutando con un gesto del capo il custode che la guardò sornione vedendola carica di fascicoli, ma non ci fece caso e continuò a camminare.
Nel tragitto che dal lavoro la portava all’albergo nel quale alloggiava, aveva pensato ancora alle parole di Blaise Zabini:
Abbiamo sudato e lavorato per smacchiare i nostri cognomi dal marciume nel quale erano caduti, non siamo certo, eroine del mondo magico sponsorizzate dal ministro della magia, Kingsley Shacklebolt.
Aveva detto il moro, che straordinariamente pensò la riccia, era divenuto il vice ministro.
Quante cose erano cambiate in quei diciannove anni, ma nonostante tutto lei aveva verso quei ragazzi ancora dei pregiudizi e si dispiacque, soprattutto per Zabini.
Aveva insinuato quelle cose sul suo conto senza in realtà conoscerlo, infondo, lui era sempre rimasto in disparte durante la guerra anche se da come si guardavano lui e Malfoy dovevano essere amici ma questo non giustificava certamente le sue parole di pessimo gusto.
Giunta finalmente in albergo si liberò delle scarpe e si mise comoda, ordinò del cibo d’ asporto e dopo aver parlato per un’ora al telefono cellulare con sua figlia Rose, si regalò un bagno rilassante strafigurando la vasca del piccolo bagno nella sua stanza d’albergo.
Il giorno successivo avrebbe incominciato la collaborazione con Malfoy e prevedeva altri bagni rilassanti per sopperire allo scompenso mentale che il biondo le avrebbe causato.
***
La mattina successiva, con un bicchiere contenente un fumante caffè nero, si avviò a passo deciso verso il suo studio dall’alto del suo tacco quindici.
Sorrise compiaciuta al segretario che la mattina prima l’aveva accompagnata allo studio ovale e osservò con la coda dell’occhio se anche lui, come lei, la stava guardano.
-si Granger- disse una voce che la fece sobbalzare facendo volgere la sua attenzione all’uomo che ora si trovava di fronte,
-ti stava guardando il culo- enunciò con voce piatta Draco Lucius Malfoy, ghignando divertito nella sua direzione.
-e ora, se la smetti di comportarti come un’adolescente in gita con la scuola, vorrei cominciare a lavorare-. Terminò il biondo aprendo la porta del suo studio.
-No!- rispose d’impulso.
-Cosa vuol dire No. Granger-
-che non lavoriamo lì indicando con il capo lo studio che il biondo aveva aperto.
-andiamo da me- disse superandolo di slancio e dirigendosi nella porta che stava precisamente davanti a quella di Draco.
Il biondo sbuffò ma poi segui la riccia, che aprì la porta e aspettò vicino allo stipite il biondo che rimase fermo ad osservarla.
-accomodati- disse sorridendo stranendo con quel gesto distensivo il suo collega.
Draco entrò nello studio di Hermione guardandosi intorno mentre la donna aprì la finestra e dopo aver poggiato la borsa si sedette nella sua scrivania.
-accomodati- disse guardando Draco ancora fermo al centro della stanza intento ad osservare le mille foto che tappezzavano lo studio della collega.
-Grazie- rispose Draco sedendosi sulla sedia in pelle accavallando con un gesto regale le lunghe e muscolose gambe.
Hermione rimase imbambolata ad osservare i gesti che quell’uomo, in passato il suo acerrimo nemico, compiva con infinita eleganza.
Il torpore durò poco, giusto il tempo che la voce strascicata e odiosa dell’uomo la riportasse sulla terra.
-Allora Granger, -disse assottigliando lo sguardo –cosa pensi di fare per la questione in Medioriente-. Chiese sfogliando con disinvoltura i fascicoli che Hermione aveva poggiato sulla scrivania, alzando poi senza preavviso le sue irridi color ghiaccio.
Hermione rimase impallata, non aveva mai visto degli occhi simili e si stupì di come in anni di frequentazione con Malfoy non se ne fosse mai accorta…
Gli aveva dato, addirittura, un pugno una volta e non aveva notato quegli occhi.
