giovedì 2 febbraio 2012

La Regina di Ghiaccio.-11-


11. Serpeverde- Grifondoro l’eterna battaglia.

Il capitano dei Serpeverde camminava spedita verso il campo di quidditch, incurante degli sguardi che la maggior parte degli alunni del vecchio castello le lanciava.
Tutti la reputavano la responsabile di quei biglietti, ma questo a Eltamin non interessava, lei, era offesa con Scorpius che si era mischiato a quella poco di buono.
Il casato dei Malfoy oltraggiato da una puttana, si ripeteva tra se e se mentre si distanziava dal resto del gruppo.
 Se lo sapesse il nonno, pensò.
Se lo sapesse la mamma, con quante è stato suo figlio. Scosse il capo cercando di pensare a quella deficiente avvinghiata a suo fratello, era già orribile ricordare i suoi sospiri tra le braccia di James.  Il suo James.
La cosa che non riusciva a capire Eltamin era come facesse quell’oca stupida ad attirare a se tutti quei ragazzi.
Soprattutto, come avesse fatto ad attirare a se i ragazzi più carini della scuola, quelli più chiacchierati, quelli più in vista.  Era assurdo quanto fossero scemi i ragazzi, bastava che una ci stesse e se ne infischiavano se fosse stupida. 
Eh senza dubbio la Grifondoro era stupida.
La bionda entrò nello spogliatoio aprendo con un rapido gesto della bacchetta l’armadietto, prendendo poi la sua divisa.
Si vestì velocemente senza dire mezza parola e così fecero i suoi compagni. Mancavano pochi minuti alla partita, le urla del pubblico arrivavano fino a quella piccola stanza. La bionda si girò verso i suoi compagni che dritti davanti a lei la osservavano. Li guardò negli occhi, uno ad uno e poi prese a camminargli davanti con passo lento, elegante.
-Non voglio altro risultato che la vittoria- disse con tono perentorio fermandosi di colpo.
La squadra la guardò, annuendo alla sua frase.
-entriamo- disse infine, aprendo la porta e dirigendosi ora al centro del campo di quidditch dove, James Sirius Potter con una maschera di disprezzo l’attendeva per quella che si sarebbe rivelata una battaglia.

*
Una pioggia continua si abbatteva sull’immenso campo di quidditch, forti raffiche di vento facevano oscillare i sei anelli sospesi in aria, tutt’attorno, urla e schiamazzi provenivano dalle due curve da anni rivali, che s’infischiavano di quel tempaccio.
Quella mattina nessuno si sarebbe perso l’evento, quella mattina tutti gli alunni di Hogwarts assistettero alla battaglia, l’ennesima , tra un Potter e un Malfoy.
Eltamin Malfoy, avvolta nella sua perfetta divisa verde- argento e James Potter, fasciato nella divisa rosso- oro stavano fermi, immobili, uno di fronte all’altro.
Nessun sorriso.
Nessun gesto distensivo.
Niente.
Nelle iridi scure di Potter s’intravedeva l’odio e il disprezzo per quella ragazza che sfrontatamente non abbassava lo sguardo, orgogliosa di se e del tuo casato.
-datevi la mano- disse Madama Bumb- ricevendo lo sguardo sdegnato del Grifondoro che invece che stringere la mano alla bionda schiaffeggiò la mano che la ragazza le porgeva.
-coglione- boffocchiò Eltamin tra i denti riuscendo a non essere sentita da nessuno tranne che dal moro che lesse il suo labiale, riservandole un altro sguardo truce.
-salite sulle scope- disse infine la professoressa di Volo.
Ed è così ebbe inizio la partita.
La visuale in cielo era pessima, a stento i giocatori riuscivano a vedersi l’un l’altro, nemmeno la telecronaca si udiva da la su.
Il capitano dei Serpeverde si sistemò bene sulla scopa, recitò l’incantesimo anti vertigine e si guardò intorno.
Un boato, squassò l’aria, Eltamin si abbassò un po’ per vedere cosa succedesse e sorrise nel vedere Lily segnare un gol. Erano in vantaggio di tre gol a uno, quando un bolide per poco non la disarcionò dalla scopa.
Risalì in quota e volò tra le nuvole, sapeva che quella mattina sarebbe stato molto difficile trovare il boccino; con la pioggia quella stronzissima pallina dorata amava nascondersi.
La capiva anche lei avrebbe fatto volentieri a meno di volare, ancora si malediva per aver ceduto, tanto tempo prima, a quella scommessa. Dannato orgoglio pensava tra se, mentre una raffica di vento la fece traballare un poco.
Con una mano si asciugo la fronte fradicia di acqua e fu in quel momento che accadde una cosa che cambiò le sorti dell’incontro.
Vide il boccino svolazzare vicino al suo naso e poi scendere in picchiata verso il campo, lo segui stringendo le ginocchia sulla scopa, allargando un poco i piedi come se la sua Playturbo, fosse un cavallo di razza.
Scese in picchiata oltrepassando le nuvole, si girò di scatto cercando quel brilluccichio dorato e quando sentì un frullare di ali vicino all’orecchio, sorrise.
Era vicino lo sentiva, lo percepiva.
Come percepiva l’eccitazione per la vittoria, il formicolio nelle dita, già immaginava la soddisfazione dei compagni, la rabbia dei rivali.
 L’aveva visto, era lì, vicino a lei, pronto per essere catturato.
Doveva solo allungare la mano. 
Doveva soltanto distendere il braccio e serrare la mano su quella piccola e dispettosa pallina.
Doveva… 
Poi un bolide urtò la scopa e perse il contatto visivo con la pallina dorata, si girò infastidita trovandosi di fronte Kelly soddisfatta di se.
Sì girò dandole le spalle e quello fu il primo errore di Eltamin Malfoy, l’unico e fatale errore.
-stupeficium- disse la battitrice dei grifondoro, colpendola alle spalle come una codarda, come una vile.
Come la peggiore delle Serpeverdi, ma lei, pensò Eltamin era Grifondoro.
La bionda perse il contatto con la scopa, non sentiva più il suo corpo.
Non sentiva…
I boati si mischiavano al vento, le urla echeggiavano nelle orecchie di Eltamin ma non riuscì a vedere, cadeva giù senza nessuna protezione.
Cadeva, mentre i pensieri si susseguivano febbrili:
Non aveva salutato i suoi genitori;
Aveva litigato con Scorpius;
James, non sapeva del suo amore;
Lily. Oh Lily. Non le aveva mai detto quanto fosse importate per lei la sua amicizia, unica amicizia…;
Poi fu dolore, solo immenso dolore e il buio.



-SPAZIO AUTRICE-
Apro ora il club per uccidere kelly, chi si iscrive???
spero vi piaccia. fatemi sapere...
p.s. L'incantesimo anti-vertigine me lo sono inventato, così il nome della scopa.

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