-Ho pensato- disse cercando di riconquistare contegno, -che sarebbe necessario, attenuare la presenza di babbani sul luogo-
Il biondo osservò attento la riccia scuotendo il capo pensieroso.
-Pare che siano…- cercò di enunciare
-lo so Malfoy, sono le sue vittime preferite-. concluse lei per lui che ora la trafisse con quelle pozze ghiacciate perché l’aveva interrotto.
La Granger per niente impressionata dallo sguardo penetrante e intimidatorio, continuò a parlare come nulla fosse accaduto.
-uccide solo civili, ma è un mago – concluse la riccia.
Draco sbuffò un poco prima di parlare.
-Lo so che è un mago- rispose piccato il biondo passandosi una mano sui capelli.
Lei lo guardò imbarazzata e abbassò lo sguardo stranendo il biondo che aveva ora quella stupida donna.
-sono d’accordo con te- disse il biondo sfilando dalle sue ventiquattro ore la cartella inerente alla situazione Mediorientale.
E passandolo alla donna che ora lo guardava con un sorriso compiaciuto in volto.
-perché sorridi- chiese stupito; mentre lei apriva il fascicolo che le aveva appena passato.
-perché è la prima volta da quando ti conosco che mi dai ragione-. Rispose la riccia.
Draco la guardò un attimo mentre la Granger, aveva già abbassato il capo e con il viso cruciato leggeva i suoi appunti.
Era buffa, con quell’espressione sul volto non sembrava nemmeno una donna matura ma una bambina curiosa e si stranì nel trovarla deliziosamente sensuale.
Ecco! era ridotto male se riusciva ad avere certi pensieri sulla mezzosangue.
Quando Hermione finalmente sollevò il capo, rimase sorpresa nel vedere il biondo imbambolato a guardarsi le mani. Tossì per attirare l’attenzione su di se e subito dopo si congratulò con lui per quel minuzioso articolo.
Successivamente, parlarono di tutti i temi che in quel periodo facevano sbattere la testa al nuovo ministro, trovandosi stranamente d’accordo su molte cose.
In certi frangenti il dialogo tra loro era talmente rilassato e gioviale che un estraneo avrebbe potuto scambiarli per vecchi amici. A sfreddare quella mattina però arrivò la telefonata di Zabini:
-pronto- rispose il biondo sollevandosi in piedi e mettendosi per ricavare un po’ privacy all’angolo dello studio della mora.
Hermione imbarazzata , prese un altro foglio e cercò di scrivere su due cose ma la sua mente era come svuotata…
– Pranzo!- enunciò Draco ridendo subito dopo.
Quanto era bella e coinvolgente la sua risata; Pensò la riccia, maledendo quegli assurdi pensieri su Malfoy.
-ok, dove siete- aggiunse il biondo scostando la manica della camicia per vedere l’ora.
-va bene- rispose -Mi libero in un attimo non temere, lo mangerai caldo il tuo salmone- enunciò infine, chiudendo poi la telefonata.
Hermione sollevò stupidamente lo sguardo non appena sentì Draco chiudere la conversazione con quel gran rompi palle di Zabini, che in quel momento detestava più di ogni essere al mondo.
-Granger- pronunciò Draco guardandola.
-devi andare-constatò Hermione, enunciando quella frase con un tono della voce troppo alto che poteva sembrare dispiaciuto. Cosa che in realtà era vera.
-si- rispose sorridendo il biondo che per fortuna non si era accorto di niente.
-ok- rispose Hermione cercando di produrre un sorriso sforzandosi, ma non riuscì a fare altro che contrarre le guance e dilatare le labbra. Doveva sembrare ridicola, ma forse per lui era ridicola…
Non sapeva nemmeno perché ora gli dispiaceva che lui se ne andasse.
Il biondo la guardò un attimo mentre con la magia riponeva le sue carte nella borsa.
-ci si vede- disse prima di uscire.
Hermione non rispose che con un gesto del capo, appena il biondo si chiuse la porta alle spalle, la frustrazione s’impossessò di lei e ghignando tra i denti esternò la sua insoddisfazione.
-Zabini ti odio-sibilò in fine.
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